..^. X Harvey Cushing / John Hay Whitney Medicai Library HISTORICAL LIBRARY Yale University Gift of George Mora, M.D. .^(jlé 6 j<^^]>^ n3 e - -^ re co U fO in !h •H ■ ■H 00 CU co ,c .H CTì > (U a 03 i-H 1 i 1 •H Q^'+'i +J U r-\ rH Cfl o -H -H r-\ cn o Sh co !h CU (T3 ^ a M -P > !h CU ftS -H nH e > -H CU S fd cu -H ^ ^ -P r!^ e u -p o e -p p >i •H cu m >i tJI g 15 cu a 42 fC su ^ •H cu fO +3 C ^-^ CQ 4^ o iH -p '— ^ 4-) fd -P co fd ^ tji 1 ce Mh cu o cu •H o .H >-. o rH !h a 4 !h 43 -P u fc -P K fO 0 s fT3 cu r-\ ■H -p -H -p fd rC u !h 4U rei -H u cu fd . U rH U >-i !h cu 1 >i 0 ce 1 -H e ; co < Cfl ! C^TJ ' a r^ <:^ LA FISIOLOGIA DEL CERVELLO A.P>P>LIOA.TA Digitized by the Internet Archive in 2012 with funding from Open Knowledge Commons and Yale University, Cushing/Whitney Medicai Library http://www.archive.org/details/questionifilosofOOmira FILOSOFICHE, SOCIALI, MEDICHE E MEDICO-FORENSI IRATTITE COI PRBCIPII DELLA FISIOLOGIA DEL CERVELLO PEL DOTTORE oiAoio a-. 3M:ii=iA.a-i_iA. AUTORE DEL TRATTATO DI FRENOLOGIA APPLICATA già' INCARICATO DELLA CLINICA DELLE M;«LATTIE MENTALI NELLA R. università' DI NAPOLI PROFESSORE DEI CORSI LIBERI DI FRENOLOGIA E DI MEDICINA MENTALE CAVALIERE DELL'oRDINE MAURIZIANO UFFIZIALE dell' ORDINE IMPERIALE DEL MEGEDIE DIRETTORE EMERITO DEL MANICOMIO DI AVERSA , E CONSULENTE DEL PRIVATO MANICOMIO FLEURENT SOCIO ORDINARIO DELLA R. ACCADEMIA MEDICO-CHIRURGICA DI NAPOLI MEMBRO DELLA SOCIETÀ' FRENIATRICA ITALIANA DELLE società' FRENOLOGICA E MEDICO-PSICOLOGICA DI PARIGI DELLA R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE MEDICHE DI PALERMO DELL'ACCADEMIA MFDICO-CHIRURGICA DI FERRARA E DI QUELLA DI PERUGIA dell'accademia FISIO-MEDICO-STATISTICA DI MILANO DELLA R. ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO DELL'STIXUTO MEDICO DI VALENZA IN SPAGNA dell'istituto EGIZIANO, ECC. TIPOGRAFIA EDITRICE DELL IRIDE Magnocavallo , 29. 1SS3 cenr ri SI im ALLA MEMORIA IMMORTALE DI CREATORE DELLA FISIOLOGIA DEL CERVELLO F>FlEA.lVEBOr-.0 Il cervello come organo delle facoltà umane, non è organo unico ed omogeneo, ma bensì un complesso di parti, di cui le funzioni speciali ^àn luogo a^ manifesta- zioni particolari, per le quali si operano le facoltà intel- lettuali, morali ed istintive, tanto differenti tra loro non solo ma differenti ed indipendenti una dell'altra pure nello stesso genere. Lo scibile umano, in ogni suo ramo qualsiasi, non é che il risultato delle facoltà operanti, sicché la conoscenza di queste dando luogo ad una vera e naturale filosofia, questa sola diventa la base più solida a qualunque branca del sapere umano. Su elementi si naturali adunque abbiamo fondati i no- stri studii di 40 anni. Sicché varii nostri lavori che in questo volume abbiamo raccolti, sebbene disparati uno dall' altro, pei principii che ne formano la base tendono insieme allo scopo del perfezionamento dello scibile ed al bene essere della umanità. Vi conserviamo le date della loro pubblicazione. Il titolo che abbiamo dato a questo volume ci dispensa di dire che ci auguriamo di essere attentamente letto dai pensatori, affinché potessero maggiormente svolgere ed ampliare ed anche correggere i nostri concetti. Abbiamo — vili pure sempre accolto le osservazioni de^li avversarii della fisiologia del cervello, sebbene volessero che questa fosse secondo la creazione della loro mente, e le abbiamo ac- colte quando erano degne di discussione, benché certi noi di non potere persuadere coloro specialmente che credono potere operare lo spirito indipendentemente dalla influenza corporea, come pure quelli che credono alla funzione in- conscia ed automatica della materia organizzata. PRElIimARE PROLUSIONE AL CORSO DI FRENOLOGIA APPLICATA ALLO SCIBILE UNIVERSALE Pronunziata in Napoli ai 24 febbraio 1872. Del principi! fondamentali della Frenologia o Fisiologia del cervello come base indispensabile dello studio delle scienze , delle lettere e delle arti. — Cenno storico di essa dottrina ; e suo stato a.ttuale in Italia. La dottrina, di cui ci siamo prefìssi di dare un corso, è di grande interesse per tutte le classi della società; essa richiama . a meditare su l'origine e l'esercizio delle diverse facoltà umane in tutte le condizioni sociali ; sicché per essa si spiegano le varie manifestazioni dei talenti, dei genii, delle virtù degli uo- / mini; e del pari dei loro vizi, delitti, morbi ed idiozie. Que--^ ste manifesttazioni delle facoltà dell'uomo in azione sotto varie e determinate condizioni formarono sempre nelle loro vane de- clamazioni la disperazione dei psicologi, dei moralisti, dei teo- logi, quando tutti costoro le origini e la varietà delle facoltà dello spirito, non che i loro gradi o modi di essere e di eser- cizio in tutto altro riposero che nella organizzazione. Bisognerebbe negare un fatto che tutti incontrastabilmente sanno , cioè che il cervello è l'organo dell' anima e dello spi- rito e che nelle sue funzioni stanno la origine , la manifesta- zione e l'esercizio di tutte le facoltà della mente , per potere affermare che questa non abbia di si ammirabile organo biso- gno nelle sue operazioni sieno pure le più astratte : afferma- zione impossibile, perchè contraria alla natura. E chi può negare per questo la verità che esiste un rapporto costante tra la organizzazione del cervello e la manifestazione delle sue facoltà ? Le funzioni adunque di quest'organo e di ciascuna sua parte, delle quali l'osservazione e l' induzione spiegano i rapporti coi fenomeni intellettuali morali ed istintivi , co?tif uiscono la Fi- siologia del cervello o Frenologia. ,., >j X - Ognuno vede' che questa dottrina fondata per se stessa sulle osservazioni ed induzioni fisiologiche non appartiene ad alcuna scuola, uè alla scolastica di Aristotile , uè alla mistica o poe- ~^ tica di Piatone, uè alla ecclettica, uè alla psicologica e teologica '. ' ■ di qualunque setta, uè alla materialista o spiritualista. Essa è una dottrina novella sorta nel finire del secolo passato col genio di Gali; e prima di farne un cenno storico indicandone lo slato in cui attualmente si trova in Italia, è indispensabile che ne riassumiamo i principi! fondamentali in massima, perchè sa- ranno estesamente svolti nell' esposizione del corso. Nascendo gli uomini e gii animali per determinate organizza- zioni con disposizione a manifestare le facoltà e gli istinti che loro sono proprii, la frenologia ha ragione di ritenere chimerica la divisione che i metafìsici han fatto e fanno del morale e del fisico dell'uomo. Per questo se l'educazione, il clima, i bisogni, il modo di vivere ecc. non danno origine alle facoltà e qualità dello spirito, ma bensì possono modifìarle e perfezionare, ciò prova che le disposizioni sono innate, e risultano dalla organizzazione determinata in azione. Da questo principio sorge naturale che si nell'uomo che negli animali parti analoghe della organizzazione sono addetto allo svol- gimento ed esercizio delle diverse qualità istintive , intellettuali e morali. E se ognuno sa il fatto che queste parti non sono né le ossa, uè i muscoli, uè i tendini, ecc., che hanno funzioni spe- ' ciali, ma belisi il sistema nervoso in generale e principalmente li cervello, è logico ritenere che a manifestazioni nervose diffe- renti corrispondono apparecchi differenti. E tutto ciò è in rap- porto con le differenti parti del sistema nervoso; ed è stabilito ^ 1 che r apparecchio ganglionare del basso ventre è destinato alle funzioni della vita vegetativa; la midolla spinale ai movimenti ed alla sensibilità in generale; i nervi sensorii a ricevere e tra- smettere al cervello le impressioni del mondo esteriore; ed il cer- vello a svolgere e concepire le idee e manifestare le facoltà di cui sono dotati l'uomo e gii animali. Tutta questa serie di ap- parati nervosi per mezzo di fasci fibrosi comunicano tra loro; ed è da notare che gii apparecchi che precedono alle funzioni della vita vegetativa sono semplici, e quelli per le funzioni della vita animale sono duplici. Chi si fermasse solamente su questi fatti generali, non avrebbe che idee incomplete dell' origine od esercizi delle facoltà dell' anima e dello spirito. Imperocché come spiegherebbe la manifestazione energica di una facoltà o di un talento, come quello della musica, della pittura, della matematica, specialmente in un fanciullo, mentre lo altro facoltà sono poco o nulla sviluppate % E come spie- gherebbe che una facoltà cade nella luaiiia o non si svolge per idio- zia parziale, mentre le altre si sviluppano e si esercitano nella normalità ? Il principio logico della frenologia spiega tutto questo / ;^c*c..-^^^ .--«^- — XI — . con ammettere e riconoscere che a facoltà e qualità diverse fan d' uopo apparecchi differenti. Se il senso della vista non è quello dell'udito, sicché pel loro proprio esercizio fa bisogno di organi nervosi differenti, perchè non dovrebbe essere lo stesso per le fa- coltà della mente, non solo diverse tra loro, ma talune anzi tra loro contrarie ed opposte ? Perchè per lo istinto genesiaco , che sebbene sia pure facoltà di rapporto è tutt' altro che il senso della matematica , . o il senso dei colori , o il senso dei rapporti del tempo, non vi dovrebbe essere un organo differente da ciascuno di quelli addetti a queste ultime facoltà ? La pluralità degli organi cerebrali adunque non solamente è un fatto logico di fisiologia, ma è un fatto anatomico confermato pure dall'anatomia patologica e dell'anatomia e fisiologia comparata degli animali. Questo principio fondamentale della frenologia, cioè della plu- ralità degli organi cerebrali in concordanza delle varietà delle fa- coltà, tanto splendidamente spiegato da prove fisiologiche, anato- miche, patologiche, ha distrutto la credenza chimerica delle fun- zioni in massa del cervello nelle operazioni mentali ; sicché co- storo che rigettano l'organologia dei frenologi senza averla stu- ~ diata e conosciuta, vanno poi in traccia di un cantuccio impos- sibile nel cervello a ciasciana delle facoltà astratte o dei risultati dell' azione di più facoltà differenti , presentando così una distri- buzione arbitraria del cervello^ contraria ad ogni buon precetto anatomico. E per questo taluni han tale idea strana e confusa delle facoltà, che per ammettere 1' azione in massa del cervello , alla quale, ripetiamo, la stessa struttura anatomica materiale di quest' organo si oppone , hanno essi bisogno di ricorrere al più strambo sofisma di non fare distinzione alcuna tra le differenti fa^coltà ; così che per costoro l' istinto genesiaco è lo stesso della facoltà dell' analisi, l'istinto alimentizio è la stessa cosa del senso della matematica , ecc. E di queste strambità ne potremmo ci- tare recenti esempii! La frenologia adunque lega alla organizzazione di dfstinte parti cerebrali ciascuna delle forze primitive e fondamentali della mente; per lo che gli attributi o modi di essere di queste forze isolate o in complesso, non sono che il loro diverso grado, o diverso modo di manifestazione per l'azione più o meno energica delle funzioni dell' organo. Gli avversari della frenologia confondono Vergano conia, facoltà, - perchè non sanno che la facoltà è un atto flsio-organico, cioè è il potere che appartiene ad una causa prima, passato in atto me- diante un organo che n' è l' istrumento materiale indispensabile. Essi che fanno di tutte le facoltà astratte, come della memoria, deir attenzione, della volontà, dell' immaginazione , della coscien- za, ecc., un personaggio, non possono intenderei principii della frenologia, la quale ripetiamo, consistendo nello studio dell' orga- nizzazione e dei fenomeni che ne risultano, fornisce la base di ogni ricerca filosofica; e questa sfugge per quelli che, vagando nei •—XII — = campi delle astrazioni, nulla sanno dello studio della materia organizzata. Un altro principio della fisiologia del cervello è in quella mas- sima universale chela potenza sta nella massa e nel volume, ciò die la natura manifesta costantemente nei corpi organizzati. Cosi Ila dotato il cavallo di massa considerevole dei nervi di locomozio- ne , per quanto di minimo volume dei nervi della tattilità ; il contrario è nell' uomo, di cui i nervi della tattilità sono venti volte più voluminosi dei nervi addetti ai movimenti ; nel cane ad un odorato energico corrisponde un enorme nervo olfattorio; nel- r aquila che con la vista distingue a grande distanza i minimi oggetti, corrisponde un nervo ottico tanto voluminoso da raggiun- gere la terza parte del cervello ; all' opposto il nervo ottico del gufo è tanto di massa minima, da non raggiungere che una frazione rimpetto al corrispondente cervello. La stessa analogia è un fatto naturale per la massa del cervello, alla cui più 0 meno grandezza corrisponde più o meno potenza mentale. Cosi è del pari in ciascuna delle sue parti, alle quali si legano la manifestazione e l'esercizio delle facoltà. In questa circo- stanza le proporzioni di volume sono da considerarsi relative nel medesimo cervello. Imperocché si stabilisce che a circostanze eguali, e questa è condizione indispensabile, più la massa nervosa è consi- derevole, più la predisposizione alla manifestazione ed esercizio della sua funzione corrispondente, e quindi della determinata fa- coltà, è energica. Noi non abbiamo che accennato rapidamente questi principii spiegabili, essendo uniformi alla natura, perchè saranno estesa- mente svolti nel corso che andiamo a fare. Intanto bisogna riflet- tere che questi principii che provano che le predisposizioni alla manifestazione delle diverse facoltà dell' uomo e degli animali , perchè ligate alla organizzazione vivente sono innate, e che pren- dono il loro punto di partenza della conoscenza dei rapporti tra r organizzazione ed i fenomeni morali , intellettuali ed istintivi, stabiliscono una grandissima differenza tra questa dottrina che vi fonda le sue basi, e quelle degli altri, sì antichi che moderni, i quali, nel trattare della natura dell' uomo, hanno trascurato lo studio dell' organizzazione, perchè non l'hanno ritenuta ne la riten- gono come condizione indispensabile nella manifestazione ed eser- cizio di ciascuna delle facoltà dello spirito, tanto per la loro natura indipendente una dall' altra e varie contrarie tra loro. È chiaro così comprendere che formando questa dottrina la base di ogni ricerca filosofica, può essa divenire la sola filosofìa possibile, applicabile a tutti gli interessi della società umana. Invero le diverse scienze, le lettere, le arti, le industrie, e quanto può r uomo creare, non sono un prodotto della mente ? Per lo che è logico considerare che lo studio delle scienze, delle lettere e delle arti, che prende per guida la conoscenza della dottrina, la quale spiega l'origine e gli esercizi dei fenomeni produttori delle facoltà, possono mettersi nella retta via a svolgere il progresso umano. Limitiamoci a qualche esempio: 1° La legislazione può ricevere grande sviluppo e perfezionamento dall'influenza della frenologia. Per questo i gradi di colpabilità sono meglio intesi, imperocché quando si conoscerà che i motivi esterni per spingere alla colpa fa d' uopo considerarli secondo l' individuo più 0 meno agitato, e cosi calcolare con giustezza gì' interni motivi che vi trascinano, si valuterà meglio la causa della determinazione a delinquere , e le condizioni per cui questa determinazione si rende più o meno correggibile, e più o meno risponsabile e puni- bile. Siifatto criterio di misurare i gradi di colpabilità dagl' in- terni motivi più che dalle esterne occasioni, è produttore del prin- cipio di giustizia, che emendatrice e non cruciante rende la pena; fa conoscere inoltre V origine della corruzione delle diverse classi della società, ed i mezzi di correggerla e migliorarla, di regolare le pene, di migliorare i delinquenti e di regolare le quistioni su la pena di morte; e di fare quindi leggi pratiche e giuste, e va- lutare le condizioni che si richiedono nella scelta del Legislatore e del Magistrato (1). La cifra spaventevole di condannati folli, che tosto vanno a po- polare i manicomii o ad insanguinare il patibolo, o di quelli che si rilasciano per continuare a portare disordini nelle famiglie e nella società, pesa pur troppo sul capo dei magistrati, i quali, perchè invasi dal potere, credono di essere del pari invasi dalla sapienza delle scienze naturali (2). 2° Lo studio della medicina, che sa vedere ed accogliere l' in- fluenza della nuova fisiologia cerebrale su le diverse sue branche, corre per la retta via alla conoscenza della natura morbosa, sba- razzandosi ancora da quelle idee chimeriche che rendono le scienze mediche un fascio di sistemi effìmeri e cozzantisi tra loro. La fisiologia del cervello ha fatto conoscere che questo non è una polpa, né una massa unica ed omogenea^ ma un ammirabile or- ganò composto di diversi apparecchi fibrosi addetti a funzioni de- terminate, per cui si svolgono le manifestazioni mentali: — che i nervi dei sensi, ed i nervi senzienti e motori non nascono dal cervello, ma quali apparecchi proprii in differenti parti di quest' or- gano si portano; che il cervello , oltre di essere in relazione per mezzo dei sensi col mondo esteriore , essendolo pure anatomica- mente e fisiologicamente con le diverse parti fuori di esso e com- ponenti gli organi della vita fisica , è naturale che ancora si scam- biino tra loro le influenze morbose, ciò che indica che l'inscienza di questa nuova dottrina non potrà mai guidare il medico a ravvi- sare la sede e stabilire la diagnosi dei morbi : — senza uno studio profondo della fisiologia del cervello, è impossibile ogni conoscenza delle malattie della mente ; per esso si conosce che la follia non è malattia psichica , ma bensì un fenomeno naturale dei disordini degli organi cerebrali , cosi le follie parziali sono spiegate solo (1) MiRAGLiA, Trattato dì frenologia, Voi. 1, pag. 26 a 30. Napoli 1853. (2) MiRAGLiA, Su la procedure nei giudizi criminali e civili nel rico- noscere l' alienazione mentale. Napoli, 1870. dall' organologia, e per essa sola si può spiegare che il disordine delle facoltà affettive si manifesta negl' impulsi incorreggibili e nelle emozioni dolorose, e quello delle facoltà intellettuali nella incoerenza d'idee, nei falsi giudizi, negli sragionamenti. E ciò spie- ga splendidamente che si può sragionare ed esser savio, e si può esser folle e si ragiona (1). La follia ragionante di cui la spiega- zione si deve a Gali, e che tutti gli alienisti in seguito han rico- ] nosciuta , è , e sarà sempre un mistero pure pei medici , ignari della fisiologia del cervello. Ma come puossi avere idea giusta delle alienazioni mentali , quando per avversare la frenologia, perchè non si ha la virtù di rigettare i proprii errori e cominciar da capo , si declama dalia cattedra e si propaga ancora il concetto vieto e volgare che la monomania è un' idea fissa o un ordine d'idee che predomina su le altre, e la mania è un delirio acuto ? (2) — Ecco come si scambia l'effetto per la causa , e si prende un fenomeno comune per la malattia speciale. Ma chi dice che tutte le follie parziali presentano sempre idee fìsse ? Dove allora si riporrebbero tutte le innumerevoli paz- zie , che essendo la espressione di un disordine delle facoltà af- fettive, si manifestano con impulsioni e con emozioni incorreggi- bili e niente affatto con alcun segno d' idee , che non sono certo la qualità ed attributo di facoltà siffatte ? E dove si riporrebbero le manie senza delirio , e i delirii senza mania ? Quando non si sa che le classi di pazzie sono determinate dalla natura delle fa- coltà in disordine e non da un fenomeno generale , s' infondono funesti spropositi nei giovani medici. E noi lo abbiamo sempre deplorato e lo deploriamo. Ma slam certi che pel progresso dello spirito umano verrà tempo, e non sarà forse lontano molto, che la scienza medica progredirà veramente accogliendo nei suoi sludii i principii della nuova dottrina ; purché non li svisassero per aver r agio di adattarli ai prodotti della loro fantasia, come pare che già vassi facendo. 3° Immensi sono i vantaggi che la educazione e l' istruzione pos- sono ricevere dai precetti di questa scienza. Da essa si apprende che r educazione e l' istruzione niente fanno quando le disposizioni na- turali son nulla o poco sviluppate ; cosi essa dà le norme di rav- visare preventivamente negli indizi organici siffatte disposizioni, che costituiscono i veri gradi di educabilità. E per questo essa ha raggiunto il grande suo scopo, quando le tendenze nostre guida e perfeziona, e le intemperanti modera e reprime. L'educazione cosi diretta può anticipatamente svolgere i talenti ed i genii, svolge i germi della virtù, coli' eccitare e dirigere il retto uso delle nostre facoltà, e col reprimerne 1' abuso, sorgente deplorabile del vizio. La stima di sé, p. e., sublime sentimento morale, educato retta- mente, lungi di condurre all' orgoglio ed all' abbiettezza, è pro- duttore dello spirito d' indipendenza e della dignità personale^ ma (1) MiRAGLiA, Trattalo di J'ronolo(jia ecc. Voi. 2°. Napoli, 1852, — Z.a egge a In JoUia rafjionanie. Napoli, 1871. (2) li giornale U' Morgagni, lii72. — Xv — viziosamente educato, cioè alla foggia dei gesuiti, diventa abbietta tendenza a prostrarsi ad uomini e cose indegne ed inette, puntello a tirannide. Guai a quei popoli che sì trista educazione rende un pecorume 1 Una facoltà mal diretta e malvagiamente educata per un fine malvagio dà origine a certe follie artificiali , dalle quali invasa una massa di popolo, vien questo trascinato ad in- sanguinarsi nella notte di S. Bartolomeo , e correre giulivo e di- voto air atroce spettacolo dei roghi. La frenologia, che educa ed illamina, ba per questo sempre formato il terrore dei despoti, ed attirate le ire e le vuote ed innocue scomuniche sacerdotali. 4° Chi si fa a considerare la 'frenologia che svolge la scienza della natura umana , ed in particolare le relazioni che esistono tra le doti della mente, o facoltà in esercizio, e le forme, espres- sioni e qualità del corpo, comprenderà quanto questa dottrina con- tribuisce a stabilire la filosofìa dell' arte della pittura e della scul- tura. Lo scopo di quest'arte è di rappresentare per mezzo di forme e di colori le opere della natura adorne dei più alti attributi : i movimenti e 1' espressione nelP uomo e negli animali sono la e- steriore manifestazione dell' azione più o meno energica delle fun- zioni degli organi delle facoltà e qualità cerebrali ; cosi la pato- gnomonica e la mimica degli organi del cervello, non che i predo- minii del loro volume rappresentati nel cranio debbono essere scientificamente intesi ed applicati dal pittore e dallo scultore, se si vuole che il genio si rappresenti sublime nelle sue opere. Im- perocché fino a che non sarà tutto questo scientificamente inteso , né quindi stabiliti scientificamente i rapporti o relazioni che passano tra le manifestazioni della mente e le espressioni e la forma del corpo, le regole dell'arte ed i principii che debbono giudicarla saranno necessariamente empirici. Per questo ancora la frenologia spiega le qualità o doti naturali che si richiedono per divenire un eccellente artista, e le ritrova nella organizzazione cerebrale. 5" - Del pari doti naturali si richiedono per divenire un buon compositore di musica, o un esecutore facile di essa, ecc. La fi- siologia del cervello spiega le ragioni dei predominii delle forme delle creazioni musicali : le une si hanno per le prevalenze del senso del tempo , e le altre per le prevalenze del senso del tono ; cosi che r una o 1' altra circostanza costituisce un proprio ritmo musicale. La musica adunque eh' è il prodotto di più fattori, cioè di funzioni di certi organi cerebrali addetti al tempo ed al tono, prende un avviamento secondo la concorrenza di altre facoltà. Intanto , per dire un solo esempio , non si ' potrà essere mai sublime compositore di musica, se V organo del calcolo, in con- cordanza a quelli del tempo e del tono , è poco sviluppato , e le sue funzioni molto deboli. Questo rapido sunto, che largamente svolgeremo nella espo- sizione di questo corso, pare che sia sufficiente per ? interesse del seguente cenno storico della fisiologia del cervello. — XVI — IL Prima che il genio di Gali fosse sorto a spiegare per nuova via le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte, e la vera struttura anatomica di questo ammirabile organo dell' anima e dello spirito, era la mente umana invasa da un misticismo che aveva dato luogo a credere come facoltà semplici e primarie gli attributi o modi di essere di ciascuna delle facoltà fondamen- tali, e le astrazioni che la mente dell'uomo si forma dell'a- zione complessa di ciascuna serie di esse facoltà, e localizzarle nel cervello secondo la distribuzione arbitraria degli anatomi- sti ; e talune pure fuori di esso organo. Per questo la memoria, r intelligenza, l' immaginazione, 1' attenzione, la volontà, e 1' a- nima stessa , fattene enti e persone, si sono fatte passeggiare pei diversi scompartimenti del cervello ; origini di tanti bizzarri sistemi psicologici e metafìsici. Per qualche secolo prima del nostro si credette di essersi fatto qualche passo innanzi nel darsi una certa importanza alla oi'ga- nizzazione ; ma adagiandola come serva alla psicologia e metafì- sica delle asti azioni si andò vagando nei più strani errori fino a voler tenere 1' anima non solo imperante e tirannica nel credere di potere imprimere ed incarnare ogni sua idea al corpo, ma di venir questo da essa creato secondo la sua volontà e la sua natura. Vi sono certi e forse molti , che per darsi 1' aria di conoscere la frenologia la dicono antica quanto Aristotile e Platone , come un falso astronomo che volesse invocare 1' astrologia giudiziaria, ed un fatuo chimico , V alchimia. In vero leggiamo in un mano- scritto recente (1871) di un uomo illustre , che nell' esame della mente di un tale conchiude che questi con Gali non ha le bozze della pazzia , e con Lavater e La Porta può dirsi savio ; battezzando così questi ultimi per frenologi ed alienisti : indizio d' inscienza completa delle classi delle facoltà , e di grande confusione della sua mente, nel riconoscerle sane o malate. La fisiognomonia di Lavater di Zurigo fondata su le bizzarrie fi- sionomiche del Gaurico , del La Porta , di monsignor Ingegneri , e del conte di Montecuccoli, non è la fisiologia del cervello. Per com- prendere quanto a questa nuova dottrina non sono da paragonarsi le fantasticherie che durarono sino al termine del secolo scorso, e per segnare 1' epoca del sorgere di essa dottrina, bisogna misu- rare, s' è possibile , 1' abisso che esiste tra la fisiognomonia di La- vater, parto ed antica riproduzione d' immaginazione guasta e fu- tile, con la fisiologia del cervello. La fisiognomonia si fece consistere nelP arte di conoscere il ca- rattere morale dell' uomo per la sola conformazione esterna, non solamente del viso , ma di tutte le altre parti del corpo , senza che queste parti sieno in azione. La Camera , La Porta , e Lavater furono i più noti fisionomisti. Essi, notiamo con Gali, non furono guidati da alcuna nozione né di anatomia cerebrale si nell' uomo che negli animali, uè di no- — XVll — zione alcuna delle differenti facoltà. Tutto quello eh.' essi hanno detto non si riduce che a futili declamazioni. In tutt' i ragiona- menti di Lavater. non si rinvengono che i medesimi traviamenti d' immaginazione, e la medesima esaltazione si contraria allo spi- rito dell' osservazione , quando per esso e seguaci il medesimo carattere ha il suo segno in una certa forma di occhi , in una certa forma di naso , di bocca, di mani, dei ginocchi, dei piedi, ed insieme in una posizione particolare di denti, come se in queste parti del corpo fosse la sorgente delle facoltà dell' anima. Senza invocare la logica per domandare, quale rapporto ha la forma del naso , del mento, della mano ecc., con le manifesta- zioni dei nostri caratteri, delle nostre attitudini, delle nostre ten- denze , sentimenti , e facoltà intellettuali , che han sede nel cer- vello, ci basta, per dimostrare la futilità delle assertive dei fisio- nomisti, di affermare che essi non determineranno mai il carat- tere generale , ne indicheranno una qualità o facoltà particolare di alcuno, secondo la forma del naso, del mento, degli occhi, dei jjiedi, ecc. In vero esaminati i di voti , i poeti , i filologi , gli ambiziosi, i guerrieri, i pittori, gli architetti, dei quali è nota la facoltà do- minante , non troverassi mai in ciascuno di essi lo stesso naso , le stesse mani , le stesse labbra, sebbene Lavater assegnasse un naso ristretto e labbra grosse agli osceni ; e labbra sottili e naso puntuto all'uomo furbo e traditore; gli angoli acuti degli occhi ad uno spirito brillante, al contrario gli angoli ottusi. La confusioDe poi che i fisionomisti offrono nelle loro opinioni, è quando giudicano il carattere dell' uomo nella rassomiglianza del naso, delle mascelle, degli occhi, della bocca con gli animali. Essi per questo rassomigliano Socrate ad un satiro, e quindi ne tirano le inclinazioni. Ma qual forma ha un satiro ? Ma a quale animale, che sapesse lottare contro gli stimoli della carne, lo pos- sono poi rassomigliare? L' ipotesi gratuita, su cui Lavater fonda il suo sistema fisiogno- mico , si è che 1' anima da se stessa costruisce il suo inviluppo corporeo ; e che per questo ciascuna parte del corpo deve neces- sariamente portare l'impronta delle qualità e facoltà dell' anima. Per lui insomma una beli' anima si forma da sé un bel corpo , ed una brutt' anima un corpo brutto. Egli non sapeva che il corpo preesiste all' anima ; e che quest' anima è tanto soggetta alle con- dizioni corporee che spesso vi soccombe con tutte le sue potenze. Ognuno sa che l'armonia , che può esistere tra tutte In parti del corpo, si è per l'espressione, non mai per la forma. K le re- lazioni anatomiche e fisiologiche , che esistono tra il cervello e tutte le altre parti del corpo, si manifestano in certi movimenti ed espressioni che svelano 1' attività dell' organo agente. Cosi che un' arte di giudicare i cangiamenti impressi ai tratti esterni per l'azione di determinati organi interni vien chiamata j^f^oj^nomoma, che rientra nel campo della fisiologia del cervello, e che, in que- sto modo intesa , fu ignota a Lavater ed agii antichi ; e travolta dai moderni che questa nuova scienza ignorano. =*= xvm —= Per tutto ciò dalle ceneri della fisiognomonia di Lavater non sorse la fisiologia del cervello , tanto di elementi opposti e con- trarli tra loro ; ne dalla psicologia , che lieta di un suo sterile connubio con la teologia , per tante vie interminabili si dispera per la ricerca della natura dell' anima. Essa è venuta per la via che più facile offre la natura, cioè 1' osservazione, elemento sta- bile della induzione. Questa osservazione induttiva ritrovata , se- guita e fecondata dal genio di F. G. Gali, segna 1' epoca di una delle più grandi ed utili scoverte, che tanto ha influenza sul pro- gresso e perfezionamento della umanità. Francesco Giuseppe Gali, di origine italiana (il padre appellavasi Gallo), nacque alli 9 marzo 1758 a Frisenbrum nel gran Ducato di Bade, e mori a Montrouge presso Parigi il 22 agosto 1828. Suo padre era un mercante italiano , ed egli il sesto figlio. Fatti i primi studii a Bade, e poi a Brucksal ed a Strasburgo, a 19 anni cominciò gli studii della medicina. In una lettera stampata egli dice che le sue prime scoverte, che tanto poi lo elevarono sopra i suoi contemporanei, datarono dall' epoca dei suoi studii a Stra- sburgo, dal quale paese uscì nel 1781 per recarsi a Vienna, ove trovò più modi di approfondire i principii della sua nuova dot- trina. Segniamo con precisione quest' epoca , perchè dobbiamo ricor- darla più appresso. Egli aggiunge nelle sue opere come gli vennero le prime idee di ricercare nelF uomo i primi segni delle differenti qualità na- turali. Attirarono la sua attenzione coloro, i quali apprendevano a memoria con gran facilità, e presentavano certi indizi organici speciali ; ciò che non avveravasi costantemente in quelli in cui la memoria dei nomi era debole o poco sviluppata. E cosi la sua osservazione presentavagli che alla energia di certe tendenze, ed alla manifestazione dei genii e dei talenti corrispondevano forme speciali di certe parti del cranio, che tanto si modella sul cervello. A conferma di ciò raccolse numerose collezioni di cranii di uo- mini e di animali, facendo pure modellare in cera teste d'uomini noti per qualche predominante facoltà o gran talento. Ingolfandosi così nelle osservazioni della natura egli allora igno- rava del tutto che nelle scuole s' insegnava una filosofìa singo- lare delle facoltà dell' anima. Conosciuta poi questa , tanto gene- ralizzata, e che opponevasi alle sue osservazioni, disperò per un momento del suo genio , fino a voler cessare dalle sue indagini. Ma il genio che non si arresta a fronte delle chimere , cosi con più perseveranza segui la via in cui erasi incamminato ; e confermò che si nelle società che nelle biografìe non vide alcun uomo di- venuto celebre per V attenzione , per la volontà, per la immagi- nazione , per la percezione ; ma bensì per la benevolenza , pel senso di giustizia , pel coraggio, per lo spirito fìlosofìco , per la poesia, per la matematica, per la pittura, ecc. Egli stabili la differenza che esiste tra le facoltà fondamentali 0 primarie, e le facoltà generali o astratte, che delle prime sono i modi di essere o attributi : distinzione ignota prima di lui , e — XIX — che rovescia quella psicologia ed ideologia, che in vero non sap- piamo come potesse ancora sussistere, senza che si conoscessero gli elementi delle forze prime dell' anima e dello spirito, le quali solo possono ligarsi alla organizzazione del cervello : ed è incom- prensibile come possa parlarsi di una psicologia ed ideologia e della genealogia del pensiero , senza conoscere e farne base la struttura e le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte, che per le manifestazioni mentali sono la condizione indispensabile. Dalle osservazioni empiriche adunque Gali passò alle ricerche della vera struttura e costruzione intima del cervello, e così egli fa insieme camminare innanzi il suo lavoro fisiologico ed il lavoro anatomico. Prima di lui il cervello era una sostanza polposa, seb- bene da taluni, come Willis nel 1683, e poi Malpiglu, Vieusseaux, Reti, fosse ritenuta fibrosa, ma indeterminata e senza conoscerne le qualità ; essa funzionava in massa ; credevasi che dal cervello nascessero la midolla allungata ed i nervi : insomma senza sapere che il fatto esclusivamente anatomico non può dar ragione della fisiologia. Egli stabilì, come fu poi da tutti ritenuto, che il cer- vello nella sostanza bianca è composto di fasci fibrosi, dei quali la sostanza grigia, massa vascolare, è la matrice ; che la midolla allungata e i nervi entrano nel cervello a formarne gran parte. Questo sistema fibroso accompagnato dalla sostanza grigia, è di- sposto in circonvoluzioni che possono spiegarsi in forma di mem- brana : queste fibre a fasci hanno direzioni particolari e determi- nate, e funzioni speciali e distinte, a cui la natura le ha destinate. Lo dimostreremo nel corso. Estesa a Vienna la sua riputazione come medico , Gali pubblicò nel 1791 la prima parte di un suo lavoro , un grosso voi. in 8. intitolato : Ricerche medico-filosofiche su la natura e V arte nello stato eli sanità e di malattia. Nel 1796 cominciò ad aprire a Vienna dei corsi su la sua nuova dottrina, che rapidamente si propagò. Nel 1798 in ■ una lettera diretta al Barone De Retzer egli espone un sommario della fisiologia del cervello : questa lettera allora inse- rita nel Mercure Allemand di Wieland, fu tradotta in francese dal dottore Fossati ed inserita nel Giornale della Società Frenologica di Parigi, ed in due sue opere, e da noi riprodotta nei nostri An- nali frenopatici del 1860. Intanto abbiamo voluto segnare con precisione questa epoca del sorgimento della dottrina di Gali, perchè ancora da insigni e dotti uomini si crede che Gali non abbia fatto altro che dare un più forte impulso a quanto conoscevasi prima di lui, e che abbia ap- preso la struttura del cervello dall' italiano Rolando, Rolando po- steriore a Gali 1 II saggio sopra la vera struttura del cervello dell'uomo, e sopra le funzioni del sistema nervoso del Rolando è del 1809, stam- pato a Sassari, in 8. Ed è da aggiungere che Nacquart nel 1808, un anno prima del Saggio di Rolando, pubblicò a Parigi un Trat- tato su la nuova fisiologia del cervello o esposizione della dottrina di Gali su la struttura e le funzioni di quesf organo. Sono 452 pagine e tre tavole in rame contenenti 16 figure. Nacquart aveva seguito più corsi del dottore Gali a Parigi e raccoltene note assai esatte (pa- — XX — gina XVII). In Italia basta citare il Nuovo Giornale di letteratura di Pisa, di cui nel fascicolo di luglio 1808 si legge una esposizione dei principii di Gali suir anatomia del cervello , per un rapporto di C'uvier fatto all' Istituto di Francia, che non avrebbe dovuto es- sere ignoto ne a Rolando nel 1809, né a PuccinoUi nel 1834; come neanche il piccolo volume di Majer di Napoli , Esposizione della dottrina di Gali sul cranio e sul cervello, stampato nel 1808 in ita- liano. Tanto anacronismo è del celebre Puccinotti (1), il quale in- vece di distruggere, ove fossero state erronee, le nostre osserva- zioni che richiamavano e fissavano le epoche e che dimostravano non conoscere Rolando che l' anatomia del cervello e la teoria delle facoltà come quelle degli antichi, osservazioni esposte in un no- stro preliminare alle lezioni di frenologia che nel 1862 facemmo nella Università di Napoli , risponde in una sua lettera a noi di- retta , di non credere alla frenologia ,' come se questo fosse un punto di fede religiosa, perchè la ripone tra le corbellerie delle tavole giranti. Ma come ciò, se V onore della scoverta di Gali vorrebbe egli darla a Rolando ? Dunque non la crede una cor- belleria. Una scienza che si lega a tante scienze e che un gran numero di sommità mediche e di sapienti coltivano e ne svol- gono r importanza ed il progresso, non si confuta con un credo o non credo ; sola facile risposta di chi non la conosce, né ha la virtù di ritornare indietro per isbarazzarsi dei proprii errori, e cominciar da capo per apprendere la nuova scienza. Nel 1800 Spurzlieim assistè la prima volta ad un corso par- ticolare di Gali e ne divenne uno dei più assidui allievi, e più tardi collaboratore e propagatore attivo della sua dottrina. Gali dopo di avere continuato per cinque anni i suoi corsi ebbe alli 9 marzo 1802 dal Governo Austriaco V ordine di cessare dalle sue lezioni, come dannose alla religione. Infine alli 2 marzo 1805 lasciò Vienna, ed accompagnato da Spurzheim, 1' uno come mae- stro e l'altro come dimostratore della nuova dottrina , percorse il nord dell'Europa, la Prussia, la Sassonia, l'Olanda, la Ba- viera e la Svizzera, e giunse a Parigi nel 1807. Durante il suo viaggio da per tutto aveva ricevuto testimonianze di stima ed ammirazione : i dotti più distinti, e Principi e Re avevano as- sistito alle sue nuove dimostrazioni fisiologiche ed anatomiche. A Berlino si coniarono delle medaglie in suo onore; e la sua dot- trina vi cominciò a svolgersi e progredire : ed i filosofi alemanni ne profittarono. Intanto Frorìep , Villeis , ed i celebri Laeder, Socmmerig, Reìl ed altri scrissero e seguirono con entusiasmo la frenologia. Fin dal primo corso pubblico che dettò nell' Ateneo di Parigi, i dotti francesi, tra i quali principalmente Corvisarl, medico del- l' Imperatore , lo ascoltarono col medesimo interesse dei dotti di Alemagna. Ma non piacendo a Napoleone I quello eh' ei chiainava idcologues, come il secondo Ferdinando Borbone di Napoli quello che appellava derisoriamente pennaiuoli , rifiutava la scienza, che se (I) PocciNOTTi, Lezioni su le malattie nervose , 1854. — XXI — riconosceva in lui il genio, vi svelava pure l' ambizione fatale dei tiranni ; e sveglia nei popoli lo spirito d' indipendenza. Per lo che una ciurma di ossequiosi per piacergli pubblicarono nel Giornale deir Impero e nei leggieri giornali di Parigi una quantità di buffo- nerie tendenti a discreditare la nuova dottrina. Allora fu che Gali ai 14 marzo 1808 presentò all' Istituto di Francia le sue Ricerche sul sistema nervoso in generale e su quello elei cervello in particolare , e che subito pubblicò insieme alle sue osservazioni fatte al rap- porto dell' Istituto, tanto inchinevole e compiacente dell' Impera- tore, dell' esame della cui testa fece poi Gali splendida dimostra- zione per la sua dottrina. In questo lavoro presentato all'Istituto, Gali permise che il nome di Spurzheim si associasse al suo, e nel primo e parte del secondo volume della sua grande Opera anatomica come collaboratore; la quale cominciò a pubblicarsi nel 1810. Di questa opera grandiosa di cui il testo fu stampato in quattro volumi in 4° ed m foglio, e seguito da un magnifico atlante di 100 tavole, fu compita la pub- blicazione nel 1819 ; ed ha immortalato il suo autore. Questi due grandi uomini Gali e Spurzheim restarono uniti dal 1805 al 1813, epoca in cui rimasero definitivamente divisi. Sollecitato Gali a ristampare questa sua grande opera, ne intra- prese la 2"" edizione nel 1822 al 1825, in sei volumi in 8°, col tito- lo ; Su le funzioni del cervello e su quelle di ciascuna delle sue partì. Questa non contiene l'atlante e manca del primo volume, che versa su tutta la parte anatomica; ma il sesto volume è consacrato a confutare e r' gettare vigorosamente tutti gli attacchi portati alla nuova dottrina. Gali non appartenne ad alcuna Accademia, mentre vide sorgere la Società frenologica di Edimburgo , di Londra, di Vasinghton ecc., e spandersi da per tutto la sua dottrina, Egli mori ai 22 agosto 1828. Fu fatta 1' autopsia del suo cada- vere, secondo la sua volontà, alla presenza di un gran numero di medici. Il -volume del suo cervello e di certe determinate parti di questo davano ragione del vasto genio di lui , splendida conferma delle sue scoverte, cbe certo segnano una delle più grandi epoche della umanità. Alla bella biografia che ne scrisse il Fossati dob- biamo queste notizie. Spurzheim, come abbiam detto, separatosi da Gali, pubblicò degli scritti in Inghilterra, e dettò due corsi su la nuova scienza, a Lon- dra , ad Edimburgo , a Batt, a Bristol, a Lublino, a Liverpool. Nel 1827 a Londra fu seguito nel corso da 700 persone. Nel 1829 fece dei corsi a Nottingham, a Manchester, a Liverpool, a Bolton, a Der- by, a Leed, ed altre città della Gran Brettagna ; ed a Berlino ed a Parigi. Propagatasi in Europa la fisiologia del cervello, Spurzheim passò in America nel 1832, dove la dottrina si ebbe il medesimo splendido e rapido successo ; ma a Boston, ai 10 novembre dello stesso anno, perde la vita. Il suo Trattato di frenologia pubblicato a Londra, ed altri suoi lavori sono di molta importanza. Il nome di Gali principalmente diede rinomanza a Spurzheim : questi non com- pletamente erasi sbarazzato della influenza di voler dare un sistema — XXII — alla natura ; per lo che Gali se ritenne per una via Spurzheim inter- petre fecondo della nuova dottrina, ne riconobbe un po' deviato il metodo, facile appicco di censura per gii antiorganologisti psicologi ed ideologi. Il lavoro Sit la follia di Spurzheiìn è il -grimo che i^re- senta questo studio delle alienazioni mentali, fondato su la fisiolo- gia del cervello. Il suo Cenno suiprincipii elementari clelV educazione, è una facile ed utile applicazione dei principii della nuova scienza air educazione intellettuale e morale dell' uomo. Il termine frenologia attribuito a Spurzheim, si deve a Forster che lo dice in un suo opuscolo pubblicato a Londra nel 1816. Esso non piacque a Gali. Prima e dopo la morte di Gali e di Spurzheim i dotti si unirono dovunque in società e pubblicarono giornali ed opere interessanti su la nuova scienza. La Società frenologica di Parigi sorse nel 1832 per opera di frenologi insigni, tra i quali sono da nominarsi G. Fossati allievo ed amico di Gali, del quale fu collaboratore ai corsi, Youillaud, Le Las Cases, Apert, Sarlandière, Broussais padre e figlio, Dumontier, Brierre de Boismont, Falret, Rostan, Voisin, Andrai, figlio, Ferrus. Un giornale della Società nelF anno stesso 1832 usci e continuò ricco di dotti lavori fino a tutto il 1835. La Società si di- sfece air apparire del secondo Impero. In Francia, dove tanto le leggierezze vi allignano, non possono avervi sempre fortuna le severe dottrine ; così che se ivi la freno- logia come in Italia è avversata più che altrove^ essa conta da per tutto propugnatori in ogni classe di scienziati, che secondo gli av- versarli, specialmente moderni, sarebbero stati tanti cretini. Broussais in Francia avversò in prima la nuova dottrina, ma poi ne divenne ardente partigiano e cultore. Egli materialista cercò piegare la scienza alle sue professate idee ; ma questa da quello ingegno severo non poteva che uscire arricchita di nuovi e sublimi concetti. Vimont del pari, in prima oppugnatore e poi uno dei più attivi cultori della dottrina, scrisse un trattato di frenologia umana e comparata, eh' è da consultarsi ; escludendone però 1' esagerazione di varie delle sue immense osservazioni. Sono ancora molto da consultarsi le opere frenologiche di Macnish, ed Elliotson, del Dott. Lannecy e di altri. La fisiologia intellettuale di Demangeon è una esatta spiegazione della dottrina di Gali. Belhomme, Georget, Guislain,, ed altri insigni con gran successo hanno applicato la frenologia alla pazzia ed alle malattie del si- stema nervoso. Da questi studi ha avuto la frenologia un grande svolgimento verso il suo progresso ; e quelli della medicina men- tale si sono messi nella buona strada di perfezionamento. In Inghilterra Giorgio Combe, seguito da suo fratello Andrea, fu prima avversatore, e poi cultore zelante ed insigne della dottrina di Gali: dettò lezioni ed opere, tra le quali si distinguono il trattato di frenologia e le lettere suU' influenza di questa scienza sulle belle arti. È commendevole un suo Manuale di frenologia tradotto in francese e largamente annotato dal Fossati. Il giornale frenologico di Edim- burgo accenna a quanto progresso nel Regno Unito è giunta la fi- siologia del cervello : — • In ottantadue città vi si coltiva con fervore dai più insigni uomini. Fra V altro , non è gran tempo che nella città di Glascow ne sorse una cattedra alla quale fu eletto pro- fessore il dott. Weir; e notiame ancora che un'altra fu messa a Mannheim in Alemagna: già Hidelberg, Dresda e Berlino avevano i loro corsi, i loro giornali e le loro Società frenologiche. Molti scritti di fisiologia ed anatomia del cervello vanno tuttodì pubblicandosi in America. Di un giornale frenologico di Nuova- York è già uscito il cinquantesimo volume; vi scrivono i più dotti uomini. In [spagna si pubblicò un giornale frenologico, che pel falso in- dirizzo preso si ebbe breve vita. Le lezioni di frenologia di Cubi i Soler sarebbero un ottimo lavoro ove se ne togliessero le troppo inchinevoli carezze alle astrazioni psicologiche e metafìsiche, e si mutasse l' indirizzo alle induzioni che possono ricavarsi dalle va- ste e numerose osservazioni ivi notate; e non fosse trascurata l'ana- tomia del cervello. Questo lavoro dello spagnuolo Cubi in gradito a Napoleone III, a cui è dedicato, ed il quale ne pagò V impres- sione : — r immortalità dell' anina era salvata ! Questi errori de 1 Cubi fecero gridare la Società medico-psicologica di Parigi contro la frenologia ; pretesto futile che la fece ricorrere alle viete ed antiche obbiezioni già morte e seppellite. Intanto sorsero in Europa sedici Società frenologiche, una nelle Indie a Calcutta, e quindici negli Stati Uniti. Un grande impulso agli studii delle dottrine di Gali ed al loro pr egresso si deve ai cinquant' anni di lavori continui del dott. Giovanni Antonio Fossati, italiano, allievo e collega di Gali; e nello accennare di lui siamo giunti a dire brevemente lo stato attuale di questa scienza in Italia. Già in questa penisola fin dai primi tempi si erano pubblicati estratti dei lavori di Gali, e poi qualche scritto in frenologia che si ebbe 1' onore , come il prof. Uccelli di Firenze , della persecu- zione pretile. Giovanni Antonio Fossati nacque a Novara a 30 Aprile 1786. Fu discepolo ed amico di Rasori, ed uno dei zelanti riformatori della medicina in Italia. Patriota , filantropo e scienziato ebbe parte nella rivoluzione del 1820, nel quale anno esulò a Parigi. Incon- tratosi ivi con Gali , ne divenne allievo ed amico stimato e con- fidente; e ne svolse le dottrine con moltissimi articoli nella Revue Encyclopèdìque, e con i corsi che dettò, specialmente nei suoi viaggi in Italia^ come diremo. Nell'inverno del 1824 diede un corsodi fre- nologia nella stessa casa di Gali : continuò le lezioni sospese da Gali per l'ultima sua malattia nel 1828; e dopo la morte di lui scrisse gli articoli promessi dal gran frenologo, tra i quali sono di alta im- portanza quelli su V Encefalo, sulla Follia, e su V organologia. A giugno dello stesso anno 1824 percorse l'Italia, e si portò fino a Napoli. Prima della presenza del Fossati, nella penisola non si avevano, come abbiamo accennato^ che scarse idee sulla frenolo- XXIV già, se non quanto se n'era potuto leggere in qualche giornale francese. Le Effemeridi chimico-mediche di Milano nel 1805 , ed il Nuovo giornale di letteratura di Pisa nel 1806, avevano pubblicato dei sunti della dottrina di Oall. Il Giornale della Società d'inco- raggiamento delle scienze e delle arti di Milano nel fascicolo di febbraio 1808 aveva fatto lo stesso. Ma questi articoli, riassunti in- completi e spesso erronei, passarono inosservati. Solo in questo ul- timo giornale, nel fascicolo di luglio dello stesso armo, si trova un articolo ben fatto su l'esposizione delle scoverte dei principi! di Gali neir anatomia del cervello. Il dott, Giovanni Mayer di Napoli nel 1808 in un piccolo libro ave- va pubblicata una precisa esposiz-ione di questa dottrina , con una tavola, nella quale sono segnati i 27 organi che già Gali aveva scoverto. 11 nostro dott. Luigi Chiaverini , che a Parigi aveva seguito i corsi di Gali, pubbhcò in Napoli nel 1825 , nella sua storia dei diversi sistemi di medicina, un esatto sunto della nuova dottrina. A Milano , a Venezia, a Firenze , a Roma il dott. Fossati espo- se la dottrina del fisiologo alemanno e lo spiegamento delle cir- convoluzioni cerebrali innanzi a numeroso pubblico ed a distinti medici, malgrado le opposizioni del governo austriaco che vieta- va in Italia ciò che permetteva a Vienna. A Napoli ai 13 marzo 1825 fece una dimostrazione anatomica del cervello nell'Anfiteatro di anatomia della Università nell'ospe- dale degl'Incurabili: vi assisterono Finto professore di Anatomia, Leonessa, Chiaverini, Lostritio, Magliari, Perrore e molti altri medici e studenti. In questa circostanza bisogna notare quanto in Napoli ha domi- nato r influenza pretile. Il Barone Vinspier^ in una sua opera f Sag- gio di filosofia intellettaale , pag. 319 ) , pubbhcata nel 1843 , dopo di avere mostrato idee strane e non degne di un filosofo su la fisio- logia del cervello, in una nota (106) asserisce in seguito di notizie offerte da un dott. Cangiano , che il prof. Finto avesse prima di Fossati fatta l'anatomia del cervello. Il Finto che la vide eseguire dal Fossati che la aveva appresa da Gali, nulla conosceva uè mai conobbe della fisiologia ed anatomia cerebrale secondo Gali, come si scorge in qualche suo lavoro stampato e che nessuno ha letto. Ma il sorprendente si è che questo dott. Cangiano , dopo di aver fatto con lettere gli elogi del Fossati, ebbe l'impudenza nel 1843 di dar mano a tutte quelle falsità della nota, ed oc,..++ ed il filosofo ad attacarlo cosi slealmente 18 «nn, f l'^^^^^^o^o egli poli dall' misL7ova™srAÙ^i'7Ìr",ff "'"'^°™ '° '*^- dico, filosofo ed insigne ierista,:^^* <^'^''«'""»?'«y dotto me- onerà r,mf„in«„ 7 ■ "apolitano , autore della classica opera, bmealot/ta del pensiero, che fonda -mìu • ^ uo luuud sulla organizzazione del — XXV -^. cervello e del sistema nervoso, ci diceva di avere assistito in Fi- renze con grande soddisfazione e convincimento allo spiegamento del cervello eseguito dal dott. Fossati. Ne noi sappiamo che dopo le conferenze su l' anatomia e fisiologia cerebrale fatte da questo nostro amico e maestro dott. Fossati nel 1825, e poscia prima delle nostre, siavi stato alcuno in Napoli die abbiasi preso la cura di eseguire le sue. Anzi ci è noto che V anatomia del cervello an- cora si pratica col solito metodo degli spaccamenti , che non conducono a nulla. Ritornato da Napoli a Firenze, ivi perchè il Governo più mite, ebbe più esteso campo di esporre i principii della frenologia ; cosi che nel mese di aprile e maggio nell'Ospedale di S. M, Nuova e nel Museo Reale diede delle conferenze innanzi a numeroso e colto pubblico, frai quali sono da distinguersi i professori di ana- tomia e cliniche Uccelli, Nespoli, Betti. Targioni ed altri distinti medici, i due antichi deputati P. Borrelli filosofo e medico po- canzì ricordato, e G. Poerio, il conte Bombelles ministro austriaco, il conte Bardi direttore del Museo Reale , e Gino Capponi , Gior- dani, Bertolotti ed altri letterati. A Bologna innanzi a Tommasini ed altri medici insigni ed al- lievi diede una dimostrazione anatomica del cervello. Esaminò il cranio del celebre pittore Guido Meni, come a Firenze aveva de- scritto quello di Ariosto , che tanto confermarono le loro distinte qualità negli indizi organici sul cranio. Nel considerevole sviluppo della bassa regione della fronte ritrovò le eminenti qualità per cui il celebre Mezzofanti parlava 48 lingue. A Torino ed in tutto il Piemonte , dove il cervello era maneggiato dai gesuiti a loro modo , si guardò il Fossati di accennare alla nuova fisiologia ; e ritornò in Francia al fianco di Gali. Dopo il viaggio di Fossati in Italia, la frenologia vi allignò, ma perseguitata come creduta contraria alla morale , al libero arbi- trio, alla religione. Malgrado ciò, i due migliori lavori che allora uscirono , furono un estratto delle opere di Gali sulle funzioni del cervello , pubblicato negli Annali universali di medicina di Omedei, ed un altro simile estratto nel 4° volume dell' anatomia comparata del prof. F. Uccelli di Firenze. La Società frenologica di Parigi sorta , come abbiamo detto , nel 1832 tenne fossati più volte vice-presidente e presidente. Frai i moltiplici e dotti lavori di lui si distinguono , il Ma- nuale pratico di frenologia pubblicato nel 1845 , e le Quistioni filo- sofiche sociali e politiche trattate coi principii della fisiologìa del cer- vello, nel 1869, in francese. Queste due opere rilevano da loro stesse il progresso della frenologia. Questo superstite allievo ed amico di Gali, pur nell'età di 86 anni, è robusto di mente come di corpo, ed è il vessillo incrollabile, attorno a cui i cultori della nuova filosofia si radunano. Egli spera nel benché tardo progresso dei pochi pensatori; ma noi amico e discepolo suo da 27 anni vorremmo come lui aver fiducia 1 Nel 1865 volle egli far dono della sua ricca ed interessante raccolta craniologica al Museo Civico di Milano; e con uno splen~ 3 — XXVI — dido discorso inaugurava il primo Gabinetto frenologico in Italia; e lo illustrava con un breve corso di conferenze su le funzioni del cervello. Questo discorso fa da noi annotato e riprodotto nei nostri Annali frenopatici italiani , voi. III. — Voglia il cielo che questo nuovo Museo non resti come' quello di Gali a Parigi , inosservato e distrutto. Ma sappiamo che il Fossati si è avveduto, e tardi, di aver voluto presentare la luce ai ciechi ! Ciò solo ba- sterebbe a dimostrare lo stato della frenologia in Italia e di tutte quelle dottrine , alle quali i principii di quella sono base indi- spensabile ! Ma continuiamone la cronologia, sebbene rapidamente, perchè vedremo che forse qua e là vi sono stati, come vi sono, cultori della nuova scienza, come centro di speranza di miglior fortuna e progresso venturo. Qui in Italia la frenologia non ha oppositori accaniti, come in Francia : speranza di rapido progresso per essa, se ad intenderla , ed a coltivarla valorosi ed eletti ingegni sor- geranno. L'abate G. B, Restani di Milane , anatomista e filosofo severo, fu cultore attivissimo di frenologia. Pubblicò diversi lavori nel ribattere le opinioni degli antiorganologisti , trai quali Rusconi e Giuseppe FranJi, il quale ultimo poi nei tardi anni di sua vita di- venne frenologo. Per ciò sono da coltivarsi il suo libro Della fre- nologia uscito nel 1840, e quello Sugli istinti, del quale noi pub- blicammo un sunto nel 1846 nel Filiatre Sebezio. 11 Restani ora estinto, fu nostro amico sin dal 1844, e le molte sue lettere che possediamo, come quelle àel Fossati, del Riholi, e di altri sommi sarebbero da consultarsi. Il dott. Timoteo Riboli di Parma , antico nostro amico , patriota e frenologo valoroso, ha molto coi suoi lavori contribuito al pro- gresso della dottrina di Gali, a mantenerla viva in Italia. Segre- tario e Vice-presidente in varii Congressi scientilìci europei, vi ha portato spezialmente in quelli italiani , la luce della frenologia. La craniografia su Garibaldi è un suo distinto lavoro. Mentre il Riboli, il Restani, il Molossi , il Secondi , il Gebbia ed altri peregrini ingegni, combattevano in Italia gli avversarli della frenologia, con farne nota l'applicazione all'utile della Società, ed il progresso; e l'americano Gasile, guidato da una buona filoso- fia, insegna a Venezia, a Padova, a Bologna le dottrine di Gali, e sorprende coli' invaghire le masse a questo studio ; sorsero i Congressi scientifici in Italia , nei quali la frenologia comparve, sebbene poco accolta, e qualche volta mal tollerata con qualche scandalo prodotto da certi divoti dell'altare e del trono. In una lettera da noi diretta al Reslani, stampata nel Filiatre Sebezio ( fase, aprile e maggio 1847 ) descrivemmo questa comparsa della frenolo- gia nei Congressi scientifici italiani. E utile farne un rapidissimo cenno. 11 dott. RiboU sconsigliato di dire qualche cosa di frenologia nel primo Congresso tenutosi a Pisa, nella seconda riunione a Torino nel 1840 scosse gli animi con un conciso scritto intorno all' applica- zione della frenologia alla comunanza sociale. Però il dott. Speranza — XXVII — riprodusse le viete obbiezioni, ed il Rusconi disse credere alla freno- logia in parte, cioè solo negl'istinti. Ciò dallo stesso Eiboli e dal dott. Bonacossa fu vittoriosamente combattuto. Ma il Rusconi riprodusse le sue obbiezioni in uno scritto stampato sugli istinti, di cui gli errori vennero poi disvelati dal Restani da noi disopra annunziato. Relazioni interessanti Io stesso dott. Riboli esponeva nei Congres- si di Firenze e di Padova. E nel congresso di Lucca nel 1843, trai te- mi da trattarsi nella ventura riunione fu stabilito se e quanto la fre- nologia possa applicarsi allo studio delle malattie mentali. Il dott. Speran- za accanito antifrenologo, perchè non dotato dalla natura delle con- dizioni che si richiedono per divenire uno scienziato speciale, pro- mise un lavoro su questo tema, che poi non presentò mai nel se- sto Congresso a Milano uè dopo; ma pubblicò in un giornale, ripro- ducendo le viete ed antiche obbiezioni che nessuno frenologo sti- mò degne di osservazioni. Nel VII Congresso di Napoli il dott. Riboli riferi uno strano caso di monomania, pel quale noi con vedute frenologiche annuimmo alla trapanazione sul cranio che si ebbe felice risultato; e che l'illu- stre frenologo di Parma volle a noi dirigere con la stampa. Noi con le osservazioni medico-frenologiche cercammo risolvere in parte il te- ma dato al Congresso di Lucca. Nella discussione la sezione confortò le nostre dimostrazioni che il cranio si modella sul cervello ; così che in ogni parte di questo su quello si rappresenta in modo da divenirne un indizio anatomico per la forma e pel volume. Ognun vede che in queste sette riunioni scientifiche italiane la frenologia rispose conia discussione alla disputa, la quale ultima in vero non fu che l'effetto di pregiudizii volgari, perchè gli avver- sari avrebbero dovuto sapere che non si entra in discussione su di una dottrina senza che si conoscesse veramente. Nella prima sessione della sezione di medicina dell' Vili Con- gresso tenutosi in Genova , furono dette dal dott. Ormea alcune parole su la frenologia / le quali al riferire della Gazzetta medica milanese (Tomo V, N. 40, 3 ottobre 1846y mostrarono veramente una singolare inscienza di essa. Il Dott. Trompeo, or ora tolto alla scien- za dalia morte, ribattè V Ormea conchiudendo che non conoscendosi neanche i principii di questa dottrina è audacia ed inconvenienza parlare innanzi così al Fossati collega di Gali e presidente della Società frenologica di Parigi. La parola del Fossati, ch'era stato invitato a svolgere i principii della frenologia, nel giorno dopo venne interrotta dal presidente dott. Speranza antifrenologo, come abbiam detto, per sistema, appoggiato da alcuni membri; destan- do così un grave scandalo ad onta dei sapienti italiani, dei quali Fossati italiano commenda ed esalta l'ingegno. Fu grave errore non raccogliere e studiare le parole del superstite allievo ed amico di Gali. Ma Fossati pubblicò poi questo suo discorso di grande in- teresse; e ricorda T intimidazione e la seduzione dei gesuiti insi- nuatesi nelle masse. Il lìiboli lesse nel medesimo Congresso un nostro scritto rigiiar- dante la terza parte del tema del Congresso di Lucca; cioè su la — XXVIIl — classificazione della follia fondata su principii frenologici, e su di una corrispondente ^statistica su le fasi di 1500 pazzi. Una nu- merosa commissione nominata riferi poi favorevolmente alla IX riunione di Venezia. Ed il Riboli ed il Restani lessero belle osser- vazioni frenologiche. Nel congresso di Venezia, ultimo, poco o nulla comparve intor- no alla frenologia. Filippo Lussana ha pubblicato nel 1864 le sue lezioni di frenolo- gia ed altri pregevoli lavori. Malgrado di essersi mantenuto su la via tracciata da Gali pare di avere alquanto trascinato ad un im- possibile connubio la fisiologia del cervello con le astrazioni psi- cologiche. Il suo lavoro su l'anatomia delle circonvoluzioni cere- brali tende a stabilire il limite di ciascuna circonvoluzione, se- guendo le tracce di Rolando e di altri insigni che vennero dopo. L'impresa è difficile; ed il risultato certo non ne può essere che una descrizione esatta di ciascuna delle circonvoluzioni , ciò che può rendere chiara una topografìa degli organi cerebrali in cor- rispondenza delle diverse regioni craniche. Così questo fatto di anatomia descrittiva se è una delle più splendide prove della plu- ralità degli organi delle facoltà, ben poco o nulla influisce su la fisiologia del cervello. Questo cenno storico che meno rapido non abbiamo potuto trat- tare, ci ha trascinato a dire pure qualche cosa di noi. Chi parla di sé deve parlare come di persona estranea ; e noi cosi faremo in questa ultima pagina. Noi invasi pur troppo dall'influenza degli studii soliti psicologici e metafisici nella prima gioventù, fummo in dubbio in principio della dottrina di Gali, Ma studiatala profondamente, allontanandoci del tutto da quelle idee di astrazioni che per fortuna non avevano preso radici nel nostro giovine cervello; ci fermammo su l'osser- vazione di fatti di cui la natura è tanto prodiga , e ricordandoci dell'invito che fa il fisiologo alemanno di confermare le sue sco- verte con lo studio della pazzia , su questo versammo ancora le nostre osservazioni , che ci convinsero della verità della nuova dottrina. In prima ci persuademmo del fatto anatomico che il cervello è composto di fibre non solo ; ma ha la forma di una membrana raggruppata in circonvoluzioni , coperta da per tutto da un'altra membrana vascolare sanguigna grigia, con cellule innumerevoli , matrice di detta sostanza fibrosa. La pia meninge che avvolge im- mediatamente la detta membrana grigia è un tessuto di fibre va- scolari sierose. Mi avvidi che nella demenza il rammollimento che si dice cerebrale non è al,tro che l' infiltramento sieroso della pia meninge insinuatosi nelle due sostanze vascolari e fibrose sino a mentirne il rammollimento ed in seguito T indurimento secondo la natura del liquido segregato. Questa nostra osservazione inseri- ta nel Giornale del manicomio di Aversa che noi nel 1843 scrivem- mo , e poi comunicata nel Congresso di Napoli nel 1845 , venne confermata dal dott. Webster nel giornale frenologico di Edimbur- go nel 1846. — XXIX — Essendo per molti anni noi stato medico e direttore del mani- comio di Aversa, abbiamo su migliaia di folli ritrovato che nelle monomanie o pazzie parziali le lesioni limitate delle facoltà cor- rispondono a lesioni parziali del cervello. Ma queste ricerche ana- tomiche sui folli , che noi per anni avevamo studiato nei disor- dini delle facoltà della mente , ci condussero alla scoverta di al- cune parti cerebrali, di cui ancora la funzione non era stata asse- gnata, e che noi abbiamo sottomesso agli esperimenti dei colleghi. Ed il fatto da noi notato, ed il più interessante, è quello intorno al corso delle fibre cerebrali, delle quali il più gran numero sorge dalle cellule di cui è ricca la sostanza grigia del cervello per passare da un emisfero all'altro incrociandosi e formando il corpo calloso. Queste fibre che sorgono, si rovesciano e restano nel perimetro del medesimo cervello , per noi sono addette alle funzioni mentali, cosi che sono difierenti da quelle che vengono dalla midolla allungata , di cui le funzioni sono, come tutti sanno, motrici e senzienti . Or se le facoltà mentali sono tutt' altro che le motrici e le senzienti , è logico e naturale che per le prime vi fan d'uopo del pari appa- recchi differenti da quelli delle seconde. Prove anatomiche, fisio- logiche e patologiche confermano questo fatto, così che il nostro scritto su l'oggetto fu premiato dall'Accademia medico-chirurgica di Napoli nel 1852. Nel nostro Trattato di frenologia ne abbiamo a lungo discorso; e delle tavole anatomiche che lo seguono, alcu- ne furono riprodotte ed aggiunte nell'Atlante di Masse dal Barbari- si, uno dei più insigni anatomisti italiani, e di cui la perdita è sta- ta per tutti dolorosa. Ma non ingolfiamoci in cose che svolgeremo pienamente nel cor- so. Dopo 30 anni di studi sulla pazzia, ci siamo convinti che di questa non si avrà mai nozione esatta , senza che veramente si sia versato nelle conoscenze della fisiologia del cervello , come or- gano delle facoltà; e non si sia dissecato un migliaio di cervelli di folli, dei quali siasene seguito il lungo e strano corso della ma- lattia sino alla morte . Invero come può ravvisarsi la facoltà di- sordinata se non si conosce non solamente la serie a cui questa appartiene, ma pure l'apparecchio organico, per le cui funzioni essa si manifesta e si esercita Il dott. Riboli nel 1860 dettò a Torino un corso di frenologia. Noi nel 1862 in questa R. Università di Napoli, ne dettammo uno, applicando la dottrina ai diversi rami dello scibile ; e nell' anno appresso , per incarico del Ministro dell' Istruzione Pubblica , un corso sulle malattie mentali. Tutti sanno il gran numero di stu- diosi che ci seguì, e dei quali noi restammo contenti. Il primo periodico che sulle malattie della mente uscisse in Eu- ropa fu il nostro cominciatosi a pubblicare a gennaio 1843 , col titolo di Giornale medico-storico-statisiico del R. Morotrofio di Aversa; ed i nostri Annali frenopatici italiani a quello successi , si estinsero nel 1869, essendoci noi da quella Direzione ritirati. L' applicazione della frenologia allo studio della pazzia , della giurisprudenza, della statistica degli alienati, della quale ultima esponemmo ricerche su più migliaia di folli, ci pare che da altri, — XXX — sì estesamente come noi abbiamo esposto, non siasi fatto altrove, e per nulla in Italia, specialmente in queste provincie Napoletane. Un museo patologico, contenente 118 tra cranii e teste imbal- samate e frenologicamente classificate, fu da noi fatto nel Mani- comio di Aversa, ove óra non può certo essere continuato, né fu più ampliato, anzi il miglior pezzo patologico , cioè il cadavere , da noi imbalsamato , di un folle ambizioso morto dell'età di 93 anni, e che circa 60 anni aveva dimorato nel Manicomio, è stato ora mandato al cimitero! Questo Museo dagli alienisti francesi con- siderato, non fu che lingua ebraica per certi nostri sapienti. Nel 1849 avevamo pensato ad una Società medico-psicologica (1), ^^ concetto nostro che, qui avversato per tristizia di tempi, fu poi >? attuato in Francia. Però nel 1861 fondammo la Società frenopa- tica italiana, di cui fummo Presidente, e che poi dovemmo far noto al Ministero della Istruzione Pubblica di avere noi sciolta per mancanza di socii effettivi, sebbene contasse come Presidente ono- rario il Fossati, e circa 30O socii corrispondenti di cospicue som- mità scientifiche italiane e straniere. Nel 1869 facemmo dono al Museo anatomico della R. Università di Napoli di dieci teste di giustiziati, da noi frenologicamente de- lineate , con la fiducia che divenissero nucleo di un gabinetto craniologico. La cranioscopia da noi fatta di uomini insigni per genio e per somme qualità intellettuali, come del poeta Regaldi e di Carlo Poe- rio, e di famosi briganti cioè Cipriano e Giona La Gala e compagni, e di 3 in 4 migliaia di folli, ci ha convinto di molte verità, e ci ha fermato nei concetti più uniformi alla natura della umana in- telligenza, dei talenti e dei genii, delle virtù e dei vizi, e dei mor- bi mentali. Da tutto questo che abbiamo detto ognuno può argomentare in che stato non lieto oggi sono gii studii della fisiologia del cervello in queste regioni italiane. Malgrado ciò non disperiamo dell' avve- nire (2). Intanto ascoltiamo tuttodì eminenti professori parlare di me- (1) MiRÀGLiA , Progetto dì uno stabilimento di alianati, pag. 82, 93. — Aversa, 1849. (2) Il Tommaseo che dal progresso della frenologia vaticina una scien- za più alta, la sclensa dello spirito dagli indiai dei corpi, cosi parla dei risultati degli studii della fisiologia del cervello: » Notomizzare frenologicamente le bestie tutte, vedere le relazioni de- » gli organi colla sostanza cerebrale, degli organi con lutti i sistemi « componenti la vita; cercare negli animali che cranio non hanno altri « indizi simili delle abitudini loro'; da questi dedurre nell'uomo stesso » indizi nuovi, secondo i quali da altre parti del corpo si vengono a co- » noscere le disposizioni cii lui: esaminare con osservazioni e'con ospc- « rienze l'effetto di ciascuno agente da so, poi gli effetti compoflti lìi due « agenti ad un temilo, ])oidi tre, poi di sei, poi'di tutti; lo vergini osscr- » vazioni con Fesperienzc meditate confermare: le non ben chiare es]ie- « rienze con le osservazini causali ralirontare, far di sola una scienza « parecchie, le altre recaro a questa una: — ecco lavori che saranno da » sicura immortalità coi'onati ». — (^Tommaseo, Studii Jilosqtlci , V. I,o, parte 2% pag. 152). — XXXI — dicina mentale ed insieme avversare la fisiologia del cervello per darsi 1' aria di conoscerla. Per questo i nostri studi hanno qui in Napoli avversari ; ma il nostro sentimento d' indipendenza e l'amore del vero ci fan forti di continuare nel nostro sistema di attaccare l'errore e la malizia dovunque si trova. Le opposizioni degne di considerazioni noi sempre pel progresso della scienza , come abbiam discusso pel passato , discuteremo ; ma taceremo , come abbiamo taciuto sempre , a quelle che vengono da bassi concetti , 0 dalla boria di sembrarne scienti negandola. A quelli poi che avversano la nuova dottrina , perchè la natura ha loro , negato quelle disposizioni, alla mancanza delle quali sottentrano / le qualità negative e l'avversione, consigliamo di volgere altrove i loro occhi miopi e loschi. Noi non andiamo in traccia di lodi; il corso di lezioni che noi esporremo ha il solo scopo di com- battere i pregiudizi che incarnati fin dalla fanciullezza nelle menti umane, arrestano e travolgono il progresso di quella filosofia che avviar deve 1' uomo alla diretta strada della sapienza. Esporre i risultati dei nostri studii di molti anni a si eletti ingegni che ci ascoltano è il nostro più vivo desiderio e conforto. Sicché quanto dei sapienti stranieri il conforto sui nostri lavori, ci saran cari su quello che abbiam detto e che diremo nel corso , i compati- menti di sì eletti compatrioti che hanno avuto ed avranno la pazienza di ascoltarci. ( Dal giornale della R. Accademia dì Medicina di Torino , 1872 ) -OOOO^OOOC^ IMPULSO IRRESISTIBILE A DELINPERE, LIBERTÀ MORALE, COSCIENZA. (Il doli. B. MiRAGLiA al dott. T. Riboli a Torino). Quelques'Uns de mes adversaires ont afp,rmé avec une impudente mauvaise foi, que f ai enseigné l' irresistibilité des actions. GAIX, Sur les fonctions du cerveau, etc, T. 4. p. 515. Caro dottor Riboli, Se è qualche tempo che non ti scrivo, malgrado i ricordi delle tue fotografie e dei tuoi biglietti, voglio ora inviarti al- cune lettere che rinfranchino il passato. Noi vecchi amici ed indipendenti abbiamo sempre deplorato gli ostacoli che ancora vanno opponendosi al progresso rapido della fisiologia del cer- vello , senza della quale non v' è buona filosofia, né retto studio di medicina mentale; perchè gli antagonisti per darsi l'aria di conoscerla la deturpano, mentre se ne servjono, però mala- mente, atteso che credono di piegarla alle loro metafisiche-» rie ; tal che osano fino spargere di aver tracciato essi e dato il vero impulso ad una frenologia a modo, quando, ficcan- do da per tutto la parola fren , fingono degnarsi appena di concedere a Gali un certo vanto di avere localizzato in ge- nerale le facoltà intellettuali nei lobi anteriori del cervello. Però dobbiamo esser lieti che tutti questi stessi oppositori , potenti per malizia e per calunnia e non per sapienti argo- mentazioni, sono già costretti a non poter negare la verità dei principi della dottrina di Gali, sicché questa, malgrado tanta confusione di ostacoli, marcia e va avanti nei suoi pro- gressi ed applicazioni allo scibile con renderlo di utilità pra- tica nel perfezionamento della società. _ 2 — A siffatti detrattori dì basso conio, percliè non sono or- ganizzati per potere apprendere, valutare ed apprezzare una dottrina che tende a perfezionare e far progredire lo spiritò umano, noi rispondiamo con un'alzata di spalle, e li lascia- mo dire; e se vi sono taluni, di cui noi rispettiamo il sape- re e che potrebbero valutare questa dottrina, invasi da an- tichi pregiudizi, non hanno essi la virtù di tornare indietro, rifiutare i loro vecchi errori e cominciar da capo. Imperoc- ché come vuoi che si muti e corregga chi già tiene incar- nato nel suo cervello il concetto di essere quest' organo uni- co omogeneo agente in massa nelle funzioni mentali per aver l'agio di adattarvi certe sue idee e quindi di esser portato a localizzare le astrazioni e fin gli abusi e i vizii delle facol- tà, e che inoltre ha idee storte d'istinti, di senso morale, di coscienza, di volontà, di libero arbitrio, di libertà morale, d'irresistibilità, di colpabilità, di vizio, di delitto di mor- bo, ecc. ? Eppure cotestoro, scimiottando i frenologi, i quali non han mai sognato quello che .la loro immaginazione e ma- lizia a questi attribuiscono, pesano a grammi e misurano a millimetri le facoltà nella massa e nel volume del cervello. E noi che abbiamo amato ed amiamo la discussione, come discutere con chi tramuta questa in disputa? È da qualche tempo, e specialmente ora(l), che va par- landosi violentemente dell'abuso che dicesi farsi dagli avvocati delle parole follia istintiva, impulso irresistibile, follia ra- gionante, ecc. nella difesa dei loro clienti delinquenti, in mo- do da passare nella mente — che vuoisi dichiarata ingenua — dei giudici , dei giurati e del popolo , siffatte idee e generare una malnata misericordia che può restituire dei malfattori alla società ; sicché credesi assolutamente che il sentimento morale dominatore delle nostre azioni, atteso che del pari vuoisi che fissi le determinazioni della volontà, deve quindi assolutamente arrestare ogni impulso a viziose e criminose azioni. Condannando questo che chiamano abuso, e sia, ma ritenendo come regola fissa e precetto V abuso contrario, non si è pensato che restringendo la più o meno non responsabili- (1) V. il giornale Roma , num. dei 21 e 28 genn. 1879. — 3 — tà degli atti con mandarla alla follia si ottiene un fatto op- posto, cioè die non si valutano più i gradi di colpabilità a cui la legge adatta gradi di pena, rilasciandone al criterio illuminato del giudicante l'applicazione, e si manda un ma- gnifico numero di delinquenti ad espiare pene sproporziona- tamente esorbitanti, e molti e molti innocenti alle galere e fino a salire il patibolo, ciò che rappresenta la vera espres- sione della ripugnante sentenza; purché il reo non si salai il giusto pera. Il sistema amministrativo della giustizia nella istruzione dei processi e nell' accusa come è ora costituito , non ritro- verà mai gli elementi della colpabilità e dei suoi gradi, fin- ché non farà mai precedere la ricerca degli elementi dell' in- nocenza e dei motivi attenuanti dei quali la esclusione dà ra- gione di ricorrere alla indagine dei primi, poiché così si tro- verebbe spianata la via alla ricerca della verità e della col- pa. Ecco perchè se gli avvocati abusano, come credesi, delle parole impulso irresistibile , lo è perchè i giudicanti, eco per questo e per lo più dei pubblici accusatori , si fermano nelle idee contrarie, cioè di rifiutare totalmente ogni motivo inter- no che può spingere a delinquere. Non credo che sia logico il conchiudere di ristringere ed accorciare i limiti di una cosa per la ricerca del vero, atteso che se ne può abusare. Ma perchè questo abuso? non è esso sovente la guerra ad un abuso contrario e funesto? Ma prima di venire ad accennare qualche mia idea , che già tu sai, o caro RiboU, avere io sparsa nei miei lavori , sul sentimento litorale , su V impulso , su le cause determinanti gli atti umani, ecc. di cui la sorgente io penso essere tutta diversa da quella che ammettono coloro che la ricercano in uno spirito organizzatore delle proprie facoltà , bisogna che esponga i deplorabih ed eloquenti fatti a cui ha condotto il voler trascurare, anzi respingere sistematicamente, voglio ri- peterlo , quelle prove possibili per la scoperta del vero , che sono i motivi interni che possono spingere e trascinare a delinquere. La ostinata trascuratezza o ripulsa di una prova che la legge non solo accorda, ma vuole che si ricorra ai principii di diritto quando essa non bene determinasi nei casi dubbii, ha reso illusorio il progresso e l'applicazione della scienza giurìdica in relazioni e rapporti coi progressi di una buona filosofia delle facoltà umane. Il respingere adunque le miglio- ri prove, come se si fosse tra due litiganti d'interessi pri- vati, produce quasi sempre ingiustizie, che la coscienza pub- blica, divenuta così fittizia, chiama poi giuste e legali. Eccone un eloquente esempio, da me altra volta ricordato. Si rileva in una recente statistica di Wingtrinier, medico delle prigioni di Bouen, che fra 202 prigionieri, 4 morirono prima di essere condannati, e 176 furono dai giudici ricono- sciuti alienati in seguito del parere dei medici, 6 lo furono per delitti criminah: e dì questi uno dopo di essere ' stato pazzo in galera rimase stupido; un altro rimase pazzo a Brest; il terzo si uccise; il quarto morì in un manicomio; il quinto discese all'ultimo grado di demenza; il sesto non ebbe tempo a chiarirsi che venne tosto giustiziato. Gli altri 76 vennero condannati a pene correzionali, e di questi 36 dovettero tra- sportarsi dalle prigioni ai manicomii , uno morì in breve , e la maggior parte degli altri espiarono la pena tra i pazzi. (Ann. dliijg. et de med. leg., t. XLVIII, p. 369, e t. XLI, p. 138). Boileau de Castelnau, medico in capo delle prigioni di Nimes, scriveva nel 1852 che i 1200 condannati sottoposti alla sua osservazione durante 25 anni, avevano presentato una pressione notabile nel libero arbitrio. ( Boileau de Ca- stelnau, De l'epilepsie ctc. 1852). Il giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della Corona, nel 1864 in un grande meeting che aveva convocato a Londra, proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati appiccati sessanta alienati. Ed alla medesima epoca il dottor Madden dimostrò che undici alienati furono condannati a mor- te, dei quali otto furono giustiziati, e tre graziati ma reclusi (Madden, Sur V alien, men.; pag. 13 e 17, Londres, 1864). Durante un comitato, istituito dal Parlamento inglese per > fare una inchiesta su la pena di morte, Lord Sydney Godol- phin, incaricato della sorveglianza di un asilo, depose che pili alienati di mente erano stati giustiziati. — Il giureconsulto Mittérmayer, che per più di 40 anni occupossi di studi di alie- nazione mentale, avendo riconosciuto di esservi una propor- zione notabile di pazzi tra gli accusati ed i condannati, non esita a dire , che V esame di questi individui non è stato mai fatto con molto senno. Eloquente statistica , a fronte della quale dispererebbero certo di offrirne una simile di colpevoli impuniti i propugna- tori di una cieca ed irragionevole severità delle leggi. A che servono adunque i progressi delle istituzioni le- gislative quando per certi falsi concetti si possono fare fu- neste ingiustizie all'ombra delle leggi? Perchè gridar tanto contro un abuso, che in fine non si riduce che ad un dubbio, e che se può fare scappare qualcuno sieno pure cento mal- fattori, può far straziar mille innocenti, sia pur uno? Non rap- presenta esso la coscienza che si ribella contro tanto strazio? Inoltre temere di questo abuso è dichiarare gonzi 1 giu- dici, e furfanti i periti, perchè questi ultimi hanno intorno ai motivi delle azioni umane idee contrarie a quelle dei pro- pugnatori dei ceppi e del capestro. Dopo questo preamboletto, o caro Riboli, permettimi di accennare, che se tutto ciò che avviene nell' uomo è il risul- tato dell'essere più ammirabile della creazione, e che quindi non esce fuori i limiti della sua organizzazione medesima, non conduce affatto al materialismo ed al fatalismo, quando la libertà inorale è ammessa come fratto più eminente rego- latore delle azioni. La facoltà di scegliere e di volere che si esegue median- '^■•'■ie atti organici acquista il nome di libertà morale, sicché co- me facoltà soggetta alle condizioni della umana natura — per- chè ve lo sono tutte — non può essere che limitata; e per le coscienze timorose vale molto ciò che disse S. Paolo nel r^~ conoscere pur troppo l'influenza del corpo su l'esercizio della libertà mollale : — La carne ha dei desideri contrari a quelli dello spirito e viceversa : — questi principii si combattono Pano r altro in modo che voi non fate affatto quel che vo- lete (S. Paolo, ai Galati, voi. 17). Laonde riconosciuti gli atti organici quali veri motivi della libertà morale, sovente ancora si compiono per le esterne circostanze che !' energia h delle facoltà può rendere più o meno moventi. Già Gali a- veva detto: in generale più v'è sproporzione trai motivi sieno interni sieno esterni e Venergia delle facoltà^ più Ve- serci2io della libertà morale diviene precaria (Gall, Su,r les fonctions du cerveau I. I. p. 289). Fuori di questi precetti non dovrebbe uscire la norma di misurare i gradi di colpabilità nelle azioni criminose per rendere applicabili con giustizia i diversi gradi di pena, che la legge con tanto senno determina; perchè essa certo non può non considerare la colpa, il delitto, il masfatto che pro- dotto d'individuo agitato. Ed il giudice, il difensore, l'accu- satore che non considerano queste circostanze che han po- tuto spingere o fino trascinare a delinquere, tradiscono il loro mandato, trascurando così il vero mezzo di riconoscere e rifiutare gli. abusi di qualunque sorta che tentassero di sorprendere la giustizia. Ordinariamente si confonde con la libertà morale il senso 0 sentimento morale ritenendo come sì quello che questo non seguissero le leggi della organizzazione. La disposizione innata che l'uomo porta a condursi di una maniera conforme al mantenimento dell'ordine sociale si lega al senso morale o sentimento del giusto e delV ingiusto) sicché questo è l'elemento primitivo che stabilisce la società, le nazioni, le famiglie in cui l'uomo è stato destinato a vi- vere. Laonde gli uomini che nascono a vivere uniti portano con essi il sentimento de' doveri e del giusto e dell'ingiusto che in generale è il regolatore ed il sostegno della società. Intanto il sentimento morale non coadiuvato delle facoltà superiori, vere sorgenti della libertà morale^ non può fre- nare e reprimere T impeto delle tendenze e dei sentimenti ge- neratori degl'impulsi e delle passioni; poiché se il primo di- spone a fare il bene e ad evitare il male, la libertà morale ha il potere di scegliere e di volere, però secondo le impres- sioni elle lo spirito riceve; cioè può scegliere 'fìnanco il male come bene, e rifiutare financo il bene come male; né ciò con- traddice le leggi della natura nelle manifestazioni psichiche. Il più bello e sublime attributo o modo di essere del senso morale in seguito dell'azione della libertà morale è a facoltà di percepire sé stesso e le sue diverse modifica- zioni che appelliamo senso interno, coscienza. Mediante la coscienza noi percepiamo il piacere o la pena che proviamo interiormente in seguito di una buona o male azionerò di un'a- zione che si giudica buona o cattiva. A questa coscienza noi diamo l'attributo di morale. Una debole manifestazione del senso morale, soggetto ad essere sopraffatto dall'impulso delle tendenze, produce non solo la indifferenza, ma l'alterazione del senso del giusto e dell'ingiusto; sicché adattandovisi la libertà morale nello sce- gliere e nel volere, possono le azioni umane divenire crimi- nose senza che la coscienza si presenti a svegliarne i rimorsi. È facile adunque riconoscere di essere in grave errore e di essere ignaro delle leggi della natura umana chiunque pretende di potersi assolutamente correggere e reprimere l'impeto delle tendenze e delle passioni per mezzo del solo sentimento morale escludendone l'impero delle facoltà supe- riori nelle quali ha origine la libertà morale. Il senso mo- rale, ripeto, produce una emozione nel sentire e riconoscere il giusto e l'ingiusto, il bene ed il male; ma la libertà mo- rdale accogliendo questa impressione come le si presenta, cioè accogliendola e volendola come buona e rifiutandola co- me cattiva, non può che dare la migiiore ragione del valore delle azioni umane per le quali sorge giudice la coscienza prima origine dei doveri dell'uomo. Dopo queste poche parole che ho detto sul senso mo- rale e su la libertà morale che sono la sorgente dei dove- ri dell'uomo, può darsi il vero significato alle parole impulso irresistibile. Già la parola impulso, come di sopra ho detto, è l'attributo di ciascuno istinto come l' emozione lo è di ciascun sentimento, ma sono le sole facoltà intellettuali che producono idee, giudizi e ragionamenti. Senza questa distinzione impor- tante di ciascuna serie delle facoltà mentali, possono darsi agli istinti ed ai sentimenti che costituiscono le facoltà affet- tive, poteri che non hanno, e specialmente ai sentimenti il potere di correggere e reprimere, o meglio ad un emozione ingannevole e spesso premessa di giudizi falsi; imperocché il giudizio, attributo delle sole facoltà superiori, e special- - 8 ~ mente delle riflessive ^ sorgenti dell'analisi e della sintesi, non può portar seco che la forma della sua premessa dell' emo- zione che accoglie come buona e respinge come malvagia; e ciò non smentisce la logica dei ragionamenti in concordanza delle azioni umane. Per la qual cosa quando non si sa che la libertà morale seguendo le leggi del pensiero diminuisce in ragione dell' energia dei motivi interni od esteriori sui qua- li si modellano queste leggi , e quando non si comprende che l'enormità del vizio e della colpa è da calcolarsi dal grado dell'energia della libertà morale; e che per le tendenze o istinti la non resistibilità nello stato sano è quella impulsione interna che la ragione avverte per mezzo della coscienza e che con grandi sforzi reprime, e che può essere corretta e mi- gliorata dall'educazione, dall'impero delle leggi e dai buoni precetti religiosi; e la irresistibilità nello stato di morbo è quella impulsione interna a cui non si lega né ragione né volontà e quindi è incorregibile, allora si scambia facilmen- te il morbo col vizio, e l' incolpabilità con la volontà deter- minata a delinquere. I diversi gradi di risponsabilità adunque sì misurano dai diversi gradi di risponsabilità, di corrigibilità, di volontà , di libertà morale nella determinazione delle azioni umane; sic- ché se escludi l'influenza della organizzazione su le facoltà determinanti gli atti, non come la escludono i psicologi puri e coloro che han fatto dello spirito un personaggio domina- tore assoluto, organizzatore di sé stesso e della materia, ma come la intendiamo noi, cioè che v'è tal relazione tra le fun- zioni degli organi per le diverse serie delle facoltà e lo scopo della loro destinazione, che secondo il predomìnio e la pre- ponderanza di queste più o meno attive l'unità psichica si svolge ed esercita più o meno energica. La società ed i progressi delle sue istituzioni non essen- do che i prodotti delle facoltà con cui i'uomo nasce, se può divenire il motivo dell'esercizio intemperante di queste, non può che la organizzazione per cui esse sì esercitano modi- ficarsi, tanto più che tanti bisogni fittizi che ne sono sorti, rendono sovente molte tendenze naturali più o meno impe- ranti. Né per questo è da intendersi, come da molti si crede »- 9 ~ ancora che la società ha creato e crea facoltà nuove, se il risultato dell'azione combinata delle facoltà di cui gli ele- menti sono stati sempre e saranno gli stessi nell'uomo, può produrre innumerevoli prodotti. È indubitato che tutti questi bisogni fittizi, effetti smodati d'intemperanti funzioni degli or- gani cerebrali, li deperiscono; cagione funesta di tanta ec- cedenza di folli, eh' è l'estremo deperimento ed azione disor- dinata dell'organo ammirabile delle facoltà. Né a questo ul- timo stato vi si corre di sbalzo; un'altra specie di modifi- cazioni nell'esercizio forzato ed intemperante delle forze men- tali, senza esser morbo, produce certi effetti, che se può ren- dere un'azione virtuosa più meritevole, rende meno colpevo- le quella viziosa. Ecco, perchè invece di colpire il vizio e la colpa con mezzi estremi, e non utili atteso che dandosi così luogo ad una coscienza artefatta non correggono né emen- dano, non pensare all'istruzione graduata e profìcua ed al- l' educazione preventiva delle facoltà per fare che il senso mo- rale e la libertà morale sorgano più potenti da elementi mi- gliori ? « La giustizia preventiva dei delitti e la pena a cui va « unita la diligenza d'istruire lo spirito e di formare il cuore » raggiunge il fine della società; » disse l'immortale Beccaria C Sui delitti e le pene , § 36 J. Or se la legge vuole che si misurassero i gradi di col- pabilità, quando ammette i gradi di pena, nel cui confronto ed applicazione consiste la retta amministrazione della giu- stizia, perchè escludere dai mezzi onde si ottiene questo sco- po le prove per cui valutare i motivi che possono spingere al delitto, quando tanto valore vuoisi limitare ai motivi ester- ni? e dove questi agirebbero senza di quelli che essere pos- sono più 0 meno reagenti? Se si vogliono escludere i moti- vi interni ed i loro gradi, tanto ora esagerati nel pelago di tanti bisogni fittizi e dolorosi nello spingere a delinquere , si è aperto già il varco alle inutili crudeltà della pena, resa così impossibile ad emendare e correggere, scopo nobile della leg- ge punitrice , e si è reso molto declive a precipitare negli er- gastoli i folli che hanno avuto la sventura di ragionare, hiflne il predicare contro l'abuso, non calcolando l'effetto contrario, sebbene si possa abusare di tutte le cose buone, dà diritto di — 10 — far noti gli abusi contrari che aver possono tanti effetti fune- sti a danno della umanità e della giustizia. Dopo queste osservazioni si può conchiudere che l'impul- so irresistibile a delinquere essendo un fenomeno estremo delle azioni intemperanti delle tendenze istintive, non può mi- surarsi nei suoi gradi che dai gradi del potere della libertà morale , che naturalmente regolandosi secondo le impressio- ni più o meno vive del senso morale per dar luogo ad una analoga coscienza, non esclude la colpabilità dall' estremo al minimo grado. L'impulso irresistibile reso incorrigibile per travolgimento o perdita della libertà morale è il solo che può considerarsi nello stato di morbo per arrivare alla incol- pabilità. E di questo^ caro Riboli, un'altra volta. Napoli j 2 aprile 1879. Dott. B. Miragli A. ( Dal giornale Roma, num. del 9 e 10 aprile 1879 ì. LA FOLLIA RU10?JAKTE, IL MEOiCO ED IL MAtìlSIRATO. (Il dot. B. Miraglia al dot. T. Riboli a Torino). 11 doit. Miraglia ha scritto lungamente per dimostrare che questi fenomeni (i ragionamenti, la coerenza nei discorsi; la integrità della memoria) possono sussistere con la pazzia ; bisogna sperare che egli nel convincere i giuristi italiani ed il pubblico sia piii felice di quel che noi lo siamo in Inghilterra. ( The Journal of mental science, voi. XVll, pag. 458„ London, i87i.) ' Caro dott. Ribolì Nella mia lettera precedente tu certo non avrai ritrovato che un sommario delle nostre idee e convincimenti che col- tiviamo fin dai primi anni nei quali cominciammo ad apprez- zare lo studio delle funzioni del cervello come organo delle facoltà intellettuali, morali ed istintive. La nozione ed appli- cazione di questi studi fa sorgere una vera filosofìa di utilità pratica pei progressi dello spirito umano e perfezionamento della società. In quella precedente lettera adunque volli dire come lo impulso a delinquere coi suoi gradi di colpabilità si debbono misurare non dalla enormità della colpa e dei delitti, ma bensì dai gradi di libertà morale, la quale ultima può giungere a tale fievolezza o a tale erroneità di scegliere e di volere , che l'uomo senza avvedersi del proprio stato crede regolari i suoi atti. In questa inconscienza del proprio stato e non in quella degli atti di qualunque natura sieno, e spesso del loro valore, io fo consistere la follia. Già tu sai che io non ammetto altra classificazione della pazzia che quella secondo la divisione naturale delle facoltà della mente , che meglio sarebbero dette facoltà cerebrali , _ 12 -_ poiché esse non rappresentano che le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte; e per questo è da reputarsi impossibile avere idea esatta dei disordini di esse facoltà senza conoscer- ne le manifestazioni fisiologiche in analogia della struttura anatomica del cervello nelle funzioni del quale esse hanno r origine. S' intenderanno e si ritroveranno facilmente le diverse forme di follia con la guida della nozione delle diverse fa- coltà fondamentali; sicché mi piace ricordare questa connes- sione logica e naturale tra la manifestazione fisiologica e quella patologica di esse facoltà nell' accennare qui rapidissi- mamente le classi delle diverse facoltà e lo scopo della loro destinazione. Seguendo le manifestazioni della natura possiamo fare la più semplice divisione delle facoltà fondamentali della mente, le quali essendo indipendenti l'una dalle altre, e spesso con- trarie tra loro, possono per lo scopo a cui tendono dividersi in classi speciali . — — Istinti o tendenze, per mezzo di cui si hanno impul- sioni. Sono la sorgente dei diritti e delle passioni. — Sentimenti o facoltà morali, per mezzo dei quali si hanno emozioni. Sono la sorgente dei doveri. — Facoltà percettive , per mezzo delle quali si prende conoscenza della esistenza delle qualità e delle relazioni degli oggetti esterni. Esse sono la sorgente delle realità e dei loro rapporti. — Facoltà rijlessive o della causalità e del paragone. Sono la sorgente dei giudizii e della ragione. Le prime due serie cioè gli istinti ed i sentimenti costi- tuiscono le facoltà affettive; esse che si manifestano con ten- denze, inclinazioni, impulsi e con emozioni fino alla passione, e che sono la sorgente dei diritti é dei doveri , neir abuso dan luogo ai vizii ed alle colpe. Le altre due serie cioè le facoltà percettive e le riflessive costituiscono le facoltà intellettive. Esse sole, e non le prime, producono idee , giudizii e ragionamenti; e regolano, mode- rano e reprimono i prodotti delle facoltà affettivo formandone premesse alle loro operazioni. , — 13 — La memoria, l'attenzione, ecc., non sono clie modi di essere o attributi di ciascuna delle facoltà intellettuali, o pure sono facoltà astratte complesse per l' azione di due o più di queste ultime,, sicché ne rappresentano la più o meno energia. In vero la memoria dei nomi , per es., può essere forte , e debole quella dei numeri, o dei toni, ecc., e viceversa. Siffatta divisione di facoltà eh' è secondo le manifestazioni della natura può essere la sola base di una uniforme classi- ficazione della pazzia; cioè: — Follia degli istinti che si mostra con impulsioni irre- sistibili ed incorrigibili , ciò che costituisce la forma maniaca. — Folha dei sentimenti di cui il fenomeno generale per lo più è la melanconia con infrenabili emozioni dolorose. Questi due grandi generi di pazzie si riconoscono dagli atti strani e non dagli sragionamenti. — L'incoerenza d'idee, i falsi giudizii, gli sragionamenti so- no le principali apparenze dei disordini delle facoltà percettive e delle facoltà riflessive con esagerazione o perdita in tutto o in parte dei loro attributi , come della memoria , ecc. Or sebbene vi fossero tali apparenze di pazzie per quanti sono i diversi istinti, i diversi sentimenti e le diverse facoltà intellettuali , considerandole pure in complicazioni tra loro , non possono uscire dalle quattro serie indicate. Se le follie volessero, senza tener conto di queste serie di facoltà, clas- sificarsi a norma delle proprie e speciali apparenze in ciascun individuo, dovrebbe allora ritenersi tante specie di follie per quante sono gli uomini che ne sarebbero affetti : stranezza di logica ! Inoltre sapendosi, come ho detto, che le facoltà sono in- dipendenti tra loro, possono, come per lo più avviene, disor- dinarsi ed abolirsi in parte , cioè una, due , tre , rimanendo integre le altre , ciò che costituisce le follie parziali , e ciò che prova che il cervello non agisce in massa nelle funzioni mentali. Dopo ciò qual logica permetterebbe di ardire di parlar di pazzia a chi non conosce ciascuna delle facoltà mentali nel- lo stato normale in azione e da sé ed insieme ad altre , o meglio che non sa le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte in armonia delle individuali manifestazioni psìchiche e specialmente quelli che non vedono pazzi che alla sfuggita? Ricorderai, carissimo Riboli, quando tu insieme al Re- stani di Milano ed al Fossati collega di Gali venuto da Pa- rigi al Congresso medico di Genova nel 1846 e di Venezia nel 1847, presentaste questa mia classificazione della pazzia, che corredai di molte storie di follie parziali corrispondenti a rispettive parziali lesioni della sostanza cerebrale; lavoro bene accolto e che già in quella epoca fu pubblicato. Tu poi lo com- mendasti; ed in seguito i francesi vi videro qualche cosa della loro divisione della follia, ed i tedeschi dei loro concetti. Io credo che di ciò non siavi nulla, perchè essi ancora vogliono fare un falso connubio della divisione delle facoltà secondo le astrazioni dei metafìsici con un'arbitraria anatomia e fisio- logia cerebrale; e le loro localizzazioni nell'encefalo vogliono ritrovarle con le vivisezioni degli animali e l' elettricità ( che sono le peggiori prove per la fisiologia del cervello) per li- garvi l'origine dei movimenti -volontarii e della sensibilità or- ganica , disperando di rinvenirvi gli indizii delle forze men- tali , imperocché la follia non consiste che nei disordini di queste forze, sebbene un pervertimento dei movimenti volon- tarii e della sensibilità vi si associasse. La nozione chiara e distinta di ciascuna delle facoltà fon- damentali della mente, che ho ricordato essere gli istinti, i sentimenti, e le facoltà percettive e le riflessive, e delle loro azioni in complesso, spiega le follie generali e le parziali; e fa comprendere che secondo la natura di esse facoltà si pre- sentano i fenomeni morbosi, che perciò possono ridursi a due, cioè agli atti strani ed agli sragionamenti. Però è da notare che questi sragionamenti sono tali rim- petto a chiunque sia pure agli altri folli , ma per 1' alienato stesso non sono che coerenze logiche, perchè la conseguenza di ogni suo giudizio è come la premessa concepita nel suo cervello sebbene falsa ed erronea e che egli naturalmente crede reale , pure e specialmente quando questa premessa , prodotto di una impulsione o emozione di qualche facoltà affettiva nello stato morboso, si è presentata alle facoltà su- periori. — 15 — Il folle adunque in qualunque stato è logico nei suoi ra- gionamenti e nei suoi atti , e si distingue dal savio che ra- giona dalle premesse che inconscie si svolgono nel suo cer- vello malato. Sicché tutti gii alienati riguardo alla loro mente in un modo singolare organizzata apparentemente ragionano pure nello stato più acuto della malattia! e siamo quindi nel concetto logico di ritenere ragionanti tutte le follie parziali , non solo fuori del delirio, ma pure nel delirio stesso. Tu sai , caro amico, come, qui in Napoli specialmente, si volle rendere celebre una causa per la grande opposizione che da varii medici e dai magistrati si cercò fare alla follia ragionante ; della quale non solo non avevasi alcuna idea, ma si disse fìnanco dal P. Ministero che una sentenza con- traria emanata dal tribunale avrebbe distrutta questa inven- zione del dott. Miraglia. Ma malgrado questa sentenza la follia ragionante sta e starà sventuratamente sulla faccia della terra. Noi deplorammo tanta ignoranza e tanta malizia! Ora, vedi cambiar di convincimenti senza convincimenti; mi accade che nelle consultazioni scorgo non parlarsi da molti medici che di follie ragionanti, però in un senso tutto speciale ed a modo. Credono insomma che i folli ragionanti sieno quelli che ra- gionano fuori del loro delirio, ciò che farebbe ricorrere alla risponsabilità parziale dei monomaniaci, e quindi popolarne le prigioni e gli ergastoli. Essi citano Pinel, senza ricordare che Pinel nelF appellare la pazzia ragionante mania senza delirio ammette che il pazzo ragiona pure nel delirio più alto. (Pinel, Sur V aliènation mentale^ 2* edit. p. 88 e 164). Ma io trovo che la sentenza di Gali su questo oggetto è così gra- ve ed autorevole, che medici, magistrati ed avvocati dovreb- bero tenerla bene impressa nella loro mente. Eccola: « Sono » alienati ragionanti quegli individui malati di spirito che » realmente ragionano in tutto quello che non riguarda la » loro malattia , ed ove pure sul rapporto medesimo della » loro alienazione agiscono nel modo più conseguente e con » conoscenza »... E conchiude: « Non essendo la natura della » follia ragionante affatto generalmente conosciuta, avviene » che i malfattori appartenenti a questa classe di alienati e » che sono stati veduti agire e ragionare di una maniera con- — 16 — » seguente, vengono in certi paesi condannati alle prigioni ed » alla morte ; ed in altri paesi vengono inviati all' Ospedale » dei pazzi. » (Gali, Sur les fonciions da ceroeau^ etc, T. I, pag. 444 e 452). L'accademia di medicina e chirurgia di Valenza, rispon- dendo ai quesiti formolati dal magistrato su lo stato di mente della dama Sagrerò , rispose esserne integra la ragione per- chè ella risponde ragionevolmente nei suoi interrogatorii e scrive lettere sensate. Ma la Società medico-psicologica di Pa- rigi per mezzo di una Commissione composta dai celebri alie- nisti Legrand du Sanile , Loisseaux , e Brierre de Boismont relatore, dichiara l' accademia di Valenza ignorante tanto de- gli studi della pazzia, di affermare di non avere quella mai osservato un folle nei manicomii, quando crede alla integrità della mente perchè rispondesi ragionevolmente negli inter- rogatorii E SI SCRIVONO LETTERE SENSATE. Il dotto ed autorevole Avvocato generale Merville, pro- nunziò innanzi ad una delle prime Corti di Francia , quella di Lione, in caso di una domanda d'interdizione le seguenti solenni parole: « La follia ragionante o lucida si mostra ge- » neralmente né col furore né con lo sragionamento; per isco- » prirla, i medici stessi hanno qualche volta bisogno di più » mesi , di pAù anni di esame attento.... Tutt' i medici alie- » nisti han confermato esservi dei folli che sono folK nelle » loro azioni e non nelle loro parole, i quali rispondono molto )) ragionevolmente a tutte le quistioni che loro s'indirizzano, » si esprimono con lucidezza , conservano un' apparenza di » ragione fin nelle loro concezioni deliranti. » Convieni tu già che noi passando per sopra alla boria di certi medici e giudici pòsilli, di cui non so quale idea abbiano della filosofia dello spirito umano, siamo lieti di vedere che in Italia la medicina degli alienati accenna ad elevarsi al di sopra di quella eh' è in Inghilterra ed altrove ; imperocché scòrgo aver già fatto breccia nella mente illuminata di alcuni alti magistrati. Leggo in una sentenza della Corte di Appello di Napoli riepilogato quanto io dissi nel 1870 in un lavoretto sul modo di riconoscere V alienazione mentale nei giudizii penali e civili, nelle seguenti parole : — « La lipemania se- — 17 — » condo i dettati della scienza, è un delirio sopra uno o più » oggetti, con predominio d'idee tristi e deprimenti lo spirito: » si manifesta più col disordine delle azioni che dei ragio- )) namenti, ed ha rapporto con le facoltà, affettive Coloro » che ne sono affetti non ragionano mai erroneamente, nep- » pure intorno a quel gruppo d'idee che caratterizzano il loro » delirio. Essi muovono da una idea falsa e da principii falsi- » ma ogni loro ragionamento e tutte le conseguenze che ne )) deducono sono conformi alle leggi della logica più severa. » Qual meraviglia quindi se conversando con N. non si » accorsero del suo disordine mentale , anzi la giudicarono » savia e prudente ? » E più appresso : — « Gli interrogatorii ed i colloquii pos- » sono far conoscere le manie con incoerenze d'idee e vizio » di ragionamenti; ma le follie parziali, specialmente quando » i fenomeni stanno nei disordini delle facoltà affettive, vo- )) glionsi vedere nella stranezza degli atti, malgrado l'appa- » renza di ragione e di esatti giudizii. » ( Sentenza della Corte di Appello dì Napoli^ 6'^ Sezione penale , con data degli 8 giugno 1872. J Non potrassi adunque , senza dar prova di una strana fatuità , rifiutare il concetto che il pazzo non solo è ragio- nante neir esercizio delle facoltà che gli rimangono sane , ma pure nei suoi argomenti deliranti. Una idea falsa e monca della follia ragionante, di cui sono invasi pure alcuni medici distinti, conduce ad un gravissimo errore per cui verrebbero condannati tutt' i monomaniaci ; imperocché si vorrebbe far credere che quando vi è nesso logico tra la causa del delitto ed il delitto stesso, o quando col delitto si vuol raggiungere uno scopo ben determinato , o quando si va in cerca della persona di uccidere, e non si uccide chiunque o il più vicino, vi è reato da condannare (1). Ma gli atti dei monomaniaci non hanno un nesso logico con la causa che li fa agire, e eh' è nel loro cervello guasto ? I loro giudizii non sono esatti e logici malgrado la falsità della loro premessa? L'unica sen- tenza che fa distinguere il pazzo dal savio delinquente non è (1) V. giornale Roma del 28 gennaio 1879, che il ravvisare nel primo l'erroneità morbosa ed inconscia della causa per cui si determina al delitto; e ciò è quello che domanda la legge al perito, onde essere illuminato il magi- strato. I folli premeditano e vanno a ricercare lontano ed in mezzo alla moltitudine la loro Aàttima; sanno dissimulare il loro delirio , come i malfattori simulano la pazzia. Senza la conoscenza esatta della causa dei ragionamenti dei folli lucidi è impossibile ravvisare la simulazione del delirio e degli im- pulsi nei delinquenti e la dissimulazione negli alienati. Permettimi , caro Riboli, che qui mi arresti , per conti- nuare in seguito le mie riflessioni su questo interessantissimo argomento. Napoli, 18 aprile 1879. Dott. B. MlRAGLIA. oà- -o LE PERIZIE MEDIC0-LE6&L1 DEGLI klìUkìl (Il doit, B. MiRAGLiA al dolt. T. Riboli a Torino), Più vi sono leggi, più vi sono delitti. S. Paolo. Caro dottor Riboli Non. ti aspettare dal titolo qui sopra espresso, che in questo terza lettera io facessi delle lunghe discussioni. Mi piace intrattenermi con te ricordando alcune idee che essere potrebbero di pratica utilità. Nei trattati di medicina legale , la sezione che riguarda la freniatria è la meno soddisfacente, per non dire per lo più er- ronea e funesta ; ciò che dà appicco di censura al magistrato e più di tutto al P. ministero, che ignoranti affatto di scienze naturali, si credono già esserne sapienti perchè sono stati col- locati in quelle sedie coruli. Il vedere un P. ministero gridare le sue perorazioni fulminee, trincerandosi dietro cataste di libri, che finisce con non aprirli, è cosa molto dispiacevole. Questo criminalista perpetuo, eh' è successo alla tortura (1), in tutto vedendo colpa evitando di andare in cerca degli ele- menti dell'innocenza, ingarbuglia la coscienza del giudice. Ed ora specialmente il vedere l' accusatore pubblico chiamare in soccorso periti opponenti ai periti della difesa, come se si fos- se tra due litiganti d'interessi privati, è uno scandalo ripro- vevole. Una palestra di lotte spesso incitate da simpatie o da impari principi scientifici nell' aula della giustizia, ha dato di- ritto al magistrato di non dar valore al parere medico, ed ap- pigliarsi a quello che più si adatta alla propria inscienza di materie mediche. (1) Mìraglia. Prolusione al corso di medicina legale j 1875, pag. 6 e 8. _ 20 — Ma limitiamoci alle perizie di freniatria legale. La legge ha sempre rimesso al criterio del magistrato di misurare i gradi di colpabilità quando determina due limiti , cioè il minimo ed il massimo, nei gradi di pena. Ora il magi- strato prendendo quasi sempre le circostanze attenuanti o ag- gravanti dalle cose accidentali esterne e non dalla posizione particolare dello stato interno del malfattore , scambia facil- mente negli atti dei folli una caparbietà di soddisfare una ten- denza incorrigibile, una emozione dolorosa, una idea fissa, manifestazioni indomabili e continue di un cervello morbosa- mente modificato, con la volontà libera determinata a delin- quere. I periti nel maggior numero non escono da questo er- rore, perchè puntello invocato dell'uomo di legge o accusatore pubblico, partendo da certi principi prestabiliti comuni, ai quali il magistato facilmente è comodo di adattarsi perchè senza alcuna fatica di lavoro mentale, conchiudono quello che avevano ideato di ritrovare. Tutto questo rimonta ancora alla istruzione del processo, imperocché ordinarimente gli istrut- tori, ignari della natura delle facoltà umane, vanno come i ciechi a tentone per rinvenire il movente delle azioni del delin- quente. Le discussioni pubbhche è vero che correggono molti errori, e le Corti di appello pure annullano molte di tali sen- tenze, di cui l'erroneità può spiccare nella procedura dei giu- dìzi; ma quando questa va secondo la legge nella quale si na- sconde un errore di principii nel giudizio penale o civile , allo- ra vien confermata una condanna aggravante o ingiusta; sic- ché il malfattore può ritornare in società per seguitare a de- linquere, ed un folle per continuare a disturbare la società e la famiglia. Vi sono certi casi di follia ragionante che sarà impossibile riconoscersi dall'alienista pure più sperimentato, ove questi non sa che il pazzo non avvertendo il proprio stato , cioè 1' er- roneità dei suoi giudizii li crede normah. Quindi un folle mal- fattore del quale il dehtto ha il movente nella concezione deli- rante del suo cervello , dissimula e nasconde questa causa da lui riconosciuta del suo misfatto, e fìnge un disordine delle facoltà che gli rimangono sane; in somma un pazzo che dissi- — si- mula la sua follia e ne simula un'altra per rendersi incolpabile. E per questo i periti ed il magistrato riconosciuta la simula- zione si arrestano non curandosi di ulteriori indagini , e con- dannano col solito convincimento morale un povero matto. Questi casi sono meno rari di quel che si crede, e pare non ancora avvertiti dagli alienisti. Mi limito ad accennarne un esempio. Ricordo che varii anni fa un tal G. R. fabbricante di botti , della Provincia di Terra di Lavoro, una notte scannò la propria moglie , e fuggì fuori la casa mezzo nudo. Nel manicomio di Aversa dove fu spedito in esperimento , con mio rapporto fu dichiarato affetto di follia parziale con notabile debolezza delle facoltà superiori sì per ingrata natura che per mancata educa- zione, ma simulatore di lipemania ascetica con mutismo. La Gran Corte Criminale di S. Maria di Capua di queir epoca lo dichiarò folle e lo restituì in libertà. Alle sue stranezze i ra- gazzi gli facevano le burle ; ed egli allora minaccioso spesso diceva loro: « Non m'inquietate perchè vado a fare un'altra volta il pazzo in Aversa », tanto era certo di aver saputo in- gannare per quanto non si avvedeva del suo stato cronico di demenza. In quella causa celebre nella quale tu unito a me , al Bo- naeossa di Torino , al Biffl di Milano e ad altri medici fosti pe- rito, e su la quale causa poi la Corte di Appello dettò quella splendida sentenza , di cui trascrissi un brano nella lettera precedente (1), il P. Ministero del Tribunale, se te lo ricordi, confuso ai nostri discorsi su la follia ragionante, mi si diresse dicendomi, « prof. Miraglia, esaminatemi, perchè se io fossi un folle ragionante , lascio la toga e mi presento al manico- mio. » In verità a questa scappata poco seria di un P. Mini- stero avrei potuto rispondere , che ciò sarebbe stato un fatto di poter vedere dopo la causa; ma io tosto gli risposi, che con siffatto modo di argomentare avrei potuto far sedere su quel- lo scanno magistrale qualcuno di quei pazzi del manicomio di Aversa , dai quali feci nel 1863 rappresentare con tanta meraviglia nei teatri del Fondo e del Giardino d'inverno di Na- {1)V. pag. 16 e 17, »- 22 -= poli e nel teatro reale di Caserta , il Bruto primo , il Timoleo- ne ed il Saul d' Alfieri e commedie e farse ; e sarei certo che quelli pure avrebbero dettato delle buone sentenze (1). Non volli aggiungere che questo che diceva non era un paradosso , perchè allora , come ora ho curato e curo qualche folle ragio- nante che veste la toga e scrive sentenze , e qualche altro di- fende cause. Tu sai, amico mio, la mia franchezza nelle perizie di fre- niatria forense nel discutere il mio parere, che non mi è pia- ciuto mai di avvolgere nelle generalità, perchè queste non con- chiudono mai nulla , ma di sforzarmi di fare entrare nella mente del giudice e del pubblico un concetto chiaro della follia non come lo sente qualunque specie di volgo , ma come può intendersi dalle erudite intelligenze e secondo la natura delle facoltà umane ; facile mezzo per isvegliare un retto convinci- mento morale in armonia di logici e persuasivi giudizii. Dis- graziatamente le divergenze nel concetto vero della follia, come più sopra ho ricordato, è la causa per cui il magistrato non ha fede nei periti alienisti , se non quando questi si adattano alla idea volgare della pazzia nella sua mente concepita e domi- nante. Qualche magistrato e specialmente alcuni del P, M. per ripugnanza nel vedere battuti i loro concetti nelle conclusioni con cui domandano la pena , vanno qui ventilando dichiarare io sempre pazzi i delinquenti , malizia per preparare il convin- cimento morale dei giudicanti a seguire la loro idea da cui non sanno staccarsi. Anzi una volta nella Corte di Assise in una causa grave di un omicida , che aveva avuto ed aveva in casa cinque congiunti pazzi , il P. Ministero cominciò con leggere ai giurati la pagina d' un mio lavoro (2) , nella quale io parlo della istituzione dei giurati e delle loro sentenze non al raro erronee e funeste. Essi preoccupati da un convincimento tutto proprio , fìn- gono di non sapere i varii miei pareri che dichiararono più de- (1) Miraglia. La legge e la follia ragionante, pag. 104. (2) Miraglia. Prolusione al corso di medicina legale, pag. 9. »= 23 — linquenti fìnti pazzi per cui vennero poi condannati, e moltis- simi non folli. Tra i famigerati malfattori condannati ai lavori forzati in seguito di miei rapporti , che li dichiaravano simulatori della pazzia, ricordo un tal Domenico M..., e poi un certo Asc.e., ed ancora un tal Belt...Sui famosi Cipriano e Giona Lagala e com- pagni , da me esaminati dopo la condanna di morte nel 1864 nel carcere di S. Maria Capua vetere, scrissi un parere che li dichiarò ferocissimi e volgari malfattori, e che fu pubblicato in un giornale politico (mi pare V Italia) che lo aveva riprodotto dagli Annali frenopatici che io scriveva pel manicomio di Aversa (1). , ^ Dalle mie ricerche statistiche pubblicate in questi Annali f4tK^^ rilevo che dal 1860 al 1867 , sopra 4288 alienati ( 2789 uomi- ni e 1499 donne ) ne rinviai perchè non pazzi 44 ( 40 uomini e 4 donne ). Però debbo in verità dichiarare che in seguito di miei rap- porti di follia la maggior parte dei delinquenti furono inviati al manicomio, e tra questi un sergente 5arò..., ed un tenente Rutèj famosi per idee fisse tendenti al regicidio; e quest'ultimo specialmente che andava ritrovando i segni di una setta che avevalo destinato ad uccidere il Re, il sospettoso Ferdinan- do 2° Borbone. Il Rute morì demente dopo 25 anni di dimora nel manicomio di Aversa. Ricordo di un matricida due volte condannato a morte, e che in seguito di mia relazione poi la giustizia ritenne alienato di mente. Intanto tra quelli da me dichiarati matti e dal magistrato condannati con pene minori, i più morirono subito o finirono all'ospedale. Però voglio ricordare un fatto, in soccorso del quale ven- ne la morte ad impedire alla Corte di Assise di commettere una grande ingiustizia, ed a dare una severa lezione al magi- strato. Ecco in breve il fatto: Un prete, tal De Maria, uccise una guardia di P. Sicurezza con un colpo di pistola nell* uscire dal teatro S. Ferdinando, nel quale nel corso della rappresentazio- ne aveva fatto qualche stranezza. Dopo alcuni esperimenti, il (t) Annali frenop. itaL voi. 2, — 1864, -- 24 — magistrato scorgendo nel corso dell' istruzione campeggiare l'idea d'essere il De Maria affetto di mania periodica^ chie- se un mio speciale parere nel quale esposi, tenendo presenti i precedenti dell'accusato e le mie osservazioni, essere questi affetto di ricorrenti accessi di mania omicida. Malgrado ciò la Sezione d'accusa, tentennando per due anni e mezzo, con sentenza dei 21 gennaio 1867 finalmente rinviò l'incolpato alla Corte di Assise per essere giudicato di omicidio volontario. Ma questi dopo qualche giorno se ne morì nel delirio : elo- quente risposta al magistrato, che dopo aver tenuto questo in- felice per trenta mesi nella carcere , invece di farlo curare al manicomio, si apparecchiava a mandarlo ai lavori forzati (1). Vorrei qui dire qualche parola sulla mente di G. Passan- nante che attentò alla preziosa vita del nostro Re Umberto I, Compiuto il giudizio la giustizia ha fatto il suo corso , e se le sue sillabe non si cancellano, sono però consegnate in pos- sesso della storia pel giudizio dei venturi ; per lo che se io dico ora un mio parere, lo è per solo scopo scientifico limitandomi a qualche cenno, poiché se esponessi le svariate mie osser- vazioni su l'istruzione di quel processo, su la perizia medica e sul pubblico dibattimento, avrei molte ragioni di ritenere di mente guasta il regicida. Ne parlo adunque come se fossero già scorsi due secoli , e come se dicessi , e che già dissi altra volta (2), di frate Giacomo Clemente l'assassino di Errico III., e di Ravaillac che uccise Errico IV. L'avv. L. Tarantini intravide nel processo e negli scritti del Passannante un dubbio sulla integrità di mente del suo cliente. Il Procuratore generale e più il Presidente delle As- sise studiarono con alacrità gli atti processuali interrogando e scrutinando per qualche mese la mente dell' accusato, ciò che sarebbe stato meglio se avesse fatto subito il medico con lunghi esperimenti e non come fece alla sfuggita (3) , (1) V. Bollettino del manicomio Fleurent. Anno 3" pag. 57 e seg. (2) Miraglia. L'istruzione e l'educazione e l'arte malvagia di fare idioti e pazzi, 1873, pag. 13. (3) Per riconoscere i folli ragionanti o d'azione, osserva Brierre de Boismont { De la responsabilité dcs aliene, pag. 31. Paris 1863) ; fa - 25 — e ciò che diede luogo ad un giusto richiamo del deputato hi- delli al Parlamento, forse per la inutilità delle lunghe inda- gini di un Procuratore generale e di un Presidente di As- sise perchè non tecnici; ed invocarono infine una perizia me- dica, che dichiarò tanto sano di niente il regicida da far quasi rasentare col genio la sua intelligenza , sebbene non istruita né educata; e quindi colpevole per premeditazione. Il Procu- ratore generale , la Corte e fino il difensore crederono coscien- ziosamente acquietarsi a questo parere medico , e facendone puntello alle loro argomentazioni, cercarono di ritrovare come era nella perizia, il motivo che spinse il delinquente al più ter- ribile tentativo criminoso nelle circostanze accidentali fuori dell' individuo e non dentro un cervello stranamente organiz- zato; e così vagarono nell'astratto per ritrovare quello presta- bilito nella loro mente. Essi per questo naturalmente ritennero, che la libertà sconfinata, come causa prima, armò la mano del cuoco di Salvia ; sicché la requisitoria trasfusasi nella docile difesa , ambo queste divenute perorazioni da Parlamento mo- strarono qualche cosa da far credere di condannare nel capo dell'assassino i sostenitori della libertà. Nella perizia medica stessa spiccano gli elementi che mo- strano strano di mente il Passannante ; ed infatti le conclusio- ni sono contraddette dalle premesse. Intanto i periti nel pub- blicare' questa loro relazione (1) sono lieti che il popolo batté poi le mani alla condanna di morte dell'assassino, ciò che a me pare di non essere in verità avvenuto. Se per popolo vi s' in- tende la massa di menti volgari che si spaventa e s'indigna al gran delitto, sta bene ; se poi si sentono le menti che non sono volgo, poco importa che sieno minoranza, e del pari con ragio- ne si spaventano, esse non s'indignano ma deplorano, e quindi non la pensano come gl'illustri periti. In vero l'acuto sguardo del Re, scampato al gran pericolo, mitigò il giudizio di menti concitate, e fece di volontà propria rinchiudere nella cella da matto il pericoloso malfattore. Il giudizio avrebbe fatto di uno d^ uopo al più sperimentato di vivere con essi, osservarli giorno e notte, e scrivere un giornale quotidiano delle loro parole e dei loro atti. (1) Rivista sperimentale di Freniatria ecc., Anno V. pag. 1T3. — 26 — stolto un eroe, e la perizia dì un imbecille un genio; ma, ri- peto, il figliuolo non degenera dell'immortale Vittorio con la grazia al condannato spezzò per sempre in Italia la scure del carnefice, che spesso nobilita l'assassino ed infama l'infelice. Il prof. Lombroso, autorità importante, ha pubblicato (1). lunghe osservazioni sul processo del Passannante, e con chiare ed esplicite argomentazioni lo dimostra un mattoide. Egli combatte la perizia medica con molta delicata gentilez- za, che invano ritroverebbesi , come tu sai , nella mia ruvida ma franca parola ; e poiché come i periti nel loro parere, egli lascia alcuni aditi agli attacchi, che gli si potrebbero fare , atteso che malgrado rafforzasse i suoi concetti con molti e- sempi di fatti analoghi , avrebbe dovuto più addentrarsi nelle cause e motivi interni che furono le promesse dei giudizi er- ronei del delinquente. Io non ritengo i mattoidi che per veri pazzi cronici e che alle circostanze eccitatrici possono dive- nire furiosi nel porre in esecuzione i loro concetti incorrigibili incarnati nel loro cervello già per viziata natura o per mancata o malvagia educazione stranamente organizzato ; perchè altri- menti ammettendo i mezzo-pazzi si darebbe il motivo di far ricorrere alla strana ed illogica risponsabilità parziale dei fol- li; di cui le leggi han fatto tanto strazio, ma che ora pareli nuovo codice italiano volersene sbarazzare. Questi mattoidi possono restare inosservati o oggetti di ridicolo o di ammirazione fino a che una circostanza fa scop- piare come una bomba il loro cervello. Questi fatti costitui- scono le follie epidemiche che non possono che aver termine col finire di quei motivi che le rendono, per dir così, in un pa- rasismo acuto. Trattai nel 1873 di queste epidemie che io chia- mo pazzie artefatte (2) . A chiarire il mio asserto mi piace trascrivere qualche bra- no del suddetto mio lavoretto; dico a pag. 6: — « U istruzione » e V educazione che hanno per oggetto l'esercizio regolare ed (1) Giornale internazionale delle scienze mediche, Voi. I. pag. 177 e seg. (2) Miraglia. L'istruzione e l'educazione e l'arte nalvagia di fare idioti, e pazzi. XVIII leezion, ecc. Napoli 1873. »= 27 — » il perfezionamento delle facoltà secondo la natura delle loro » particolari destinazioni, mal fatte fanno eunuche le docili in- » telligenze dei giovani riempiendole di errori e di pregiudizii, » Gli uomini cosi fatti ignoranti e storti di mente con faci- » lità si fanatizzano e si prestano a divenire istrumenti perico- » losi in mano ai furbi che gli fanno agire. » — E più appres- so a pag. 12 : — « La foUia consiste nel pervertimento delle fa- )) colta cerebrati, che qualunque cagione può produrre. Ora » ogni volta che fassi entrare nello spirito idee false fino a » renderne abituale la ripetizione per modificazione natural- » mente avvenuta nel cervello, allora si è prodotto un folle ar- » tificiale ». Ed in seguito a pag. 14: — « Una massa cosi fa- » Ratizzata di superstizioni di ogni genere commossa alla più » opportuna occasione diventa veramente furiosa quando un » furbo o un pazzo analogo si lancia a gridarla nella più mise- » randa catastrofe. Diventano allora pazzìe epidemiclie prepa- » rate dalla invertita educazione, e che si ripetono nei Nichili- » sti di Russia, nei Mormoni e nei Metodisti di America, negli » incendiarli di Normardia del 1830 ; ed ora in quelli della Co- » mune di Parigi e dei Santa-Crux di Spagna.... N'è esempio » come abbiam detto, la Comune di Parigi, poiché otto pazzi » n'ebbero tra gli altri la guida, pazzi per lo più usciti dai ma- » nicomii e che vengono enumerati da Laborle ( Les hommes » de V insurrection de Paris devant la Psy oologie, 1872).» — Il Lombroso ne ha trascritto ora i nomi nelle sue citate osser- vazioni. A me pare che nella perizia medica non v' è chiaro il con- cetto che i dotti medici si han fatto del senso morale, che con- fondono con la libertà morole (1); ed evvi una certa confusione sulla natura delle diverse classi delle facoltà. In vero, per es.j, dicono sane le facoltà affettive perchè il delinquente ha mo- strato sempre affetto pei genitori e gli amici; che il sentimento del dovere è in lui sviluppatissimo ; che ha normale \ istinto della conservazione perchè beve e mangia moderatamente ; che interrogato se è pazzo egli conferma di non esserlo ; che la ideazione è retta, precisa e rapida, e le percezioni normali: (1) V, pag. 6 e seg. — 28 — che le sensazioni si mostrano senza alcuna alterazione : che i diametri e le circonferenze del cranio nulla presentano di anormale , e tante altre generalità ; per poi conchiudere non presentare il Passannante alcun segno né di lipemania, ne di allucinazioni , ne di qualunque altra forma di pazzia. Questa rapida ed ardita concliiusione ha fatto sfuggire alla mente de- gli egregi periti , che malgrado la sentenza d' Esquirol che ri- pone uno dei caratteri essenziali della follia nei disordini della sensibilità , fenomeno troppo generale e vago , si può essere folle senza questo sintomo e viceversa il pervertimento della sensibilità può presentarsi nel più alto grado senza che si fos- se pazzo (1); come si può essere folle negli atti ed integro nelle ideazioni e percezioni. Inoltre il sentimento del dovere e lo istinto della conserrazione sono astrazioni sì generali che non dicono nulla , ove non si volessero considerare quali perso- naggi che vanno passeggiando nel cervello. Il primo non è uno ma varii di diverso carattere secondo i varn sentimenti nei quali questi hanno l'origine: così del pari è da dirsi degli istinti che sono pure varii e di diverso carattere e tutti tendenti alla conservazione. Col concetto dei periti come si concilierebbe uno sviluppatissimo dovere di rispettare i genitori con la man- canza di dovere di non uccidere, e per cui si uccide? e l'istinto 4i conservarsi perchè si mangia e beve , con la mancanza in- sieme dell'istinto della conservazione per cui l'individuo cerca di farsi uccidere? Due sentenze poi non possono mandarsi buona nella pe- rizia , perchè non so come medici distinti alienisti potessero rinnegare le loro osservazioni fatte nella pratica dei manicomi, e dei quali sono noti i retti criterii che ne cavarono. Dissi in- nanzi che le conseguenze tratte dalle premesse stabilite nella perizia contraddicono queste ultime. Così gl'illustri periti di-, cono che nel Passannante fin dalla età di 17 anni un' idea uto- pistica infrenabile lo trascinava alla ricerca di avvenimenti e mutamenti politici, per beneficare della libertà il popolo; e che una delle ragioni deha integrità mentale di lui essi" la ripon- gono nell'affermazione che quegli faceva di non essere pazzo. (1) Miraglia, Traltato di Frenologia, voi. 2", pag. 72, — 29 — Ma perchè questi illustri medici cotanto pratici dei pazzi vo- gliono che loro si ricordasse pure dai non pratici ma logici , che una idea utopistica dominante la mente per tanti anni e divenuta incorrigibile ad cgni più persuasivo ragionamento di- venta fissa; ciò che costituisce il monomaniaco ? Queste brevissime considerazioni su la mente del Passan- nante mi guidano a riassumere alcune mie osservazioni su di un matto che si destò, o meglio esplose in atti violenti in udire l'avvenimento dell'attentato del 17 novembre 1878; sicché se questi si fosse in quel dì ritrovato in Napoli avrebbe certo pro- mosso qualche tumulto. Quindi arrestato venne imputato di cospirazione ad oggetto di cangiare la forma del governo. Nella mente di questo matto si trovano molte idee utopi- stiche coincidenti a quelle del Passannante , e che io qual re- latore della perizia medico-legale ritenni prodotto di cervello guasto, per cui il magistrato lo mandò al manicomio. La relazione per intero che io lessi nella tornata di giugno di questo anno nella R. Accademia medico-chirurgica, è pub- blicata già negli atti. Eccone alcuni brani: — » Nella sera del 18 novembre in Procida , mentre alcune guardie carcerarie di quel bagno penale trattenevansi in una bettola e deploravano l'attentato contro la vita del Re d'Italia Umberto I. del giorno precedente in Napoli , una di esse Do- menico Ferrara alzossi e con impeto ed audacia approvò l'at- tentato e gridò: « essere i ministri una setta, l'Italia un pro- stibolo ed il Re un tenente prostibolo.» Arrestato, alla presen- za di tutti si dichiarò di fede repubblicana, e vantavasi di aver promossa in Avellino una rivoluzione a novembre 1874 e quel- la del 1878. » Avendo nella sala di] disciplina saputo che era stato messo a procedimento penale gridò: — Viva il Crocifìsso: nes- suno è cattohco se non è repubbhcano; evviva la repubblica; è inutile saperlo dai testimoni, lo dico io ». Nel 1° interrogatorio innanzi al Pretore di Procida disse che « l'attentato alla vita di Guglielmo e Bismarc in Prussia e del Re Alfonso in Ispagna era stato , a suo avviso , V opera dei preti; e negò di avere approvato l' attentato contro il Re Um- berto , perchè sapeva essere in un governo costituzionale il — 30 — Re un nulla , e che il male viene dai governanti , sebbene egli come repubblicano avesse interesse di cambiare la forma del governo. » E disse che « se nel giorno dell'attentato si fosse trovato in Napoli avrebbe fatto la rivoluzione, perchè i napoli- tani non sanno far nulla. In tutte le sue carte scriveva V. R. (cioè viva la repub- blica) Ed era ardente di fare pubblicare un suo scritto politico- ascetico nella Civiltà cattolica. Per gli anni 1868, 69 e 70 fu soldato. Entrò poi tra le guar- die di Pubblica Sicurezza; e nel novembre del 1874 in Avellino mentre desinava in caserma coi compagni , disse loro che sa- rebbe uscito fuori in piazza a gridare Viva la repubblica; ed in fatti vi andò e con la daga sfoderata ed il revolver impugnato gridò viva la Repubblica , e vi aggiunse Francesco II. Fu rite- nuto folle e rimandato da quel servizio. Dopo fu ammesso tra le guardie carcerarie al bagno pe- nale di Procida. Onde vedere la coincidenza delle idee dominanti la mente del Passannante e quella del Ferrara è importante trascrivere alcune risposte di quest'ultimo che diede alle nostre domande, e di notare le agitazioni che mostrava nel sentire contraddetti i suoi principii politici : — ■ » D. Perchè vi trovate in carcere ? » R. Per imputazione politica: io sono di principii repub- blicani , com* è tutta la mia famiglia , la quale ha dato tutto quello che possedeva per la rivoluzione che ha riunita l' Italia in un regno costituzionale; e poi per compenso si è ottenuto la miseria. Il popolo paga e sostiene lo Stato, e questo impin- gua a spese nostre. Né il gridare contro questo Governo è un reato: ho fatto il mio dovere. » D. Intanto cercavate impieghi; e foste impiegato di que- sto governo » R. Ho fatto prima il soldato ; e poi per vivere fui guar- dia di Polizia. Io fin d'allora andava trovando una setta repub- blicana che fosse non atea; ma nessuno voleva sentirmi per- chè tenevanmi per clericale e reazionario ; giunsi fino a gri- dare per promuovere la rivoluzione; ma trattenuto e ritenuto per pazzo fui mandato via dal corpo della Pubblica Sicurezza, _ 31 — » D. Che intendete per repubblica non atea ? » R. Una repubblica cristiana cattolica romana. Cristo era repubblicano, quindi non vi può essere repubblica univer- sale senza che il Papa, ch'è vicario di Cristo, non ne sia il capo. » D. Ma i tempi mutano. In vero Cristo camminava scal- zo, e poi il papa si disse re dei re. » R. Lo sia, cioè capo della repubblica, e noi tutti sotto- messi a lui. » D. È vero che approvaste l'orribile attentato al Re men- tre vi trattenevate coi compagni in una bettola a Procida, e che uscito fuori la porta gridaste parole sediziose ? » R. Io non ho^odio verso Umberto L ; anzi riprovai l' at- tentato , perchè il Re deve dare le sue dimissioni al parlamen- to. Se mi fossi trovato in Napoli in quel giorno , avrei fatto la rivoluzione come la feci in Avellino. » Z). Che intendete con quella fotogrfia che vi ritrae vesti- to di guardia carceraria con un crocifìsso nella mano sinistra alzata, e la da^a sguainata nella destra; e quelle parole mezzo latine che vi sono sotto ? » R. Lo stato senza la chiesa non è che un imbroglio, una cuccagna. La chiesa è forte, invincibile come Cristo. Le paro- le che vi sono fotografate sotto indicano questo che ho detto. Io parlo e scrivo il latino, il francese, il greco, e tutte le altre lingue. » D. Diteci qualche proposizione greca. » R. Qualunque lingua mi si affaccia nella mente la inten- do; ma neir esprimerla esce poi in latino o in italiano (e ad esempio disse delle parole italiane latinizsate o delle fran- cesi ed a modo barocco. ) » Alle nostre opposizioni ai suoi principii religiosi e re- pubblicani cominciò il Ferrara ad irritarsi , e poi impallidì e pianse con lagrime dirottissime, sicché fu d'uopo farlo riti- rare (1). » Intanto in altra delle nostre visite ci parlò delle sue vi- (1] Il Passannante nel pubblico dibattimento, perchè non permes°> sogli di svolgere le sue idee utopsitichef si agitò e pianse. ~ 32 — sioni, delle voci che ascolta, dell'odore di cadavere che av- verte, e delle cose nuove che sente col tatto ; e domandato se avverte sensazioni diverse nel gustare i cibi , disse di averle regolari. » D. Siete molto giuocatore del lotto ? » i?. No; ma dal mio capo escono numeri certi, suggeri- timi da spiriti ai quali ho fede. ^> D. E la cabala che possedevate ? » R. Quello studio per me mi ha fatto apprendere la mate- matica, senza della quale non sì può essere né cristiano né repubblicano. » E qui fece lunghe dimostrazioni della verità della sua repubblica cristiana universale ; e che venuta questa finirà la miseria ed i furfanti che succhiano il sangue del popolo. » D. Ma questo governo repubblicano come lo volete voi , pare che sta nella vostra immaginazione. » R. Per ora, si... Anzi mi hanno preso per pazzo. » D. Ma a voi pare di esserlo ? » R, Tutte le cose che veggo sono cose da fare uscire paz- zo. Ma io non lo sono (1). » D. Ma tutto quel chiasso che avete fatto nell' invocare una repubblica cristiana cattolica romana o é pazzia o è reato. » R. Non è né l'una né l'altro, perché non mi sento pazzo, né le mie azioni , né i miei discorsi offendono alcuno ; anzi io voglio il bene di tutti, sebbene m'irritassero le parole dolci dei birbanti ladri, e le ferocie degli assassini. » Da questa rapida esposizione degli atti e dei discorsi dell'imputato ognuno può giudicarne la mente. Le circostanze della rivoluzione, e la facile condiscendenza alle credenze e -superstizioni religiose fecondate nella sua mente dagli amici monaci, e certe idee utopistiche di repubbalica, che lo domi- nano per andare in traccia di una setta repubblicana a suo modo, lo resero entusiasta ed ostinato a volere una repubblica secondo le sue idee fìsse , cioè repubblica cristiana cattolica (1) Il Passannante dichiarò solennemente ai medici di non esser pazzo. — 33 — romana. Le utopie divenute invincibili sono per lo più la ma- nifestazione d'una follia parziale, della quale è assolutamente affetto il Ferrara. » Il sentimento morale che in lui si limita a desiderare il bene di tutti non coadiuvato delle facoltà superiori perchè po- co sviluppate per potersi svolgere una sufficiente libertà mo- rale, si dimostra molto disordinato, con produrre strana idea del giusto e dell'ingiusto , sicché mentre vuole il bene di tutti, vede in tutti malvagità e delitti; e le allucinazioni, che gli pre- sentano tutto nero e triste, sostengono nella sua mente come cosa reale tutto quello che si svolge nel suo cervello guasto ; e queste creazioni fantastiche sono le false premesse dei suoi giudizii strani ed incoerenti. » Una delle prove più costanti della follia dell'imputato si è di credersi sano di mente. La pazzia consistendo sempre nel non avvedersi del proprio stato, l'individuo che n'è affetto, crede reale e normale ogni prodotto psichico del suo cervello; sicché se potesse aver coscienza dell' erroneità delle sue idee e dei- suoi impulsi ed emozioni esagerate, allora egli sarebbe nella integrità della ragione; e noi saremmo nel caso di sfidare chiunque, cioè che andasse ad osservare i pazzi nel manico- mio, perchè saremmo certi che non ne troverebbe uno che gli affermasse di essere pazzo. )) Abbiamo detto di sopra (1) clie certe forme della testa cioè di predominii avanzati di alcune partì del cervello su le altre, dispongono, date alcune circostanze, ad analoghe e spe- ciali forme di pazzia; sicché queste ben dopo lungo tempo di es- sersi mantenute con idee fisse ed indomabili si mostrano pare accompagnate da fenomeni di esiti patologici della sostaza gri- gia cerebrale. Ancora il Ferrara non è giunto a questo ultimo stadio sebbene da molto tempo sia nello stato di alienazione mentale che si presenta col disordine di facoltà affettive e per- cettive che lo rende facile agii impeti ed alla smania ostinata di manifestare con certi suoi ragionamenti le strane sue idee fisse contradditorie; e poiché le crede reali sarebbe egli facile ad atti del pari strani e pericolosi. (1) V. il citato Resoconto della R. Accademia medico-chirurgicao 3 — 34 — » Queste pazzie ordinariamente preparate da invertita edu- cazione nei predispoti, e da fanatismo religioso e di libertà in- tese da un corrotto sentimento morale, alla prima occasione sogliono divenire epidemiche, e causa di tremende catastrofi. » Esaminati adunque tutt'i ragionamenti e gli atti del Fer- rara fin da più anni notati nel processo , e confrontati coi di scorsi attuali nei quali predominano incorrigibili certe idee fìsse ed emozioni dolorose secondate anzi da una sconvolta ragione, e tutto in analogia dei predominii organici che offro- no negli indizii anatomici del suo cranio , ritroviamo , che il suo cervello si è ora stranamente organizzato in modo di non solo rispondere male all'eccitazioni esterne, ma da creare con- cetti psichici in controsenso di quanto avviene fuori di lui. Quindi le allucinazioni , le tendenze impulsive , le sensazioni male percepite, un senso morale esagerato e travolto sono dei suoi ragionamenti le premesse, sebbene false, di logiche con- seguenze false del pari. » Giudicando egli con le facoltà superiori riflessive, già debolissime in lui, su tali impressioni che loro presentano le facoltà affettive pervertite, la libertà morale a cui si lega il po- tere di sciogliere e di volere non può restare fuori le leggi di accogliere le impressioni come le sente , sicché avvertendo il male come bene, lo sceglie ed allora opera in conseguenza e naturalmente con soddisfazione di una coscienza che in tale circostanza non può essere che fittizia. » L'incertezza, il dubbio, il sospetto, il veder tutto nero, il volere il bene di tutti mentre calunnia tutti quelli che pos- sono essere un poco al disopra di lui, le allucinazioni con per- vertimenti sensorii, un ascetismo religioso a suo modo e nel quale avvolge idee repubblicane sorte incoerenti dal suo cer- vello materialmente travolto , danno ragione di una forma di lipemania complicata ad esaltazioni ascetiche e ad incoerenze maniache, per cui può rendersi quest'uomo pericoloso da po- tersi spingere alla soddisfazione dei suoi delirii ad ogni occa- sione o circostanza che potesse vieppiù esaltarlo. » I fatti precedenti raccolti nel processo giudicati già feno- meni dì mente alterata, e le ragioni da noi qui accennate, su gli atti del Ferrara, oltre al germe gentilizio avendo egli avuto — 35 — un fratello matto ed il genitore ubbriacone paralitico e demente, ci hanno fatto escludere ogni minimo sospetto di simulazione nell'imputato. » Riteniamo quindi Domenico Ferrara affetto dell'aliena- zione descritta e non risponsabile delle sue azioni incriminate; e poiché tal forma di follia ragionante può essere pericolosa per gl'individui e la società, nelle circostanze attuali di ecci- tamenti politici, bisogna che quest'uomo sia per qualche tem- po trattenuto e curato in un manicomio. — Nap. 9 maggio 1879. » In seguito di questo rapporto , è stato pronunziata or- dinanza di non esser luogo a procedimente penale , per cau- sa di follia; ed è stato disposto di custodirsi il Ferrara nel manicomio (1). » Dopo tutto questo che ho detto può legittimamente con- chiudersi che invece di affastellar leggi sopra leggi per puni- re i delitti , perchè sono buone e sufficienti quelle che esi- stono , è d'uopo ritrovar mezzi a prevenirli , ciò che non si ot- terrà mai ove l'istruzione e l'educazione non sieno fondate sui principii che la natura ha assegnato allo svolgimeto ed eserci- zio delle facoltà cerebrali ; e cosi guidarle allo scopo cui sono state destinate. Le pene che hanno lo scopo di emendare e cor- reggere, non emenderanno né correggeranno mai colui che ca- duto nel delitto non presenta elementi di essere stato istruito ed educato relativamente alla sua natura. La civiltà domanda il suo perfezionamento assai più dai mezzi retti ad educare ed istruire che dalle leggi punitrici ; essa non vuol perdere un suo individuo che ha deviato nel fallo, e lo reclama dalle pene emendato e corretto e non malvaggio ed avvilito come per lo più ora avviene. L'istruzione e l'educazione adunque ben rette e guidate a perfezionare lo spirito ed il cuore dell'uomo sono il vero argine all'accrescimento di leggi che crudamente puni- trici inferociscono i costumi , ed al ripetersi delle colpe a dei delitti. Napoli 5 agosto 1879 Dot. B. MIRAGLIA. Questa lettera é stata letta nella tornata dei ó4 agosto 4819 della Reale Accademia medico-chirrurgica di Napoli, ed inserita nel Voi. del Resoconto dello stesso anno. (1) Resoconto della R. Accademia med.-chir. T. XXXIIL— 1879. DELLA DÌREZiOl A DARSI AGLI STUDI DELLA MEDICIM LEGALE Prolusione al corso di Medicina Legale, pronunziata neir Ateneo dell'Associazione degli Scieziati, Letterati ed Artisti, a 10 novembre 1874. Il difficile ed onorevole incarico che da questo nascente Ateneo ci viene assegnato di dettare un corso di medicina legale a giovani provetti nelle discipline della giurisprudenza e delle leggi, lungi di renderci trepidanti per le nostre deboli forze, ci fa animosi quando ci vediamo sorretti in mezzo a tanti professori onore e lustro della nostra magistratura e del nostro Foro. Non intendiamo qui fare la storia della medicina legale quando essa ha veramente cominciato ad esistere verso la fine del secolo scorso, e cioè quando consideriamo che se essa in generale è antica quanto le leggi che sono antichis- sime, il suo esercizio giurìdico non è che un'epoca troppo recente. In vero gli ebrei, i greci, i romani, per non citare le altre nazioni , nell' amministrazione della giustizia nelle questioni che avevano bisogno di essere rischiarate dai lumi delle scienze naturali, invocavano il parere dei medici i quali in fine in ninna istruzione dei rapporti della legge colla me- dicina essendo versati , non esistendone alcuna istituzione speciale, per nulla a quelle essere potevano di soccorso. La proprietà, i diritti, la vita, l'onore dei cittadini sono stati sempre lo scopo della tutela della giurisprudenza e del- le leggi. Or chi non vede che essendo quelli qualità o attri- buti ed insieme emanazioni delle facoltà umane, la giurispru- denza ed il legislatore han bisogno dei lumi di speciali dot- trine che spiegano la natura e le origini dei doveri, delle vir- tù e dei vizi e delle colpe, e quindi del valore della ragio- ne umana dalla quale emana la volontà più o meno libera nella determinazione dei suoi atti. — 37 — La giurisprudenza e la legislazione, emanazione naturale della ragione umana quando l' uomo nasce con facoltà di cui l'esercizio ed il risultato sono la famiglia e la società, non possono divenire tutrici di queste ultime se non si legano strettamente in rapporto tra loro per esserne illuminate con quelle dottrine che spiegano la natura e la organizzazione umana in cui hanno origine tutte quelle forze per cui le fa- coltà dell'individuo, della famiglia, della società, si svolgono e tendono al progresso indefinito. Gli ostacoli che a questo svolgimento normale, e naturale progresso incessantemente si oppongono sono nella natura stessa dell'uomo, perchè troppo le sue facoltà sottoposte alle condizioni della sua or- ganizzazione, ne seguono talmente l' influenza fino a divenir- ne vittima. Or la giuriprudenza e la legislazione tutrici che impon- gono r uso retto delle facoltà umane, temperandone e con- dannandone l'abuso, non possono che nella medicina che abbraccia le scienze fìsiche e naturali , per cui può dar ra- gione dell esercizio normale , vizioso o anormale degli atti umani, ritrovare lumi e valore. I rapporti adunque tra la medicina in tutt'i suoi rami più estesi e la giurisprudenza e la legislazione costituiscono la medicina legale. Ed in ciò si comprende come la medicina applicata nei varii suoi rami e precetti alla composizione del- le leggi ne rischiara la interpetrazione ed i concetti nel valu- tare i gradi delle determinazioni negli atti umani, ne rende equa e temperata l'applicazione nella quale consiste la giu- stizia. L'amministrazione della giustizia eh' è il pratico uso del- le leggi ha dunque bisogno del lume maggiore della mg,dicina. Così che si scorge quanto il magistrato, il giurisperito, l'av- vocato han bisogno della conoscenza sia pure generale della medicina legale onde potere apprezzare e valutare il parere dei periti medici non solo negli effetti materiali e morali del- le colpe dei delinquenti, e dei gradi di colpabilità, non^che nel considerare la capacità od incapacità dell' esercizio dei diritti di uomo e di cittadino, ma ampiamente nelle quistioni di diretto e della composizione delle leggi. — 38 — È massima conosciuta che il progresso del benessere della società è indicato dal miglioramento sempre progres- sivo delle scienze naturali e fìsiche e quindi della medicina in soccorso dell' avanzamento delle dottrine legislative ; ciò che rende importante lo studio della medicina legale. Non solo ai medici, ai quali non debbono essere ignoti i princìpii di diritto e delle leggi, è indispensabile una estesa conoscenza della medicina legale; ma ancora il legislatore, il giurisperito, il giudice debbono di questa essere sufficien- temente istrutti per l'esatto ed integro esercizio della giustizia. E poiché questi ultimi comunque credessero estese le loro cognizioni non potendo avere la pratica e gli studii di spe- ciali scienze naturali e mediche, non possono da loro stes- si senza ricorrere agli esperti, decidere le difficili questioni medico-legali. Applicando adunque la medicina alle leggi per la com- piuta amministrazione della giustizia, viene la utilità di que- sta unione dagli uomini valutata nella giurisprudenza civile e specialmente nella criminale. In vero nel civile la medicina legale fa che sìeno conservati^ i beni, le qualità, i titoli; nel criminale dà la sicura garanzia della vita , della proprietà , e dell'onore ingiustamente compromessi. Da ciò parrebbe che l'importanza maggiore degli studii della medicina legale stasse in dividerla in civile ed in cri- minale, come in fatti così divisa questa materia han trattata e continuano a trattare gli autori. Ciò secondo noi riguarde- rebbe la sola parte che si versa su la composizione dei rap- porti dei periti ; ma non la direzione che questi studii richie- dono, imperocché i principii che informano la medicina legale non sono riposti nei principii di giurisprudenza o di diritto civile da una parte , e dall' altra in quelli di giurisprudenza e diritto criminale; ma nei rapporti di tutt'i rami della me- dicina e di ogni scienza naturale con l'unità dei principii di quelle dottrine nella loro pratica applicazione nell'esercizio della giustizia. U progresso delle scienze mediche e naturali ha molto influito su le istituzioni legislative, per le quali immensi sono stati i bencficii che ne ha avuto la umanità. Basterebbe a »- 39 « confermarlo il solo notare l'abolizione della tortura, che fino al termine del secolo possato ha fatto le veci dei testimonìi (1). In fatti tanto benefica abolizione, che ha estinto per sempre la tirannia che piegava con gli strazii inauditi la ragione al suicidio, è stata compiuta quando la scienza della natura uma- na ha fatto conoscere, che la ragione più limpida e ferma poiché emanazione di una fragile , sebbene splendida e mi- rabile organizzazione uscita dalle eterne leggi del Creatore, non può che soccombere agli atroci spasimi di questa orga- nizzazione franta e lacerata. Grandi ed incalcolabili beneficii sono stati adunque, spe- cialmente nella legislazione criminale, la concessione di un difensore agli accusati, l'ammessione dei testimoni a disca- rico, la necessità di pruove positive, i dibattimenti pubblici, l'applicazione delle leggi penali confidata a giudici civili in considerazione che un criminalista perpetuo è un misantro- po che in tutto vede colpa senza sapere trovare l' innocenza, ed infine la sublime istituzione dei giurati. Ma tutte queste benefiche istituzioni vengono arrestate, travolte, producenti un fine contrario alla loro destinazione, quando la direzione degli studii delle dottrine che debbono produrle, svolgerle ed applicarle è invertita; così che la for- mazione di leggi, e l'applicazione di esse sono sovente av- volte nelle tenebre di funesti errori; e colui che viene chia- mato a giudicare sul valore delle azioni umane, privo di quel- le conoscenze per cui si apprende lo stato di mente dell'uo- mo nel determinarsi a delinquere e della capacità o incapa- cità nell'esercizio dei suoi diritti, trascina la legge a legaliz- zare le più atroci ed irreparabili ingiustizie. Limitandoci a due esempii che dimostrano che il male che può prodursi dall' applicazione di queste utili e benefiche istituzioni incomplete ed invertite perchè sottratte air impero di speciali nozioni, è maggiore di quello prodotto dalla tor- tura imperante su l'applicazione delle leggi; è utile di ac- cennare quache cosa su l' istruzione delle cause criminali , e sui giudizii dei giurati. (1] Montesquieu, Esprit des loìs, 7, 3; p. 239. ^ 40 — Il compito del giudice incaricato della istruzione delle cause correzionali e criminali è della più alta importanza non solo per le difficoltà che s'incontrano nel raccogliere 1 fatti che debbono condurre alla scoverta della verità , ma per lo spirito d'induzione e per le varie conoscenze delle scienze na- turali e mediche di cui esso debbe essere provvisto , senza delle quali doti non si giunge alla ricerca di quegli elementi pei quali la ragione possa calcolare il valore ed i gradi delle determinazioni agli atti criminosi, e dei loro materiali effetti a danno della fortuna, dei diritti della vita e dell' onore dei citta- dini. Così che per tali conoscenze raggiunto il vero, diviene giustizia l'applicazione delle leggi. Ma sventuratamente l'istruzione dei processi è abbando- nata a giudici che, se dotti nella teoria delle leggi, sono per-, rettamente ignari di quelle dottrine fìsiche e naturali che sole possono dar ragione della natura delle azioni e del come inda- garle in mezzo alle condizioni che possono renderle più o meno esagerate ; dottrine tanto più indispensabili pel giudice che istruisce perchè fìssa le basi delle pruove specialmente neir esame che raccoglie gli elementi di fatto ; così che , per es., a che starebbe questo giudice presente ad una autopsia cadaverica se non conoscesse almeno in generale la struttura del corpo umano e le funzioni degli organi per comprenderne lo stato ed il valore? Un giudice a cui la legge rimette l'esame dello stato delle facoltà mentali di un uomo, senza che questo giudice nulla conoscesse delle difficili malattie della mente , è qualche cosa più che deplorabile. Queste conoscenze sono del pari indispensabili pei giudici che sentenziano e per quelli che applicano la legge. Senza dì questi criterii fondati su di una opportuna nozione delle scienze naturali per le indagini nel ritrovare la verità , e di quei precetti filosofici per cui una lo- gica induzione è guida alla ricerca dei rapporti tra le cause e gli effetti, e da questi argomentar quelle , i giudici istruttori accumulano informazioni sopra informazioni , sin che il caso , la fermentazione di discorsi indiscreti e dei rumori popolari , e l'odio codardo di alcuni nemici, fan sorgere dei testimoni o perversi, o limitati, o male istruiti i quali depongono ciò che non hanno mai nò veduto nò inteso , e che ammassano tene- »_ 41 — - ■ ■' bre funeste pel fatto che si esamina; sorgente tutto ciò di giu- dizìi erronei, per cui l'innocenza calunniata, il malvagio trion- fante ; e per questo le leggi e la giustìzia divenute zimbello e docile manubrio dei tristi. Ecco come la frequente riforma delle leggi ed i mutamenti tanto continui di tutto quello che tende al miglioramento della società , e fino i tumulti , i mal- contenti e le rivoluzioni non sono che l' espressione di un bi- sogno e delle aspirazioni della umanità alla ricerca della giu- stizia. Errori tanto gravi nella istruzione dei processi penali , s ono le origini degli scandali che si avverano nei dibattimenti pubblici, e per cui si rivolta la pubblica coscienza , e tanto più quando si vede che l' accusatore diventa , o per abitudini o per ignoranza, un partito ed accanito vendicatore volendo ad ogni costo vedere la colpa neh' accusato cercando di distruggere ogni traccia che potrebbe render palese l' innocenza. Questi procuratori generali sognatori di colpe e di delitti e di pene , eredità mascherata ed inconscia della tortura , così fatti per travolgere il convincimento morale dei giudici, e la maldiretta istruzione der processo , sono la causa vera delle ingiustizie fatte all'ombra delle leggi. La procedure adunque nella istruzione delle cause civili e penali ha bisogno di grandi e radicali riforme , come nei giu- dici che ne sono incaricati è indispensabile la conoscenza di quelle dottrine fìsiche e naturali che spiegano la ragione delle azioni umane, su le quali deve poi cadere il giudizio del magi- strato. L'abolizione già ventilata dei procuratori generali, su- perfetazioni che ingarbugliano il corso ponderato ed inviolato della giustizia , detti stoicamente accusatori pubblici , uomini della legge, sarebbe una necessità giuridica, un progresso del- la giurisprudenza nella tutela dell' innocenza e nell' applica- zione delle leggi. Intanto a correggere gli errori che si scorgono , ma che non si sanno ovviare^ perchè se ne ignorano le origini nella istituzione dei giudici istruttori e dei pubblici ministeri, si ri- corse prima alla formazione dei tribunah che giudicassero ed insieme applicassero la legge. Ma con questi elementi della prima istruzione , e di un pubblico dibattimento che spesso -> fi\ -l'fc^V - — 42 — non diventa che una ripetizione della prima col soprassello del pungolo iroso del pubblico accusatore , i giudicanti , tra- sformati così in personalità battagliere perchè modificati nelle loro tendenze rafforzate da un convincimento morale, naturai conseguenza del carattere di queste ultime ed imposto dalla legge , han dato per lo più sentenze ingiuste , delle quali il gran numero provano col loro annullamento e rinvio le Corti di Appello e di Cassazione , ove qcieste riescono a sbarazzarsi degli stessi errori. Guardandosi agli effetti e trascurando le cause, si è creduto modificare la procedura, senza andare al- l'esame di principii, onde ravvisare se in questi erano ascose le cagioni di tanti errori funesti. Si è ricorso quindi alla isti- tuzione dei giurati, i quali guidati dagli stessi principii erronei di diritto e di legge , non possono raggiungere lo scopo retto ed intero dell'amministrazione della giustizia, imperocché non essendo essi chiamati che per decidere se l'accusato è o non è colpevole del delitto che gli viene imputato così che essi soli giudicano e secondo il solito convincimento morale , non pos- sono con questa duplice latitudine che fare molto bene sì , ma molto più male. Quando per la mancanza di certe cognizioni non si è atto a valutare i gradi di colpabilità che rispondendo con un si o no, che non sono che la manifestazione dell'impo- sto convincimento morale il quale è la pura espressione della propria intelligenza, che può essere ben limitata ed incolta , il giurato allora giudica all' impulso di una emozione eccitata nelle sue tendenze , e non alla guida della ragione induttiva sola calcolatrice nel ravvisare la verità; ed il magistrato chia- mato solo a formolar quistioni , e così obbligato a piegare il proprio convincimento forse in costui più retto perchè figlio di una intelligenza istruita ed esperimentata , al convincimento che nei giurati è effetto più dell'emozione che della ragione educata , non diventa che una macchina incaricata a far scat- tare una molla. Il Mittermajer nel deplorare il danno che deriva alla legisla- zione quaiAdo nelle riforme dei codici non si tiene dietro ai progressi delle scienze mediche, dichiara erronea la legge che ■ estende l'applicazione del principio del convincimento morale sino a porre da parte i mezzi che la medicina può rendere retta — 43 — e cauta la conoscenza dei fatti (1). Ed il giureconsulto Pelle- grini con argomenti logici espone, che il giudice ubbidendo ad una convinzione morale e quindi indefinita ed astratta, è facile c'adere nel fantastico, nel capriccioso, nell'arbitrario, nel tiran- nico, dal quale non può uscire che per mezzo di osservazioni di dottrine che non dovrebbero essere a lui ignote (2). Uno dei fatti dolorosi che prova quanto sia fatale l' igno- ranza del giudice di certe nozioni indispensabili per valutare gli atti umani, è la condanna di uno immenso numero di pazzi che sono andati e vanno a popolare i manicomii e ad insan- guinare il patibolo. Riferisce il Wingtrinier, in uu suo recente scritto, che di 82 condannati senza o contro il parere dei medici , 6 lo furono per delitti criminali; e di questi uno dopo di essere stato pazzo in galera rimase stupido; un altro restò pazzo a Brest; il terzo si uccise ; il quarto morì in un manicomio ; il quinto discese all'ultimo grado di demenza; il sesto non ebbe tempo a chia- rirsi che venne tosto giustiziato. Gli altri 76 vennero condan- nati a pene correzionali; e di questi , 36 doverono trasportarsi dalle prigioni ai manicomii, uno morì in breve, e la maggior parte degli altri espiò la pena trai pazzi (3). Il giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della corona, nel 1864 in un grande meeting che aveva convocato a Londra , proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati appiccati 60 alienati. Ed alla medesima epoca il dottor Mad- den dimostrò che undici alienati furono condannati a morte , dei quali otto vennero giustiziati, e tre graziati ma reclusi (4). Nel manicomio di Aversa ho sempre rinvenuto per ogni 100 pazzi 6 ad 8 detenuti, dei quali varii vi espiavano la pena. (1) MiTTEBMAJER, Die Nachtheile der Vernuchtassingung des stu- diums, ecc. (2) Lettera al dot. Crescimbeni sul Comentario , L'uomo e i Codici ; 1861. (3) Ann. d' hyg. et de méd. leg, t. XLVIII , pag. 369, et t. XLIX, pag. 138. (4) Maddan, Snr V alie'nation mentale et la responsabilité criminelle des insense's , p. 13 et 17. Londres, 1864. Il giudice istruttore adunque ed il giurato errano non illu- minati dalle scienze mediche e naturali; per lo che è nel potere del medico di spandere questa istruzione , per la ragione che rendere le nozioni della medicina legale comuni come lo sono le cose che ne formano il soggetto , è il più eccellente mezzo di ottenere dal legislatore , dal giurisperito , dal giudice le di- sposizioni più atte alla formazione delle leggi, ed alla esatta amministrazione della giustizia. Solo in fine con conoscenze siffatte si può giungere a comprendere la mostruosità di quello assassinio giuridico che si appella pena di morte. Valutata quindi l' importanza della medicina legale per la conservazione dell'onore , delle fortune e della vita dei citta- dini , non che per la formazione delle leggi e per l' esercizio equo e retto della giustizia, non resta per raggiungere tali cose che a notare le prerogative che debbono ricercare i magistrati nelle dottrine da cui essi cercano rischiarimenti. Da ciò sorge chiara la conseguenza che per ottenere l' uti- le scopo della istruzione della medicina legale fa d' uopo asse- gnare a questi studii una direzione opportuna per cui possa rendersi facile la nozione dei rapporti che tener debbe la legge con la medicina. Rapporti siffatti non possono ravvisarsi e valutarsi che stabilendo un ordine progressivo nell' appren- dere quelle dottrine che spiegano lo svolgimento e l'eserci- zio delle facoltà dell'uomo nello stato normale per poterne ravvisare e calcolare l'abuso e le conseguenze morali e ma- teriali nei danni dell' individuo e della società. Per la qual cosa quando il legislatore il giurisperito ed il magistrato sa- pranno che tutti gli atti umani sono per loro essenza sotto- posti alle condizioni della materia organizzata, ricercheranno non solo nei motivi esterni le cagioni che possono spingere alle determinazioni criminose, ma più negli interni motivi cioè in certe condizioni interiori le cause che trascinano a delinquere; e quando sapranno che la capacità o incapacità civile ha la stessa origine nella normale o modificata orga- nizzazione; e che l'origine dei diritti è nell'esercizio retto delle tendenze, e quella dei doveri nell' esercizio dei sentimenti morali ; e che le facoltà intellettuali a cui si appartiene solo la sorgente dello idee, e dei giudizii e dei suoi attributi, non ( ■' — 45 — che dair analisi e della sintesi nello svolgimento dei giudizii, della volontà, e del libero arbitrio e della libertà morale, sono pure soggette alle condizioni della organizzazione; faranno essi allora degli esatti confronti e calcoleranno il valore delle azioni umane e delle loro conseguenze. Quindi l'ordine della istruzione delle materie medico-le- gali per farne raggiungere lo scopo utile, è facile e chiaro. In prima è indispensabile per questo la conoscenza della strut- tura del corpo umano nella diversa organizzazione degli ap- parecchi e della loro situazione topografica. Questi apparec- chi , sebbene sieno distinti in quelli addetti alla vita fìsica , ed in quelli addetti alla vita intellettuale, morale ed istintiva, ' - ) hanno tali rapporti e relazioni tra loro da poterne compren- 1 dere l'unità del fine a cui tendono e sono destinate quelle varie e singolari funzioni. Ecco come la fisiologia o dottrina delle normali funzioni di questi varii e distinti organi bisogna che sia conosciuta; senza di cui è impossibile il valutare quel confronto che deve farsi per ravvisare lo stato ed il gra- do di queste funzioni in abuso o nelle condizioni di morbo , nelle quali ultime versa la patologia. Le conoscenze di chimica legale sono ancora necessarie, ' almeno di quella parte di chimica eh' è in rapporto coi feno- meni morbosi delle funzioni degli organi. I veleni sì per la loro natura che per la reazione dell' organismo hanno la loro ] specifica azione sui porticolari apparecchi atti a risentirne la mortifera influenza. Per es. il cercello e specialmente il cervelletto si modifica morbosamente all' azione dell' oppio e suoi preparati, il midollo spinale a quella della stricnina, lo stomaco e le intestina alla presenza delle sostanze corro- sive ecc.; così che la specialilà dei fenomeni morbosi pro- dotti da particolari avvelenamenti è d'uopo che sia conosciuta per potere ravvisare e valutare meglio la natura e il grado dell'azione letale del veleno rinvenuto dall'analisi chimica a fronte delle circostanze che potevano rendere più o meno ener- gica la reazione degli organi. Noi con tutta accuratezza indicheremo i fenom.Qni distìnti prodotti neir organismo della specifica azione dei veleni, che i giovani istrutti delle nozioni chimiche, meglio apprezzeranno. — 46 — L'ordine adunque che noi daremo a questo corso di le- zioni sarà quello di esporre in prima le nozioni preliminari che sono indispensabili per intendere e risolvere le innume- revoli questioni medico-legali. Così che faremo precedere una rapida ma facile esposizione di anatomia topografica e fisiolo- gica degli organi del corpo umano, e quindi di patologia me- dica e chirurgica; e tutto sottoposto ad una induzione logica per svolgere in ordine progressivo tutte le questioni che ri- guardano r uomo come ente morale custode dei suoi diritti , e come essere materiale in cui è riposta la vita fisica, soggetta alle offese fino a divenire estinta. Dando perciò agli studii della medicina legale una espo- *" ^sizione logica secondo la natura dell'uomo come ente intellet- tuale e morale e come essere fisico per potere intendere e cal- colare r origine ed il valore dei suoi atti , e di riconoscere la natura e le conseguenze di questi atti nell' uomo fisico ; mezzo splendido e induttivo per rendere veggenti ed eque le leggi che tutelano i diritti , la proprietà , la vita e l' onore dei citta- dini , ed opportuno ed inviolato l' esercizio della giustizia ; la giurisprudenza ed i codici cosi illuminati non saranno più soggetti a vaghe e contrarie interpetrazìoni ; il giurisperito ed il magistrato nell'amministrazione delle leggi sapranno far divenire le pene correttive ed emendatrici , e l' innocenza più certa e sicura della loro tutela. , . La parte più importante ed estesa della medicina forense, ' ma più trascurata e non conosciuta affatto , è la medicina le- gale degli alienati. La legge crede ch'è pazzo chi ha incoerenza d' idee , non ragiona , non ha memoria , non coscienza , cioè che sia un automa; ma la scienza e l'esperienza han fatto co- noscere, che si può avere coerenza d'idee, giudizii esatti, me- moria, coscienza ed essere pazzo, perchè per lo più la pazzia consiste negli atti strani e non negli sragionamenti. Or il pe- rito che su questi logici principii fonda il suo parere urta nel precetto falso della legge e nel convincimento morale del giu- dice che certo ignaro di taU conoscenze non sa ravvisare per guida e lume che la funesta imposizione della legge. Nell'anno passato esponemmo ai giovani medici un corso speciale di medicina legale degli aUenati; ora in queste lezioni ne forme- — 47 — remo la parte principalo conoscendone l'importanza pei gio- vani avviati allo studio delle leggi. Signori, in questo troppo sterile preliminare non vogliate credere che noi avessimo fatto un programma del corso di le- zioni che anderemo a dare in questo Ateneo. Non è che un sommario troppo breve di un ordine da darsi agli studii della medicina legale, per potere ravvisare le difficili ed interessanti questioni che anderemo a trattare. Alle vostre menti erudite , o giovani studiosi, non indicheremo altro che una via che ab- biamo creduto essere la più breve e retta, perchè, sebbene in- conscia, è additata dalla natura stessa per condurre ad una facile conoscenza della medicina legale , la quale divenendo ancora oggetto degli studii della gioventù che con tanta ala- crità e sapienza si avvia a quelli della giurisprudenza e delle leggi , percorrerà questa gioventù , ardente di sapienza , più certa ed ardita la via del progresso che conduce al benessere della umanità ed alla soddisfazione di un bisogno di giustizia, cui tendono incessantemente la società ed i popoli. B. MIRAGLIA. Ofj^O SUL CRANIO DI ALESSANDRO VOLTA (^). CONSIDERAZIONI FRENOLOGICHE (Il doU. B. MiRAGLiA al dott. T. Rieou a Torino) Lei organes les mieux prononcés ne forment ni les bosses des boufFons anti-organologi- sies ni des proéminences saillantes corame un oeuf, cu corame un poing. Gall, Sur les fonctions du cerveau, T. 3, p. 222. Caro Dottor Riboli Ti sarai certamente accorto che gli avversarii della fisio- logia del cervello stanno pettoruti più trai medici che trai cul- tori delle altre scienze, perchè trai primi l'antico errore di andare ritrovando in immaginate funzioni in massa del cer- vello o pure nelle sue parti da essi prestabilite le facoltà astratte della mente , li ha deviati di andare alla ricerca delle condizioni materiali per cui si svolgono ed esercitano le diìTe- rentì forze fondamentali, di cui gli attributi o modi di essere sono le facoltà astratte, che indarno vorrebbero subbiettiva- mente localizzare. Però non potendo essi negare i principii ge- nerali che stabiliscono la fisiologia del cervello o frenologia , se ne servono credendo di creare e svolgere una frenologia a loro modo; infatti costoro che l'avversano misurano e pesano cervelU per adattarne i risultati ai proprii concetti , e ficcano da per ogni dove la parola wn^ (friìi), pensando così di opporli alle verità della dottrina di Gall. In vero Esquirol misurando e teste e cranii cercò di fare a Charenton un museo di cranii di pazzi con lo scopo di op- porlo alla scienza di Gall, senza avvedersi che raccoglieva (1) Questo scritto letto nella R. Accademia medico-chirurgica di Napoli, ( tornata dei 14 settembre) è inserito nel resoconto di questo anno 1879. elementi di confermarla. E Spurzheim ringraziò Esquirol di avergli presentato un museo frenologico in quella raccolta. Questi misuratori e pesatori di cranii e cervelli si servono neir indicare la fisiologia dell' encefalo del termine craniosco- pia e craniologia; sicché credendo clic questa rappresenti la frenologia, immaginano farne un' arma potente contro la dot- trina quando noni ritrovano nel cranio la hossa che vogliono che fosse l'espressione reale della facoltà. Qui voglio fermarmi un poco, poiché so che non ti annoj nel ripetere e confermare quello che tu sai , ma per ripeterlo a quelli che non lo sanno ; e perchè dovendo in questa lettera dare un parere sul cranio di Alessandro Volta che illustri uo- mini han creduto presentare come una prova contro la dot- trina di Gali , mentre come ti farò vedere , hanno essi , senza accorgersene, presentato coi loro errori una splendida prova in favore ; é indispensabile ricordare certi precetti onde non cadere in errore quando si vogliono riconoscere nel cranio gli indizii anatomici delle facoltà cerebrali , come si è errato pel cranio di Volta; che in fine non può rappresentare, come non rappresenta in generale , una manifestazione frenologica non avendone i caratteri , sebbene un indizio organico della facoltà predominante della sua mente come le depressioni che accennano alle qualità negative apparissero in questo cranio. È indubitato essere legge della natura che in tutto la po- tenza é in ragione diretta del volume e della massa. La fisio- logia del cervello dell' uomo e degli animali ha potuto far rav- visare quanto questa legge si manifesta in ogni parte del si- stema nervoso; sicché ciò stabilito pel cervello e per ciascuna delle sue parti , cioè che il volume e la massa più o meno grande di una determinata parte cerebrale è segno di un'atti- tudine ad una più o meno energica propria funzione , non vi ha altro mezzo più ragionevole per indicarla che per la parte del cranio che vi si modella divenendone l'indizio anatomico apparente. La cranioscojJia o craniologia per questo suppone nozione precisa ed induttiva delle funzioni di ciascuna delle parti cerebrali ; sicché essa non rappresenta che la topografia degli organi cerebrali sottoposti ; in somma una parte della vasta dottrina fisiologica dell' encefalo. 4 ^. — 50 — Laonde se la localizzazione delle parti cerebrali è indicata dal luogo corrispondente sul cranio , non è indispensabile che vi apparisca in un rilievo prominente ; per lo che le teste nor- mali non offrono nulla d'interessante , se non che quando vi sia pure una limitata prominenza più o meno estesa ancora in larghezza , che può valutarsi dal frenologo sperimentato. Gli avversarli vogliono vedere in ogni cranio una grande promi- nenza, che ove vi apparisse, vorrebbero che questa fosse la espressione reale di una facoltà astratta e pure di un vizio da essi immaginati, e non l'indizio di un'attitudine ad una fun- zione determinata che a circostanze eguali si svolge più ener- gica ed attiva. Da ciò può facilmente desumersi che la cranioscopia , parte della frenologia tanto piena d' interessi , e che non è quella dei suoi avversarli, non è cosi facile nell' applicazione. É indispensabile averne per lungo tempo esperienza per po- tere con esattezza riconoscere le parti sottoposte del cervel- lo. Si crede che lo aver letto un libro di frenologia ed osser- vata una testa disegnata, sia sufficiente per potere pronunziare un giudizio su le diverse forme della testa in analogia dei ca- ratteri, delle tendenze, delle attitudini, dei predo minii delle fa- coltà. Ecco perchè gii avversarli , per lo più non organizzati per apprendere e valutare la fisiologia del cervello , rigettano a torto i loro errori , che non voglio credere maliziosi , su la scienza ed i suoi cultori. Il prof. Lombroso ha fatto un diligente ed erudito esame sul cranio di Alessandro Volta , aggiungendovi alcune osser- vazioni dei commendatori Cornaha e Verga, e che ha corredato di due tavole litografiche (1). Lo scopo di questo esame pare di non essere stato quello di notare i rappresentanti anatomici del cervello sul cranio , onde dar ragione dell' energiche facoltà predominanti nella mente di Volta , perchè è stato indirizzato a tutto quello che non riguarda la fisiologia dell'encefalo, mentre questa dottrina sarebbe stata a quelle osservazioni una grande ausiliaria, spe- li) Giornale della R. Accademia di medicina di Torino , fascicolo di settembre 1878. — 51 — cialmente nel riconoscere i tipi dei cranii nazionali e delle di- verse razze umane (1). In vero le misure del volume del cra- nio del Volta vuol paragonarsi per certe condizioni acciden- tali, cioè fronte sfuggente, saldatura delle suture, ecc. a quelle di grandi uomini , come se fossero indizii delle medesi- me attitudini e delle medesime qualità scientifiche , per esem. Dante, Petrarca, Donizetti, Biron ec; mentre ognun sa quanto questi fossero differenti nelle loro tendenze, nei loro caratteri, nelle loro facoltà, nel loro genio. Clie vale il confronto in ge- nerale del cranio di Volta per la capacità della massa cere- brale con quella di Dante quando Volta presenta la fronte sfug- gente e Dante al contrario ampia ed estesa ed iti direzione verticale con la faccia , le arcate sopracigliari dolcemente elevate, i seni poco sviluppati, e le gobbe frontali più spor- genti che non soglia essere comunemente agli altri cranii (2). Pare adunque che in altre condizioni anatomiche della forma del cervello rappresentata da quella del cranio avrebbero do- vuto ritrovarsi le ragioni dello speciale talento , e delle diffe- renti attitudini loro. 1 confronti tra cranii e cranii pel volume in generale non conducono a nulla , anzi ad errori ; ma bisogna farli tra le di- verse parti nel medesimo cranio e cervello , ed anzi insieme ricercare le proporzioni relative tra il volume apparente di ciascun organo con la sua origine per ottenere un risultato in- duttivo. Sicché se si volesse paragonare in generale la testa piccola di Voltaire a quella voluminosa di Volta, Voltaire avreb- be dovuto essere un mezzo cretino a fronte deir altro. Ma se si facesse un confronto relativo dei lobi anteriori, e specialmente (1) Nel mio Trattato di Frenologia ho accennato i modi di ravvi- sare per mezzo dei principii della fisiologia del cervello i tipi delle teste delle diverse razze umane e dei cranii nazionali. Il Garbiglietti ne fece un largo sunto che pubblicò nel Giornale della Reale Accademia di me- dicina di Torino (n. 2del 1869), credendolo importante, per essersi quell'Accademia fatta iniziatrice di un museo di Craniologia Etnologica e del quale è già l'illustre Garbiglietti il direttore. Ed ora ognuno sa quanto quel Museo sia [stato aumentato di teste frenologiche , special- mente di delinquenti e carnefici. (2) Nicolucciy lì cranio di Dante. — 52 — nella regione superiore, del cervello di Voltaire a quelli di Vol- ta, tenuto conto delle altre parti del cranio, spiccherebbe subi- to la differenza di una superiorità di forze intellettuali del pri- mo sul secondo; ma di più calcolando nel suo medesimo cer- vello il volume dei lobi anteriori quasi il doppio dei posteriori, ciò che non è nel Volta anzi forse l' opposto , apparisce chiaro la ragione della grande energia delle potenze superiori e del genio speciale. Neil' aprire la testa di Madama di Stael morta nel 1817 gli anatomisti restarono sorpresi nel vedere sì enormi di volume i lobi anteriori a fronte del resto del cervello,' da dare a questo in generale l'aspetto di una gran massa. I lavori interessanti dei prof. Lombroso , Verga ed altri distinti, su gli studii etnologici sarebbero meno incerti e vaghi confortati dalle considerazioni veramente frenologiche ; ma disgraziatamente sono tali applicazioni da questi illustri re- spinte, mentre pure le osservazioni loro potrebbero essere a vicenda di grande aiuto al progresso di una dottrina si nobil- mente antropologica e sociale. Intanto il prof. Verga, che in un suo lavoro spiegando i fenomeni morbosi dell'istinto distrut- tore, e quelli dell'istinto venereo, cioè di alcune circonvoluzioni del lobo medio sopra l'orecchio, e del lobo medio del cervel- letto, applica le conoscenze frenologiche , disse avere oggidì i filosofi fatto pace coi frenologi (1); ed il prof. Cornalia diret- tore del Museo civico di Milano in cui è una splendida sezione frenologica , furono ultimamente commissarii , che rapporta- rono concedersi il premio Fossati di lire 2000 ad un tema fre- nologico svolto dal Lussana prof, di Fisiologia neh' Università di Padova. Ciò che mi fa supporre, ove non abbiano cambiato convincimenti , di non aver fatto caso su le osservazioni con- trarie del prof. Lombroso. Pare adunque che il prof. Lombroso nel gettare qua e la qualche proposizione avverso la frenologia , ha fatto senza avvedersene un certo esame frenologico su la testa di Volta ; imperocché nota su quel cranio alcuni indizii anatomici che spiegano l' energia delle facoltà a questi attribuite dai frenolo- (1) V. Rendiconti del R. Istituto Lombardo , voi. IV , fase. 2"; e le mie osservazioni negli Annali frenopatici italiani , voi. V, p. 105 e seg. ~ 53 — gì, mentre egli ha creduto darcene altre. Cioè ha indicato l'or- gano vero che ha distinto il talento di Volta , attribuendogli la qualità che i frenologi danno ad un altro organo differente. Errore proprio che si ha torto di attribuire alla scienza. Se si avesse avuto la pazienza di trarre un cenno della vita e degli studii del Volta , per andare in cerca delle ragioni anatomiche stabilite dai frenologi , come indizii dei talenti , delle attitudini e delle facoltà, si sarebbero facilmente rinvenuti in quel cranio gli argomenti che spiegano non solamente le qualità energiche che distinsero il Volta , ma ancora le qualità negative che non fecero elevare a genio un sempKce e limitato sì ma immensa- mente utile e causa di grandi scoverte, talento meccanico. Da questo erudito lavoro da cui il Lombroso conchiude avvicinarsi il cranio di Volta al tipo comasco, ma più assai al romano, ne argomenta pure l'intelligenza essenzialmente ana- litica, senza però dire su quale facoltà predominante era diret- ta questa analitica intelligenza. Ma io non voglio andare oltre. La memoria del Lombroso è corredata di due tavole litografiche che indicano di gran- dezza naturale il cranio di Volta veduto dal lato sinistro e dal- le parte superiore; e sarebbe stato molto importante se vi fos- se stata rappresentata la parte di fronte. Le figure che qui ap- presso ho intercalate ne rappresentano il quinto del volume. Nota adunque il Lombroso a pag. 194 : « faceva contrasto » a questa levigatezza delle ossa craniche, il grande sviluppo » degli archi sopracigliari. E più appresso: — « il cranio mostrava un rigonfiamento )> in corrispondenza del centro della lamina squamosa del tem- » porale tanto più notevole , perchè minimo vi era lo spessore » (di 2 mill.). » A pag. 95: — Nel temporale è sensibile la depressione so- » pra-mastoidea. » Ivi : — « L'orlo esterno delle orbite molto saliente; e le or- )) bite quadrangolari molto distantì fra loro. » A pag. 208 in fine aggiunge: — « Non si può oggidì fermar- si sulle credenze frenologiche ; ma per chi vi badasse gioverà » sapere come nessun punto del cranio di Volta sporgesse » notevolmente , tranne quella porzione del temporale dove _ 54 -- » quegli ideologi della fisiologia del cervello collocherebbero » l'acquisività e altri l'istinto del furto e della rissa, eppure il » Volta era modello di dolcezza, di modestia e di animo ge- » neroso. » Quanto avrei desiderato che l'illustre Lombroso prima di vergar queste righe avesse dato una occhiata alla grande opera anatomica corredata di cento tavole ed ai sei volumi su le funzioni del cervello, tutti immortali lavori di Gali, ed a quelli di Spurzheìm, Demangeon, Combe, Brussais, Fossati e tanti altri , perchè avrebbe ricordato che i frenologi non sono ideo- logi come egli li appella ripetendo la famosa parola idéolo- gues di Napoleone primo, e che non mai i frenologi han collo- cato Vacquisività sull'osso temporale, né v'è frenologo il più superficiale che parli del furto come qualità primitiva istintiva se lo nota come la manifestazione più energica ed in abuso dell' acquisività; né nell'osso temporale anzi nel medesimo or- gano han situato l'istinto della propria difesa che gli antifre- nologi dicono della rissa senza sapere che questa non può es- sere che l'esercizio in abuso e vizioso di una qualità fonda- mentale; oltre a che un organo non può essere addetto a due o più funzioni di qualità distinte, anzi sovente contrarie tra loro. Pare che ciò sia una ripetizione delle viete ed antiche op- posizioni fatte alla dottrina di Gali, e che il riprodurle ora sotto tanto lume di progresso fa torto agli uomini non alla scienza , e tanto più quando a questa vogliono attribuirsi i proprii errori. Vengo adunque all' esame del cranio di Volta , che qui , come dissi ho riprodotto sulle figure del Lombroso pel quinto della grandezza naturale , ed al quale ho aggiunti alcuni nu- meri che indicano la localizzazione dei frenologi. Nella parte anteriore del cranio nota il Lombroso il grande sviluppo degli archi sojDracigliari fare cantrasto con la levi- gatessa delle ossa craniche. Io che non saprei a che condur- rebbe questo contrasto, osservo che il grande sviluppo e spor- genza degli archi sopracigliari sono indizio di voluminose cir- convoluzioni della parte inferiore dei lobi addetti a molte fa- coltà percettive per mezzo delle quali si ha conoscenza della esistenza, delle qualità e delle relazioni degli oggetti esterni. — 55 — La vieta opposizione che potrebbe ripetersi si è l'intraporsi del seno frontale tra le circonvoluzioni e la lamina ossea. Il seno frontale certamente è da valutarsi sia grande o piccola la sporgenza dell' arco sopracigliare ; ma deve sapersi che molte di quelle circonvoluzioni poggiando sulla lamina interna supe- riore e posteriore dell'orbita, sotto ed in dietro del detto seno si mostrano nel loro volume in sporgenze sotto l' arco produ- cendo all'occhio una situazione particolare (1). Le altre circon- voluzioni si mostrano nella regione sopra il seno frontale che spesso può essere piccolo o mancare affatto. Ma quel che inte- ressa e conferma quello che ho detto si è , 1' orlo esterno dell' orbite molto saliente , e le orbite quadrangolari molto distanti tra loro. Io mi fermo solo a questa grande distanza notata tra le orbite quadrangolari che nel cranio di Volta è indizio di svi- luppo non ordinario dell'organo deWindividualitàdeì frenologi, facoltà percettiva che considera l'oggetto come pura esistenza, ed individualizza e classifica; ed ancora dell' organo dell' even- tualità nella circonvoluzione al di sopra della prima , e di cui lo scopo è di cercare e conoscere gli usi ed i fenomeni attivi delle cose. Questa disposizione appare adunque manifesta ne- gli indizii anatomici del cranio di Volta, la quale combinata ad alcune altre facoltà percettive, ed a qualche istinto come a quello del senso della meccanica conduce all' osservazione ed ispira il gusto di speciali ricerche fecondate dallo scopo del- l' applicazione di questa ultima facoltà. Ma queste facoltà combinate in esercizio non fecondate da energiche facoltà superiori o riflessive, cioè da quella del pa- ragone che dà la sintesi e da quella della causalità che dà Va- nalisi, si limitano ai prodotti delle loro funzioni senza potersi elevare all' applicazione progressiva. Ciò è avvenuto al talento di Volta. In vero la fronte sfuggente ossia con una inclinazio- ne che comincia troppo presto cioè appena un pollice sopra la radice del naso, o in altre espressioni appena dopo il termine della regione inferiore frontale sede dalle facoltà percettive, dà segno evidente di predominio di queste ultime sulle facoltà ri- li) Miraglia. Trattato di Frenologia, voi. 1«, p. 49, SO, 289, 294, 297, 306, 348, ecc. — 56 ~ flessive che han sede nella regione anteriore- superiore della fronte ossia immediatamente, come ho detto, sopra le prime. Chi si porta ad osservare la testa di Dante, di Voltaire, di Kant, di Gali, di Cartesio, di Fictè, e di tanti altri filosofi, scorgerà subito quanto la regione anteriore-superiore dell' osso frontale non solo scende perpendicolare su la regione inferiore ma è relativamente elevata, larga e sporgente in avanti. Questa inclinazione ascendente dell'osso frontale in Volta, diminuisce un pollice prima che si unisca al bordo anteriore delle ossa parietali, sicché verso la fontanella dei fanciulli una sporgenza notabile si scorge. Ivi ha sede il duplice organo di uno dei più beUi sentimenti, cioè della henevolensa , o spirito di carità, di bontà che sono la manifestazione più energia del senso morale. Si scorge seguitando la hnea mediana 1' organo della ve- nerazione sufficientemente sviluppato. Questo sentimento di« spone al rispetto delle cose buone, delle cose antiche e degli ingegni elevati,, e che non sorretto da energiche facoltà supe- riori, e specialmente dal sentimento dello spirito d' indipen- denza 0 stima di sé , l' individuo si prostra al primo che gli pone il piede sul collo. In seguito, la linea comincia a decli- nare in modo che gli indizii organici delle circonvoluzioni sot- toposte addette alla manifestazione dei belli sentimenti della fermezza di carattere, e della stima di sé che si lega allo spi- rito d' indipendenza, e dell' amore di approvazione che dà il de- siderio dell'altrui stima, si presentano poco sviluppati. Orga- nizzazione siffatta della regione superiore della testa con appa- renza di sentimenti attivi ed altri negativi han prodotto in Volta l'indole dolce, benigna, modesta, e di carattere umile e docile. E così il Lombroso dopo di aver notato in quel cranio un rigonfiamento notevole in corrispondenza del centro della la- mina squamosa del temporale (forse da intendersi verso la su- tura squamosa col parietale ) e dopo di aver segnato una de- pressione sensibile nella regione sopramastoidea, nessun al- tro punto vi trova sporgente. Ora immaginando egli che i fre- nologi riponessero in questa regione sporgente del temporale r acquisività, l' imaginato istinto del furto e della rissa , vi oppone il carattere dolce, modesto e generoso del Volta. — 57 — Ma questa depressione sopramastoidea e la elevatezza della parte sincipitale anteriore del cranio , spiegano il carat- tere del Volta, come la sporgenza della regione anteriore delle tempie e soproribitale della fronte, il talento che lo ha distin- to; quando di più si considera che i frenologi non han mai col- locato r acquisività o 1' organo del furto degli antiorganologi- sti ed insieme l' istinto della propria difesa che questi dicono della rissa, nell'osso temporale ed anzi nel medesimo luogo. Nella suddetta prominenza che occupa le tempie adunque i frenologi han riposto il senso della meccanica^ in Volta molto sviluppato; e l'istinto della propria difesa nella regione sopra- mastoidea, in lui depresso. L' organo dell' acquisività si rappresenta non nel tempo- rale ma nella regione anteriore -inferiore del parietale; e nel cranio di Volta è depresso sensibilmente. Quando quest'organo è sviluppato, ivi il diametro della testa è largo. Ma io credo di correre subito al fatto onde illustri uomini che appellano credenza ima dottrina positiva fondata sulle esperienze, non sieno facili a deturparla attribuendole sbagli si grossolani. Figura 1. Cranio di Alessandro Volta. I.-8 Questa duphce figura 1, indica il cranio di Volta; ed i nu- meri gì' indizi! degli organi stabiliti dai frenologi, cioè il n. 8 V acquisività, il n. 9 la costruttività che produce il senso della — 58 — meccanica, ed il n. 5 la combattività o istinto della propria difesa e della proprietà. Figura 2. Cranio di una ladra. /{ 8^^^ ^^r W c!l'à^.- La figura 2. rappresenta il cranio di una celebre ladra morta nelle prigioni di Graez, che fa parte del Museo di Gali, e che si trova così disegnato di grandezza naturale nel suo grande atlante, PI. XXVII. L' enorme larghezzza tra le acquisività, n. 8., indica l' in- corrigibilità di questa ladra. Figura 3. Cranio del sicario Michele Sorbo. idi V La figura 3. rappresenta il cranio di un famoso audace si- cario Michele Sorbo giustiziato in Napoli nel 1800, che donai al — 59 — museo anatomico di questa R Università e che traggo dalla mia memoria su la celebre Giuditta Guastamacchia. Fra gli organi mostruosi di questo cranio spiccano molto prominenti gli organi gemelli della combattimtàj tra i quali la distanza dietro le orecchie è sì straordinaria da dare a questa parte del cranio una forma singolare (1). Ho scelto queste due teste, flg. 2 e 3, onde messe in con- trasto relativo colla figura 1. del cranio di Volta si scorga che il segno anatomico dell' acquisività, n. 8, e quello della combattività, num. 5, in Volta sono depressi per quanto sono mostruosi nei cranii di questi malvagi ; e che Y indizio or- ganico prominente nella parte anteriore dell' osso temporale, perchè la circonvoluzione parte dietro le grandi circonvolu- zioni del labo medio, e che si estende fino al -frontale, n. 9, non è quello dell' acquisività, ma bensì quello! della mecca- nica che coadiuvato da energiche e speciali facoltà percet- tive spiega il talento di Volta. Gali adunque ripone V organo deli' acquisioità non nel^ r osso temporale, ma nella « jjrominenza che si estende dal- » r angolo inferiore -esteriore dei parietali sino al bordo » esterno dell'arco superiore dell' orbita » (2). (Si vegga n. 8 delle figure. ) Dice il Fossati , collega di Gali : « L' organo della ten- )) denza alla proprietà è situato all' angolo anteriore del pa- » rietale; ed è segnato su la figura dal numero 8. » (3). Ho notato in una mia opera : « — La circonvoluzione » che corrisponde all'angolo anteriore-inferiore dei parietali » esprimendosi esternamente in una prominenza allungata » sino al bordo esterno dell' arco superiore dell' orbita , è » l'organo dell' acquisività ( n. 8 delle figure ). La testa è » molto larga in questa regione in tutt' i ladri incorrigibili » ( fig. 2 ) , gli avari, gli usurai , come hanno osservato co- (1) Miraglìa. Parere frenologico sul cranio della celebre Giuditta Guastamacchia, di suo padre e di altri complici giustiziati in Napoli, in aprile 1800. (2) Gallj Sur le fonctions du cerveau ecc. T. IV, p. 238. (3) Fossati, Manuel pratique de Phréuologie, pag. 297. — 60 — » stantemente tutt' i frenologi, ed ho io confermato tale os- » servazione nei ladri recidivi delle prigioni di Napoli ; e nei » folli divenuti predatori ho sempre rinvenuto dopo la morte » o un grande sviluppo o una profonda lesione dell'organo » (1) Questo organo nel cranio di Volta si presenta piuttosto depresso (fig. 1, n. 8). La combattimtà o istinto della propria difesa e della proprietà, che molto energico produce il coraggio, e debole e depresso genera la timidezza, la paura e la vigliaccheria, e nello stato di abuso e di vizio la temerità e la rissa, non può aver sede in una parte cerebrale addetta ad altra fun- zione differente come si è preteso, collocandola in quel me- desimo organo dell' acquisività che immaginano avere i fre- nologi riposto nell'osso temporale, ma bensì si manifesta per la funzione di una propria circonvoluzione cerebrale del lobo posteriore corrispondente al dì sopra del processo mastoideo. Gali ha stabilito che la sede dell' istinto della propria dife- sa e della proprietà si rapprsenta « nell' angolo posteriore- » inferiore dei parietali, cioè quasi un pollice dietro l'orec- » chìo ed a livello della sua altezza (n. 5 della figura), che » non bisogna confondere col processo mastoideo che si trova » più basso ed immediatamente dietro l'orecchio » (2). Il Fossati osserva aver Gali scoperto, che « i bravi hanno )) la testa immediatamente a livello delle orecchie molto più » larga che i poltroni. L'organo occupala parte che corri- » sponde a quella inferiore e posteriore dell' osso parietale (n. » 5 della figura) » (3). Ho notato nel mio Trattato di frenologia (voi. 1, pag. 184) » — « L' organo di questo istinto è espresso nel cranio da una » prominenza a segmento di sfera nell'angolo posteriore-infe- » riore o mastoideo dei parietali, cioè indietro ed alquanto so- » pra la sutura scagliosa... Questa prominenza non sì confonda » col processo mastoideo il quale è situato immediatamente (1) Mìraglia. Trattato di Frenologia applicata ecc. V. l,p. 209 e 210. (2) Gali, Sur Ics fonclioiis du cerveau. T. IV, pag. 23 e 24. (3) Fossati, Manuel ecc. pag. 265. — 61 — » dietro il centro dell'orecchio; mentre 1' organo rinviensi più » sopra di esso processo masteideo un pollice circa dietro » l'orecchio a livello del suo bordo superiore. La circonvoluzio- » ne è larga, voluminosa e profonda. » Questa regione ( n. 5 della flg. 1. ) in Volta è depressa. Osserva Gali su l' organo della costruttività che produce il senso della meccanica e che appella pure senso delle arti, (or preso dal Lombroso per un organo del furto ed insieme della rissa ) ; che « quest' organo è stato da lui sovente ri- » scontrato nei meccanici in un diametro dal temporale all' al- » tro più considerevole che quello da uno all'altro zigoma » (1) » ( n. 9 della figura 1 ). Ed aggiunge : — » Un occhio poco esercitato potrebbe confonderlo molto » facilmente con l' organo del senso della proprietà (acquisivi- » tà); ma la forma di quest'ultimo è allungata da dietro in » avanti, ed allorché il rilievo che ne risulta è considerevole, si » estende sino al bordo esterno dell' arco sopracigliare. La » protuberanza che forma l' organo delle arti è situato al di- » sotto di quello della proprietà. Questa protuberanza dà alle » tempie una sporgenza eguale a quella della regione zigoma- )) tica. » (2) Nicolucci citato dal Lombroso dice intorno al cranio di Vol- to che ai lati della fronte risalta il processo orbitale dell' os- so frontale ( doVe propriamente arriva l'organo della costrut- tività ) ; e segue : V ampiezza deW abside anteriore nasconde le arcate sigomutiche che appena si mostrano al loro margi- ne esterno. [ Giornale della R. Accademia di med. di Torino, settembre 1878, pag. 204. , Il Fossati osserva che l' organo mostrandosi immediata- mente al di sopra della sotura sfeno-temporale è situato nel mezzo della regione temporale. (3) Nel su indicato mio Trattato di frenologia a pag. 215 del primo volume, così dico di quest' organo : — » La circovolu- » zione eh' è al di sotto dell' organo dell' acquisività e che resta (1) Gali, Sur les fonctions ecc. T. V. pag. 160. (2) Ivi, pag. 175 e 176. (3) Fossati, Manuel ecc., pag. 8. — 62 — » per la metà coperta dalle grandi circonvoluzioni del lobo » medio (1), è addetta alle manifestazione dell'industria. Ester- )) namente si esprime a segmento di sfera in corrispondenza » della base laterale dell'osso frontale immediatamente sopra » le grandi ale dello sfenoide, cioè al disopra della sutura sfe- » no-temporale. Questa protuberanza dando alle tempie una » elevazione eguale a quella dell'arco zigomatico fa che la fron- » te in questa regione sia tra due parallele perpendicolari. » Tali segni anatomici adunque notati nel cranio di Volta, che esprimono le qualità attive e negative delle funzioni di spe- ciali parti celebrali sottoposte, spiegano il suo caratte nobile e benevolo, ed un talento che combinato all'energia di alcune facoltà percettive, come quelle deW indivìclaalità, déìVeventua- lità^ ha preso una direzione di inventare o perfezionare spe- ciali istrumenti meccanici; direzione che sarebbe stata diversa, ma sempre col senso dell'industria predominante combinato ed altre facoltà energiche. Lo sviluppo degli organi superiori an- teriori della fronte non voluminosi come quelli della regione frontale inferiore e laterale, ha prodotto che uno spirito filoso- fico analitico-sintetico non attivo nel Volta non poteva che ar- restare il suo talento limitandolo al perfezionamento industrioso di speciali istrumenti, che poi altri datati di elevate facoltà su- periori o riflessive energicamente potenti applicarono dando origine alle più grandiose scoperte utili che tanto han nobilita- to la società umana, e che Volta avrebbe fatto se potentemente ne fosse stato dotato. Il cranio di Volta adunque dà indizii di risultati che tra le tante circostanze dell' epoca e condizioni particolari, avrebbero potuto dare origine a svolgimento maggiore ; e ciò lo spiega la breve biografia che qui riassumo di Alessandro Volta del quale le facoltà più attive tanto armonizzano con gi' indizii anatomici del suo cervello. Alessandro Volta comasco nacque nel 1745 e mori nel (1) Questa circostanza anatomica è pei non esperti osservatori ca- gione di sbagli, tanto più quando non conoscono non solo lo spazio che occupa la circouvolazione, e la sua origine, ma la forma particolare che ne prende la parte corrispondente del cranio. — 63 — 1826. V elettro conosciuto dagli antichi fu nel secolo XVI de- nominato elettricità, perchè si conobbe comune a molti corpi. Le prime macchine immaginate per eccitarla furono di Guerick e Hanksbee nel 1736; sicché meditandone i fenomeni l'inglese Stefano Grey fece le prime considerazioni scientifiche per cui scoperse potere l'elettricità percorrere distanze incalcolabili. E così studiando fu trovata la boccia di Leida nel 1746 , perfe- zionata poi da Franklin , ed altri progressi e miglioramenti si stabilirono nello spiegare i maravigliosi fenomeni dell' elettri- cità. « Però l'elettricità, dice Cantìi, pareva uno dei molti sog- » getti isolati, e che possono studiarsi unicamente nelle loro » relazioni interne , fin quando mostrò altrimenti Alessandro » Volta comasco , che per esperimenti procedendo man mano » e senza grandi teoriche, dovea riuscire a scoperta suprema. » E prima inventò V elettroforo perpetuo, poi il condensatore^ » accoppiando il quale agli elettrometri di Cavallo e di Saus- » sure , ne ottenne uno più squisito. Armato di questi , indaga » l'elettricità atmosferica, la grandine, le aurore boreali ed » altri fenomeni: ma all'esattezza di sperimentatore non con- » giungeva elevazione filosofica tale da stabilir dottrine pre- » cise e pretendere rigore matematico; non riferì mai alla vera » loro teorica lo elettroforo e il condensatore, non vide la cau- )) sa vera dello svilupparsi o no dell' elettricità nell' evapora- » mento, ne le sue ipotesi vennero confermate dai fatti. » Fra ciò Luigi Galvani a Bologna avvertì il moto musco- » lare nelle rane morte che si trovassero sotto l' azione di un » conduttore elettrico nell'atto di scaricarsi; e anatomico non » fisico, si persuase esistere un'elettricità animale, differente )) dalla comune. Il mondo credette : i materialisti sperarono » trovare l' agente fisico onde i corpi esterni operano sul cer- » vello, e svelati gli arcani del sentire: i filosofi improvisarono » sistemi per ìspiegare il fatto. Ma il Volta ripetendo gli spe- )) rimenti , dubita le parti animali non sieno che passive , su )) cui i metalli operassero come stimolo esteriore. Varia i modi, » rimove muscoli e nervi surrogando dei filtri, frapposti a cop- » pie di dischi di rame e di zinco , e n' ha fenomeni elettrici : » moltiplica queste coppie metalliche, ed ecco la pila (1794) , » lo strumento più poderoso dell' analisi chimica. Il Volta so- — 64 — » pra vìsse quasi trent'anni alla sua scoperta senza né aggiun- » gervi né applicarla: intanto che Ritter, Carlìste, Davy la usa- » vano a decompor l'acqua; dal quale fatto restava incoata la » chimica nuova (1). » Il cranio di Volta adunque studiato coi principii della fisio- logia del cervello dà ragione del suo carattere , delle sue atti- tudini e del suo talento. E pare che gli avversarli della freno- logia , che essi credono fondata su credente e fede , perchè 1 han torto di non studiarla profondamente con vero spirito filo- sofico, offrono le migliori prove delle sue verità nei loro errori che voghono presentare contro la dottrina , la quale feconda di scienze assai (2) , é la conquista più utile pel progresso e perfezionamento del genere umano. E conchiudo col Fossati : — « Quando la frenologia sarà » più generalmente studiata non sarà più un enigma da indo- » vinare ; la sua interpetrazione non sarà più un privilegio ri- » servato ai cultori della fisiologia del cervello , ed ognuno ri- » conoscerà con ammirazione la verità e 1' utilità di questa » scienza (3). » Se questo lungo scritto ti ha annoiato, mio caro Riboli , incolpane il desiderio che ha avuto d'intrattenersi con te alla buona il tuo antico amico e collega Napoli 10 settembre 1879. Dott. Biagio Miraglia. o-^i^o (1) Canta, Storia Universale, Tonio undecimo, libro XVII, cap. XXXV, pag. C12. ottava edizione torinese. (2) Tommaseo. Studii filosofici. (3) Fossati, Manuel pratique de Phrénologie, pag. 176. OSSEIiVAZIOIVI SU GLI ABTICOL] 12. soppresso, E 61, 62 E 64 DEL PROGETTO DEL CODICE PENILE DEL REGM) D' ITALIA- 1876. Con lettera officiale dei 4 novembre di questo anno 1876 il Ministro Guardasigilli ( com. Mancini ) comunicavami un esemplare delie modificazioni che , sotto forma di emenda- menti da introdursi nel Progetto del Libro Primo del Codice Penale già votato dal Senato, furono deliberati da una Com- missione istituita e preseduta dallo stesso Guardasigilli, in- vitandomi di voler sottoporre ad accurata disamina ed espri- mere il mio avviso intorno alla parte che ha attinenza colla Jto^X Patologia mentale , ed in generale con la medicina legale , / a. if_ tanto intorno alla sostanza delle proposte, quanto della forma e della proprietà scientifica del linguaggio. L' onorevole Mancini , al contrario di quanto si è prati- cato nelle molte nuove Codificazioni Penali, compilate e de- cretate negli ultimi anni , censurabili per non essersi intesi i consigli di cultori delle scienze speciali , ne ha invitato il parere affinchè volgessero la loro attenzione su questo Pro- getto del Codice Penale, per essere sollecitamente presentato all' esame della Camera dei Deputati della nuova Legislatura. É di qualche interesse che io qui ripubblichi una lettera dell' eminente giureconsulto onor. Mancini, e la mia risposta del 1870 , come preambolo delle brevi osservazioni che già inviai all' on. Guardasigilli ai 18 dello stesso novembre, e che qui riproduco. Firenze 20 luglio ^870. Carissimo Amico. Abbiatevi i miei plausi e ringraziamenti per V Op[isco\o [Procedura criminale e civile rispetto agli alienati) che ho letto con vivissimo inte- resse. Gradirei moltissimo, se in questi momenti in cui la grande mis- 5 a- l^^"^ - 66- sione dell'Italia è d'impedire la pubblicazione di un nuovo Codice pe- nale che non risponda al progresso della scienza ed ai grandi principii di giustizia e di libertà, mi fossero comunicati tutti quei vostri speciali lavori ed osservazioni e ricordi di casi segnati ( come per es. quello ac- cennato in nota a pag. 8 del vostro opuscolo ), che possono servire di utile guida in questo importantissimo studio. Anzi oso sperare , che as- sociandosi in voi alla sapienza dello scienziato il vivo sentimento dello amore del paese , vogliate permettermi di consultarvi , e di chiedere il vostro pubblico concorso ai nostri lavori in quelle parti in cui i vostri datti lavori giustamente attribuiscono al vostro parere incontrastabile autorità. Voi non potete ignorare quanto sia grande ed antica la mia alta estimazione del vostro sapere e dei lavori che vi resero tanto bene- merito della scienza e dell' umanità- Gredetemi sempre con questi sinceri sentimenti AlVillustr. signor Professore Vostro Amico Cav. B. G. Miraglia W. S. ISanciaii. Napoli. P. S. Avrete appreso dai giornali un caso deplorabile di prolungata 2<,6'-^ detenzione del Deputato ricchissimo banchiere Genero di Torino, dive- nuto in prigione miseramente folle. Vi mando una mia memoria , la "T^ " quale non valse or son quasi due anni , a fargli restituire la libertà. Vi A , Q^|L'-4^'*^ fu bisogno della pubblicità che ebbe la difesa sostenuta da me e dalh ( /ì^,/ avvocato Villa in Torino per altri sei complici acciò fossero posti a nud( (c*^^^^ '^ > gli inqualificabili abusi commessi in questo processo, dopo di che il po-| ' y,^ h^^*-^^ vero detenuto fu liberato, benché ora perseveri miseramente nello statcj / ,^^^ di follia. Bonacossa ha pochissima speranza di guarirlo. Napoli 27 luglio i870. Onorevolissimo sig. Commendatore. L' accoglienza lusinghiera che ha avuto da voi il mio lavoretto Sulla procedura nei giudizii criminali e civili per riconoscere l' alienazione i^yv^..-V^ mentale mi fa ardito a credere che potesse sperarsi qualche cosa di buo- ^1' no nella riforma delle leggi, ove la sapienza fosse di guida ad esse. L'uomo di scienza, l'uomo che ha studiato profondamente le fa-- colta umane, o che in queste ha riconosciuto l'influenza delle materiali condizioni della organizzazione, vede bene quanto sieno ristretti i limiti della ragione, e quanto Bieno vacillanti la volontà ed il libero arbitrio , \£- •^1 H'' h' — 67 — che invano vogliono considerarsi senza confini. I motivi esterni che spingono alla colpa sono ben poca cosa a fronte dei motivi interiori che vi trascinano; eppure la legge questi ultimi poco considera e moltissimo . . / i primi. Ma i gradi di colpabilità sono da considerarsi più dalla misura ^^-'^ '^ dei motivi interni che da quella dei motivi esterni. Da tanti anni io mi /^ (k\ì^ iÀ addoloro nello scorgere, come viene uccisa T anima umana nel decre- j*^ tarla subbiettivamente virtuosa 0 malvagia , come se le sue manifesta- ^^l^^* «^^^^ "^ zioni non fossero inevitabilmente soggette alle condizioni della umana ^ ^. natura. v*^ Ma veniamo ai nostri codici. Io sono un medico e non considero le > 'i^*\'^ facoltà mentali come tanti enti astratti , ma come semplici manifesta zioni psico-organiche; ne pretendo di essere un legale. Però veggo che stabilita la legge, si è formata la procedura; né veggo tra queste due un nesso. Per es., l'istruzione dei processi criminali conserva massime che danno indizii di strane idee della natura dell'uomo. Ma questo errore spa- rirebbe, dove gì' istruttori fossero di cuore e mente retti, e non elevas- sero il loro cervello al di là del cranio. Innumerevoli volte mi fu dato scorgere nell'esame dei processi per dar parere su lo stato di mente del delinquente, che l'istruzione ha mostrato più la tendenza dell'Istruttore, che l'indagine calma accorta e sapiente dell'uomo imparziale. L'ultima modificazione del codice penale ha creato nell' art, 95 il vizio di mente, senza ch'essa legge sappia che voglia per ciò intendere. I giudici v'intendono un certo grado di pazzia; se cosi dovesse interpe- trarsi , allora in contraddizione dell'art. 94 consegnerebbe al povero mezzo-pazzo fin venti anni di ferri! Ma io credo che con questo art. 95 il'magistrato dovrebbe ritenere un'attenuante in un grado minore di col- pabilità, perchè il vizio di mente non è la pazzia, la quale in qualunque grado voglia considerarsi non ammette risponsabilità jjama^e. Qualche anno fa fui inteso per ciò in una Corte di Assisie di Napoli , e si con- venne al mio parere. Questo fatto è registrato negli Annali frenopatici italiani che io vi mando, pag. 83 del voi. 3.** A voi versato sì eminentemente in tali materie è inutile che io più parli. Vi mando per la posta alcuni miei lavori in tre pacchi. In essi vedrete quanto io ho predicato, ma al deserto. Intanto potete riscontrare principalmente negli AnnaU fren. voi. 1, pag. 85 e seg.; p. 113 ; p. 127 e seg., p. 139 e seg. — Voi. 2, pag. 31 e seg. — Voi. 3, p. 83 e seg. — Voi. 4, p 67 e seg. — Nel mio Trattalo di frenologia ec. vi sono molte pagine all'uopo. Il fatto citato a pag. 8 del mio opuscolo Sulla Procedura ee., sta nel Giornale medico-storico-statistico che io scriveva, al voi, 1, 1843. Se credete , come accennate , che io potessi dare qualche debole ( «1^ ^^^SU^ — 68 — parere su queste materie , potreste formolare delle massime , percbè mi farei un dovere di sottoporlo alla vostra sapienza. Ho Ietto la vostra dottissima memoria su l'infelice deputato Ge- nero. Siamo là ; l' istruzione fu malvagia. Ma come si può barattare l'onore e la vita di un uomo? La vostra difesa fu splendida , calma , stringente; rivela il sommo giureconsulto. Ma l'errore sta nella legge o negli Istruttori? E la legge, se è per ritrovare la colpa, non è più per tutelare l'innocenza? Guai, io dissi in un mio scritto, quando un uomo male organizzato siede sopra un trono ! Guai pure , quando un simile essere ha in mano la spada della giustizia. Onoratemi dei vostri pregiati comandi e credete alla stima ed^ ami- cizia antica del ^ir on. Com. P. S. Mancini f ostro devotissimo Deputato al Parlamento M. e». SSiraglfia. Firenze. Art. 12. SULLA PENA DI MORTE (soppresso). Che l'uomo soggetto alle condizioni della umana natura abusando fin delle sue più belle facoltà diventi assassino, è una grande sventura; ma che la legge, che rappresenta la sintesi della ragione umana e della giustizia, voglia imitare il delinquente, non solo a questo si eguaglia ma diventa car- nefice, indizio di barbarie di tempi. La pena che non emenda e corregge è barbara; e la pena di morte non solo non emen- da né corregge, né è dì esempio preventivo, ma inferocisce i costumi, e quindi eccita le menti depravate a maggiori cri- mini. Ecco perché i misfatti ripullularono più atroci dove più' numerose furono le esecuzioni capitali; e ciò pur troppo è una storia dolorosa di cui la coscienza umana arrossisce. Per onore adunque della umanità si tolga dal Codice penale . questa nera e sanguinosa macchia detta stoicamente pena dij morte, se vuoisi che l'Italia si dimostri veramente libera e< civile. Nihil utile quod crudele. (Cic. de Off. Ili, 11.) 69 EMEI^DAMENTI DELIBERATI DALLA COMMISSIONE- Art. 61. — Non è amputato di reato colui che nel mo- mento in cui commise il fatto era in tale stato da non avere la coscienza di delinquere; ovvero vi fu costretto da una for- za alla quale non potè resistere. Art. 62. — § 1. Se le cause di che nell'articolo prece- dente hanno grandemente scemata, ma non del tutto esclusa la imputabilità, la pena è diminuita da uno a tre gradi. § 2. [Identico al Progetto) lì giudice può ordinare che la pena applicata sia scontata in una casa di custodia. Art. 64. — § 3. Nel caso preveduto nel § 1. dell'art. 62 non si fa luogo alla diminuzione di pena ivi stabilita, se l'ub- briachezza è stata contratta per commettere il reato o per pro- curarsi una scusa. La discussione sull'art. 61 è veramente splendida perla riforma totale portata sul concetto del valore dello stato dell'animo nel determinarsi a delinquere; sicché si è elimi- nata del tutto l'idea che l'individuo per commettere un atto non imputabile dovesse totalmente perdere la ragione e la coscienza dei suoi atti, cioè che fosse un automa. Siffatta credenza funesta ha fatto più volte insanguinare il patibolo e popolare gli ergastoli per pazzi che hanno avuto la sven- tura di ragionare, ed agire in conseguenza. Quindi io non oserei di portare sa tale articolo 61 alcuna osservazione quan- do illustri giureconsulti vi hanno sì dottamente ragionato. Ma considerando che alcune mie idee di scienze naturali tan- to fecondate dalla pratica dei pazzi d'illustri psichiatri e dalla mia per più di 33 anni nei manicomii, potrebbero essere me- glio svolte ed applicate in una questione che tanto interessa r umanità e la giustizia, mi arbitro di segnare le seguenti considerazioni, che appena posso accennare in massime aven- dole pur troppo largamente trattate nei miei lavori, e che per molte volte hanno avuto adito nella mente dei magistrati nei giudizi! penali e civili. — 70 — L' emendamento portato a questo art. 61 mentre sembra di una estensione vastissima da comprendere gli atti dei pazzi, dei sonnamboli, dei semi-dormienti, degli ubbrlachi, pur tut- tavia è della più ristretta applicazione quando non può adat- tarsi alla maggior parte di quei casi di pazzia nei quali non è esclusa la coscienza di delinquere. Ciò sembra un para- dosso ; sembrava pure un paradosso quando dicevasi che il pazzo potesse ragionare e quindi avere la coscienza dei suoi atti. Intanto per potere rendere chiare le mie conside-' razioni fa d' uopo accennare delle facoltà umane nello stato fisiologico, e di morbo a cui si lega uno stato analogo di co- scienza, e notare qualche fatto per dimostrare che la coscien- za di delinquere, come i raggionamenti e la coscienza degli atti, nel maggior numero dei casi non esclude la follia. Una buona filosofia riconosce che le facoltà della mente sono r una differente dalle altre , anzi alcune contrarie tra loro, e quindi indipendenti nelle loro azioni. Esse sono di diverse classi secondo la tentenza e funzione verso uno scopo assegnato dalla natura, sebbene in generale tutte tendessero all' unità che costituisce la mente umana in armonia delle sue funzioni col mondo esterno. Le facoltà adunque per la loro essenza, manifestazione e scopo speciale possono divi- dersi nelle seguenti classi: Per mezzo delle facoltà intellettuali ( che sono le j'jer- cettioe e le rijlessive ) si hanno idee , si giudica e si ragio- na, e quindi si manifestano in tutti i loro modi di essere o attributi loro pecuUari , cioè memoria , attenzione , volontà , coscienza ec. Le facoltà affettive (cioè istinti e sentimenti) non pro- ducono né idee né giudizii, né ragionamenti , ma bensi im- pulsioni ed emozioni. É giusto quindi ritenere che ammalandosi le prime, i disordini mentali che ne sorgono si presentano in falsi giu- dizii, incoerenza d'idee, sragionamenti, abolizione della co- scienza del valore degli atti. Ma ammalandosi le seconde cioè le facoltà affettive^ gl'impulsi e l'emozioni diventano disor- dinati, esagerati, dolorosi, irresistibili ed incorrigibili, e può r individuo nello stesso tempo esercitare pienamente le facoltà »=» 71 — intellettuali con tutt' i suoi attributi, sebbene spesso sono tra- scinate a secondare l' impeto delle prime. Tutti i disordini adunque di alcune facoltà, specialmente delle affettive, con integrità delle altre costituiscono le follie parziali, e queste sono per le ragioni suddette appellate ragio- nanti (1), cioè le conseguenze dei giudizii in tale stato sono come le premesse, le quali partendo da una allucinazione interna sono pure erronee ; e ciò non è contrario alla logica. Intanto malgrado questa apparenza di ragione gli atti pos- sono essere i più strani e pericolosi. Per la qual cosa dei folli ragionanti non solo tutti hanno la coscienza dei loro atti, ma molti ne hanno la coscienza del valore morale. Allora bisogna riconoscere l' impunità degli atti criminosi non nella mancanza di coscienza di deliquere, ma nella erroneità mor- bosa delle premesse dei giudizii dell'individuo, il quale è so- praffatto da una emozione impulsiva o dolorosa, superiore alla coscienza più viva di delinquere. Insomma lo scopo della soddisfazione di una emozione cruciante ed impulsiva mor- bosa è assai più forte della coscienza. Per questo tali folli sono incapaci di correggere le loro azioni, sebbene ne aves- sero la coscienza di tutta la pravità perchè questo stato è determinato dalla incapacità di ravvisare il pervertimento delle loro facoltà, e quindi dalla impossibilità dell' esercizio libero dalla volontà in concordanza della libertà morale. In vero molti di questi folli delinquenti e specialmente quelli che immaginano di essere perseguitati, ammaliati, av- velenati , premeditano lungamente ed usano mezzi accorti onde nascondere il delitto, poi lo negano e si difendono; altri lo confessano con lo scopo della soddisfazione di certe idee tenaci, come in certi suicidi. Ma è meglio per la brevità ve- nire a qualche fatto. Un tal Voclkner , riferisce Spurzheim ( Observations sur lafolie, p. 208, et seg.) occupato delle idee più vive di rag- giungere la felicità della vita futura, dietro sua confessione (1) È noto come nel 1863 feci rappresentare da varii folli del Manicomio di Aversa nei Teatri del Fondo e del Giardino d' Inverno in Napoli tragedie di Alfieri, commedie e drammi. — 72 — ha avuto per lungo tempo l'idea di uccidere un fanciullo, di confessarsi, di fare la pace con Dio e di giungere così a que- sto stato di beaditudine che formava l' oggetto di tutti i suoi desiderio Per tre settimane prima, ei soffre angosce inespri- mibili. Sentivasi spinto di uccidere qualcuno. Nella veglia perseguitavalo sempre la medesima idea: tre giorni innanzi di commettere il delitto si recò al cimitero presso la chiesa, giuoco coi ragazzi, coir intenzione di ucciderne uno; ma que- sta volta ebbe la forza di resistere alla sua orribile tendenza. Infine vi soccombette. Una piccola fanciulla eh' era venuta a vederne un' altra nella casa dove Voclkner era alloggiato di- venne sua vittima. Il proprietario della casa ed il compagno erano usciti. Voclkner invita le due ragazze a venir con lui, lor dona la sua zuppa. In seguito prende l'una, le riversa la testa e le taglia il collo con un coltello che aveva espres- samente affilato. Allora si porta al corpo di guardia, e dice quel che ha fatto. É ritenuto come prigioniero, ma dorme tranquillamente, essendo cessata la grande angoscia che per tre settimane aveva provato. Durante il processo, parlò come un uomo raggionevole ed in un modo decente. Disse che co- nosceva bene le conseguenze di un tal atto, e di volerlo espiare col suo sangue. Seybell, calzolaio a Potsdam, continua Spurzheim, di un naturale timido, dolce e pietoso, fu sem.pre disposto alla me- lanconia, e scontento dei suoi talenti e della sua situazione. Finì col desiderare la morte. A tale effetto pensò di uccidere un fanciullo eh' ei molto amava ed al quale aveva insegnato a dire delle preghiere ed a leggere nella Bibbia. Consumato il delitto, andò da sé stesso ad accusarsi alla giustizia, Haslam racconta l' istoria di una donna che per essere impiccata trucidò il suo figliuolo. Essendo reclusa a Beth- lem si mostrò afflitta del suo misfatto. Antonio Mangani , molti anni or sono , con premeditazio- ne ed agguato uccise a colpi di coltello il suo amico giudice Orecchio, perchè attribuiva i suoi patimenti di visceri a ve- leni propinati dalla sua vittima. La Gran Corte Criminale di Catanzaro udì con gran meraviglia la difesa dell' accusato , e lo candannò del capo. Ma inviato nel manicomio di Aversa _ 73 -» vi morì di demenza alcuni anni or sono. (V. il mio art. nel Giornale medico-storico-statistico, 1843. ) Un tal Errico di Castelbaronia immaginando di essere fallito, e che i figli sarebbero rimasti poveri, una notte, quat- tro anni or sono, prendendo tutte le precauzioni uccise a colpi di revolver i suoi cinque figliuoli, la moglie gravida e se stesso. Io posseggo il processo istruito per quella strage, e rimasi indignato nel leggere quello che il Procuratore Ge- nerale scrisse, cioè che fu ben meritata pena l'uccidersi quel malvagio assassino. Un tal Del Prete in una notte uccise la madre, perchè credeva che il demonio gli diceva all' orecchio uccidi tua madre che non crede che io sto nel tuo corpo. Il misero com- prendeva di avere consumato un grande misfatto. Mori qual- che anno dopo nel Manicomio di Aversa. In somma per questi casi miserandi e di mille altri che potrei riferire, perchè si è avuta coscienza di delinquere, la pena più atroce si sarebbe applicata! Conchiudo con la grave sentenza di Gali, che medici e magistrati dovrebbero tenere bene impressa nella loro mente^ » L'on appello aliènations raisonnantes celles où les » individus malades d' esprit sont réellement raisonables, » dans tout ce qui ne tient point à leur maladie, et ou, sous » le rapport mème de leur aliénation, ils agissent de la ma- » nière la plus conséquente et avec connaissance (1).... Com- » me la nature de l' aliénation raisonnante n'est pas assez » généralement connue, il arrivo que des malfaiteurs qui ap- » partient a cotte classe d' aliénés, et que 1' on voit agir et Vi raisonner d' une manière consequénte, sont, dans certains » pays , condannés à la prison ou à la mort. , tandis que , » dans d'autres pays on se borne à les envoyer à 1' opital » des fous (2). » Queste osservazioni a primo aspetto pare che venissero corrette dalla seconda parte dello stesso art. 61 che dice : ovvero vi fu costretto da unaforsa alla quale non potè resi- (1) Gali, Sur les fonctions du cerveau etc. T, L p. 144. (2) Gally Ivi, p. 451. r*:(^ — 74 — 'ot;^- U<<^ stere. Su ciò è da osservare che in questa parte dello arti- colo non possono essere comprese, per le massime di sopra accennate, quei folli che per raggiungere uno scopo eh' è la conseguenza di un errore di giudizio o per falsa premessa , o allucinazione sensoria interna o esterna, commettono reati con tutta la pacatezza ed astuzia del mondo. Un padre uc- cide premeditatamente il proprio figlio e con somma astuzia per nascondere le tracce del delitto, perchè immagina di ere- ditarne la roba che non ha. Il prete De Nilo, condannato a morte per avere tagliato la gola al suo vecchio zio sull' al- tare dopo la consumazione dell' ostia, perchè così lo avreb- be mandato in Paradiso, poco brigandosi che commetteva un gran misfatto di cui aveva coscienza. Fu costui inviato nel Manicomio di Aversa dove restò demente per moltissimi anni. In somma se il misfatto si consuma per disordine delle facoltà affettive può aversi coscienza di delinquere e nella stes- so tempo essere nella impossibilità di resistere alla emozio- ne interna impulsiva; ma quando la follia parziale appartiene alle facoltà intellettive , 1' errore di giudizio che n' è il natu- rale effetto non è avvertito dall'individuo sebbene per mezzo delle facoltà rimaste sane possa ravvisare l' iniquità dell' at- to; e le facoltà intelleuali non producono né emozioni, né im- pulsioni, ma bensì semplici soddisfazioni. Così che è facile comprendere che in ogni modo che la causa del delinquere sorge da un disordine di una o più facoltà mentali , la im- possibilità di resistere o la coscienza o non coscienza di de^ linquere non sono che un fenomeno che si dimostra secondo la natura delle facoltà e non del grado più o meno alterato di esse ; né la manifestazione più o meno apparente di un fe- nomeno può esser guida sicura per riconoscere la natura del- l' origine degli atti umani. La questione adunque è di pazzia, la quale comunque sia più o meno esagerata o più o meno parziale non può attri- buirsele gradi di colpabilità, né quindi settoporla a gradi di pena. Fra la folha di qualunque natura sia e la ragione v' è un abisso: i ragionamenti non sono la ragione. I gradi di colpabilità adunque se sono da stabihrsi nello stato di abuso o vizio delie facoltà, considerando l' uomo sano che delinque — 75 - più o meno agitato, non mai sono da ritenersi nella pazzia si generale che parziale. Dopo questa ultima osservazione di non poter essere im- putabile qualunque stato di follia sì generale che parziale , sì acuta che cronica, non può troppo oltre distendersi l'ap- plicazione dell'art. 62 che punisce diminuendo la pena da uno a tre gradi quando le cause di che è nell'art. 61 hanno gran- demente scemata^ ma non del tutto esclusa V imputabilità. In questo modo applicandosi tale art. 62 a certi stati di paz- zia si anderebbe alla imputabilità parziale dei folli tanto di- scussa e rifiutata dalle più distinte Accademie freniatriche, così che i più pericolosi monomaniaci verrebbero puniti. Sif- fatto art. 62 potrebbe applicarsi solamente a coloro che per natura o per educazione mancata han la ragione poco svi- luppata a fronte delle tendenze soverchianti in modo da ri- chiedersi grandi sforzi della prima per dirigere e moderare e reprimere le seconde ; cioè non è del tutto scemata la li- bertà morale. Nel § 2 dell'art. 62 si aggiunge che la pena sarebbe scon- tata in una casa di custodia. Sarebbe del pari anzi più ne- cessario che i folli delinquenti considerati nell'art. 61 a ga- rantia loro e della società, e per cura , non per pena, fossero custoditi nei manicomii criminali , di cui noi alienisti abbiamo tanto parlato che sorgessero in Italia, o per ora in una par- ticolare sezione dei manicomii. Lasciati in libertà i folli de- linquenti sono spesso naturalmente ricaduti in novelli delitti. La società ha dritto di essere garentita da tanto pericolo. Dopo avere sottomesse siffatte osservazioni al criterio di tanti sapienti giureconsulti , se lo credono giusto ed oppor- tuno potranno essi rendere più espliciti e precisi i concetti degh articoli notati facendovi entrare l'idea indispensabile di alienazione mentale (1), nella quale comprendendosi uno stato (1) Questa osservazione è stata ritenuta: ecco come l'art. 6l , di- venuto ora 59, è stato emendato : — Art. 59. Non è imputabile di reato colui che , nel momento in cui commise il fatto era in istato di follia, o per qualunque causa non ave- va la coscienza di delinquere: ovvero vi fu costretto da una forza alla quale non potè resistere. — 76 — morboso del cervello, si disordina e si ecclissa naturalmente la condizione della libertà morale. Mi arbitro in fine di fare una semplice osservazione al § 3 dell'art. 64 nel quale si dice che non diminuisce la pena se V uhbriachessa è stata contratta per commettere un reato o per procurarsi una scusa. — L'ubbriaco è un delirante tem- poraneo, ed il delirio prende sempre la forma di quelle fa- coltà cerebrali che vengono più specificatamente disordinate. Laonde non sembra possibile che un individuo che corre il delirio acuto possa conservare la stessa serie d' idee per le quali prima si determinava a voler delinquere. Ed è un fatto che r ubbriaco muta temporaneamente la corrente delle sue idee , le emozioni e gì' impulsi , perchè muta lo stato delle funzioni del cervello: in vero l'uomo di natura cupo e triste nella ubbriachezza può divenire loquace, ridente, benevolo; al contrario 1' uomo allegro , piange e si dispera. Né credo che fossevi mai stato caso che un individuo nel vero stato di ubbriachezza avesse messo in effetto le precedenti sue idee criminose. Ciò è una semplice osservazione, che non abbiasi come fatta, ove credasi giusto di punire l' intenzione ! A queste mie poche considerazioni aggiungo quattro la- voretti stampati , che forse spiegano meglio quello che ho detto; cioè Sulla procedura dei giudisii pienali e civili per riconoscere r alienazione mentale; La legge e la follia ra- gionante ; La prolusione al corso di medicina legale ; Ed un caso di uxoricidio. Vi unisco ancora un mio Parere frenologico su di alcuni giustiziati, perchè vi si rivelano le facoltà nel più alto grado di vizio per delinquere, ed in un individuo giustiziato nello stato di demenza , del quale il cranio ne mostra gì' indizii. Dott. B. G, MIRAGLIA. osseuvazioivi su DI ALCUNI ARTICOLI DEL SECONDO LIBRO DEL PROGETTO DEL CODICE PENALE A Sua Ecc."' il Ministro di Grafia e Giustizia ( Comm. ;P. S. MANCINI ) Avendomi TE. V. onorato con lettera officiale affinchè io esponessi il mio parere sul Secondo Libro del Progetto del Codice Penale, in quanto riguarda la freniatria e la me- dicina legale, e poiché favorevolmente fu accolto quello che diedi al 1° libro (1), mi arbitro di sottoporre al sapiente giu- dizio dell' E. V. alcune osservazioni generali sul Titolo XII U-'e " ^'^^^'^^^"'^ e specialmente sulla premeditazione, su lo stato dell' animo nel determinarsi a delinquere a cui si lega il grado di mal- (1) Neil' accusare ricevuta di un esemplare del Progetto del Codice penale (libro 1** ) con l'ampia Relazione ministeriale che lo precede , non che il Sunto dei pareri j aggiungeva io al Ministro Guardasigilli , che le osservazioni da me portate agli art, 61 e 62 sono state pienamente /v *^ /^ Ay»-'_^ da lui riconosciute ragionevoli, quando nell'emendamento dell'art. 61 At'^/j^-*' ( ora 59 ) vi si è aggiunto la parola follia , poiché dopo questa parola in ^ ~ cui si comprendono tutte le forme di alienazioni mentali ragionanti^ alle ,^ ^^Àt^^^^'^^'^ quali per lo più si lega anche la coscienza della criminosità dell' atto , risulta qual conseguenza logica l'aggiunto concetto: o per qualunque l* <- yy^i^'^ causa non aveva la coscienza di delinquere. /; ^/ //L Per questo l'art. 62 (ora 60) rimane come corollario inappuntabile / nella sua applicazione in certi casi che possono considerarsi compresi lV nell'art. 59 precedente. Gli articoli adunque 59 e 60 del libro 1° del nuovo Codice penale , ponendo veramente in armonia la legge ed il concetto della follia , rag- giungono il santo scopo desiderato della giustizia. Così che noi alienisti possiamo essere lieti del perfezionamento portato alla legislazione pe- nale degli alienati in Italia. a^ f — 78 — vagita dell'atto, e su le offese personali producenti 1' aliena- zione mentale. Queste osservazioni rendendo più determinati i gradi di colpabilità richiamano più esatta l'applicazione dei gradi di pena. O ^ Nell'art. 372. (1) (Libro 2°) in cui si definisce la. pr e- meditasione, e nei suoi due emendamenti, non ritrovo chiara i' 3^0 cS^]^'^^^ libertà dell'arbitrio, eh' è condizione indispensabile per la (^ serenità dello spirito nella determinazione di un atto. ì'y ^' Io non oso formolare in questo senso l'articolo, ma sot- topongo al dotto ed elevato criterio dell' E. V. le seguenti considerazioni. <|o-|^*'^ Un atto conseguenza della consultazione di sé stesso, di un calcolo della ragione, della riflessione dicesi atio preme- ditato : la premeditazione adunque suppone una volontà di- retta da una ragione ponderata e riflessiva , e per cui una serenità d'animo immune da agitazione. Ma può in vero con- siderarsi non agitato un animo che si determina a misfare? Chi spinge , trascina la ragione calcolatrice ponderata della riflessione ad una determinazione criminosa? Per divenire a svolgere il concetto vero della premedi- tazione, ed a dimostrare insieme che la colpabihtà dell'atto aumenta per quanto è minore la tendenza impulsiva brutale, e viceversa , ciò che fa apparire erroneo e crudele l' emen- (1) Art. 372 ((del Progetto) Art. 372 (Emendamento della Sotto-Co in missione ). L'omicidio è premeditato, quan- L'omicidio è premeditato, quando do il colpevole ha fermato, prima il colpevole , ha prima dell'azione dell' azione, il disegno di uccidere, formato il disegno di uccidere e de- benchè sia diretto contro una perso- liberatamente ne ha preparato Vese- na non determinata o l'esecuzione dizione, benché il disegno sia diret- debba dipendere da qualche circo- to ecc. ( Emendamento del Senatore stanza 0 condizione. De Falco). — L'omicidio è premeditato quan- - V , . J J^ do il colpevole ha formato /rc(irfa- f' 1 fJ irfVu^ir* ry^//i*^^< ,*>iiw ?ne/t^e prima dell'azione ecc. (come i^ ' ^ ^ ^ ^^ ^^ /-^J^^^"^*^^ nel Progetto)— (Emendamento del ec^^j/^ f^"^ i «J > <- ^ X^J^ Consigliere CawomVoj. (lamento n.° 3" dell'art. 373 (1) , mi piace riassumere e ri- ^oi-'v-^^ produrre quello che esposi nei miei lavori. ^ o^»-^ Se r uso di quelle facoltà mentali che sono la sorgente c^^ "^ dei diritti e delle passioni e dei doveri conduce alla virti^i , t^.."^^^"^ l'abuso di esse è l'origine dei difetti, dei vizii e delle colpe, ^^^T^ ^^"^ indizio che tutte le facoltà umane sono buone e che intem- , y^^ peranti non per morbo, ma per allettamento d'una inclina- ;^ "" '^ zione che una volontà proclive rende pii^i o meno malvagia X^^^'^ t^^^'^ spingono ad azioni che offendono. la legge fondata sul senso ^ ,j^ morale e di giustizia percui criminose. Lo spirito eccitato da ' una tendenza intemperante se la combatte e vince nella lotta J^ CSJ*^^*'^^< si costituisce nella virtù, ma se la secónda per maggiore al- ^ lettamento o per propria debolezza si rende più o meno vi- J^'^"^ -^'^^^h^ zioso e colpevole. Per la qual cosa è facile intendere che la /^ ^^^^ ùp'' virtù è maggiormente meritoria per quanto è più violenta la *^ ^ y, tentazione che si combatte; ed è massima la colpa in ragione ^-^ ' che questa tentazione è debole ed è forte lo spirito che la ^^^.^ / • seconda. Principio morale che spiega la varietà delle virtù ,y e dei vizii, dei debiti e delle colpe, e quindi i diversi gradi A'^??*'^ della colpabilità e punibilità o impunibilità delle azioni umane. Su questa massima moralmente giusta perchè fondata su la natura dell' uomo si regge' il criterio del legislatore e del giudice. Laonde disconoscesi questa massima quando non si ha cognizione del cuore umano, così che si fa strazio della legge a danno della giustizia. Quanta sapienza deve abbrac- ciare la mente e quanta coscienza il cuore del magistrato ! Eppure la conoscenza dell' importanza della legislazione cri minale in intimo ed indispensabile legame colla fisiologia e- la psicologia non è forse generalmente avvertita dai migliori giureconsulti e specialmente dai civilisti. (1) Art. 373. kn. '^1^ [Emendamento] § 1. L'omicidio volontario è pu- (Identico fino al n.° 2 compreso), nito con la reclusione per 20 anni. 3° quando è commesso senza al- §2. La pena dell'omicidio volon- tra causa che per impulso di una tario è la reclusione da 20 a 25 anni: brutale malvagità ecc. 1° quando ec. 2° quando ec. — 80 — La determinazione colla propria volontà ad un atto sup- pone che l'indivìduo sia fisicamente libero, cioè die l' animo non sia né modificato né spinto ad un'azione da interni im- pulsi che hanno origine nell' esagerata funzione degli organi per cui essa manifesta ed esercita le sue facoltà. Ma la vo- lontà è r attributo più eminente delle potenze intellettuali spe- cialmente delle riflessive; e poiché per mezzo di esse lo spi- rito ha questo potere di operare ne sono tutte le altre potenze temperate e dirette. Intanto sì sublime grado di manifestarsi delle superiori forze della mente non svolgendosi ed eserci- tandosi che secondo la più o meno energia di queste, la vo- lontà non sta tutta nell' ente che vuole ma pure in parte in un atto di facoltà di cui la manifestazione e 1' esercizio stanno in una funzione materiale organica; condizione indispensa- bile da cui dipende la più o meno energia di esse forze men- tali e quindi i varii gradi di attività e di potenza dei loro attributi. Per la qual cosa la volontà può essere energica , debole, vacillante. La libertà del volere adunque non è senza confine ; e quindi ha gradi , i quali perchè variabili rendono non solo più o meno energica la natura delle facoltà superiori , ma pure r impeto delle inferiori forze istintive: così che la libera volontà diventa precaria in ragione che vien mossa dall' agi- tazione degl'interni impulsi. Rappresentata così la volontà come il più eminente atto dello spirito del quale atto parte sta in una funzione mate- riale , le determinazioni dell' animo ad agire sono effetti di cotale volontà. Quindi lo stato di esso è da riguardarsi se- condo che lo spirito ne resta offeso e disgustato, l'agitazione che ne sorge muove quella precaria volontà che può trasci- nare alla massima delle colpe, specialmente se a tali interni si aggiungono gli esterni motivi, come provocazioni, ai quali tanto la legge si attiene. L' animo adunque nel determinarsi al delinquere è da considerarsi in una morale agitazione, eh' è maggiore secon- do che più sia lieve il motivo esteriore che abbia spinto una volontà facile a passare in azione per eccitabilità degli or- gani che la muove; sebbene l'enormità di questo motivo pos- — 81 — sa sovente eccitare e rendere determinata una volontà debole e vacillante. L'esame del motivo dell'agitazione che eccita, spinge, trascina l' individuo a delinquere è la più interessante inda- gine che conduce il magistrato a determinare il grado di col- pabilità per applicare con giustizia la pena che con ampiezza di confine la legge deve stabilire. Con tal logico criterio come potrebbe andare il § 1° del- l'art. 373 che stabihsce una pena fissa? Una legge che mette pena siffatta è barbara e punisce o troppo o troppo poco. Ombre tali non debbono macchiare il nuovo Codice penale del Regno d'Italia. E da notare di non confondere la volontà con la fer- {» 4»>^* me^^«. Questa ultima è un sentimento ; quella è il più su- blime attributo delle facoltà intellettuali. La fermezza eccita le altre potenze dell'anima, pure la volontà, fino a divenire ostinazione , ed esclude la ragione perchè non ne dipende ; ; mentre la volontà n' è 1' attributo , ne dipende e costituisce la libertà delle sue determinazioni , poiché non solo eccita ma tempera e dirige tutte le forze mentali. Eppure la castigatrice censura delle azioni umane ha mai distinto questi due stati dell'animo, cioè quando è agitato dall' emozione impulsiva della fermezza che trascina al vizio ed alla colpa, o pure da emozioni motrici della volontà? Di- stinzione che renderebbe utile ed indulgente la legge. Corollario delle suddette considerazioni sorge il cono- scere e fissare i gradi della colpabilità quando essa dipende dalla volontà naturalmente a tante variazioni soggetta. Escluso ogni motivo o tentazione interna a delinquere , quanto più lieve è il motivo provocatore tanto più cresce la malvagità della colpa. Al contrario , è l' individuo meno ca- pace d' imputazione per quanto V interno impulso ha trasci- nato la volontà inchinevole al misfare , ciò che- logicamente contraddice, come ho notato , il n.° 3° dell' art. 373 ; o che massima ne sia stata l' esteriore occasione. Sono generalmente rifiutati questi principii perchè credesi impossibile il riconoscere i gradi di agitazione dell'animo per impulso interno , e che il magistrato ha presente ben altri - 82 — motivi per determinarli e secondare il fine della giustizia. Ma non perchè un magistrato non si crede atto a ravvisare neir individuo agitato la vera causa della colpa , non esiste siffatta causa ed i variati suoi effetti. Anzi la legge che ri- mette al criterio del giudice la convinzione della reità dello accusato dà a divedere fiducia su la sapienza e la morale di lui affinchè non punisca o troppo o troppo poco. L'art. 378 che dichiara colpevole chiunque, volontaria- mente , ma senza intenzione di uccidere , cagiona con qua- lunque messo una perturbasione alla mente altrui; e negli articoli seguenti si punisce secondo i gradi di durata di que- sta pertubazione mentale ; farebbe contemplare che sta alla volontà di chiunque di usare mezzi di far uscire pazzo un individuo. Le cause sì morali che fisiche della pazzia non stanno a disposizione di chicchessia , meno che non fosse una educazione malvagia propagata ad arte per fare folli ed idioti, arte ben conosciuta e sempre messa in pratica dalla furba setta di Loiola. Per ciò 1' art. 378 starebbe bene ; ma non s' è veduto mai , come mai non si vedrà punito uno di innumerevoli facitori di masse di pazzi e d' idioti artificiali. E se r alienazione mentale avviene per causa accidentale , come poterla esclusivamente attribuire a chi questa abbia messo in uso? Le cause morali violenti e recenti non sono che motivi i quali sfuggono fino all' alienista più esperimen- tato. Le cause fisiche come le lesioni violenti al capo sono da contemplarsi solo quando i fenomeni di perturbazione mentale sono conseguenza o sono comparsi insieme a feno- meni fisici , come avvallamento o frattura delle ossa crani- che, paralisie, balbuzie, commozioni cerebrali ec. Sebbene le cause della follia sieno sempre discutibili, io ho sempre contemplato che la legge dovrebbe punire il col- pevole dello storpio della ragione. Le cause violenti diretta- mente sul cervello sono molto probabili a produrre la paz- zia, specialmente nei predisposti; e nel Museo patologico del Manicomio di Aversa conservai dei cranii profondamente lesi, in modo che le violenze esterne avevano dato luogo ad en- cefalitide , e quindi a permanente disordine mentale. Inoltre agli emendamenti n.° 2° e n.** 3° pei quali si diminuirebbe la — 83 — pena se V alienaziane prodotta è stata di breve durata , os- servo che allora la follia ha potuto essere un accesso che ordinariamente si ripete , sicché prendesi per guarigione il periodo di calma; oltre a che è da pensare che guai per chi ha sofferto un accesso di follia specialmente per lesione mo- dificatrice dell' organo cerebrale. Fo tali osservazioni su le cagioni della follia, perchè per le morali specialmente l'art. 378 potrebbe coprire molte si- mulazioni a danno dell' accusato, e viceversa. Queste osservazioni mi richiamano alla mente quello che sempre ho ripetuto sul poco valore che deve tenersi del con- vincimento morale con cui il giudice è chiamato a giudicare. Il convincimento morale che dev'essere l'espressione della propria intelligenza, senza nozione di scienze naturali e psi- cologiche non diventa che una semplice emozione. Ed il giu- dice che giudica con la semplice emozione non intenderà la premeditazione , né i gradi di colpabilità e di penalità , e molto meno le cause produttrici i perturbamenti mentali. Ecco perchè la legge in certe materie dev' essere espli- cita e determinante, o molto generale lasciando cosi latitu- dine al dotto magistrato di ricorrere in simili casi ai prin- cipii di diritto e di giurisprudenza, ed essere illuminato dai pareri di esperimentati medici , che non debbonsi così con troppa leggerezza rifiutare. Nel formolare i su notati articoli , Y alto ingegno della E. V. considererà come meglio crede le brevi osservazioni che ho avuto l' onore di sottoporle. Napoli 14 agosto 1877. - DelV E. V. divotissimo servitore Dott. B. G. MlRAGLlA. N. B. Queste osservazioni sul primo e sul secondo libro del progetto del nuovo codice penale del Regno d'Italia, sono pubblicate nel Bollettino del manicomio Fleurent 1866 e 1867; e riassunte trai documenti che seguono il medesimo codice. SULLA PROCEDURA MI GIUDIZI! CRIMIMLI E CIVILI PER RICONOSCERE L' ALIE^AZIOiE MENTALE , OSSERVAZIONI MEDICO-PSICOLOGICHE-LEGALI (D La questione più importante clie presenta la medicina legale si è quella di riconoscere in quaì rapporti si ritrova l'alienazione mentale e ciascuna delle sue forme rispetto alle leggi. Lo studio della follia ha fatto grandi progressi: ha sta- bilito consistere questa in un disordine delle facoltà psichiche per pervertimento delle funzioni di organi materiali , e del quale è l'individuo nell'impossibilità di avvedersi: queste fa- coltà possono alterarsi in parte rimanendo nella integrità le altre. Da tutto ciò eh' è esperienza di fatti in concordanza di ragion logica, ne deriva la spiegazione di quanto continua- mente osserviamo , cioè che si può esser folle ed apparen- temente si ragiona, mentre si può essere nella integrità di mente e sragionare e, far falsi giudizii (2). Ma le leggi , sebbene ogni dì riformate , non han fatta un passo innanzi in quanto alle relazioni che debbono avere coi progressi scientifici e pratici della medicina mentale. Esse credono che là pazzia consistesse sempre nel pervertimento o nell'abolizione delle facoltà intellettive e quindi negli sra- (1) V. a pag. 66 e seg., la lettera del Mancini su questo lavoro pubblicato nel 1870 , e che pare avesse avuto qualche influenza su la riforma del nuovo codice penale. (2) Miraglta, Trattato di Frenologia applicata alla medicina, alla giurisprudenza ec. Voi. 2, cap. IV. — 85 — gionamenti e nella perdita totale della coscienza delle proprie azioni ; perchè non sanno che le facoltà mentali non sono comprese solo dalle forze intellettive per mezzo delle quali esclusivamente si giudica e si ragiona , ma pure dai senti- menti morali e dalle tendenze che quali facoltà di rapporto diventano i più fecondi elementi delle operazioni dello spi- rito, ed i più energici motori delle azioni umane. Tanto deplorabile errore legislativo che fa del magistrato un perito psicologo ed alienista, dichiarandolo cosi scienti- ficamente competente, produce per lo più che già il giudice se ne reputa in coscienza capace. Per questo la legge, men- tre vuole che si tuteli l' innocenza , ricercandola pure nello accusato e che non risultata si va più certo all'indagine della colpa , conduce poi nei giudizii penali e civili in quanto al riconoscimento dello stato delle facoltà mentali, in isbagli funesti. Un altro errore non meno grave nel foro penale e civile è r aver voluto costituire la convinzione morale del giudice quale base precipua dei giudizii. Ma con la convinzione morale nell'amministrazione della giustizia il magistrato non giungerà mai a quella conoscenza delle scienze mediche e naturali che il solo perito può svol- gere e porre sotto il vero punto di vista onde chiarire i fatti e rendere giusta l'applicazione della legge. Il celebre giure- consulto Mittermajer dichiara erronea la legge che estende r applicazione dell' elastico principio del convincimento mo- rale fino a porre da parte i mezzi più retti e cauti di rico- noscimento dei fatti che il solo concorso di periti medici può verificare ; e deplora il danno che certo deriva alla legisla- zione quando nelle riforme dei codici non si tiene dietro ai progressi delle scienze mediche e naturali (1). Il dotto regio Procuratore Pellegrini con argomenti lo- gici e stringenti espone che il giudice ubbidendo ad una con- vinzione puramente morale e quindi indefinita ed astratta, è facile cadere nel fantastico, nel capriccioso, nell'arbitrario, nel tirannico ; così che per uscirne è costretto a ricorrere (1) Mittermajer, Die Nachtbeile derVernuchtassigung desStudiums. — 86 — alle osservazioni e pareri dì periti conoscitori di una dottrina a lui ignota (1). Per questo un gran numero di condannati va subito a popolare i manicomii: il patibolo ha troncato più di una testa di pazzi: al contrario molti astuti malfattori ritenuti per de- menti ritornano ad affliggere la società. Molti pazzi non in- terdetti e lasciati in libertà perchè sentenziati da un semplice,, sterile ed inconcludente interrogatorio , producono grandi sventure uccidendo sé stessi e gli altri, incendiando, e la- sciando nella miseria i figliuoli ; ed all' opposto viene inter- detto un sano di mente perchè l'interrogatorio lo ha svelato né ragionante né un'aquila d'ingegno. La follia ragionante adunque da un lato , e la saviezza che sragiona dall' altro , sono facili ad ingannare la coscienza del magistrato. Noi deploriamo gli antichi pregiudizii che con tutte le forme legali mandarono alla tortura ed al rogo uno stermi- nato numero di monomaniaci ; come se nei tempi attuali , tempi detti di civiltà e di sapienza, una serie di pregiudizii da quelli non dissimili non formassero la credenza generale e non dominassero incarnati in certi elastici precetti legi- slativi. In vero però non dobbiamo tacere che nel codice di pro- cedura penale si rimette al giudizio dei periti ove sorgesse dubbio sullo stato di mente dell' imputato (2). Ma non pos- siamo fare a meno di osservare che il codice penale ritenendo e sanzionando solamente per follia il furore maniaco , o lo sragionamento, e la perdita della coscienza e di ogni facoltà, e quindi del libero arbitrio, confondendo questo con la libertà morale, e rimettendosi per soprappiù al solito convincimento morale col discendere il perito alla qualità di testimone, scio- (1) Leltera al dot. Creseimbeni sul Commentario L' Uomo e i Codi- ci ; 1861. (2) Art. 236... Se nasce dubbio sullo stato di mente dell'imputato, si assumerà il giudizio dei periti, e questi riferiranno sulla natura e sul grado della malattia , della quale risulta affetto determinandone possi- bilmente la data e la influenza che avesse potuto esercitare sulle azioni di lui. ». 87 ~ glie il legame che dovrebbe essere tra la legge e la follia. Così che il perito che non ritrova siffatte volute esigenze urta nel criterio prestabilito del magistrato, e specialmente quando questo perito che non è veramente specialista non lo persua- de e convince. . Il codice civile nel? indagare lo stato mentale dell' indi- viduo ammette solo l'interrogatorio del magistrato, come se questi venisse così creato capace nei giudizii civili ed inca- pace nei giudizii penali; e come se la follia che nei fatti cri- minali ha bisogno dei periti speciali per essere riconosciuta, nei giudizii civili poi al contrario si mostrasse di tutt' altro aspetto da essere sufficiente un semplice interrogatorio che / spesso non cade su 1' oggetto delirante del folle, o che que- ( sti con grande astuzia lo dissimula. Un principio fallace adun- que informa le due leggi che in siffatto modo sempre più si allontanano dallo stesso fine a cui debbono tendere , e che inoltre sono la sorgente di tante lamentate conseguenze funeste. Ma pure il magistrato nei dubbii di follia invece di fer- marsi ad un ingannevole interrogatorio perchè la legge non ha espresso una sanzione rispetto al parere di medici spe- ciali , potrebbe per la scoverta del vero supplire col pro- prio criterio dove quella tace e con 1' analogia di altri pre- cetti altrove dalla legge stessa stabiliti nelle disposizioni della interpetrazione dei suoi articoli. Esplicito e chiaro è l'art. 8 del codice civile: — Qualora una controversia non sì possa decidere con una precisa disposizione di legge, si avrà ri- guardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe: ove il caso rimanga tuttavia dubbio, si deciderà secondo i pr incipit di dritto. Pare adunque che il silenzio della legge lungi di restrìn- gere lascia vasto campo al criterio del magistrato di non trascurare tutte le prove possibili per la scoperta del vero; e specialmente quella dei periti nei dubbi di follia, eh' è la più interessante nel trarre da un inganno funesto il criterio del giudice, il quale agendo altrimenti darebbe mostra di non volere la ricerca del vero (1). (1) Dice al proposito l' illustre Bonacossa : — « In un pubblico — 88 — Quando la legge ha bisogno d' interpetrazioni e dì ricor- rere per analogie alle disposizioni generali, ha d'uopo di esphcite riforme. Quanto adunque sia indispensabile il giudizio di medici veramente speciali nel dubbio di alienazione mentale lo di- mostrano innumerevoli fatti, che dovrebbero destare l'atten- zione dei legislatori in tanto progresso di civiltà. Noi che per tanti anni abbiamo come medico e direttore del più co- spicuo manicomio d'Italia vissuto in mezzo ai pazzi, potrem- mo attestarlo con un gran numero di casi; ma ne sceglie- remo alcuni tra i nostri e tra quelli registrati da illustri alienisti per rendere più chiaro il nostro assunto che tende come un reclamo alla riforma della legge che la società richiede. In una recente statistica di Wifigtrinier, medico delle pri- gioni di Bouen, rilevasi che fra 202 prigioneri, 4 morirono pri- ma di essere condannati, e 176 furono dai giudici riconosciuti alienati in seguito del parere dei medici. Degli 82 condannati senza o centra il parere dei medici, 6 furono per delitti cri- minali ; e di questi uno dopo di essere stato pazzo in galera rimase stupido; un altro rimase pazzo a Brest; il terzo si uccise; il quarto morì in un manicomio; il quinto discese al- l'ultimo grado di demenza; il sèsto non ebbe tempo a chia- rirsi, che venne tosto giustiziato. Gli altri 76. vennero con- dannati a pene correzionali; e di questi, 36 doverono traspor- tarsi dalle prigioni ai manicomi, uno morì in breve, e la « dibattimento seguito avanti alla Corte di Assisie di Torino, cui do- « vetti assistere per dare il mio parere sullo stato mentale di un im- « putato di duplice omicidio , vcnivami dal signor Procuratore del « Re fatta un'opposizione, che, non lo dissimulo, giungevami così « inaspettata e recavami tanta sorpresa da farmi quasi per un istante « sembrare di trovarmi non più al cospetto di un venerando magi- « strato nel Santuario della giustizia, dove supremo, unico scopo e « religioso dovere di tutti ha da essere la scoperta del vero per tutte « le oneste ed eque vie possibili, ma fra litiganti per interessi per- « sonali e privati » — Bonacossa, Quesiti sulla Procedura di alcuni casi di perizia medico-legale riflettente lo stato mentale ec, pag. 3 — Torino 1863. — 89 — maggior parte degli altri espiarono la pena tra' pazzi (1). Boileau de Castelnati, medico in capo delle prigioni di Nimes, scriveva nel 1852 che i 1200 condannati sottoposti alla sua osservazione durante 25 anni, avevano presentato in gran numero una pressione notabile del libero arbitrio (2) . Il giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della corona, nel 1864 in un grande meeting che aveva convocato a Londra, proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati appiccati 60 alienati. Ed alla medesima epoca il dott. Madden dimostrò che undici alienati furono condannati a morte, dei quali otto furono giustiziati, e tre graziati ma reclusi (3). Durante un comitato, istituito dal parlamento inglese per fare una inchiesta su la pena di morte. Lord Sydney Godol- phin , incaricato della sorveglianza di un asilo , depose che più alienati di mente erano stati giustiziati. L'illustre giureconsulto Mittermajer che per più di 40 anni occupossi di alienazione mentale , avendo riconosciuto di esservi una proporzione notabile di pazzi tra gli accusati ed i condannati, non esita a dire che l'esame di quest'indi- vidui non è stato mai fatto con molto senno, poiché è incon- testabile per lui che più di uno tra questi è stato alienato prima, durante, e dopo il giudizio. Feci osservare al Mittermajer varii anni or sono quando visitò il manicomio di Aversa molti detenuti giudicabili e condannati che malgrado i segni visibili della loro malattia erano stati, perchè ragionavano, ritenuti per rei. Nell'ospi- zio di Aversa nella mia lunga pratica vi ho notato 6 ad 8 detenuti in ogni 100 pazzi: deplorabile cifra quando accre- sciuta da quella di alienati giudicabili e condannati che igno- rati ingombrano le prigioni I (4) . (1) Ann. d'hyg. et de med. leg., t. XLVIII, p. 369' et t.XLIX, p. 138. (2) Boileau de Castelnau , De l' epilepsie dans ses raports avec l'aliénation mentale, 1852. (3) Madden, Sur l'aliénation mentale et la responsabilitè crirni- nelle des insensès, p. 13 et 17. Londres, 1864. (4) In una visita fatta al penitenziario di Volterra, in ottobre 1879, — 90 — A. M. incolpato di ferita e di omicidio premeditato in persona del giudice 0, fu condannato a morte perchè ragio- nava e perchè era stata ritenuta come impertinenza e non follia la credenza dell'accusato di essere perseguitato dalla vittima dalla quale reputavasi avvelenato in ogni giorno nel cibo che veniva da lui rovesciato per essere esaminato dai farmacisti. Spedito poi nell' ospizio di Aversa, fu da noi ri- conosciuto pazzo I per delirio di persecuzione ; e vi è morto due anni or sono nella piena demenza (1). Un giovine che uccise la propria madre fu due volte con- dannato a morte ; ma 1' esperimento nell' Ospizio di Aversa lo dichiarò invaso da monomania omicida Molti alienati che per interdizione civile in seguito d'in- terrogatorio furono dichiarati savii, andarono poi a finire nei manicomii. Ne noteremo più appresso qualche caso. Se volessimo riferire più fatti simili a quelli or ora in- dicati, osservati sì nella nostra lunga pratica che degli altri, scriveremmo un volume; ma crediamo sufficiente quanto ab- biamo sopra notato per confermare che il voler giudicare dello stato di mente di un individuo vi fa d' uopo altro che un interrogatorio. Per essere logici bisogna che veramente specialisti con replicate osservazioni si facciano a giudicare dello stato mentale, e non coloro che il meno ne sanno. Intanto per potere ben intendere quanto sia assurdo il poter giudicare della infermità della mente chi non sia pro- fondamente instrutto in questi studii per divenirne compe- tente, e come la legge possa considerarsi veramente in rap- porto con la follia, accenniamo brevemente cosa sia la paz- zia. Imperocché senza questa nozione la legge sarà cieca sì nel tutelare l' innocenza che nel vibrare la sua spada. il dott. P. Grilli, distinto medico del manicomio di Firenze, vi ha rin- venuto fra 351 reclusi , distinti in 253 a tempo e 98 a vita , 44 , cioè 31 a tempo e 13 a vita , alienati di mente; oltre a 5 in osservazione come sospetti di pazzia! [Archivio italiano per le malatlie mentati, ecc. i879.) (1) La storia di questo caso è riportata nel Giornale medico-storico- statistico che noi in quell'epoca scrivevamo. Voi. 1 , pag. 200 a 208. Aversa, 1843. — 91 -- Coi semplici principii di una buona metafìsica e con un criterio sufficientemente logico , ognuno può riconoscere la seguente divisione delle facoltà mentali, che spiega facilmente la loro manifestazione si nello stato normale che nello stato morboso. Tutte le facoltà dello spirito possono ridursi a due grandi serie, cioè le facoltà ìntellettioe e le facoltà ajfeitwe. Le prime comprendono le facoltà percettioe per mezzo delle quali si ha conoscenza dell' esistenza e delle qualità degli oggetti esterni ; e le facoltà riflessive che producono le idee dei rapporti astratti, e che essendo così la sorgente dell' analisi e della sintesi costituiscono la ragione. Le facoltà affettive comprendono i sentimenti o facoltà morali , e le tendenze o istinti : per mezzo dei sentimenti morali lo spirito ha emozioni , e per mezzo delle tendenze ha inclinazioni speciali ed impulsi. È perciò facile intendere che lo spirito per mezzo delle facoltà intellettive ha idee, giudica e ragiona; e per mezzo delle facoltà affettive ha emozioni , ed inclinazioni ed im- pulsioni. È facile pure comprendere che queste due serie di fa- coltà, sebbene per la loro natura sieno distinte ed indipen- denti una dall' altra , purtuttavia le intellettive possono es- sere di eccitamento alle affettive, e queste di elemento alle operazioni delle prime. Or non vi è logica che potesse affernlare che tutte que- ste potenze dell' anima e dello spirito per potersi svolgere , manifestare ed esercitare non han bisogno di funzioni nor- mali di materiali condizioni indispensabili. Tutte queste facoltà, essendo l'una indipendente dall'altra possono disordinarsi fino ad abolirsi complessivamente o parzialmente. Ed il disordine di tutte o in parte delle facoltà è la manifestazione chiara di una modificazione materiale in tutto 0 in parte del loro organo eh' è il cervello. Ammalandosi adunque le facoltà intellettive si ha incoe- renza d'idee, si sragiona e si fanno falsi giudizii. Nel disor- dine delle facoltà affettive lo spirito ha em.ozioni dolorose ;U' — 92 — ed impulsioni irresistibili ed incorrigibili, ed il ragionamento ha r apparenza di una esatta ragione. I folli affetti in alcuna delle facoltà morali o sentimenti sono spesso talmente astuti da dissimulare fino il disordine del loro stato mentale. Abbiamo notato nella nòstra pratica che i folli per di- sordine delle facoltà affettive sono in numero grandissimo a fronte di quelli delle facoltà intellettuali (1). Sicché ognuno comprende che la follia attaccando nel maggior numero dei casi le facoltà affettive, si manifesta più negli atti, che nella incoerenza d'idee; più nelle azioni strane che negli sragio- namenti. Anzi l'ahenato nei sentimenti fa premessa dei suoi giudizii il senso esagorato, e sfila un certo ragionamento da ingannare chi non è psicologo ed alienista. Da ciò rilevasi quanto s' illude colui che vuol ritrovare la pazzia sempre negli sragionamenti, e la saviezza e la in- tegrità di mente nei ragionamenti, rilevati da uno sterile in- terrogatorio specialmente fatto da chi è incompetente per deficienza di nozioni esatte di psichiatria; e tanto più quando questi profani credono che gli atti o azioni umane sieno sem- pre determinate dalla ragione (2). Or quando coloro che in- terpetrano la legge in termini ristretti perchè ad essi dà fa- coltà di giudicare lo stato di mente di un individuo da un vacuo interrogatorio, se ne credono competenti e capaci , e respingono ogni altra prova che infine la legge stessa vuole che si esperimentasse (3) , allora ogni discussione con essi è inutile. Ma pure noi vogliamo tentarla producendo fatti inconcussi affinchè potesse essere di qualche lume se non a colui che crede trincerarsi nella misura del sqo sapere e del suo convincimento morale, ma bensì ai legislatori nella riforma dei codici dalla civiltà ora tanto reclamata. Ammessa una metodica classificazione delle facoltà, ed in conseguenza una uniforme classificazione dei loro disor- (1) Mtraglia, Annali fren. ital. Voi. 1 , 2, 3, 4, 5, 6. Ricerche sta- tistiche alla tav. II> III, IV e XVI in ciascun volume. (2) Miraglia, Annali fren. ital. Voi. 1, pag. 113 e seg (3) V. art. 3 di Proc. civile, riportato più sopra a pag. 87. — 93 — dini, è facile comprendere che quando la malattia invade le facoltà affettive rimanendo intatte le facoltà intellettuali , e pure quando di queste ultime se ne disordina qualcuna re- stando le altre nella loro integrità , la memoria , V intelletto e tutti gli altri attributi o modi di essere delle forze sane si presentano nella loro normalità. Così che coloro che vo- gliono ritrovare la pazzia sempre nella mancanza di memo- ria e della conoscenza, e nella incoerenza d'idee, non hanno alcuna idea di psicologìa e di fisiologia del cervello e quindi molto meno dell' origine e della proteiforme manifestazione della pazzia. Secondo il peregrino ragionamento di costoro sarebbe del pari cieco ( mentre non lo è ) chi è sordo ; o pure il sordo non sarebbe tale perchè vede bene. A coloro che sostengono di non esservi alienazione men- tale senza perdita completa della memoria e dell' inteUigenza, o meglio di esservi integrità mentale quando vi è intelligenza e memoria , rispondiamo con le idee di Erskine , che sono tanto interessanti per la ragione dell' epoca in cui le profes- sava (1800); che tale follia non ha mai esistita. Egli aggiunge: « In tutte le cause relative agli alienati, che hanno occupato « la sala di Westminster, comunque fossero state complicate , « questi malati hanno non solamente dato prova di memo- « ria , come io conosco , han mostrato la conoscenza e le « rimembranze più perfette dei loro rapporti reciproci gli uni « verso gli altri, dei loro atti e degli avvenimenti della loro « vita, ma sono stati ancora generalmente rimarchevoli per « la loro sottigliezza e finezza. I loro ragionamenti sono stati « raramente in difetto. La malattia consiste nei concepimenti « deliranti del pensiero (delusioni) di cui tutte le deduzioni « sorte dal loro disordine mentale , sono basate su di una « credenza conseguente alla realità delle loro impressioni « alterate » (1). Le lesioni che non invadono le facoltà intellettive ma bensì le affettive in modo che gli atti strani non impediscono un regolare apparente esercizio delle prime, dan luogo alla (1) Charle Bucknit , Unsoundness of mind in Relation to criminal a$ts, p. 49. London, 1854. — 94 — follia ragionante (Esquirol), mania seiiza delirio fPinelJ, follia di azione (Brierre de Boismont). Questi malati sono il flagello delle loro famiglie , essi vi mettono i disordini , sono malefici, denigrano oggi quello che ieri lodavano, sono doppii, bugiardi, pericolosi. Laonde per conoscere tali folli detti ragionanti, sì abili ad inporre ai visitatori di passag- gio, osserva il Nestore degli alienisti francesi Brierre de Boi- smont , fa d' uopo vivere con essi , di osservarli giorno e not- te, e scrivere un giornale quotidiano delle loro parole e dei loro atti (1). Gli affetti di pazzia ragionante non solo rispondono bene alle domande da sembrare in senno, di una fina rimembran- za e normali nella volontà, nel libero arbitrio, ma scrivono in modo da non dare alcun sospetto dello stato infermo della loro mente. Nel manicomio di Aversa non ha guari vi morì di alienazione mentale il signor R., il quale malgrado la sua follia ragionante, tradusse dall' inglese un volume con molta accuratezza e rettitudine, e noi ne possediamo il manoscritto. Chi non conosce i folli ai quali noi facemmo recitare sui teatri di Napoli e di Caserta e tragedie deli' Astigiano e commedie con meraviglia del pubblico e dei dotti? (2). Uno di essi il sig. F Persio ha scritto prose e poesie pure estemporanea- mente da sembrare il più savio ed uno dei più sani ingegni del mondo : e nel giornale V Indipendente di Napoli ve ne sono riportate alcune belhssime. A torto dunque si presentano gì' interrogatorii e le let- tere scritte da tali folli come prove incontestabili della in- tegrità di mente (3). L'errore sorge che su fatti di osserva- zione fa d' uopo studiarli con senno e per lungo tempo , e che quelli che ne parlano e ne giudicano non ne sono per nulla conoscenti. Tali alienati di mente ragionanti e lucidi , avvedendosi (1) A. Brierre de Boismont, De la responsabilité legale des aliénés, pag. 31. Paris, 1863. (2) La Presse di Parigi, 8, 9, 10 luglio 18G3; e molti giornali di Napoli. (3) Miraglia, Annali fren. ital. Voi. 2, p. 174. — 95 — di essere trattenuti e dello scopo di un interrogatorio , di- ventano sorprendentemente dissimulatori. Un tal S. accortosi che r interrogatorio che subiva innanzi al tribunale di Napoli era per interdirlo dai diritti civili, celò il suo delirio fino a negare l'idea fissa che lo dominava cioè di credere che la propria moglie era la madre. Su tanta dissimulazione il ma- gistrato che aveva sempre a sé innanzi i retti ragionamenti del folle non ammise l' interdizione. Ma dopo poco tempo sì fu costretti di recluderlo nel manicomio di Aversa dove per la demenza paralitica sopraggiunta, finì di vivere. Potremmo aggiungere moltissimi altri casi di dissimu- lazione della follia , osservati dagli altri e da noi ; ma cre- diamo utile conchiudere con le parole del primo avvocato generale Merville pronunziate innanzi ad una delle prime Corti supreme di Francia , quella di Lione , in caso di una domanda d' interdizione di un tal Flechet. Egli così si espri- me: « La follia ragionante o lucida non si mostra general- « mente né col furore, né collo sragionamento; per iscovrirla, (( i medici stessi hanno qualche volta bisogno di jsm mesi , « di più anni di un esame attento , e lo studio n' é tanto « pili difficile per quanto il maniaco sa , in generale, dissi- (( mulare molto abilmente la lesione intellettuale di cui è « affetto. (( La scienza é ricca su questo punto di osservazioni « interessanti, e non potrassi, sensa fare prova di una sira- « na fatuità, rifiutare la testimonianza di uomini specialisti, (^ allorché trattasi di esaminare dei fenomeni intellettuali che « sono stati 1' oggetto degli studi e dei lavori di tutta la loro « vita. E bene! Tutt'i medici alienisti lo hanno confermato, « vi hanno dei folli che sono folli nelle loro azioni e non « nelle loro parole , i quali rispondono molto ragionevolmente « a tutte le quistioni che loro s' indirizzano , si esprimono « con lucidezza , conservano un' apparenza di ragione fin « nelle loro concezioni deliranti. È pei loro antecedenti piut- « tosto che per la loro conversazione che apprendesi che « sono pazzi. Si sono veduti dei maniaci affetti di una follia « ben caratterizzata , poiché erano chiusi nei manicomii , « mantenere senza sforzi una discussione seria , e presen- - 96 — « tare con vera acutezza di spirito ragionamenti solidi e lo- ft gici. Il folle lucido sa spesso dissimulare la follia meglio « che noi saprà fare 1' avvocato più abile e più ingegnoso. » Cotali malati sono sovente, come dicemmo, contradittori nelle loro idee, furbi, bugiardi, calunniatori, macchinatori di complotti, e malgrado la mancanza del senso morale e del pervertimento dei sentimenti più naturali, parlano per più ore con esatti ragionamenti agli estranei, sostengono con tutta l'apparenza della ragione l'interrogatorio dei magistrati, e che intanto sono incapaci di guidare le loro azioni. In una ricerca medie 9 legale di taU folU bisogna che lo esame sia attento di accertarsi in prima se l' individuo si ^ stato altre volte folle, perchè allora la presunzione della fol- liVpuò dar ragione dello stato presente della mente (1). E specialmente nei casi di dissimulazione il medico non deve dar giudizio in un istante , se il- magistrato si crede di po- terlo fare con una semplice interrogazione. Nel manicomio di Aversa abbiamo sovente dovuto tenere in osservazione per molti mesi per indagare l'alienazione di certi individui. E quando siamo stati invitati dalla giustizia a dire il nostro parere, pure dopo di essere stati presenti a tutta la pubblica discussione , abbiamo chiesto 1' esperimento per potere ben determinare lo stato di mente dell'individuo; né mai ci siamo pentiti di queste cautele. Scrive il Renaudin che nell' Ospizio di Stephansfeld fu ricoverato un vecchio che più volte aveva tentato il suicidio; concentrato e riservato sembrava normale nei suoi ragiona- menti, sebbene non avesse dissimulato il suo male. Un av- vocato visitando l'Asilo nel ragionare con costui restò illuso da sì ingannevoli apparenze. Accusò la sequestrazione per arbitraria ; fu fatta una inchiesta giudiziaria , e apparendo neir interrogatorio intera lucidità , il giudice , non valutando le osservazioni del medico, ordinò 1' uscita del malato , che poche ore dopo si appiccò (2). Ecco gli effetti dell' intterro- gaterio del magistrato che si eleva a psicologo alienista. (1) Marc. Ann. d'Ig. pubi, e med. leg. T. 2, p. 277. (2( Ann. mèdico-psycologiques, 1847 p. 249. — 97 — La dissimulazione è messa in opera dai pazzi, tra i' al- tro, dalla speranza di uscire dal manicomio e dal proponi- mento di effettuare qualche loro intenzione , specialmente quando sonvi persone che li istigano a dissimulare. « Un » alienato , dice Brierre de Boismont , recluso in un Asilo » inglese e trattato da una guardia duramente, giurò di ven- » dicarsene. E per riuscire nel disegno cangiò di maniere , » divenne sommesso e serviziato, e così bene ingannò colui » che stimava suo nemico che ne fu impiegato nei lavori » interni della casa. Un giorno sottrasse un coltello di cu- » Cina e studiosamente lo nascose. Alcun tempo dopo, men- » tre la guardia che più non ne difìfldava, gli passa vicino, » lo trapassa col coltello e 1' uccide. Ad Haslam, che lo vidi » poi nel manicomio di Bethlem , dove fu trasportato , non » palesò alcun rammarico, ma vera soddisfazione dell' ope- » rato. Morì in fine in piena alienazione. Può quindi affer- » marsi che l' opinione , la quale presume che gli alienati » non sappiano dissimulare, è un solenne errore (1). » Nel manicomio di Marsiglia nel gennaio del 1866 , due alienati epilettici si concertarono per uccidere due serventi. Attesero quando uno degli agenti era solo , vi si gettarono sopra e lo uccisero : la stessa sorte subì un altro servente ch'era corso in aiuto del compagno (2). Un uomo di Brissous, affetto di delirio di persecuzione, era stato condotto all' asilo di Baionna per essere ulterior- mente trasferito in un manicomio. Egli divenne sì tranquillo e ragionevole in apparenza , che sul rapporto del medico , fu sospesa la sua sequestrazione. Essendo così in libertà lo sventurato il 2 novembre si condusse armato di un ascia nel podere lavorato del signor Handarroque, e dopo di avere rovesciato a colpi d'ascia la barriera di legno si avanza con l'arma alzata contro di lui. Colpito da timore e per difendersi Hondarroque prende un legno, ferisce il folle che cade morto ai suoi piedi (3). (1) Brierre de Boismont, Ann. d'Ig. pubi leg. Aprile 1865. (2) Ann. fren. ital. Voi. IV. p. 175. (3) Messager de Bayonne, 1864, 7 Se è difficile scovrire la pazzia in mezzo ai ragionamenti ed alla lucidità, non meno difficile è sorprendere la simula- zione. Secondo il precettò giuridico della sufficienza dell'in- terrogatorio del magistrato per riconoscere lo stato di mente di un individuo, il malvagio dotato di grande astuzia sarebbe giudicato pazzo pei fìnti sragionamenti che certo senza ripe- tute esperienze eseguite da persone speciali non possono es- sere valutati dal criterio insciente del giudice. Non essendo nostra intenzione di parlare di tutte le for- me di pazzia che presentano ragionamenti (i ragionamenti non sono la ragione), cioè delle follie parziali che mostrano in- tegrità nella massima parte delle facoltà mentali, ci limitia- mo di accennare qualche cosa su di una specie di alienazione parziale di uno dei più belli sentimenti morali, specie di follia che si presenta generalmente più di quel che si crede, e che inganna facilmente il medico se non è veramente alienista filosofo e pratico. Un sentimento morale che ci porta alla previdenza e che noi chiamiamo precauzione ammalandosi ed esagerandosi produce il dubbio, la paura, il sospetto di tutte le cose. Gl'in- dividui affetti in questo senso non solo temono ed abborri- scono chi gli usa pure delle dimostrazioni benevoli e di amore; ma le allucinazioni, che ordinariamente sono il corredo di tali forme di alienazioni, li spingono ad atti pericolosi ; e per questo i loro ragionamenti fondati su le loro allucinazioni ingannano sovente i più accorti. Questo senso turbato esagerato per le triste allucinazioni sino alla disperazione spinge al suicidio ed all'omicidio (1). Ecco perchè i suicidi, di cui non si conoscono le allucinazioni ma bensì i ragionamenti , sono creduti savii ; e tanto più quando hanno scritto lettere e testamenti prima di darsi la morte (2). Tal forma di pazzia viene appellata dagli alienisti lipe- menia Ma è da notare che per lo più coloro che ne sono (1) Miraglia, Trattato di Frenologia applicata ec, Voi, 2, pag, 147 alla pag. 157. (2) Miraglia, Ann. fren., Voi. 2, pag. 174. — 99 — affetti se presentano l'integrità della intelligenza, questa si è mostrata sovente debole né molto sviluppata ; sebbene l' astu- zia si sia esercitata in tutta la sua sottigliezza. Nelle donne r amore dei figli esagerato nelle parole si è dimostrato nei fatti in una avversione ad essi fatale, od in una dubbiosa in- differenza , e tanto più quando l' istinto della maternità non si è dimostrato il più energico tra le sue tendenze (1). Se volessimo fare una nota di suicidi lipemaniaci che presentavano l'apparenza della più netta lucidità, e delie ma- dri che dimostrando affetto straordinario pei figli e poi li han- no uccisi, e dei folli allucinati, maldicenti, traditori, vacillanti che sono creduti savii per la loro apparente ragionevolezza, scriveremmo un grosso volume. Per lo che ci restringiamo a ripetere un fatto il più recente. Varii di simili alienati nel manicomio di Aversa sono stati rilevati dalle proprie famiglie perchè scorgevansi in essi esatti ragionamenti; ma alcuni consumarono il suicidio appena usci- ti, ed il resto dopo poco tempo si fu costretto di recluderli novellamente. Una signora qualche mese fa venne ricoverata neir Ospizio di Capodichino perchè invasa da delirio di perse- cezione e di avvelenamento contro il proprio marito; il quale ad istanza dei parenti di lei fu costretto a ritirarla in casa. A nostre premure le fu posta attorno un' assistente; ma un giorno l' inferma, delusa la guardia, si precipitò dal 5° appar- tamento rimanendo all' istante cadavere sul lastrico. Per venire ad un esatto giudizio dello stato di mente di un individuo nelle lunghe e ripetute osservazioni fa d' uopo indagare le cause ed i fenomeni sì fisici che morali che han- no dato origine e die accompagnano la pazzia. Ci restringiamo ad accennare della eredità, come una delle cause effiicienti delle malattie cerebrali : per tutt' altro potendosi riscontrare nelle opere d' illustri alienisti e nelle nostre (2), non essendo lo scopo di questo scritto che di di- mostrare quanto sia fallace il voler ravvisare la pazzia in un (1) Miraglia, Trattato di Frenologia applicata alla medicina, alla giurisprudenza ec. Voi. 1, pag. 165 alla p. 171. (2) Miraglia, Ivi, Voi. 2, 105 alla pag. 128, — 100 — semplice interrogatorio, e poi fatto da persone che non sanno cosa sia. il pazzo e la pazzia; e il reclamare su questo punto di freniatria ferense la riforma del codice penale e civile. É certamente che non si eredita un buono o cattivo spi- rito, ma sì bene una buona o cattiva organizzazione. Or se le facoltà per manifestarsi ed esercitarsi hanno d' uopo di funzioni materiali organiche , hanno queste, quali condizioni indispensabili, grande e necessaria influenza su la manife- stazione e su l'esercizio di quelle. Per lo che la pazzia es- sendo un fenomeno naturale di un disordine delle funzioni cerebrali, un cervello per eredità innormalmente organizzato, dispone naturalmente a certe sue speciali alterazioni. Noi ab- biamo dimostrato nelle nostre opere (1) che un simile cervello se non porta seco necessariamente la pazzia, tenendo però insita la disposizione, fin la più lieve cagione interiore o ester- na quella malattia può svolgere piuttosto che un' altra. Per siffatta organizzazione può avverarsi che pei genitori non offrendosi alcun motivo non si svolge l' alienazione men- tale, che nei figli poi appare in tutta la sua forma. Nel ma- nicomio dì Aversa varii folli vi han contato gli avi, i zii, e fratelli e sorelle; per dirne qualcuno, è notevole, come il citato F. Persio che ha avuto un fratello demente, ed ha una cu- gina nel medesimo manicomio, è figlio di padre morto pazzo. Vi esistono due fratelli dei quali uno immagina di essere Giu- seppe Garibaldi e V altro Vittorio Emmanuele. Vi dimorano da molti anni due fratelli F, dei quali una sorella è reclusa nell'Ospizio privato di Capodichlno, ed un' altra vi fu ricove- rata 10 anni or sono. Tali follie sono incurabih, perchè fondate su di una viziata organizzazione se sono faciU alle tregue, per tanto sono facili a riaccendersi alle più lievi occasioni o motivi. E per le donne specialmente nel periodo deha me- struazione, della gravidanza, del puerperio, della lattazione si vedono tuttodì ritornare i replicati parosismi di follia. Nei dubbii della pazzia adunque la disposizione eredita- ria e specialmente quando già individui della medesima di- scendenza come fratelli e sorelle sieno già state sorprese da (1) hiy voi. 2, pag. 124, 125. — 101 — alienazione mentale, deve pesar molto sul criterio del medico neir escludere ogni dubbio. Come in tutti gli altri morbi, più specificatamente nella pazzia , che rappresenta la lesione dell' ammirabile organo delle facoltà, l'eredità vi dispone più facilmente, secondo alcuni autori per f e secondo altri peri. Nell'Ospizio di Aversa, seb- bene i folli vi pervenissero sprovvisti di notizie, pur tuttavia sì per quelli che vi han dimorato e quelli che vi dimorano , e per le notizie da noi particolarmente raccolte, la follia per causa ereditaria vi è in numero non scarso. Nella nostra pratica privata vi abbiamo scorto una proporzione notevole. In tali casi di disposizione ereditaria, per le relazioni anatomiche e fisiologiche che esistono tre gli organi sessuali ed il cervello (1), possono le loro funzioni eccitarsi a vicenda fino a svolgersi la pazzia, e specialmente nella donna atteso l'utero che può trovarsi in diverso stato di funzione (2). Nel tempo dei mestrui e nella gravidanza, come pure e forse più spesso nel puerperio e nella lattazione forzata, si scorge frequente il disordine delle funzioni cerebrali, e spe- cialmente, come abbiam detto, in quelle donne che vi sono disposte per eredità o per viziata organizzazione cerebrale. Chi ha la pratica di queste malattie non ha dovuto al raro scorgere simili casi. Noi li abbiamo osservati più di tutto nel periodo del puerperio sì nel manicomio di Aversa che nelle cure private in una proporzione non lieve. In queste circostanze uno dei fenomeni che accompa- gnano la pazzia nel puerperio è la diminuzione o sparizione totale del latte; fenomeno scambiato pure dai medici, che non hanno osservato mai pazzi , con la causa della follia ; sic- ché l'allattamento forzato ha aumentato il male. L'alienazio- ne del puerperio in questi casi la quale si prolunga con lo allattamento fu da Esquirol osservata in | nelle case private ed in i^ nella Salpètrière; da Erbach in ^^; da Weill in j'- ; e da Webster in f^. Esquirol fa a tale proposito una impor- (1) Henle, Anatomia generale, voi. 2, pag. 198. — Miraglia, Trat- tato di frenologia citato, voi. 1, pag. 146 e pag. 392 e seg. (2) Miraglia, Ivi. — 102 — tante osservazione, che le madri invase da follia nel periodo del puerperio e dell'allattamento portano per lo più tendenze a distruggere la prole. Oh quante infanticide erano state sorprese da alienazione mentale ! Molti fatti si riscontrano nelle opere dei psichiatri. La follia ragionante ha i suoi fenomeni fisici e morali, che se non sono intesi dall'imperito e dal fatuo, si appale- sano chiari alle indagini dell' alienista pratico e filosofo, per- chè questi solo formatosi il concetto vero della pazzia e di ogni sua forma e specie sa come quella sorprendere. Noi conveniamo con l'illustre Brierre de Boìsmo/it che stabilisce questa forma di alienazione mentale nel contrasto eh' esiste fra i discorsi e le azioni di tali malati , poiché a scritti sensati e coerenze di idee, specialmente quando essi si trovano alla presenza di chi non li abbia avuto in lunga pratica, corrispondono azioni eccentriche senza disegno , e per lo più pericolose. In fatti i falsi ragionanti , mentitori , calunniatori , maligni in ogni loro operazione debbono rite- nersi , aggiunge il dotto alienista francese , come i flagelli delle famiglie e dei manicomii. Per distinguere questi alienati dai sani di mente bisogna rintracciare i caratteri ad essi inerenti, dei quali i più d'im- portanza e costanti sonc: — l'indifferenza e l'irreprensibilità delle loro azioni criminose e calunniose : l' egoismo e l' indiffe- renza dei mali altrui: la mancanza di attaccamento, di affetto, e di benevolenza; e strana o ninna idea del giusto e dell'ingiu- sto: l'impossibilità di giungere alle cose stabili: la facilità ad accogliere maligni suggerimenti tanto analoghi alle loro viziate tendenze ; ed in moltissimi casi una sebbene lieve imbecillità. Per questi singolari alienati è specialmente richiesta l'in- terdizione e la reclusione. Essendo le loro azioni guidate da impulsi interiori in modo che la ragione vi si adatta e vi eleva giudizii da ingannare ognuno, e potendo quest'infermi dive- nire pericolosi, si rende indispensabile l' isolamento. L'isolamento ha doppio scopo, cioè quello di raggiungere il trattamento curativo, allontanando un cervello turbato dai tumulti della società, e per la sua ed altrui sicurezza. A tutto questo ha dritto l' infermo stesso. — 103 — L'isolamento adunque in una casa di salute o manicomio eh' è la condizione indispensabile ed il mezzo principale del trattamento curativo e della sicurezza, comprende la reclu- sione dell'ammalato. Per essere legale questa sequestrazio- ne dell' individuo dovrebbe essere disposta dall' autorità giu- diziaria e non amministrativa , ma in seguito di attestato medico fatto dagli specialisti. Così ancora dovrebbe essere ordinata 1' uscita del guarito a vista del rapporto dei medici locali. La tutela della libertà individuale si deve al potere giudiziario e non all' amministrativo. L' interdizione civile dopo la perizia medica o dopo la reclusione legale del folle riconosciuta indispensabile, è una conseguenza naturale. Se così si praticasse , non si vedrebbero ancora tante anomalie, tanti abusi, tanti errori funesti. Non è nostra intenzione di trattare qui questioni sì im- portanii, che però saranno oggetto di nostro speciale lavoro: solo è all'uopo notare che la perizia di specialisti per rico- noscere l'alienazione meniale è la prova indispensabile nei giudizii penali e civili , e che l' interrogatorio che la legge legalizza nel potere del magistrato come di un perito di fisio- logia e patologia mentale, è un insulto alla giustizia ed alla buona logica. Fino a tanto che la perizia dello specialista non sarà legalizzata riguardandosi come perizia e non come semplice parere o testimonianza alla discrezione di un convincimento morale del magistrato inconscio di fisiologia e patologia del cervello, il malvagio sarà dichiarato infelice demente, ed il folle appiccato, o ritornato a flagellare la famiglia e la società con le sue strane e pericolose azioni ed i suoi ingannevoli ragionamenti. Laonde facciam voti che i legislatori nella riforma dei codici volgano la loro attenzione su di un argomento di tanto interesse (1). (1) Si vegga la nota a pag. 67 e le pag. 65 e seg. MATRICIDIO PER LIPEMANIi ASCETICA ( Lello neir Accademia Ponlaniaua , tornala de' 4 setiembre 1859 ed estratto dal Rendiconto) (i). Un caso atrocissimo e miserando avveniva la notte del dì 25 maggio di questo anno in Frattamaggiore paese cinque miglia presso Napoli: — il figlio che uccide la propria madre ottagenaria mentre questa dormiva. Il savio magistrato non ritrovando la vera causa patente che abbia potuto spingere quest' uomo a si inaudito misfatto sospettò della mente del matricida: sicché interrogò il nostro parere e del prof. Bar- barisi: e noi esaminato il fatto nel processo ed osservato con ogni diligenza il delinquente, ottenemmo ragioni di dichia- rarlo folle. La freniatria forense che più studiata e conosciuta do- vrebbe essere sì da ogni giurisperito che da ogni medico , spiega splendidamente fatti che altrimenti sarebbero proble- matici. Per lo che credo interessante neh' esporre questo caso singolare di notare di quanto lume è alla giustizia la conoscenza della fisiologia e patologia del cervello fondate sui principii di una sana filosofia. Raffaele del Prete di anni 36, di teiT'peramento bilioso- linfatico , d' inteiligenza limitatissima , di carattere piuttosto malinconico, predominato da sentimenti ascetici e da una co- scienza dubbiosa di poter fare il male, era reputato d'indole buona e devota, rispettoso ed amante della propria genitrice ottagenaria. Cadde ammalato: fece voto di raccogliere monete (1) Riportato dalla Gazzetta dei Tribunali, anno XIV, n.**1379; dalla Gazzetta medica italiana ( Stati Sardi ) An. X, n.® 39 ; dall'Omni- bus, 4 febbraio 18C0. — Alessandro Dumas ne pubblicò un sunto nella Preste di Parigi dei 6 gennaio 1863. — 105 — per far dir messe. Ne raccolse per due o tre messe , e le diede ad un eremita per farle celebrare. Ei narra, che riferito ciò al suo confessore, questi lo sgridò dicendogli di essere dannato per aver dato il danaro delle messe all' eremita. A ciò il Del Prete divenne cogitabondo ; non uscì più di casa; e ritenendo verità la sua dannazione non baciò più le im- magini sante. La madre lo esortava ad uscire; gli era sem- pre all' orecchio onde riprenda il suo mestiere per vivere. Ciò lo irritava, dicendo pure di aver dei debiti e di non aver più credito. Una notte si alza dal letto e con una grossa mazza percuote più volte la madre nel capo mentre dormiva. Il fratello di lui si sveglia al rumore del colpi , accende il lume e vede la madre sul letto immersa nel proprio sangue, e l'uccisore in piedi che dice essere la genitrice caduta; ed esce fuori a chiamar gente : e ritornato con altre persone rinvenne il Raffaele estatico, nella quale posizione per qual- che ora rimase accanto al cadavere materno. Arrestato ed interrogato disse , che il demonio fin dal giorno innanzi gli era sempre all' orecchio spingendolo a percuotere la madre; e che la notte , addormitosi il fratello , dovette obbedire a tale tentazione. In prigione mostrossi ora indifferente ed ora agitato in modo che una volta si avventò ad un ragazzo ; ed altra volta urlando e facendo mosse da disperato rimase molte ore sotto un tavolato. Interrogato da noi disse, che il demonio lo ha trascinato ad uccidere la propria genitrice: che il demonio gli si pre- senta in varie bruttissime forme sì al lume del giorno che nelle tenebre , e che anzi ora lo ha dentro le viscere ; che Iddio non ci tolga i lumi ! eh' egli è trascinato a fare tutto quello che il demonio gì' impone. Lettagli l'autopsia del ca- davere materno, ne udì la lettura con indifferenza. Da tutt'i nostri discorsi col detenuto fu facile rilevare in lui l'idea pre- dominante di essere invaso e trascinato dal demonio, ed una costernazione di aver dovuto uccidere la madre che lo rim- proverava dei suoi modi, mentre ei tanto l'amava: ma più di tutto la dovette uccidere non potendo più resistere alla volontà del demonio: conosceva di aver fatto un atroce delitto, ne sa — 106 — la pena; ma il maggior suo crucio è il demonio eh' è già in possesso del suo corpo. Esaminato il suo fisico, osservammo gli occhi scintillanti coir alboginea di colore giallognolo : flsonomia subitterica e contratta: addome tumido, e fegato ingorgato; polso turgido e duro: il camminare restìo e barcollante; sguardo ora so- spettoso, ed ora balordo. I rappresentanti anatomici delle facoltà cerebrali corri- spondono esattamente alla sua torpida e limitata intelligenza ed a qualche sentimento esaltato, ed a qualche istinto facile a divenire impulso impetuoso. Imperocché la fronte stanza delle facoltà intellettuali è molto stretta , con elevazione alla sommità dell' osso frontale, indizio di benevolenza e venera- zione. Ma tutta la parte posteriore e laterale del capo predo- mina grandemente su le parti anteriori ; sicché é da carat- terizzarsi costui r uomo degT istinti e facile ad agitarsi e po- co educabile e corrigibile. Ora esposte tali osservazioni è d' uopo rinvenire i motivi per cui questo individuo determinossi a delinquere , onde riconoscere il suo stato in tale determinazione, e cosi poter con facile e chiara induzione divenire a stabilir la massima delle colpe o delle sventure. A tre classi riduconsi le nostre facoltà : 1° GV istinti che producono impulsi ma non idee né giu- dizii. 2° I sentimenti, non atti a produrre idee né giudizii, ma solo emozioni. 3" Le facoltà intellettuali, che producono idee, giudizii e ragionamenti, e che possono dirigere, eccitare, e moderare gì' istinti ed i sentimenti che costituiscono le facoltà affettive. Or ammessa siffatta classificazione naturale dello facoltà è fa- cile comprendere come pel prodominio di ciascuna di esse su le altre bassi più o meno acutezza d'intelletto; e che per la natura di esse facoltà è più facile che gli impulsi e le emo- zioni, prodotti di facoltà affettive, abbiano impero su le in- tellettuali, che queste su quelle. Anzi lo intellettuali all'im- peto di quelle spesso si adattano. Gli elementi alle facoltà intellettuali per cui esse ope- — 107 ~> rano, giudicano e ragionano non solo vengono dalle sensazio- ni, ma pure dalle impressioni interiori prodotte dalle facoltà affettive; sicché le premesse dei nostri giuétizii non solo stan- no fuori ma pure dentro di noi. Per cui i nostri giudizii non solo sono secondo le condizioni esteriori ma più secondo le condizioni interne degli organi. // , Intanto ognun sa che il cervello è l'organo produttore '^ Cl'"""' delle facoltà mentali, ed insieme condizione indispensabile ^ i» &n'^"^ per le loro operazioni. Ciò conduce a spiegare, che un pre- j^C- ~" dominio di funzioni esaltate di questi organi rende predomi- t.'^ Jì^j^^^ nanti, o strane o intemperanti le azioni delle facoltà. <^^'^ jtf-^'" Premessa tale condizione su lo stato normale delle diffe- f\^i^^^ renti serie di facoltà cerebrali, è facile comprendere che nello stato morboso esse possono alterarsi separatamente, come < a ^^/, che sono indipendenti 1' una dalle altre. Per questo si scorge/^. ^^^Um che possonsi presentare disordini nelle funzioni cerebrali ri- /^ guardo all' affezione di alcune facoltà, ed in riguardo alle altre sane formarsi rettamente le proprie operazioni. Or ritenendo le diverse classi di sopra notate delle no- stre facoltà mentali, ammalandosi queste si hanno i seguenti disordini della mente. 1° Nelle affezioni delle facoltà riflessive e percettive, che costituiscono le facoltà intellettuali, si hano incoerenze d' idee , e si formano falsi giudizii e si sragiona. 2° Nel disordine dei sentimenti si hanno emozioni do- lorosissime e strane. 3° Nel pervertimento degl' istinti si producono impulsi irresistibiti ed incorrigibili. Per la qual cosa si può esser folle sragionando ed aven- do incoerenze d' idee senza emozioni dolorose ed impulsi irresistibili ; e per la stessa ragione si può esser folle pre- sentando alterazioni nei sentimenti e negl'istinti, ma insieme si giudica e si ragiona. Però in questo stato i giudizii han conseguenze strane come le strane promesse le quali ultime sono fondate nell'emozioni e negl'impulsi interiori. Cioè tali folli giudicano a modo loro. La follia adunque non sempre è fondata sugli sragiona- — 108 — menti : ma sempre in quella impossibilità che ha l' individuo di ravvisare lo stato della sua malattia e di dirigere le sue azioni. Ritenuto ancora l' assioma fisiologico , che il cervello opera su gli elementi che le facoltà sue stesse gli presen- tano ; le sue operazioni sono esatte quando sono normali le impressioni che dagli organi gli vengono, ed al contrario so- no turbate e strane quando tali impressioni sono effetti di funzioni materiali morbose. Queste considerazioni conducono a stabilire, che V abuso delle nosire facoltà per calcolo della ragione e per volontà deliberata esenti da ostacoli spinge ad atti viziosi e colpe- voli; e che V abuso di esse per morbo, cioè per impressioni incorrigibili delle alterate funzioni degli organi cerebrali che sono gU organi delle facoltà, trascina ad atti che lo indivìduo crede buoni; e se mai ne ravvisa la malvagità non può fare a meno di consumarli atteso una forza interna irresistibile che ve lo trascina. Dobbiamo ancora porre a calcolo i motivi che ponendo in azione le nostre facoltà, vengono gli atti umani determina- ti. Sicché due motivi possono agire su le nostre facoltà; le impressioni che ci vengono dagli organi dei sensi; e quelle che si producono dagh organi interni. Ma la reazione di esse su tali differenti impressioni può essere più o meno energica ; perlochè la misura delle azioni umane è da calcolarsi più su r energia delle facoltà reagenti che sul valore delle impres- sioni. E la colpabilità cresce in ragione che son lievi i moti- vi, e diminuisce all'aumentar di questi; in modo che può giun- gersi sino air incolpabilità quando questi motivi, specialmen- te gl'interiori, sono insuperabili e talmente predominanti da trascinare la ragione od ecclissarla. Potendo dunque essere più o meno attive le occasioni o motivi che spingono alla colpa, è d'uopo che la giustizia nel calcolar questi, consideri Vuomo agitato nel determinarsi a delinquere più che l'enormità della colpa medesima : la quale enormità vien da sé stessa a rappresentarsi in un alto libe- ro a delinquere. - 109 -^ Abbiamo creduto indispensabile il ricordare a noi stessi tali considerazioni filosofìche-flsiologiche, onde divenire a ri- conoscere Io stato della mente dell' imputato Raffaele Del Prete. Il matricidio è un misfatto sì atroce, che la scure del carnefice sarebbe poca pena al laceratore delle viscere ma- terne ; ma sarebbe pure la massima delle sventure se ca- desse sul collo di colui la cui mente disordinata lo fé di- scendere al di sotto dei bruti. Qual motivo adunque spinse il Del Prete a colpa sì atroce ? Niun motivo esterno rileviamo dal processo : solo i lie- vi rimproveri della madre , che voleva farlo uscire di casa onde ritornare al lavoro ; e le parole del confessore di aver fatto male di avere dato all'eremita le messe, per cui era dannato. Motivi sì lievi non reggono a fronte dell' enormità della colpa , malgrado si considerino scintille che produsse- ro grande incendio : la scintilla che cade sul suolo non pro- duce quello che avverrebbe cadendo su la polvere. Indaghia- mo adunque nell'interno i veri motivi della dolorosa agita- zione dell' animo di Del Prete. Costui di coscienza scrupolosa e divota , amante della genitrice ottagenaria , reputato docile ed onesto : di tempe- ramento malinconico ; fu facile quindi a quella tristezza do- lorosa per cui ogni impressione viene esagerata. Per la qual cosa un sentimento rehgioso ed una coscienza scrupolosa non diretti che da una limitatissima intelligenza non educata, tramutaronsi stranamente in disperazione e terrore rehgioso, ed in una doppia coscienza lottante tra il bene ed il male. Tale stato noi alienisti appelliamo lipemania ascetica, che trasmodando in disperazione per allucizioni fantastiche può trascinare alle più triste e miserande conseguenze. E in vero Del Prete sorpreso da allucinazioni dirette al senso della vista e dell' udito vedeva e udiva il demonio: non aveva più volontà poiché da questo credevasi invaso e che vedeva in stranissime forme. La confessione di Del Prete di aver do- vuto uccidere la madre per imposizione del demonio è fatta con taie semplicità di aver lottato colla propria coscienza, — ilo — che dimostra quanto la sua ragione ha soccombuto ali* in- terno impeto di una fatale allucinazione ! Gli atti quindi anteriori al misfatto dì Del Prete (almeno di non pochi giorni ) dimostrarono la lipemania ascetica , che poi accompagnata da allucinazioni fé eh' ei si credesse invaso dal demonio; e sotto T impulso di questo stato mor- boso fu consumato il misfatto. Ma noi oltre a qualunque ragione , ritrovammo ancora la cagion materiale della fol- lia del Del Prele. Imperocché lo rinvenimmo con fenomeni fisici d' infermità , come di sopra abbiamo notato; fenomeni che non possono essere per la loro natura di recente data. E la follia non é che un fenomeno che ha la vera sua prima causa nei disordini funzionali degli organi cerebrali per fisiche modificazioni. È un fatto, che tutti gli alienisti e noi nelle no- stre opere abbiam notato che la lipemania ascetica con allu- cinazioni ha per fenomeno costante le visioni fantastiche , e che eccitata da motivi esterni veri od immaginari! spinge al- l'omicidio ed al suicidio (1) ; per lo che la monomania omici- da é costituita dall' esaltamento infrenabile del senso distrut- tore eccitato da altro senso interiore infermo (2); come nel Del Prete lo è stato dal sentimento ascetico stranamente am- malato. Per la qual cosa in lui per un senso morale suffi- cientemente sviluppato si é osservata quella lotta interna che lo ripugnava ed insieme lo trascinava al male , e che noi ap- pelliamo doppia cosciensu, fenomeno morboso di tali specie di alienazioni che conduce l'infermo alla disperazione e quindi ad atti i più strani e feroci (3). Ci si potrebbe presentare il dubbio: ma questi fenomeni di folha che presentò il Del Prete potrebbero essere simulati onde evitare la pena*? Lfintelligenza di Del Prete era talmente limitata da non essere atta a fingere una specie di monomania la quale ha fenomeni cosi singolari e costanti che la malizia più accorta (1) Mìraglia, Trattato di Frenologia, voi. II, pag. 86, 158. (2) hi. Pag. 155 e seg. (3) Ivi. Vot. I, pag. 238, 369. Voi. 2« pag. 85 e 86. - Ili - non potrebbe fìngere senza che sia spinta da morbo. E poi gli atti anteriori al misfatto rilevati dal processo dimostrano la lipemania ascetica preesistente: gli atti posteriori ne fa- rono le consegnenze. Grandi sproporzioni tra il suo carat- tere naturale d'indole buona e l'enormità della colpa senza esteriori motivi, non possono escludere l'idea di una alle-' nazione mentale per fisico morbo eli' era già apparente. Inol- tre il Del Prete formava i suoi giudizii esatti su premesse strane che gli venivano dalle interne emozioni esagerate : così che dovremmo dire piuttosto un folle che finge la ra- gione che un sano di mente che finge la pazzia: stranissimo sofisma che lotta coi fatti e colla induzione ragionevole. Riconosciuto così il Del Prete affetto da lipemania asce- tica con allucinazioni e tendenze distruttrici sì prima e nel- r atto del matricidio che durante le nostre osservazioni, ag- giungemmo essere ancora un altro patente indizio di tali disordini mentali la fìsica infermità di cui egli era oppresso. Imperocché chi non sa le relazioni anatomiche e fisiologiche ch'esistono tra il cervello organo della vita morale ed intel- lettuale cogli organi della vita fìsica? Questa malattia fìsica adurque di Del Prete fu un altro indizio che determina la natura della sna follia. E possiamo ancor dire per la nostra lunga esperienza, che tale specie di pazzia avendo la prima origine nelle disposizioni cerebrali (come abbiam notato es- sere nella forma del capo di Del Prete) ^ ed essendo stata svolta da alcuni motivi tra' quaU questa fisica ed apparente malattia, è di diffìcile per non dire impossibile guarigione (1). Pericolosissima forma di alienazione mentale di cui l'acutezza del delirio , che potrebbe ad ogni istante togliere l' infermo di vita, può manifestarsi al più Keve motivo, e il più delle volte coir omicidio, e pure col suicidio. Signori , fino a tanto che si crederà la follia un morbo di un ente astratto , spesso avverrà che le azioni perchè conseguenti si riterranno sempre colpevoli , e le colpe- (1) In fatti il Dd Prete morì dopo poco tempo nel manicomio di Aversa. L'autopsia presentò guasti cerebrali, ed ingorgo iafiam- matorio nel fegato. ^ 112 — voli figlie di demenza. Anzi è da aggiungersi che la pazzia per sé stessa non è morbo ma un singolare fenomeno delle più tremende e speciali affezioni dol cervello ; è una mani- festazione disordinata delle turbate funzioni dell' ammirabile organo delle facoltà per modiflcazioni morbose avvenute in questo organo o in alcune delle sue parti. Oh quante volte i grandi malfattori sono dementi ! — ■■"g* O ^»i"wi I PAZZI CONDAMATI AI LAVORI FORZAII. In tutt' i miei lavori sì di fisiologia che di patologia mentale r^^ , . in rapporto alle leggi, da circa trent'anni ho esposto che i p^^7 gradi di colpabilità si misurano dai gradi d'irresistibilità, del-' i^.y^J'^^ l'impulso; ma che questa irresistibilità dell'impulso resa in- correggibile determina la pazzia. Oltre di questa irresistibili- S h ^j^ tà incorreggibile nella pazzia, è da conoscersi che molte voi- J /(-t^ te, senza questo impulso può incorrersi alla determinazione a delinquere per un errore di giudizio di cui la premessa è falsa perchè sta in una funzione morbosa di un cervello guasto. Senza tali nozioni di una vera filosofia delle facoltà, per la r;uale può riconoscersi l'origine della determinazione degli atti umani, pare impossibile stabilire i gradi di colpabilità, ed impossibile riconoscere l' impunibilità nei casi d' irresisti- bilità incorreggibile. Eppure oggi si va talmente alzando la voce su la facilità, che si dice avere gli avvocati, di porre innanzi in ogni delitto di sangue l' impulso irresistibile, che sembrerebbe che già i giurati mandassero liberi un gran numero di furbi delinquenti; mentre si vede essere anzi l' opposto, poiché rifiutando non solo ogni grado d' irresistibilità, ma fino la irresistibilità in- corregibile dei pazzi, ne sono ora di questi pieni gli ergastoli. Deplorandosi l' aumento dei delitti si crede arrestarli con la severità delle pene, senza avvedersi che senza andare alle ' indagini delle cause dei delitti, nelle quali cause non è so- vente la volontà libera del colpevole, 1' acerbità delle pene non solo inferocisce i costumi nella maggior luce di civiltà, ma viene con grande leggerezza confuso il pazzo con l' as- sassino ed il malfattore col pazzo. Non essendo qui il caso di ricordare le cagioni dell'aumento dei delitti e delle follie, avendone tante volte parlato, e che 8 — 114 — forse farà d' uopo qui ritornarvi, mi dispiace notare che negli stessi medici è sorta la tendenza del criminalista perpetuo, mentre la legge a mitigare in quest' ultimo l' abitudine di voler sempre ritrovare in tutto delitti, lo ha messo pure in giudizii civili. E queste sono le cagioni per cui le perizie mediche non vengono apprezzate dai magistrati se non quando il perito si adatta ai concetti prestabiliti della loro mente; e perchè il magistrato è andato ora sempre più rifiutando le cagioni at- tenuanti messe innanzi dalla difesa. Non avendo giusta idea dei motivi interni per cui 1' uomo si spinge a dihnquere, ne credono 1' unica causa nelle circostanze accidentali fuori del- l' individuo, poiché è facile senza alcuna fatica mentale fer- marsi su questi motivi esterni. Ecco perchè non sapendo mi- surare i gradi d' irresistibilità dell' impulso, rigettano questi gradi per fermarsi all'irresistibilità incorreggibile delle paz- zie istintive, che neanche in queste sanno vedere quando non ne sanno scorgere la gradazione per cui vi si giunge; come del pari quando non sanno riconoscere la causa del misfare in un errore di giudizio svolto da un cervello malato, o per la malvagia educazione od ingrata natura male organizzato. lEd ecco perchè si punisce o troppo o troppo poco, ma sventu- ratamente, per lo più si punisce troppo, anzi l' innocente ed il folle vanno a trovare la morte negli ergastoli. Dopo tante altre ragioni che potrei esporre, ripeto di non essere causa dell' aumento dei delitti l' indulgenza delle pene per cui esser d' uopo inferocire con nuove leggi di rigori estre- mi, perchè ognun sa quanto 1' accrescere leggi è aumentar delitti; ma bensì che si cercasse di educare ed istruire se- condo la natura delle facoltà, solo mezzo per rendere le leggi e le pene correttrici ed emendatrici. Ho voluto ciò premettere, onde riferire la spaventevole cifra dei pazzi condannati da che il magistrato non solo rifiuta i gradi d' irresistibilità nei delitti, ma pure la irresistibilità in- correggibile nella pazzia, perchè non sa ravvisarla tanto più quando vede i pazzi ragionare. Il dott. Pietro Grilli, distinto medico del manicomio di Fi- renze, ha pubblicato neh' Archivio italiano per le matattie — 115 — nervose j di aver rinvenuto in una sua visita dello scorso mese di ottobre nel penitenziario di Volterra fra 351 reclusi, distinti in 253 a tempo e 98 a vita; 44, cioè 31 a tempo e 13 a vi- ta, alienati di mente, oltre a 5 in osservazione come sospetti di pazzia. Questi circa 50 pazzi si sono dovuto rinchiudere , ciascuno in una piccola cella: essi sono maniaci, monoma- niaci, lipemaniaci, dementi nello stato più miserando, che avrebbero avuto bisogno di cura ; ed il governo resta ora imbarazzato cosa farne. Di ogni 100 adunque che si mandano ai lavori forzati a vita ed a tempo, 14 sono pazzi! La cifra n' è spaventevole tra migliaia di condannati ! Se si va di questa corsa in Italia si possono abolire i manicomi ed aprire pei pazzi gli ergasto- li ! e se si continuasse ad ergere il patibolo ? Ecco le funeste conseguenze del rifiuto ostinato dell' im- pulso irresistibile ! Fu ventilato al Parlamento intorno ai manicomi criminali. Si fosse creduto di potervi supplire i penitenziari e gli er- gastoli ? ( Dal giornale 11 Progresso, num. del 4 die. 1879 ), N. B. Il Mangione che con agguato feri in Roma il Sindaco di Napoli, malgrado la perizia medica che dichiarava pazzo fu condannato a sette anni. Ma qualche mese dopo si fu costretto a rinchiuderlo nel manico- mio di Roma — Giugno i880. U LEGGE E l MANIGOMII CRIMINALI. L*-' % I v Cosa sono questi manicomii criminali di cui tanto si parlai due parole contraddittorie che svegliano l'idea storta non solo di demenza capace di crimine, ma di un asilo-prigione e non ospedale, di un mezzo di garantire la società dai pazzi pericolosi come se fossero assassini. Da molto tempo ho predicato, e forse pria degli altri, della custodia dei pazzi quale condizione di cura per essi ed in- sieme di garantia per essi stessi e per gli altri, servendomi pure qualche volta, e per essere inteso, del termine mani- comio criminale; ma scorgendo che nelle Accademie e nel Congressi e dagli alienisti in Italia ed in Francia se n'è molto discorso senza condurre a positivo risultato , perchè la legge saviamente non vuole che il delinquente dichiarato folle dal potere giudiziario fosse mandato alla reclusione tem- poranea o perpetua, bisogna che prendasi una via più retta per giungere ai mezzi più facili della utilità dello scopo. Ho detto altre volte che il progresso su la struttura ed organizzazione dei manicomii segue il progresso degli studi della medicina mentale, perchè gli asili dovendo essere un indispensabile istrumento di cura e di riordinamento di quei cervelli turbati, e di sicurezza , debbono per questi rappre- sentare un nuovo mondo. Ammetto che per un lato oggi i manicomii sono giunti per la loro costruzione ad essere splendide casine; ma bisogna desiderare che per gli altri lati raggiungano lo scopo completo del vero trattamento medico della follia. Ad ottenere ciò disgraziatamente siamo molto lontani, atteso che gli studiosi di sì difficili dottrine non po- tendosi , o meglio non volendosi , sbarazzare di quelle idee metafìsiche apprese per creare uno spirito e facoltà astratte, subbiettivamente operanti e non rappresentanti gli attributi — 117 - 0 modi di essere di funzioni di organi speciali, rifiutando di riconoscere che la natura nelle sue manifestazioni viventi le svolge e le esercita nelle funzioni dei diversi organi cere- brali. Ecco come fino a tanto che la mente umana, perchè senza alcuna sua fatica si acquieta a ritenere come reali le sue stesse astrazioni , non si avrà mai una buona filosofia delle facoltà umane , e quindi una esatta nozione dei suoi disordini sì nello stato di vizio che nello stato di morbo. ^ A stabilire bene lo scopo della custodia dei pazzi perico- ^ losi , anzi di tutt' i pazzi , in armonia della legge , bisogna intendersi rettamente nel comprendere quel grande fenomeno di disordini delle funzioni cerebrali che si chiama pazzia. ' Su questo tema , da me trattato tante volte , spero ritor- nare in appresso , ma per ora mi basta di manifestare la mia sorpresa e di chiunque è veramente filosofo, di sentire ancora declamare di doversi trattare lo studio della pazzia /> colla psicologia (1); ciò che indica veramente di aversi strana idea delle funzioni del cervello e quindi dei loro disordini. Ma lasciamo questa psicologia, la quale non è affatto la fisio- logia del cervello , ai metafisici , e ai teologi , ed a coloro che vagheggiano un' anima ed uno spirito ed ogni facoltà astratta quali enti o personaggi , che , come altre volte ho detto (2), vanno passeggiando nel cerebro, l'organizzano e ne dominano le funzioni! /y Coloro che creano una definizione della follia neW amma- larsi dell' intelligenza , degli affetti delle emozioni , da cui fan sorgere le azioni^ e per cui deducono stare essa in una alterazione nella legge elementare dei fenomeni psichici , che innestano in un bastardo connubio coi fenomeni vitali dell'organismo nel senso più ampio (3) (galimatias), non sanno che le astrazioni , le generalità non indicano nulla , e sfuggono ad ogni definizione ; per lo che essi non mostrano di avere che idea la più volgare della pazzia. / . (l) Il giornale II Piccolo, n.° del 3 febbraio 1889. (2) Miraglia , Prolusione al corso di medicina mentale , pag. 6 e se- guenti; anno 1873 — e negli altri suoi precedenti, e posteriori lavori. (3) Il giornale II Piccolo, n.° del 3 febbraio 1880. — 118 — Intanto mi permetto di ripetere che io lasciando , come sempre ho lasciato , la psiche e tutte le altre astrazioni ai voli dei credenti delle funzioni in massa del cervello , che ne fanno un servitore umilissimo , e fermandomi a quello che la natura presenta nelle funzioni di sì ammirabile or- gano, per lo che credendo di essere logico ho evitato sem- pre di definire la follia , che ha manifestazioni infinite par- ziali e complesse; ed ho cercato sempre di dimostrare chC] essa consiste nel non potersi V uomo che n' è affetto avve- dere del proprio stato (1). L'idea storta e volgare adunque che da taluni si propaga] della pazzia, non può sbarbicarsi dal loro cervello , perchè non hanno essi la virtù di tornare indietro e cominciar da capo, rifiutando i loro errori, che per grave sventura s' in- carnano nel cervello agli studiosi. Studiar la pazzia senza conoscere le funzioni, del cervello e delle sue parti nello stato normale e la sua struttura, e senza conoscere lo svol- gersi e r esercitarsi delle facoltà dell' uomo e degli anima- li , secondo le speciali condizioni materiali assegnate dalla natura stessa, ha prodotto e produce ancora che ognuno già credesi fisiologo ed alienista ; e tanto più perchè infatuito del- le solite idee di psicologia , va trovando le sue astrazioni negli spaccamenti del cervello che squarta in ogni senso co- me una forma di cacio , per tirarne in fine da ogni cellula quello che già prestabilito nella sua immaginazione voleva ritrovare, cioè I'idea: — tutto questo ha cacciato fuori quel caro vocabolo ideazione, che farebbe andare in estasi Vi- deologo e lo psicologo. Avvedendosi siffatti psicologi-fisiologi-alienisti, che i-loro concepimenti urtano nei principii della fisiologia del cervello, creata da Gali, principii tratti dalle osservazioni clie la na- tura a tutti prasenta , per darsi 1' aria di conoscerla la cri- ticano , cioè riproducono alcune delle viete e volgari obbie- zioni fatte al grande fisiologo alemanno, perchè non lo hanno studiato nelle opere, ma nei suoi critici o meglio nell'avere (1) Miraglia. Trattato di frenologia applicata ecc. Voi. 2 , pag. 74 — Napoli 1853. — 119 — inteso dire. Ciò cliiaramente lo dimostra quando essi dicono che Gali cercava fondare un sistema d'ideologia^ ansi di psi- coloyia in connubio colie diverse parti del cervello (1), men- tre se veramente lo avessero studiato avrebbero appreso che prima Gali indagò le facoltà, le tendenze, i caratteri, le at- titudini industriali dell' uomo e degli animali nelle loro ma- nifestazioni per poi andare rintracciando le condizioni ma- teriali per cui quelle si svolgono ed esercitano ; ciò che lo condusse alla scoperta della vera struttura del cervello e del sistema nervoso; da cui poi ne han fatto base ai loro lavori i più grandi anatomisti, fisiologi, e patologi (2). E dopo tutto questo hanno il coraggio di dichiarare la scienza di Gali un fossile su cui gli sciensiati del mondo (che secondo questi nuovi dotti erano tanti cretini) han camminato (3), e che ora credono dare essi a questo fossile il vero indirizzo ; perchè ignorano quanto i principii di questa dottrina sono utili nelle loro applicazioni ad ogni ramo dello scibile ed al perfezio- namento della società; ed ignorano ancora che medici distinti lavorano alla ricerca delle localizzazioni cerebrali. Però que- sti ultimi hanno sbagliata la via , quando credono di ricer- care la sede delle facoltà traforando cranii d' animali vivi per eccitare coli' elettricità limitatamente questa o quella cir- convoluzione, o mutilandola, come se queste circonvoluzioni fossero organi staccati uno dall' altro , e non si comunicas- sero tra loro tutte le stimolazioni possibili. Prove peggiori di queste non vi sono nella ricerca delle funzioni del cervello: lo studio della patologia nelle indagini delle lesioni parziali del cervello e quello della fisiologia ed anatomia comparata offrono i mighori indizii ; la natura presenta negU animali una rnutilazione di parti del loro cervello in armonia delle loro facoltà e delle loro tendenze. Questi avversarli di una dottrina che non conoscono (sem- pre ho ciò sostenuto e sostengo ) sono pure di malafede , (l) Il giornale 11 Piccolo, n.« del 3 febbraio 1880. (2) Froriep, Viellers, Laeder , Soemmering, Reil, Brussais "padre e figlio , Brierre de Boismont, Rostan, ecc. ecc. (3) Il giornale // Ficcalo , n.« del 3 febbraio 1880. — 120 — perchè dovrebbero sapere almeno essere questa dottrina ap - plicata dai più dotti uomini del mondo; meno se questi se- condo essi non fossero degli imbecilli , e sebbene lo fosse poco in Italia, essi la dicono morta; ma perchè poi tanto la combattono ? I ciechi soli non la vedono eh' è pure viva in Italia. Mi limito per brevità all' Italia. Se l'Italia non ha musei frenologici grandiosi come quelli della Gran Bretagna e di America, sono d' ammirarsi quello di Milano, dove si conta una sezione di teste di condannati e giustiziati; quello della R. Accademia di medicina di Torino già nel 1877 ampliato di 30 teste di giustiziati e carnefici, ed ora di altre teste di grandi malfattori. A Genova, a Firenze, a Modena fioriscono gabinetti, etnologici e frenologici: non parlo di questo di Napoli poiché è rimasto nelle dieci teste di giustiziati che io danai nel 1869 al Barbarsi nel Museo di anatomia normale della R. Universtià. E dovrebbero ancora sapere che l' Istituto lombardo di scienze e lettere dà in ogni anno un premio di L. 2000 su tema frenologico : premii fon- dati dal Fossati collega di Gali. (1) La Società di biologia di Parigi ha discusso per tre anni, quasi in ciascuna tornata (1873-74-75) su molte quistioni che rafforzano la dottrina di Gali, e le discussioni pur tuttora vi continuano. A Baston in America, dove Spurzheim, collega di Gali fé' progredire la scienza e fu eretto alla sua memoria un magnifico monumento, si pubblicano gli Annali frenolo- gici; ed a Nev^-Iork, da più di mezzo secolo, V American Phrènological Journal , del quale è già uscito oltre al 60.' volume (2). Sembra da questo rapido cenno fatto su la fisiologia del (1) 11 premio del 1878, venne aggiudicato al dott. F. Lussana, pro- fessore di fisiologia nella R. Università di Padova — Il premio pel 1879 di L. 3000 è sul tema: La storta del progresso dell' anatomia e della fisiologia del cervello nel secolo corrente, con particolare riguardo alla dottrina di Gali — L'altro premio pel 1880 è di L. 2000. (2) Miraglia. Il progresso della fisiologia del cervello e la nuova filoso- fia. Dove è ricordato le Accademie, le cattedre, i dotti, e quanto si è pubblicato intorno a questa scienza. — 121 — cervello, che io avessi deviato dal tema sui manicomii crimi- nali. Per due ragioni mi vi sono fermato alquanto, non per- chè meritassero discussione le sempre ripetute filastrocche degli avversarli della fisiologia del cervello, ma per dire che senza conoscenza di questa dottrina non v' è buona filosofia, né legislazione retta, né educazione ed istruzioni proficue, né norme utili di qualunque studio, specialmente della medicina; ed in secondo perchè la nozione su le funzioni del cervello che si manifestano nelle tendenze e nei sentimenti che costi- tuiscono le facoltà affettive^ e nelle facoltà percettive e rifles- sive che costituiscono le facoltà intellettuali^ può dar ragione che la malattia o disordine di una o piiì di queste forze non è che la manifestazione di modificazioni materiali di uno o pili degli apparecchi cerebrali corrispondenti. La follia adunque, qual fenomeno conseguente di modifica- zioni morbose avvenute in tutto o in parte del cervello, si mostra nei disordini delle facoltà affettive ed in quelli delle intellettuali, ed isolatamente o complesse. Questi ordini di fa- coltà non li abbiamo creati noi, li mostra la natura nell'uomo e negli animali, e con questi principii si spiegano nello stato dì morbo del cervello gli impulsi incorrigibili, le emozioni dolorose, le allucinazioni, gli errori di giudizio per premesse false sorte da morbose creazioni del cerebro stesso. Or con un cervello non pii^i in armonia di funzioni col mondo esterno, non possono aversi che strane ed irregolari azioni più o me- no pericolose. Il primo mezzo adunque di curare e trattare questi cervelli malati, o per educazione malvagia o qualunque altra causa stranamente organizzati, è solo il manicomio quando questo è costruito e disposto nelle sue parti secondo le condizioni che si richiedono per creare a quei cervelli strani un nuovo mondo. Il manicomio così è un mezzo opportuno che si presta a tutte le cure di cui han bisogno le diverse classi di follia. Infatti una delle sezioni più importanti in questi Asili, che già per sé stessi sono Case di sicurezza, sono quelle che si addicono a quei pazzi non solo pericolosi, ma che già han commesso delitti e misfatti. f-i* — 122 — Or perchè chiedere stabilimenti particolari per soli pazzi delinquenti giudicabili e condannati, e così riunirne una gran massa in un Ospizio, che per questo prende l' aspetto di un ergastolo, a danno della mente stessa degh infelici reclusi, dell' affetto delle loro famiglie, degli interessi dello Stato, e del decoro della società, se i manicomii ordinarli possono raggiungere lo stesso scopo, ovviando a sì enermi inconve- nienti ? Non son fatti i manicomii si per curare e più per costodire gli alienati pericolosi ? Stabilendo in ciascun manicomio pubblico una sezione par- ticolare dei folli pericolosi e delinquenti si otterrebbe princi- palmente lo scopo della sicurezza e del trattamento. ^ . . Ii^ Europa ed in America i folli dehnquenti sono custoditi per lo più nei manicomii pubblici. Per citarne un esempio pei soli impulsi sanguinarli, nell'Asilo di Utica in America dal 1843 al 1875 furono reclusi cinquantotto alienati omicidi e sessan- ysTN-A- ■* tasette alienati che avevano commesso tentativi di omicidio , Hxfl^^* ^^^^ ^^^ media di 4 ammissioni per anno. Il numero delle ìr*^ « " vittime soccombute è stato di 68; molti altri sono stati grave- '- ^*' mente feriti (1). Nel manicomio di Aversa da molti anni stabilii una sezione di detenuti (2), avvertita e notata da Brierre de Boismont (3), nella quale erano coi folli pericolosi i delinquenti giudicabili e giudicati pazzi e quelli che nel corso dell' espiazione della pena incorrevano nella follia. Un delinquente giudicato di aver commesso il delitto nella pazzia, rientra nella categoria degl' infelici che han bisogno di cura e custodia fino a che, s' è possibile, guarisca, o che sia divenuto demente innocuo. Allora il Magistrato invece di rilasciarlo, dovrebbe consegnarlo al potere amministrativo con la deliberazione di custodirsi in un manicomio, restan- done sempre informato il potere giudiziario in caso di gua- rigione; come lo dovrebbe essere pure per ogni alienato si neir ammissione che nell' uscita dall' Ospizio. (1) Dott. Gray, daW American Journal Insanily, an. 1875. (2) Mlraglia, Annali frenopatici italiani, dal 186) al J868. (3) Annales médico-psychologiques de Paris; mars, 1809. ^>.*v^ — 123 — Affinchè tutto questo fosse attuabile col più grande utile scopo, dovrebbe interessarsene una legge sui manicomii e ...4^/^ sui pazzi, di cui l'Italia manca affatto, sebbene il ministero dell' interno lo avesse tentato con due progetti, che fu meglio fallissero, tanto erano storpii e bastardi (1). — Le Commissio- ni amministrative nei manicomii dovrebbero finalmente spa- rire, come più non esistono nei manicomii della Francia e di tutte le nazioni civili. I! solo medico veramente alienista conosce i bisogni dei pazzi, e che per questi può e sa con- vertire a mezzi di trattamento i mezzi materiali amministra- ' tivi; per lo che è il solo che ne deve avere l'indirizzo (2). Ecco come il Direttore medico-amministratore in Francia è pure Ufficiale pubblico, e quindi dipendente dai Prefetti e dai Procuratori generali. Senza una legge adunque in Italia sui manicomii e sui folli, nella quale siano compresi principalmente i precetti delle Di- / rezioni mediche-amministrative dipendenti dai Prefetti e dal 1 potere giudiziario, la questione, tra tante altre del pari im- portanti, della reclusione dei folli delinquenti resterà sempre indecisa o male applicata. Sicché intorno a sì interessante i argomento l'Italia dovrebbe porsi a livello della Francia, della Germania, della Svizzera e di tutte le altre civili nazioni. Intanto fino a che non si prendano espedienti migliori, per- chè i 49 pazzi condannati ai laVori forzati a tempo ed a vita '■ che si trovano segregati a parte fra i 351 reclusi nel peniten- ziario di Volterra, e pei quali il Governo trovasi in grave im- barazzo, come già notai in un articolo del 4 dicembre scorso del Progresso intitolato I pazzi condannati ai lavori forzati, ( Si vegga pia sopra ) non s'inviano ai manicomii delle pro- prie Provincie ? Così questi infelici fruirebbero delle cure op- portune, che indarno potrebbero sperare nelle celle peni- tenziarie ? (1) Le mie osservazioni a questi progetti furono inseriti nel Bollettino del manicomio Fleurent, an. 1875 e 1878, e nel Giornale Roma capitale, ed ora in questo libro. (2) Miraglia. Le amministrazioni dei manicomii, 1869 — Gli Annali frenopatici italiani, an. 1867, pag. 166 e seg. u^ — 124 — Perchè del pari non cominciasi a praticare per gli altri alienati che si trovano sparsi nelle prigioni ed ergastoli del Regno? Altrimenti ritenendosi per sani di mente quei folli che vanno a terminare la pena, questi ritornerebbero nella società per ricadere nei primieri eccessi, come frequentemente av- viene. Conchiudo con un esempio — Il famoso Calisto Grandi , r uccisore dei fanciulli, condannato, malgrado il parere degli alienisti, ai lavori forzati a tempo, e che ora è recluso nella cella da pazzo nel Penitenziario di Volterra, quando termi- nerà il suo tempo di pena, tornerà nella società. Allora, o madri, nascondete i vostri bambini, perchè sarà uscito co- lui che vivi li seppellisce. ( Dal giornale 11 Progresso, n.» dei 24 e 25 febbraio 1880 ) Li CLINICHE PER LE MiLiTTIE DELLA MENTE « Una clinica a compimento degli studi sen2a prece- denti insegnamenti opportuni, è un aborto. » MtRAGLiA, Prolusione al corso di medicina mentale, p. 13. — 1875. Questo che io diceva nel 1873, ripetizione di quanto aveva già manifestato più anni prima, si mantiene ancora in Italia ed altrove. L'Italia ha varie di queste cliniche nei manicomii, le quali per lo più , sì perchè lontane dalle Università , si perchè non precedute dagli studii tecnici preliminari , nulla 0 poco producono. Sarebbe lo stesso di far cominciare ai giovani gli studii di ogni ramo di medicina , pure della medicina operatoria , dalla clinica , eh' è l' esperienza di quanto si è arricchita la mente dei giovani di anatomia, fisiologia e patologie speciali. Ordinariamente rispondono, che nelle cattedre universita- rie di queste ultime dottrine si parla di anatomia, fisiologia e patologia del cervello e del sistema nervoso. Se il dirne qualche cosa di passaggio ed in generale cioè che il cervel- lo è l'organo delle facoltà, non è fare apprendere la strut- tura del cervello come organo delle diverse forze mentali , che ne costituiscono le funzioni speciali , né è fare appren- dere che senza nozioni precise dello stato normale di queste diverse forze , che tanto si legano alle condizioni sane del sistema cerebrale , è impossibile averne alcuna idea nello stato patologico. Or molto più senza avere appreso si speciali elementi fon- damentali , le cliniche ne' manicomii sono una irrisione per la gioventù medica; e le cattedre universitarie che affermano trattare del cervello e del sistema nervoso nelle manifesta- — 126 — zioni delle facoltà della mente sì sane che morbose, non sono r espressione della verità, perchè inoltre, delle cento lezioni che ciascun professore espone ne' sette mesi dell'anno, non potrebbe darne al cervello che quattro o cinque, mentre tutte le cento non basterebbero a compiere corso sì diffìcile e speciale. La cattedra dì medicina legale pure si arroga di trattare della fisiologia e patologia della mente ;, come se ne avesse il tempo , e come se il cervello dei giovani medici e legali avessero già la nozione e la pratica dei pazzi. So per esperienza che giovani molto istruiti e pure medici distinti, perchè abituati alle idee metafìsiche di astratte facol- tà, e che quindi la pazzia sia per essi un disordine della vo- lontà, della memoria, dello spirito in modo da ritenerli quali enti dominatori del corpo, ne fanno un bastardo e volgare concetto; sicché innanzi ad un infermo di alienazione restano sbalorditi, e non ritrovano che quello che avevano prestabilito nella loro mente. Taccio di coloro che già creduti alienisti, parlano di sostanza grigia, dei talami ottici, di circonvoluzioni senza avere mai veduto un cervello, e senza che avessero un vero concetto filosofico di ciascuna delle facoltà mentali e dei loro particolari attributi o modi di essere o manifesta- zioni proprie. Ognun vede adunque quanto studio di anatomìa e fisiologia del cervello, come organo delle facoltà in concordanza di una sana filosofia, è indispensabile alla nozione delle malattie della mente. Intanto posso aggiungere di aver notato una volta (1), che nel corso da me fatto sulla pazzia nel 1863 per incarico mi- nisteriale, in questa R. Università ad una numerosa ed intel- ligente gioventù, avida di apprendere sì importante branca di sapienza medica, mi avvidi bentosto delle difficoltà che s' incontravano di ottenere lo scopo completo , imperocché nello esporre il fatto clinico era d' uopo di rimontare ad an- tecedenti di fisiologia e patologia mentale, studio non lieve (1) Annali frenopatici Hai. voi 2, pag. 68 — 1864, ^ 127 ^ ed ignoralo dai giovani (1). E vero che dalla esperienza sorge / la teorica; ma questa stabilita deve precedere nella pratica: e ciò è in tutte le discipline. Inoltre dovendo in ogni clinica lezione svolgere intiero in prima ed insieme il fatto fisiologico e patologico, è produrre confusione nella mente degli studiosi. Negli altri corsi privati, non di clinica, ma di medicina men- tale, ho fatto sempre precedere estesi preliminari intorno alla struttura anatomica del cervello ed alle sue funzioni. Questo sistema d' istruzione logico com' è quello della natura nella manifestazione delle forze istintive, morali ed intellettuali del- l' uomo, può rendere chiaro nello spirito degli studiosi il con- cetto vero della pazzia, e quindi una buona classificazione delle follie, senza della quale nozione il fatto clinico si rende inesplicabile. Lo studio quindi della medicina mentale non sta nella sola ed anticipata osservazione pratica che n' è bensì il compimen- to. Per la qual cosa ripeto il mio antico voto, cioè che il governo che ha già istituito le cliniche delle malattie della mente nei manicomii, affinchè queste divenissero utile e vero compimento dello insegnamento medico, crei la cattedra spe- ciale di medicina mentale, comprendendo in essa lo studio della fisiologia e patologia del cervello quale organo delle facoltà affettive ed intellettuali dell' uomo, e destinarla come una delle basi piia solide della medicina legale e di ogni altro ramo delle mediche discipline. Solo in questo modo il governo può rendere obbhgatorio questo studio, e far parte degli esami universitarii. La Francia già ha pensato a rendere utili le cliniche delle 's^-tv-vu.. malattie mentali. La Camera ad iniziativa parlamentare del deputato Clemenceau inscrisse finalmente nel bilancio del 1877 la somma di fr. 13,000 per una cattedra di medicina mentale alla FacoUà medica di Parigi (2). (1) Nel 1862 aveva già fatto nella medesima Università un corso su le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte. Sicché solo quei giovani che avevan assistito a questo corso fruirono delle lezioni del secondo anno. (2) Gasette des Hopiteaux, 1877. Nelle Università dell' impero alemanno nel primo semestre del 1879 si sono fatti quarantatre corsi di freniatria e di ma- lattie nervose. (1) Ci pensi il nostro governo, perchè l' Italia che fu la prima negli studii della pazzia e nella istituzione dei manicomii, non deve in ciò restare indietro alle altre nazioni civili. ( Dal giornale 11 Progresso n.° 26 aprile 1880). (1) Jnnales mèd. psychologiques de Paris, Mai, 1879. UN RARO CASO DI DEMONOMANIA SUDDIETTIVA. ( Dal Giornale della B. Accademia di medicina di Torino, Fase, del 10 febbraio 1870). V. Liuzzi — Demonomaniaco, Veniva accolto nel manicomio di Aversa ai 6 febbraio 1853, perchè affetto di monomania religiosa, un tal Vincenzo Liuzzi di Martina in Terra d' Otranto , dell' età di anni 37 , ed aveva servito nella gendarmeria. Neil' Ospedale dov' era stato prima condotto quando fu sor- preso dalla malattia, mostrò tendenze suicide, per lo che in un accesso di delirio lipemaniaco si precipitò dal letto con la testa in giù riportando sì grave ferita da presentarsene ancora le vaste e profonde tracce sul cranio. Nel manicomio l'asce- tismo religioso andò mano mano a tramutarsi in una singo- lare demonomania. Una sorella di costui morì già affetta di mania religiosa. Manifestasi la demonomania ordinariamente col credersi l'individuo invaso dal demonio che sente annidato in qualche parte del suo corpo ; per lo che paure di essere dannato e 9 ~ 130 — di bruciare nel fuoco eterno formano la disperazione da spin- gere l'infelice fino al suicidio, all'omicidio ed a tutte le tri- ste azioni. Ma nel Liuzzi tal follia, che va nella classe delle melanconie perchè ne son colpiti taluni sentimenti morali, si mostra in una strana e singolare forma da non averne mai osservata simile nella mia lunga pratica, né credo che simile alienazio- ne mentale si ritrovi in altro manicomio. Egli non dice di avere un diavolo nel corpo, ma che l' io suhhiettioo dei metafisici, che guida le membra di Vincenzo Liuzsi è il diavolo Asmodeo'. Il corpo vive per potenza di questo spirito infernale che ne ha il dominio ; così del pari le gambe camminano, la bocca parla ec; in somma quando egli dice io o noi ciò eh' è sempre, accompagna Vio o il noi con un gesto adattando due dita di una mano a foggia di corna che accosta alla fronte; e sovente nel parlare, s'intende che parla il diavolo, si volta col capo da un lato e rimpro- vera lo spirito Vincenzo Liuzzi che forse opporglisi ardisce. Il suo ragionamento è il seguente: Tutti gì' innumerevoli spiriti infernali hanno invaso l'intiero mondo creato, cioè es- seri inanimati ed animati; le nubi, il mare, la luce, la tem- pesta non sono che ammassi dei suoi colleghi in azione. Essi demoni sono il male, il fuoco , l'inferno. Ogni uomo , ogni animale tiene un diavolo nel cervello. Questo spirito maligno fa. la posta all' anima; quando esso la sopraffa ne prende il luogo e dassi a guidare il corpo. Gh uomini, egli dice, ai quali è avvenuto questo fatto sono dai così detti savi ap- pellati pazzi ; ma per lui sono diavoli ai quali devesi ogni sragionamento ed ogni strana azione di quelli ; e se ogni pazzo afferma di essere tale e non sa di essere diavolo si è che il demonio si burla ancora dell' anima di lui e degli astanti. E se egli dice di sapere essere pazzo ed un gran pazzo, lo è perchè egli, Asmodeo, demonio sommo, impera su quel corpo come sopra i suoi colleghi. Nei primi tempi in cui giunse al manicomio era pericolo- so per sé. Delusa un giorno la vigilanza delle guardie , e sottratta una sottile corda clie unse col grasso della carne si appiccò al vano della porta carrese dello stabilimento. Ri- — 131 — trovato così quasi estinto fu coi mezzi opportuni ritornato in vita; e successe tale delirio furioso da doversi contenere per molti giorni. In seguito si vide che il diavolo era docilissimo ed ubbi- diente allorché si lasciava libero per quanto era possibile e per quanto gli si mostrava fiducia non urtando le sue idee orgoghose. Guidare il delirio dei pazzi rendendoli innocui , e tramu- tare il disordine della loro mente in una certa ragionevo- lezza è uno dei grandi scopi dell'alienista che si consacra al trattamento di quest' infelici. Ma non ardisca credere che ciò possa fare chi non sa l'origine e l'esercizio delle facoltà uma- ne in tante combinazioni infinite nello stato normale per po- terle sorprendere e domare nello stato morboso. Chi non è veramente versato nello studio delle facoltà mentali come manifestazioni delle funzioni del cervello non sarà mai alie- nista. Verso la fine del 1860 quando presi la direzione del mani- comio di Aversa , che dopo nove anni lasciai, ritrovai que- st' uomo come V ho descritto. Di tanto in tanto il cronico delirio demonomaniaco si acutizzava in modo da dover co- stui rimanere chiuso per molti giorni onde non avvenisse qualche disastro; e si rinchiudeva da sé stesso perché av- vertiva il suo stato di pericolo. In questo periodo delirante egli diavolo diceva di lottare col Vincenzo Liuzzi di cui sfacelava gl'interni organi: mal- grado il freddo più rigido specialmente la notte si rotolava nudo sul pavimento: non dormiva affatto: si alimentava di poco latte e qualche farinaceo, rifiutando tutto. Cessata que- sta lotta interna, usciva dalla sua stanzetta scarno e torvo, ritornando ad essere diavolo docile ed atto al lavoro. Mi avvidi facilmente che questo tigre pericoloso guidato con grande accorgimento, e trattato come un amico diveni- va un agnellino da potersi condurre per un orecchio. Infatti mi si era talmente affezionato che obbedivami in tutto, pure di ritirarsi all' ora stabilita quando il suo stato permetteva che io lo facessi uscire per la città: ciò che gli era stato per- messo ancora dai miei predecessori. Però debbo dire che — 132 — fin nel delirio acuto costui faceva grandi sforzi per contenersi alla mia presenza,, finendo col farmi segno di allontanarmi perchè il diavolo, egli aggiungeva, è sempre un grande as- sassino. Ancora nel 1862 e 1863 quando io dettava nella R. Uni- versità degli studi di Napoli i corsi di fisiologia del cervello e di medicina mentale, lo conduceva meco: e nel discor- rere un giorno della demonomania, mi fermai su quel raro caso che appellai suhhiettiva; e gU uditori sentirono pure dalla bocca ài Asmodeo come egh era diavolo detto da noi pazzo. Egli ebbe parte nelle rappresentazioni drammatiche che dai folli del manicomio di Aversa feci dare in Napoli nei tea- tri del Fondo e del Giardino d'inverno nel 1863 e nel R. Tea- tro di Caserta. Nel dramma II Cittadino di Gand special- mente fece la parte dell' uomo che con la spada uccide il conte Vargas. Questo fatto destò l'attenzione di Alessandro Dumas che assisteva alla rappresentazione, e che parlonne nella Presse di Parigi (7, 8, 9 giugno 1863), Nel 1865 il Liussi ebbe una lunga tregua ; per cui fecesi che si secondasse il suo desiderio di ritornare in patria; ma dopo qualche mese, cioè ai 29 settembre rientrò nel mani- comio: e gli accessi acuti riapparvero con maggiore intensi- tà per quanto le tregue si dimostrassero innocue e tranquille rimanendo un docile demonio. Da due anni in qua notai che nel discorrere con lui, quando egli non poteva contrapporre cosa ai miei stringenti ragiona- menti sulla sua entità di demonio, diveniva furente senza di- mostrarlo, se non che sudava profusamente pure nei giorni freddissimi, e si allontanava, perchè forse era tentato a qual- che eccesso. Quando sentiva tempeste e saette , pure nella notte , di- rigeva imprecazioni alle nubi , ed avrebbe voluto immede- simarsi in esse ed in tutti quegli spaventevoli fenomeni, che egli riteneva per legioni di diavoli. Bisogna che noti qualche breve tratto dei dialoghi che so- vente io aveva con lui, onde meglio si scorga la singolarità . di questa demonomania suhhiettiva ragionante. — 133 - D. Cosa sei venuto a fare su la terra tu che sei diavolo Asmodeo ? R. Non sono venuto su la terra; la terra, il cielo , l'uni- verso sono cosa nostra, sono l'inferno: l'inferno siamo noi. D. Dov' eri prima d'invadere il corpo di Yincenzo Liussiì' R. Non posso rispondere. Il diavolo sta per tutto : io sono chi sono: sono come Dio. D. Riconosci Dio come tuo Signore ? R. Sì, perchè siamo l'opera sua: l'opera pel male. Senza di noi Dio che sarebbe su la terra e nell'universo? Egli ci disse: Satana, tu adorerai il tuo Signore? D. Perciò forse da qualche tempo in qua ti veggo entrare in chiesa, ciò che prima non facevi, e cantare coi tuoi com- pagni le lodi e la gloria di Dio. Dio ed il diavolo uniti è una contraddizione. R. Ciò vi dimostra quanto noi siamo assassini per ingan- nare il genere umano. Ci prostriamo a Lui per riderci di voi tutti. D. Perchè una volta ti precipitasti in giù riportando grave ferita sul cranio; e poi qui t'impiccasti ? R. Allora io non sapeva ch'era io. Ora che lo so perchè l'ani- ma del Vincenzo mi ha lasciato libero llmpero del suo corpo, io lo ho fatto tacere, e per mezzo della mia potenza lo tor- mento e lo sfacelo per saziarmene così lungamente. D. Ma veggo che tu spesso mentre discorri, ti volgi a lato e dirigi altrove, senza che vi fosse alcuno, la parola? R. Il Vincenzo nel mio cervello, nel cantuccio dove io l'ho sprofondato, fa segni di disapprovazione ; ed io gì' impongo di tacere e lo schiaccio. D. Asmodeo è maschio o femmina ? R. Il corpo è maschio o femmina ; ma noi siamo quello che vogliamo. E senza di noi non vi sarebbe la generazione di tutti gli esseri. Lasciamo questi discorsi perchè voglio porre in iscritto chi siamo noi. In fatti, un giorno, circa due anni fa, mi presentò un fo- glio, che conservo autografo , scritto senza nesso e col lin- guaggio del volgo ; ma che spiega in modo strano l'essenza sua di essere diavolo, ed i poteri di Dio ed i suoi. — 134 — Eppure quest'uomo che così ragiona a modo suo, e che sì ferì ed impiccossi, e sebbene dominato da un delirio fìsso e tranquillo di credersi il demonio in persona, delirio che sovente si rende acuto e pericoloso presentando nel fisico gravi alterazioni, quest' uomo, io diceva, che pure ha avuto una sorella morta pazza, fu creduto per ignoranza e peggio per malizia , il più savio del mondo, perchè gli si scorge una grande astuzia , confondendo così la manifestazione na- turale di una tendenza con- un calcolo della ragione ! Chi crede che questa infermità sia sempre determinata dagli sra- gionamenti non è né medico né frenologo. In prima Liuzzi erasi dato a lavorare l'osso col bulino. Ora da qualche anno stava tutto occupato a calcolare numeri per ritrovare quelli del lotto. La memoria dei numeri erasi svolta in modo sorprendente : sapeva e sa egli a mente tutte le estra- zioni del lotto dal 1800 fin ora non solo, ma ripete secondo le interrogazioni che gli si fanno e pure in ordine inverso i cinque numeri di ciascuna di dette estrazioni. E ciò è per lui una delle prove di credersi diavolo^, a cui Dio ha tolto il potere di sapere certi futuri , come 1' uscita dei numeri del lotto. Nella primavera di questo anno 1869 aveva Asmodeo sof- ferto un lungo delirio acuto però meno intenso delle altre volte: vi si era accompagnata una lieve ma ostinata diarrea; usò mezzi terapeutici e meno rigore nel vitto. Nel mese di luglio ristabilitosi da quell' accesso, cominciò a nutrirsi nel fisico, accusando però delle sofferenze , e chiedendo il vitto da infermo , che infine non mangiava intero, gustando solo pasta scaldata ed arrosto di carne. Era pericoloso contrastare questo desiderio innocente di Asmodeo. In luglio medesimo un giorno nel ricevere a pran- zo la pasta di forma diversa della solita non mangiò, e gridò per tutto il resto della giornata in modo da assordare lo stabilimento; divenne un demonio che stentossi a calmare. Dopo un paio di settimane mi avvidi che passeggiava tor- vo e muto come quando incominciava ad essere invaso dal dehrio acuto. Lo interrogai e mi rispose con voce cupa e gesto violento: il portinaio mi ha vietato di passeggiare come — 135 — al solito fuori dell' atrio a Me che sono Io. Allora lo con- dussi meco, passeggiò con me fuori l'atrio, ma sempre fiero. La mattina seguente sembrò tranquillo: accusò di non sen- tirsi bene e prese un leggiero purgante : ripetè la sua parte nel concerto di una nuova rappresentazione nel Teatro del manicomio e nel concerto del ballo. L' imprudenza del medico V. allora ammesso al servìzio del manicomio, figlia non so se più di paurosa servilità o d'ignoranza, produsse una catastrofe. Costui, alla mia insa- puta, gli tolse il vitto da infermo, come se i folli deliranti, perchè non giacenti nelle infermerie non dovessero essere trattati da malati. Al pranzo adunque il Liuzzi nel vedersi presentare una minestra di frutta invece della pasta scaldata, la respinse e non mangiò. Rimasto solo avviossi in un dormitorio al 2° piano ov' erano 25 lelti , die fuoco ai pagliericci e si allon- tanò. Le fiamme all' istante si propagarono , e limitate da grandi sforzi si estinsero dopo aver distrutto in due ore pic- cola parte di quella sezione, però senza il danno di alcun pazzo. Il Liuzzi restava indifferente a tutto quel trambusto, ed un alienato rivelò che colui era stato da lui veduto uscire dal luogo dell' incendio. Quegli divenuto così pericoloso fu custodito e contenuto nel letto; ma dopo alcuni istanti, svolgendo una forza gigantesca, lacerò il giubetto che lo frenava ed uscito dal letto lo fece a pezzi. Il demonio orgoglioso del suo potere e della sua forza, diede con una non curanza quelle spranche rotte di ferro ai custodi dal finestrino della stanza, e si fece ricollocare in un altro letto. Nella mattina seguente mi presentai a lui: la sua fìsono- mia era molto alterata; gli occhi scintillanti; ora piangeva ed ora pronunziava p^oledì sdegno con gesti violenti. Perchè, gli diceva io, per una inezia hai prodotto tanto guasto? Rispondeva: — Non sapete voi che Noi siamo i più grandi assassini del mondo? Noi siamo il male: Dio non ce ne chiede conto perchè lo permette. Gli dissi:— Tu sei digiuno dall' altra sera; bisogna che ora mangi. _ 136 — Mi rispose : A mezzo giorno mangerò pasta scaldata ed arrosto. Questo corpo non bisogna trattarlo che così ; ora che ne sono in possesso nessuno può vietarlo a me che sono chi sono. Per maggior cautela disposi che fosse passato nella casa succursale; obbedì senza far resistenza. Per tutto quel giorno non volle neanche prendere cibo, né per tutta la settimana appresso: fu d'uopo tenerlo contenuto e sorvegliato: malgrado digiuno sì prolungato i polsi si man- tennero alti , e mostrava forza eccedente. Questo accesso di delirio fu più acuto delle altre volte: vi fu d'uopo di con- tenerlo con mezzi di sicurezza. Al decimo giorno si potette divenire al sanguisugio ed a qualche purgante. Or questo uomo infelice che, per mezzi opportuni usati di guidare la sua mente turbata, si era reso docile e tollerante del suo stato , è ora divenuto, dopo questo fatto, pericolo- sissimo. Il tigre addomestichito ha assaporato il sangue. Il diavolo inorgoglito della sua possanza è rientrato nel suo carattere infernale: or non bisogna più fidarsene. Il suicidio, Tomicidio e l'incendio possono essere ora le conseguenze na- turali dei suoi accessi deliranti non solo, ma pure del suo cro- nico stato di demonomania, perchè l'orgoglio, la distruzione, l'astuzia sono i motori di tutt' i suoi giudizi coperti dall' in- sidia di apparente ragionevolezza; dalla quale resta di certo ingannato il pseudo-alienista , che formatasi un' idea in ba- rocco della follia , perchè simile idea avrà pure della fisio- logia del cervello, o meglio non ne avrà alcuna, non sa al- tro che gettare a manca ed a dritta stranissime sentenze (1). La demonomanìa suhbiettiva adunque è nel Liuzzi in una manifestazione continua di delirio ragionante cronico , che per qualunque motivo interno o esterno, diviene acuto con incorrigibili impulsioni interiori. (1) Ho saputo che già al Livzzi gli si permette ora di mangiare ^\<^- — ^ h^'^' quel che vuole. Sta rinchiuso nella casa succursale: è divenuto mala- \ liccio e malinconico... Ecco che ne han fatto di quell'infelice a cui ^^{\ si era da me resa inconsapevole la sua sventura. — In seguito, passati alcuni anni, fu ritirato in famiglia dove morì; — 137 — Sebbene in questa forma di alienazione mentale non sta il caso in cui si mostra un' apparente saviezza tra un accesso e l'altro di delirio; pur tuttavia è utile che io ripeta quel che accennai altra volta intorno alla non responsabilità dei pazzi pure se agissero negl' immaginati lucidi intervalli, od in tut- t'altro eh' è estraneo a quanto riguarda il loro delirio parziale e limitato. » Da qualche tempo si va discutendo, io diceva, su la re- sponsabilità parziale dei folli. Noi alieni di svolgere il nostro parere su tali concetti, perchè ci sembrano assurdi, non ci ^Y^ hmitiamo che ad esporre una semplice osservazione. La re- sponsabilità parziale vorrebbe ammettersi o in quelle manie ' per disordine di una o poche facoltà limitate con integrità delle altre , o pure che presentano intervalli di pienezza di mente. In ambo queste circostanze si pensa che le facoltà sane, sebbene le meno eccitate, potessero dominare le malate che tali sono per incorrigibilità naturali , come se in simili cir- costanze l'azione intemperante delle facoltà affettive non rac- chiudesse gli elementi inevitabili o premesse di ogni lavoro e giudizio delle facoltà sane: concepimento assurdo ! Inoltre il più lieve motivo è sufficiente a sovreccitare una facoltà turbata; e ciò si connette col secondo caso, cioè, che ogni forza disordinata della mente, rientrata in una tregua non at- tende che una occasione qualunque di eccitamento pure il più lieve per ritornare nell' impeto. Fino a tanto diesi vorrà credere con una falsa metafìsica che tutte le classi di fa- coltà mentali producono idee e giudizi, e non si vorrà rite- nere il fatto della natura, che per mezzo delle facoltà intellet- tuali si hanno idee , si giudica e si ragiona, e per mezzo delle facoltà affettive non si hanno che emozioni ed impul- sioni, per cui, neir evento di disordine delle prime si sragio- na , ed in quello delle seconde si hanno emozioni dolorose ed impeti irresistibih, non si raggiungerà mai il concetto vero della pazzia, si scambia il fenomeno per la causa, e si pren- dono per intervalli lucidi le tregue che per lo più avvengo- no tra gli accessi di un delirio. » (1) (1) Annali frenopatici ilaliani, Voi. 3, p: 83, 84. Aversa, 1865. f/:i^ — 138 — Un uomo di civile condizione a nome A. M. credeva di es- "sere avvelenato ora da questo ora da quello. Nelle ore dopo il pranzo sforzavasi a vomitare il cibo che portava ai far- macisti affinchè vi trovassero il veleno. Un giorno, fa la po- sta al capo urbano del paese e gli tira un colpo di fucile che lo ferisce alla gamba; qualche tempo dopo, entra con molta astuzia nella casa del giudice O., e lo uccide di coltello. L'abo- lita Gran Corte Criminale di Catanzaro considerando e rite- nendo per segni impertinenti quella credenza di avvelena- mento , quel rovesciare il cibo e quello importunare i far- macisti per esaminarlo, e per saviezza gl'ingannevoli e stra- ni ragionamenti dell' omcida A. M., lo condannò del capo. Ma non ritenuta la sentenza dalla Suprema Corte di giustizia, fu il delinguente inviato nel manicomio di Aversa, dove, da me riconosciuto affetto di monomania omicida per delirio di persecuzione e di avvelenamento e con interne allucinazioni, qualche anno fa è morto nella piena demenza. Nel Giornale medico-storico statistico del manicomio di Aversa che in queir epoca io scriveva (1843, voi. 1" pag. 200 a 208) notai la storia di quella fatale monomania omicida ragionante. Un tal Raffaele Del Prete nel 1860 uccise la propria ma- dre, perchè, egli diceva, essa non voleva credere che il diavo- lo annidasse nel suo cervello (1). Conveniva di avere commes- so sì enorme delitto; ma come potea resistere, ripeteva, al demonio che continuamente gì' imponeva dicendo: uccidi tua madre che non vuol credere che io sto nel tuo corpo? Udito neir istruzione del processo il mio parere e del prof. G. Bar- barisi che stabiliva nel Del Prete la demonomania che con- trastata trascinava irresistibilmente a delinquere, fu inviato nel manicomio di Aversa , dove uno o due anni dopo morì rinvenendosi neir antopsia profonde lesioni cerebrali. Quelle ragioni che il Del Prete sentiva suggerite dal diavolo per cui fu trascinato ad uccidere la propria madre, eh' egli ado- rava, sarebbero mai state ritenute per segni impertinenti f Quella monografia da me scritta ed inserita nei giornali ita- liani fu riassunta nella Presse di Parigi (6, 7, 8 giugno 1863). (1) Ved. pag. 104. — 139 — Qualche anno scorso due grandi manicomi , uno in Eu- ropa (1) e l' altro in America , furono distrutti dalle fiamme con la morte di sei persone, per l'opera di due impertinenti alienati ! Ed il Liuzzi che certo non ragiona meglio del M. e Del Prete e degli altri folli incendiari, anzi non ha dato mai segno di sospensione del suo delirio parziale, sarebbe stato secondo la Gran Corte di Catanzaro e secondo coloro che non sanno cosa sia follia ritenuto veramente per un impertinente nel precipitarsi, nell'impiccarsi, nell' incendiare, insomma nel cre- dersi egli stesso un diavolo ragionante e grandemente mal- vagio ! (1) L' Ospizio di Montreciel-souS'Laon (Aisne) LE INCONCLUDENZE DEI DETRATTORI DELLi FRENOLOGIA (Dal Bollettino, an. 1876, p. 18). Se mai foste attaccati violentemente, lasciate dire ! Fossati , Discorso per V inaugurazione del Gabinetto frenologico nelMuseo civico di Milano, pag. 21. — 1865. Le discussioni su questioni intorno alle funzioni del cer- vello, che quasi in ciascuna tornata della Sccietà di biologìa di Parigi per tre anni (1) hanno avuto luogo, sebbene trat- tate con principii che versano, ma troppo, sulle astrazioni, e perchè per questa via han creduto di andare rafforzando molte parti della dottrina di Gali , hanno urtato i nervi di qualche avversario della frenologia. Nella Eevue des deux mondes (fase, di gen." di questo an. 1876) il sìg. Carlo Richet con un articoletto di rivista scien- tifica, si fa innanzi per combattere questa dottrina ; ma in- vece se ne esce per una facile scappatoia, quando si limita a dire che la frenologia e la craniscopia essendo ipotetiche, false e quindi morte secondo lui , non meritano discussio- ne (ed intanto si discute da più di 70 anni ) (2); ma solo per- chè alcuni fisiologi, egli aggiunge, vogliono riconoscere se- condo Gali le facoltà intellettuali risiedere in certe parti ce- rebrali , egli cerca fare delle osservazioni. Senza seguire le sue parole, che non dicono nulla perchè senza provare non (1) V. Comptes-rendus de la Societè de biologiey anni 1873-74-75. (2) La frenologia ha fatto grandi progressi in ottantadue città in In- ghilterra (V. Machnishy An Introduction To Phrenology). Tra le cattedre di frenologia notiamo quelle nella Università di Gla- sgow e l'altra a Manheim in Alemagna. Per dimostrare come progrediscono gli studi della frenologia nel nuovo Mondo, si è pubblicato a New-Jork il cinquantatreesimo Volu- me deir American Phrenenological Journal. — 141 — si riducono che a negare, riflettiamo soltanto , che pare di non avere il Richet letto Gali che nei suoi detrattori, quando non ci ha fatto capire quale idea abbiasi egli formato della frenologia, delle facoltà mentah, di sensazione, di percezio- ne, di forze morali, di istinti, di attitudine industriale, di co- scienza, ecc. ecc., e quando vorrebbe che il cervello agen- do, a suo criterio, in massa nelle funzioni mentah, fosse atto tanto a svolgere l' istinto della generazione che la fa- coltà dell' analisi e della sintesi , l'istinto alimentizio che il senso dei colori, o quello dei toni, o quello dei numeri, fa- coltà tanto diverse tra loro, e che la natura mostra a tutti. Pel Richet sarebbe egualmente il senso acustico atto insieme alle funzioni della vista e del gusto e dell' odorato, rifiutan- do così la massima che a funzioni differenti (e le facoltà mentali che sono diverse, ed alcune anche contrarie tra loro, si legano a funzioni cerebrali ) sono indispensabili apparec- chi differenti. Intanto dopo questa promessa di discutere su le forze del- l'intelligenza, devia ad entra a parlare dì anatomia del cer- vello per dire il vieto errore , che tutto il sistema nervoso extra-craniano ha l'origine ed esce dal cervello medesimo, fermandosi a discorrere con concetto di una induzione tutta propria e peregrina delle funzioni del sistema nervoso mo- tore e di quello senziente , come se le funzioni o forze mo- trici e senzienti fossero la medesima cosa delle facoltà men- tali, e come se gli apparecchi motori e sensiferi fossero pure stati destinati insieme allo svolgimento ed alla manifesta- zione delle facoltà della mente. Insomma invitiamo il signor Richet a studiare la grande opera anatomica di Gali, che egli tanto loda, e gli altri la- vori di Gali stesso, Spurzheim, Combe , Broussais fino alle opere di Fossati, per accertarsi che quella è sorta dall'esa- me delle facoltà umane che la natura a tutti presenta, e non la frenologia come egli dice ipotetica conseguenza di quella. In vero è ciò questione di logica, imperoccliè una funzione fisiologica apparente guida facilmente alla ricerca del suo organo; e non l'anatomia conduce alla ricerca dalla funzio- ne ignota. In fatti le idee di Gali su le origini e la differenza — 142 — delle facoltà umane, e che formarono la nuova filosofìa della mente, e poi la disperazione degli antifrenologi, lo condussero a svelgere la struttura del cervello. E la frenologia non è ri- posta nella struttura di quest' organo, se ha la sua base più sohda nelle funzioni di esso organo e di ciascuna sua parte. Il Richet nega , senza provarlo s' intende , che le facoltà 1 mentali sieno più energiche in ragione del volume e della] massa del cervello e delle sue parti, così che per lui tanto è la fronte schiacciata di un'idiota o di una scimia che quella ; enorme ed elevata di Galileo, di Cartesio, di Napoleone, di Gali , ecc. E si fa forte della idea storta che Napoleone 1*] aveva della frenologia, e dei frenologi che chiamava psyco-] logues, perchè ne ripete il concetto di credere che Gali avesse ammesso l'organo del furto, l'organo dell' omicidio. Il furto e l'omicidio sono le conseguenze viziose dell' abuso di al- cuni istinti; né Gali , né i frenologi han] mai sognato di lo-j calizzare gli abusi delle facoltà o ciascuno suo modo di esse- re o attribiìAto. Questi antifrenelogi mentre avversano la loca- lizzazione delle facoltà fondamentali della mente, ponendo in- nanzi una sognata azione in massa del cervello, organo com- plicatissimo di speciali apparecchi, vanno poi in cerca di or- gani alla intelligenza, alla volontà, alla memoria, alla perce- zione ec. attributi generali di ciascuna forza primaria della mente, impossibile ricerca, contraddizione cieca ed assurda. Nei tempi di Gali e di Spurzheim gli antiorganologisti cer- cavano respingere le funzioni parziali del cervello, facendo vivisezioni di uccelli e galline sopra vivisezioni; attualmente si vogliono provare con queste. Vi è gran differenza tra il cervello della gallina e quello dell' uomo. Questi illogici e crudeli esperimenti danno appicco agli avversarii della fre- nologia di ridestarsi trionfanti. Qui il Richet ha ragione; ma se prendesse la vera via dì combatterli, senza avvedersene andrebbe dritto a riconoscere che la frenologia non é fon- data su ipotesi ma su i fatti più manifesti della natura ; e che bisogna essere provvisto di buoni organi cerebrali, cioè di energico spirito d'induzione per poterli svolgere ed ap- prezzare; lo che pare che mancasse agli avversarii delle dot- trine frenologiche. — 143 — La dottrina delle funzioni del cervello, su la quale si fonda la filosofia delle facoltà umane, non si offende al non credo dei giornali , perchè non è scienza da giornali , i quali col gracidar loro se appagano le masse , basta alla scienza lo studio dei pochi bene organizzati. Che il Richet sia ritornato alle più leggiere obbiezioni an- tiche , e che non ha giusta idea della frenologia non solo, ma pure di una buona filosofia delle facoltà della mente, lo provano le sue conchiusioni , che in fine non si riducono che a certe modeste credenze, cioè che bisogna contentarsi di sapere che nelle circonvoluzioni^ sono sue magistrali pa- role , si lavar ano il pensiero e V intelligenza, come se fino dalla più remota antichità si fosse creduto che si pensa con la pancia e non col cervello. Ma noi vorremmo apprendere dal Richet, cosa è il pensiero^ cosa è V intelligenza 'ì Poi- ché egli dice che il pensiero è disseminato nelle circonvo- luzioni, ne crede forse un personaggio che va passeggiando nel cervello ! Le nostre conchiusioni sono le seguenti. « I detrattori della Frenologia la vilipendono e spesso be- (( stemmiano per dispensarsi dall' esaminare (1). « Notomizzare frenelogicamente le bestie tutte , vedere le » relazioni degli organi colla sostanza cerbrale , degli or- » gani con tutt' i sintomi componenti la vita; cercarne negli » animali che cranio non hanno altri indizii simili delle abi- » tudini loro; da questi dedurre nell' uomo stesso indizii nuo- » vi, secondo i quali da altre parti del corpo si vengono a » conoscere le disposizioni di lui : esaminare con osserva- » zioni e con esperienze l' effetto di ciascuno agente da sé, » poi gli effetti composti di due agenti ad un tempo, poi di » tre , poi di sei , poi di tutti ; le vergini osservazioni con » l'esperienze meditate confermare, far di sola una scienza » parecchie, le altre recare a questa una: — ecco lavori che » saranno di sicura immortalità coronati » (2). (1) Cantu, Storia Universale, T. X, pag. 687, Torino, 3. Edizione. (2) Tommaseo, Studii filosofici, Voi. 1, parte 2. pag. 162. su LE CELLULE SENSITIVE E MOTORIE DEL CERVELLO (Dal Bollettino, anno 1877, p. 16 ). Il Brown-Sequard, reduce in Inghilterra dopo lunga assenza tenne a Dublino tre conferenze su l'anastesia, suTamaurosi e suir afasia come effetti di malattie del cervello, ed attacca la dottrina su la localizzazione delle funzioni cerebrali fon- dandosi su osservazioni cliniche ed esperimenti su gli ani- mali; e stabilisce che per tutto il cervello esistono cellule nervose sensitive e motorie , congiunte mediante fibre ner- vose. I concetti di questo illustre clinico inglese partono da certi principii da lui prestabihti, e che noi non ammettiamo; cioè che le funzioni cerebrali si hmitassero alle senzienti ed alle motrici, non sapendo noi come poi egli fa sorgere le facoltà della mente , che certo non sono né le forze motrici né le sensitive. Se queste ultime forze han le loro cellule speciali, perché non averle le psichiche o mentali ? Ciò che ci fareb- be credere che il Sequard, acquietandosi alle condizioni ma- teriali per le sensazioni ed i movimenti volontarii, le rifiu- terebbe per le manifestazioni mentali, o perchè le ritenesse come forze subbiettive dello spirito, o perchè reputasse cri- terio sufficiente per farle sorgere come attributi delle sen- sazioni e delle forze motorie. Per mezzo degli esperimenti degli animali , che sono le peggiori prove per la fisiologia del sistema nervoso e specialmente del cervello come organo delle facoltà della mente , egli conferma i suoi concetti che crede porre in armonia con le cliniche osservazioni, e stabilisce la localiz- zazione delle forze senzienti e motorie in cellule speciali; cioè, adunque contraddicendosi, localizza due generalità, ciò che non conchiude nulla. Imperocché non potrà mai cono- scere perchè le cellule atte ad irritarsi allo stimolo dei raggi luminosi, non sono sensitive alle impressioni di certi agenti, /^v». ^H't^ / «'C?- •^KiÀ' — 145 ~ per le quali sono atte altre cellule , come pei suoni e per gli odori. Sicché non bisogna confondere in prima la sensi- bilità organica che appartiene a tutto il sistema nervoso si della vita fìsica che animale con la sensazione, né poi que- sta, cornee abbiam detto^ con le facoltà mentali. Egli non ci parla della struttura anatomica del cervello, di cui le fibre midollari, cioè le motrici e le senzienti ven- gono dalla midolla allungata che ha nel centro la sostanza grigia, e le fibre addette alle funzioni mentali sorgono dalla sostanza grigia periferica delle circonvoluzioni , portandosi queste a formare nel cervello il corpo calloso , e nel cer- velletto lo strato basilare superficiale della protuberanza anu- lare. Ciò che dimostra che ogni circonvoluzione é composta di questi tre ordini di fibre e di cellule. E tutto ciò si de- sume dal fatto che la natura quando ha d'uopo di accrescere la sostanza nervosa bianca aumenta la sostanza grigia che n'è la matrice. Come per es. i corpi sz^na?;^ che sono i gran- di gangli superiori del cervello, ed i talami ottici, così detti impropriamente perchè niente han che fare coi nervi ottici, e che sono i grandi gangli inferiori del cervello, racchiudo- no grossi nuclei di sostauza grigia la quale accresce in vasta proporzione la massa nervosa bianca. Nessuno può negare adunque che ogni circonvoluzione ce- rebrale è composta di tre elementi materiali primitivi e dif- ferenti tra loro, cioè di cellule e fibre sensitive, motorie, e di facoltà di percepire ; ciò che armonizza col determinare il carattere essenziale degli animali. Imperocché in quanto a questa ultima proprietà, le fibre o cellule sensitive , che noi diremmo meglio sensi/ere, resterebbero senza scopo ove senz' altra forza superiore legata ancora ad elemento mate- riale, non esistesse con la facoltà eminente di percepire o "di coscienza. In fatti una sensazione non percepita non sarebbe sensa- zione : rimarrebbe una semplice irritazione inconsciente. E queste irritazioni che possono comunicarsi per tutte le dif- ferenti parti del sistema nervoso e specialmente di quelle dell' encefalo sono state e sono sempre scambiate dai fisio- logi nelle vivisezioni degli animali per sensazioni, 10 — 146 — Se r irritazione non è la sensazione , e se la sensazione non è che la percezione o coscienza dell' irritazione ; e se la natura ha concesso a funzioni differenti, apparecchi ma- teriali differenti , le forze mentali e quelle senzienti e mo- trici suppongono elementi materiali diversi: e la struttura del cervello lo dimostra. Intanto non potendo in queste semplici osservazioni svol- gere sì vasto problema, conchiudiamo col convenire col Se- quard che tutte le parti cerebrali hanno fibre e cellule sen- sifere e motorie, aggiungendovi noi quelle addette allo svol- gimento ed alla manifestazione delle facoltà mentali , come abbiamo dimostrato ripetutamente nei nostri lavori, in uno dei quali noi cosi dicemmo : « Dal corso che ho accennato dei principali fascicoli ner- » vosi che ne compongono la massa encefalica , è facile in- » tendere come dessa è da riguardarsi qual membrana fibrosa » che ripiegandosi nei varii suoi punti sopra sé stessa dà luo- » go internamente ai ventricoli ed esternamente alle circon- » voluzioni. » Le circonvoluzioni che sono in complesso dei rovescia- » menti dei fascicoli fibrosi stanno in confronto col più e me- » no svilupro delle loro origini. Cosi la somma ed il volume » delle circonvoluzioni degli emisferi del cervello sono in pa- » ragone con lo svolgimento delle prominenze piramidali y> anteriori e colla quantità della sostanza grigia da cui di- )) pende l'accrescimento delle fibre che da essa nascendo van- » no da un emisfero all' altro ; — ed il cervelletto con quello » delle piramidi posteriori e della proturberanza cerebrale » eh' è il risultamento delle fibre provenienti dalla sostanza » corticale delle sue laminette » Considerate adunque le circonvoluzioni come prodotti dei » varii espandimenti dei fascicoli piramidali della midolla al- » lungata ed insieme delle fibre che sorgono dalla sostanza » grigia e quindi la massa encefalica come aggregato di sif- » fatti espandimenti rovesciati , o circonvoluzioni , queste deb- » bono essere assolutamente addette a funzioni speciali )> Queste fibre ( terzo ordine secondo noi ) che hanno ori- » gine nel perimetro del medesimo cervello, non presentan- — 147 — » do comunicazione diretta colle fibre del sistema periferico, » ma una relazione indiretta mediante la sostanza grigia, deb- » bono essere addette a funzioni esclusive ed indipendenti. È » contribuendo ancora all' accrescimento più o meno consi- » derevole delle circonvoluzioni sì del cervello che del cer- )) velletto, io penso che per esse si eseguono le funzion » mentali (1). » (1) Mm\Gu\ — Trattalo di frenologia applicata, voi. 1 , pag. 66 , 57 , 69 Napoli 1852. FISIOLOGIA E PATOLOGI! DEL CERVELLO. L'anatomie, la physiologie et la pathologie sont intimement lièes, et l'on ne peut comprendre le dérangement des fonctions sans les connaìtre dans V état de sante. (Spurzheim, Observalions sur la folle, pag. V.) Non mai si è scritto e si va scrivendo su la pazzia quanto ora. Pure medici clie non lian veduto e studiato un folle , accattando qua e là idee e concetti che li adattano a quelli volgari che essi si han fatto di anima e spirito e di facoltà mentali, ne discorrono a lungo e stampano lunghe pagine. Ma perchè questi medici non possono darsi l'aria di sapere di medicina mentale senza avere veduto un pazzo , quando scorgono che anche medici che studiano i pazzi nei manicomii adattano le loro osservazioni alle loro preconcette e simili idee metafisiche ? Diciamo questo perchè vorremmo, che malgrado tanti studi stentatamente fecondi che si van facendo su 1' alienazione mentale avessero un migliore indirizzo, per non costringere la mente umana ad andar ritrovando in mezzo ad un labe- rinto la vera via che conduce alla nozione esatta del terri- bile morbo. È facile comprendere che per avere cognizione esatta della pazzia, bisogna essere provvisto di nozioni precise delle fa- coltà mentali nello stato fisiologico e delle condizioni mate- riali che le fanno svolgere, manifestare ed esercitare indivi- dualmente ed in complesso , per non confondere ciascuna delle facoltà affettive con le intellettive e queste con quelle; e quindi sapere la struttura del cervello, organo delle facoltà, cioè organo complesso come la natura ci presenta all' os- servazione. Le localizzazioni speciali nel cervello vanno ora ricono- sciute nel volere spiegare i centri delle funzioni motrici e sen- zienti. Però dei mezzi ed esperimenti di cui si servono^ pre- — 149 — feriscono le fallaci vivisezioni e l'elettricità, che sono, spe- cialmente per la ricerca delle manifestazioni psichiche le peggiori prove per giungere allo scopo , quando la natura ci offre mezzi più chiari e retti quali sono le mutilazioni che essa fa nel determinare le specie degli animah, e le lesioni parziali delle facoltà e delle parti cerebrali nel!' uomo, cioè 1' anatomia comparata e patologica in rapporto ad una esatta nozione delle funzioni speciali e generali della mente. Ognun sa che le facoltà mentali non sono le senzienti né le motrici, sicché se a queste due ultime la natura ha asse- gnato condizioni materiali e speciah, condizioni diverse alle prime ha dovuto destinare. Coloro che per mezzo delle vi- visezioni e r elettricità vanno in traccia dei centri nervosi per cui han luogo la sensibilità e le forze motrici, indarno vorrebbero determinare o negare le singole facoltà mentali; tanto più che di tutte queste fan confusione, e specialmente delle primitive e fondamentali forze della mente con le astratte facoltà o attributi loro. Il falso connubio di astratte funzioni mentali con localizzazioni di centri per esse, o al contrario lo svolgimento di facoltà individuali con una immaginata funzione in massa del cervello, conducono al medesimo ri- sultato, cioè ad errori per cui la mente umana va da sistemi in sistemi contrarli alle manifestazioni della natura. Le localizzazioni cerebrali non sono ricerche moderne: gli antichi andavano in traccia di un trono dell'anima e di un organo a ciascuna delle facoltà astratte, le quali essendo gli attributi o modi di essere di alcune speciali facoltà fonda- mentali rendevano contraddittoria ed impossibile siffatta ri- cerca. I moderni piegando finalmente alla osservazione delle diverse e singole facoltà mentali primitive , ma che classi- ficano secondo le astrazioni metafìsiche, credono così di avere dato un vero indirizzo ai principii della fisiologia del cervello stabiliti da Gali, degnandosi concedere appena all'immortale alemanno un elogio di un indizio generale delle facoltà in- tellettuali nei lobi anteriori del cervello, e delle facoltà affet- tive nei lobi posteriori e nella base ! Essi hanno sbagliata la via; però senza accorgersi, non potendo creare una natura a modo proprio, van confermando essere il cervello un coni- — 150 — plesso di apparecchi per cui han luogo le diverse facoltà della mente. Questa confusione d'idee clie arresta ed ingar- buglia il progresso della fisiologia e patologia del cervello, ha origine principalmente, noi sempre ripetiamo, dal perchè si vuole far sorgere la fisiologia dall' anatomia, cioè si vuole andare in cerca della funzione di un organo invece di ritro- vare r organo o la condizione materiale ad una funzione fi- siologica manifesta. Sebbene queste osservazioni fossero state svolte nella no- stra opera, vi ritorneremo da tanto in tanto , per ricordare che non vi è studio e nozione di medicina mentale , senza sapere ad una ad una le facoltà fondamentali della mente e le condizioni materiali per cui esse han luogo, e secondo i precetti di una buona filosofia. Senza siffatte cognizioni speciali , cioè di anatomia cere- brale e del sistema nervoso , e delle loro funzioni , nello stato fisiologico, per poterle ravvisare rettamente nello stato patologico , non v' è diagnosi della pazzia e quindi né cura né trattamento. Ricordino adunque, come han sempre ricor- dato, i nostri colleghi ai giovani ch'essi guidano negli studi di medicina mentale, che questo vasto ramo della medicina è indispensabile pel sapere medico e che non s' ottiene senza un retto studio dell' anatomia e fisiologia del cervello e del sistema nervoso e di una buona filosofìa. ( Bollettino, anno 4879, pag. 4. ) OSSERVAZIOaiì Sul progetto di Regolamento per il servigio dei manicomìi e dei mentecatti in applicazione della legge dei 20 marzo 1865 CAlin.Ae C). Dopo le manifestazioni continue sul bisogno di una legge sui maniaci in Italia, ne uscì finalmente nel 1875 un progetto inviato dal Ministro dell'Interno alle Deputazioni provinciali per sentirne il parere. V Archivio italiano pubblicò nelle sue pagine, con osser- vazioni sennate degli alienisti Bonjìgli, Biffi e Verga , que- sto progetto di regolamento, e la Società freniatrica italiana tenne apposite sedute a novembre e dicembre 1875, nelle quali furono adottate molte osservazioni, alle quali noi ade- rimmo. Intanto questo progetto che tanto si fece aspettare, va forse ad essere presentato al Parlamento ; ed il Congres- so freniatrico che dal 24 al 29 di questo mese va a tenersi in Aversa potrebbe dire, come siamo certi che dirà, la sua ultima parola. E noi che già prima avevamo fatto su 1' og- getto alcune generali considerazioni (1), le ripetiamo, seb- bene dopo le serie osservazioni dei lodati nostri colleghi poco a noi resterebbe a dire; e le ripetiamo tanto più che pare non essere stati gli alienisti e i medici per nulla con- sultati in sì importante e speciale faccenda, salvo se, dopo, qualche Deputazione provinciale , come quella di Milano , avesse inteso degli alienisti, poco interessando al Ministero 'che il regolamento, che esso dice pel servizio dei manicomi e dei mentecatti, mentre di ciò per nulla s'incarica, sia fatto da un alienista o da un canonico o da un capitano di artiglieria. Ci si perdoni questa ruvidezza, perchè avvezzi ad attaccare di fronte senza gentilezza 1' errore dovunque si trova, non sappiamo essere ossequiosi. (1) Bollettino del manicomio privato — Fleurent, trini, di luglio 1875. — 152 — In una parola può dirsi, che quel progetto , invertendo l'ordine e confondendo la parte statutaria con la parte rego- lamentare, fa della questione di trattamento e di tutela dei - pazzi e di sicurezza dei cittadini una questione finanziera ed 1 economica. Così che quando vuole per incidente entrare nei mezzi di tutela incaglia e si avviluppa nelle imposizioni di economia, uscendone con limitare la reclusione dei pazzi ai deliranti clamorosi e pericolosi, escludendone gì' incurabili, gT imbecilli, i malinconici ed i tranquilli. Insomma credendo innocui tutti questi, vuole, invocando il sistema di Gheel che sieno affidati a persone private. Ma chi osa asserire che il pazzo tranquillissimo e pauroso di offendere non sia perico- loso? Potremmo notare un lungo catalogo di catastrofi pro- dotte da tali innocentissimi innocui ! Che idea barocca del si- stema di Gheel ! Il sistema dell' ammissione nel manicomio è vessatorio e N . , ifvv^'' sì ingarbugliato che è nocevole alla malattia abbandonata '' (JL-^ per molti giorni alla sua ferocia, e non garentisce la libertà A if^^"^ ' . individuale ; anzi tutela la non risponsabilità a danno dei folli ^({^'^"'^^ ^^ ® dell'economia, poiché in ragione che vien distesa la sorve- J^"'%. glianza sperperandola, diminuisce la libertà d'azione e quindi ^*"''*^ cessa la responsabilità di coloro a cui i pazzi vengono affidati. La sorveglianza inoltre concessa all' arbitrio dei Prefetti, delle Deputazioni provinciali, dei Consigli sanitarii ecc. fin sui trattamenti medici e su quanto riguarda il congegno fre- niatrico, a beneficio della cura dei pazzi in massa ed in par- ticolare, ed il progresso della scienza, poiché rende troppo accessibili ai pungoli della indiscreta e pettoruta ignoranza la mente turbata del folle ed i gelosi recessi di questa scienza difficile, ci dà dritto a dire: perché a tanta roba non si è aggiunto un consiglio di canonici, di militari, di musici e simili tecnici ? Dei medici ispettori generali non se ne parla affatto ! Forse che noi dobbiamo fare la scimia f ci si risponderebbe. — ■ E ^^jic»-^^ dei certificati medici? Si preferisce l'asserzione di due vicini! La legge del 1838 sui maniaci in Francia, iniziata fin dal 1816 e progettata poi nel 1837, era stata oggetto di lunghe d'i- cus sioni nello due Camere e di cinque rapporti in più ses- C .S — 153 — sioni, e poi fino al 1859 migliorata. Lo stesso fu delle leggi in Germania, in Inghilterra, in Isvizzera, in America. Solo in Italia si vuole congegnare una legge, nella quale assolu- tamente si scorge un fatale antagonismo tra essa e la follia, invece di rannodare gli anelli che indissolubili tra loro deb- bono esistere. Una legge tutrice sui maniaci, sorta senza la speciale nozione e guida della scienza nella quale stanno i precetti del servizio medico ed amministsativo, onde i ma- nicomi ed i trattamenti raggiungano lo scopo della loro de-, stinazione, non sappiamo cosa sia. Malgrado di essere noi certi che si predica al deserto , perchè ne abbiamo 1' esperienza confortata specialmente dal fatto dell'attuale progetto uscito evitando ogni intervento della scienza e della pratica speciale, continuando a discutere gli alienisti ampiamente su le questioni più vitali dei manicomi i in Italia in rapporto ad una legge che tuteli veramente la libertà individuale e la esistenza del pazzo coi mezzi di sicu- rezza e di trattamento, e garentendo così la vita dei cittadini e la pubblica beneficenza^ è da sperarsi nell' avvenire. Informato adunque quel progetto ministeriale in falsi con- cetti, noi slimiamo che il miglior mezzo d'illuminare la mente del legislatore sia quello di portare, uscendo dalle transazioci, un progetto di legge formolato da uomini tecnici, via bre- vissima per giungere allo scopo vero, invece di andare qua e là suggerendo modificazioni a taluni di quelli articoli di regolamento, che l'Italia meglio continuasse a non avere, se aver lo dovesse come quello proposto tanto erroneo e strano a fronte di quelli della Francia, del Belgio, della Svizzera , della Germania e della America. Noi ripetiamo che tutto ciò è già voce gittata al vento, perchè forse quel progetto vuoisi che sia, tanto più che le prove ad esso favorevoli si sono fatte riuscire in alcuni manicomii italiani , cioè col creare amministrazioni interne predominanti su le mediche Direzioni, che si è voluto che fossero ossequiosi e docili infermieri, ritrocedendo cosi di un secolo dal progresso in cui sono giunte tutte le nazioni civili. Ma la freniatria in ciò dettò le sue norme, perchè, se non udite dai presenti, saranno certo scuola di progresso adottata dal senno dei venturi. .^c. . J lU u ctG f^ v"».^—-*- /e. Cc*^^ — 154 — Un progetto di legge pel servizio dei manicomii e dei pazzi deve elevarsi su solide basi, considerando in esso principal- mente: — a chi si spetta la spesa del mantenimento dei folli poveri: — come il servizio amministrativo può] divenire mezzo di trattamento, ed a chi per ottenersi ciò doversi l' indirizzo dei mezzi amministrativi interni; come pure a chi devesi il diritto di reclusione dei mentecatti e della sorveglianza; e se i Prefetti ed i Consigli o Deputazioni provinciali sono nel di- ritto della sorveglianza di tutt' i rami -che interessano la or- ganizzazione materiale della costruzione delle Case, e delle regole dell' interno servizio, e fin dei concetti tecnici pel pro- gresso della scienza; o pure questo diritto dev'essere limi- tato alla sorveglianza amministrativa del denaro ch'essi sono in obbligo di dare pel mantenimento dei mentecatti, riservan- dosi ai medici Ispettori generali la sorveglianza di tutfi rami di sì complicato servizio ? — chi dev' essere 1' autorità unica del manicomio ? — Sezione interessante della legge deve versare sul modo e dove debbonsi accolgliere i folli delin- quenti. — In somma far rilevare in questo progetto quanto il progresso della scienza e della pratica ha stabilito finora in concordanza delle buone regole di amministrazione con r esigenze della interna organizzazione medica e disciphnare, per potere così determinare i precetti generali per la costru- zione ed organizzazione dei manicomii, e per le Direzioni mediche-amministrative, concetto unico su cui debbono essere informate le diverse Sezioni e Titoli della legge. (Bollettino, luglio 1875, e Roma colpitale, 13 settembre 1877 ) m ALTRO PROGETTO DI LEGGE INTORNO ài PAZZI ED AI MAMCOMIl IN ITALIA- La moltiplicità di Statuti organici per decreto reale che i manicomii d' Italia si ebbero regalati dalle rispettive Deputa- ^f^^^" zioni provinciali, e nei quali la questione medica e di cura e ^ ,^«<7/"" di trattamento pei pazzi sparisce in quella predominante dì ' \S^^' amministrazione e di economia, sicché il manicomio diviene / un reclusorio, han governato e governano ancora questi asili tanto speciali. Dopo tanti reclami degli alienisti per una legge uniforme sui pazzi ed i manicomii, come già posseggono le nazioni civih, ne uscì finalmente un Progetto di 81 articoli nel 1874 e dal ministero dell' Interno inviato alle Deputazioni provinciali per parere. Non sappiamo cosa queste avessero osservato in sì speciale materia che certo non poteva essere a loro conoscenza. Gli ahenisti vi fecero sennate osservazioni su molti articoli, osservazioni che non potevano sicuramente correggere e riformare ì principii già errati su cui quel pro- getto informavasi. Emendare qua e là gli articoli, e lasciar correre la mancanza o erroneità dei principii fondamentali della legge, è rendere questa senza utilità pratica per non dire più ingarbugliata e funesta. Le osservazioni nostre (1) si limitarono sui principii fondamentali che informar debbono tali statuti, poiché quel progetto per la mancanza di essi, malgrado un lusso di articoli, non solo confondeva la parte statutaria con la regolamentare, ma trascurava le più im- portanti serie per le quali si costituisce la vera organizza- zione di ospizii di pazzi, che non sono per nulla da confon- dersi con gli Ospedali comuni. In somma era chiaro scorgere che quel Progetto di. Regolamento era stato formolato da non tecnici non solo, ma da uomini che non avevano avuto ne- (1) Si legga il Bollettino del manicomio privato-Fleurent, num. di lu- glio 1875 ; e Roma Capitale, 13 settembre 1877. (Qui a pag. 151 ). — 156 — anche il minimo desiderio di conoscere quanto intorno a questa materia è in progresso nelle altre nazioni. Pare adunque che quel Progetto di Regolamento sia andato a monte, quando già il Ministero dell' Interno invece presentò alla Camera dei Deputati, nella tornata dei 22 novembre 1877 un altro Progetto di legge intorno ai pazzi ed ai manicomii. In questo nuovo progetto di 20 articoli, parrebbe di essersi fatto un passo innanzi, se non si mostrasse da sé di essersi incagliato negli stessi errori del primo Progetto^ quando non vi si indica per nulla alcuna delle principali regole che deb- bono stabilire la organizzazione completa dell' Ospizio. In vero in questa legge non vi si tratta che solo del modo come vengono autorizzati i manicomii pubblici e privati, poco cu- randosi se sieno un mostruoso S. Francesco Sales o un lurido Ospizio dell'Arco, e con quali regole vi verrebbero accolti i mentecatti, e quindi della loro entrata e della loro uscita; come sarebbe regolata la sorveglianza sui manicomii e sui pazzi : le disposizioni transitorie formano la quarta parte del totale di questa legge progettata ! Essendo inutile di fare qualche osservazione sui singoli articoli di questo nuovo Progetto, ci fermeremo alquanto su quello che non sappiamo come vi si sia trascurato del tutto avendone esso dovuto essere la parte principale e più importante; mancanza che fa parere quei 20 articoli un in- concludente moncone di legge. La scienza e la pratica hanno stabilito che la organizza- zione di un manicomio non è, per la sua singolarità, che la realizzazione dei precetti della medicina mentale. Sicché senza precedenti nozioni esatte della follia sarà sempre impossibile assegnare norme di cura e di trattamento; è per questo che il manicomio potendo divenire un nuovo mondo come fa utile che sia per un cervello malato, è da ritenersi qual vero istru- mento di cura e di guarigione. Ecco come una legge che dev' essere la regolatrice dell' applicazione di tutt' i mezzi ma- teriali della cotanto speciale organizzazione dei manicomii, fallirà sempre ove non saprà far convergere tutti questi mezzi materiali a mezzi utili di cura e di trattamento. Per lo che una siffatta legge dovendo stabilire norme affin- — 157 — che si speciali ospizii raggiungessero completamente lo scopo della loro destinazione, è d' uopo che in prima detti i precetti generali che fermano le condizioni riguardanti la formazione dell'ospizio; cioè prescrivendo la situazione, il luogo, il ter- reno, r acqua e quanto già ha imposto la scienza e la pra- tica, e non lasciare alla cocciutagine dell' inscienza, per non dire della furba malizia, di spendere ingenti somme per ele- vare strane costruzioni o rattoppare vecchie e cadenti fabri- che senza ottenere che danni e perdite di spese. È indispensabile adunque che la legge fìssi le norme ge- nerali per tutto ciò che riguarda la costruzione dei manicomi! che dev' essere dalle fandamenta con le condizioni favorevoli allo scopo della sua destinazione, perchè essa costruzione, di una singolarità tutta propria, deve armonizzare con l'intera organizzazione del servizio nel quale va compreso il colloca- mento determinato delle diverse classi dei malati, pei quali i bisogni richiedono condizioni assolutamente speciali. Per que- ste ragioni la legge imponendo che la costruzione del manico- mio sia più l'opera del medico che dell'architetto, ordinerà che i progetti architettonici sorgessero assolutamente su le norme di un precedente programma medico e per pubblico concorso. Negli ospedali dei pazzi ove tutto influisce sulla mente gua- sta di siffatti malati, facendo che i mezzi amministrativi non abbiano l' indirizzo nel criterio medico, anzi tenendo questo come un mezzo secondario e staccato, la legge fisserebbe uno scopo falso e dannevole, che non è quello della desti- nazione del manicomio. Sicché lo scopo vero non si ottiene che determinando nelle mediche Direzioni l' indirizzo utile ed indispensabile dei mezzi economici ed amministrativi, gran mezzo per la realizzazione dei precetti della medicina men- tale e del fine della beneficenza pubblica. Per questo la sola direzione medica dev' essere 1' autorità unica in un manico- mio, nella quale va naturalmente compreso l'indirizzo dei mezzi amministrativi ed economici. In quasi tutti i manicomii del mondo, meno in Italia! le direzioni mediche sono ammi- nistrative. (1) Anzi se i manicomii itahani non hanno beni 1) Miraglia. Le amministrazioni dei manicomii. Si vegga in seguito. — 158 — patrimoniali, ma sono a vitto giornaliero mantenuti dalle pro- vinole, a che servono questi collegi amministrativi di mar- chesi, di baroni, di duchi, se non a far altro che impastoiare la medica direzione, ed ingarbugliare 1' esecuzione dello sta- bilito in bilancio, a cui basterebbe un economo stipendiato e risponsabile ? Dal medico sono conosciuti i bisogni dei paz- zi, e quanto riguarda la loro assistenza e sicurezza, laonde il non dare piena e libera azione all' autorità medica è sce- marne laresponsabihtà; e per questo è che in un manicomio vi dev'essere un capo e niente più di un capo; sentenza dell' immortale Esquirol. Per tali considerazioni la legge e non il regolamento interno deve stabilire la nomina, le attribuzioni ed i doveri dei me- dici direttori, degli altri sanitarii e degli impiegati ammini- strativi. L' ammissione de' medici Ispettori generali , e due sarebbero sufficienti in Italia, renderebbe facile ed utile la soveglianza sui manicomii , lasciando all' Amministrazione superiore la sorveglianza del buono uso dei mezzi materiali amministrativi ed economici. Stabiliti così i medici Ispettori generali, i manicomii dipenderebbero direttamente dei Prefetti e non dalle Deputazioni provinciali; emendamento utile che si porterebbe ancora alla legge comunale e provinciale. La sezione nei manicomii pei folli dehnquenti dovrebbe es- sere una delle principali vedute della legge. Noi divergendo dalle idee dei nostri colleghi , ci siamo da molto tempo dimo- strati alieni di erigere queste case, che direbbero criminali, in due 0 tre in Italia, perchè diverrebbero prigioni nei quali i re- clusi per le distanze si vedrebbero abbandonate [dalle proprie famiglie. Conservando i manicomii una sezione a parte con servizio speciale, come facemmo noi in Aversa (1), vi guada- gnerebbe la economia e la mente dei poveri pazzi, e pure le famighe che li considererebbero in un Ospedale e non in un ospizio criminale. Il parlamente pare che volesse interessar- (1) Il nestore degli alienisti francesi Briérre de Boismont osserva ne- gli Annali medico-psicologici di Parigi (marzo iSOO) di aver marcato nel nostro Programma di un manicomio una speciale Sezione pei dete- nuti folli. — E si vegga qui sopra a pag. 116. — 159 — sene; e sarebbe meglio stabilire ciò nella legge sui mania- ci. Nel primo libro del nuovo codice penale si è già deter- minato della custodia dei folli deliquenti; ciò che per conse- guenza sarebbe da sanzionarsi nelle sezioni speciali dei ri- spettivi manicomii. La mancanza di quanto abbiam notato in questo nuovo Progetto di legge sui manicomii, ci dispensa di fare osser- vazioni sui singoli articoli di essa, di cui gli emendamenti avrebbero ragione sufficiente solo in quei principii fondamen- tali che mettere debbono in concordanza la legge e la follia. ( Bollettino, 1 ottobre ; e Roma Capitale, 2 settembre 1878 ) LA LEGGE DEGLI ìllUkìl Due progetti di legge pei manicomii e per gli alienati in Italia fecero capolino pochi anni or sono dal Ministero dell' Inter- no (1) ; e che per le loro inconcludenze fu bene porsi nel di- menticatoio. Intanto una tal legge è realmente di urgenza per quanto è importante il trattamento dei pazzi e la sicurezza dei cittadini. Tre quarti dei folli vanno vagando, ed i tribu- nali e le corti di assise non pochi ne condannano; perchè invero ancora i più dei medici, sebbene si credessero alieni- sti, non han mai avuto 1' opportunità degli studi pratici del- l' alienazione mentale, per cui di questa hanno idea volgare, non differente da quella dei giudici. Su questa ignoranza a riguardo dei manicomii i pregiudizi! del pubblico sono fondati, i quali ognora sussisteranno ove una legge non contenga delle misure per allontanare la pri- ma e cosi fare sorgere una confidenza su le funzioni della legge stessa. Ma perchè non guardare almeno quello che in- torno a ciò fanno le altre nazioni ? In Inghilterra il 12 febbraio 1877 fu incaricata dalla Ca- mera dei Comuni una numerosissima Commissione per esa- minare il funzionare della legge su gli alienati nel Regno U- nito; essa era stata emanata nel 1845. Il rapporto fattone for- ma mi volume di 582 pagine contenente 11,642 questioni con le risposte che vi sono state fatte (2). Vi ritroviamo molte cose prese dalle leggi americane intor- no agli alienati e da quella francese del 1838. É utile notare un articolo rilevato dalla legge di New-York: cioè che un me- dico segnatario di un certificato di alienazione mentale, è ob- bligato di provare per mezzo di un attestato del Consiglio me- dico di avere studiato praticamente la follia , e che eserciti tale professione almeno da tre anni. (1) Bollettino^ an. 1875, pag. 53, ed anno 1878, pag. iOO ; e qui sopra. (2) Le menial science ( 4" trimestre 1878 ) — 161 — In Italia, al contrario ! ogni medico ha il privilegio di di- chiararsi ahenista e di fare qualunque certificato! Se lo fa- cesse di una pazzia clamorosa che chiunque può riconosce- re, sia; ma vedere certificati di medici, che sebbene dottis- simi, non solo non sanno cosa sia un pazzo e la pazzia, ma neanche se il cervello sta nel cranio o nella pancia, e dàn pa- reri nelle Corti di assise su gli atti dei delinquenti, è molto deplorevole ! Nelle leggi inglesi inoltre, nei pubblici manicomii se si am- mettono pazzi pensionarli, la sezione che li accoglie è total- mente dall' ospizio separata, e se ne mandano non pochi ai manicomii privati. Anzi in questo progetto ultimo si vuole invece che s' incoraggino i privati manicomii. In Italia la legge comunale e provinciale dei 20 marzo 1865, (art. 172 n*^ 6; e 174, n° 10.) vuole che i pazzi sieno mante- nuti a spese della provincia, e non di una speculazione su le pensioni dei folli agiati. Se il tenere questi ultimi nei pubblici ospizi si potesse tol- lerare, lo sarebbe quando vi fosse ampiezza di locah ecce- denti e separazione completa, ed anzi con Case separate; seb- bene la pubblica amministrazione non eviterebbe la taccia di mantenere i poveri col danaro risecato dalla pensione che per lo più Dio sa come le famighe possono pagare pei loro cari infelici dementi. Il manicomio privato autorizzato, tutelato e sorvegliato dalla legge, ed organizzato secondo i precetti della medicina mentale, ha il vantaggio di non essere i pazzi che sono della classe agiata e civile accanto alle grandi masse di poveri. Ed invero noi che riteniamo i folli non essere auto- mi , sappiamo per lunga esperienza che essi non si offendono alla vista dei loro compagni di sventura, ma quando si veg- gono vicini a quelli numerosi del volgo. Siffatta quistione e molte altre saranno da trattarsi vera- mente in una legge pei manicomii e per gli alienati. Ma quan- do il governo vorrà pensarvi seriamente? {Bollettino ec. ; Anno 1881, pag. 33.) 11 I MAMGOMII DELLA PROYIMU DI NAPOLI I^reamlbolo C'est dans ma nature de prendre le bien ou je le irouve, et d'attaquer toujours de fronte le prejugé et l'erreur. Gall. Sur les fonctions de cerveau, etc, T. V, p. 498. Sono già dieci anni che la nobile Provincia di Napoli chiede e reclama di avere un Asilo per gli alienati di mente, mal- grado che si fosse più volte annunziato al pubblico che al- meno i folli maschi si traslocherebbero subito dai covili della Madonna dell'Arco all'aspettato Ospizio modello 3i S. Fran- cesco Sales. Queste minacce di promesso passaggio, fin dal- l'agosto 1877, spesso ripetute si ripeteranno, perchè gli ostacoli preveduli e che assolutamente vi si oppongono, fanno forse ora verificare quanto si è errato fin dai principii. Quando noi fìa dal 1871 per l'Ospizio della Madonna del- l'Arco (1), e poi dal 1874 pel S. Francesco Sales (2) espo- nemmo le nostre osservazioni , fu indirizzato,, al Consiglio della Provincia una memoria in cui si strombettava essere un gioiello l'Ospizio dell'Arco (3), e fu gridato nel gior- nale il Piccolo (4), che per S. Francesco Sales ingannava- mo i galantuomini con le franche e ragionevoli critiche no. stre, ed insultavamo l'onorevole Consiglio provinciale, come se il Consiglio vi fosse per rifiutare qualunque osservazione e come se un cittadino non avesse il diritto di censurare lo (1) Miraglia. Il nuovo manicomio provinciale di Napoli , 1871, Letto nell'Accademia Pontaniana, adunanza dei 27 agosto 1871; e pubblicato nel giornale la Libertà , num. 224 , 24'^, 24G, 248 del 1871. (2) Il giornale Roma, num del 19 febbraio 1874; ed altri giornali. (3) Archivio italiano, ecc. 1872, pag. 47. (4) Il Piccolo, num. del 5 agosto 1874. — 163 — sprecamento della pecunia, ed il medico il dovere di mani- festare la sua opinione in fatti nei quali può essere un poco speciale e competente, sebbene in quanto alla trasformazione impossibile della fabricaccia del Sales in manicomio non fosse stata mai questione per lo più che di senso comune. Del giudizio dell'Accademia medico -chirurgica di Napoli, uniforme al nostro parere, nel 1874, non si volle tener con- to , anzi si ebbe il coraggio di dire che questo giudizio era stato vinto (1). Dobbiamo dire con lode però che non pochi consiglieri provinciali alzarono la voce contro progetti si dissennati, e deplorammo l'insipiente parere dell'incompetente Consiglio sanitario, sotto il cui usbergo si coprirono i fautori del Sales ponendo ancora innanzi sempre la tenuità della spesa, nella quale nascondevasi una diecina di milioncini (2). Aspettammo che le verità da noi dette venissero a pre- sentarsi ; ed ora i nostri amici vedendo che le nostre pre- visioni si vanno verificando, ci danno a colpa di non rialzare la voce onde , s' è possibile , fare aprire gli occhi a quelli che non sanno o che non vogliono vedere. Se dovessimo parlare non potremmo che ripetere quello che abbiamo sem- pre detto, cioè che la costruzione di un manicomio non solo è più l'opera del vero alienista che dell'architetto, ma che deve armonizzare con l'organizzazione del servizio ed a ciò non si giunge senza una mente dotata invero delle nozioni della follia e della pratica dei trattamenti. In somma non bisogna illudersi, che a raggiungere l'intento è sempre im- possibile trasformare in un Asilo di pazzi una fabbrica vec- chia destinata ad altro uso. Si facciano, abbiamo sempre detto e sempre lo ripeteremo, i manicomii pubblici di pianta (1) Suppa. Progetto ecc., pag. 4. (2) Secondo il progetto dell'Architetto Suppa a pag. 16, sarebbero L. 6,378,496.91— Pei dieci milioni si vegga la tornata del Consiglio pro- vinciale dei 26 agosto 1878. — 164 — secondo i precetti della medicina mentale, se non voglionsi perdere enormi spese non solo, ma se vuoisi che tali Case raggiungano il vero scopo della loro destinazione. Se le massime fondate sui principii dellajfreniatria e spar- se nei nostri lavori pubblicati pel corso di più di 35 anni, le abbiamo poste innanzi a scongiurare errori tanto funesti, non lo abbiamo fatto , poco importandoci di avere destato r ira di chiunque non ha altra ragione di opporre , che pel santo fine affinchè la Provincia di Napoli cercasse di avere un manicomio e non una gabbia di malti, in cui certo va trasformandosi il fabbricato di S. Francesco Sales , e che cosi resterebbe , come alira volta dicemmo , la formida- bile protesta degli alienisti! (1) Quindi invece di ripetere quello che abbiamo detto, e sa- rebbe una ripetÌ2Ìone il voler dire più oltre sul Sales , è molto utile riprodurre lutto quello che pubblicammo; e nelle note che aggiungiamo si scorgerà chiaro come la luce del giorno che disgraziatamente non ci siamo ingannati nelle no- stre previsioni. Marzo 4881. (1) Resoconto degli Atti della R. Accademia medico-chirurgica di Na- poli. Tomo XVin, 1874; pag. 84. i. (*) IL NUOVO MANICOMIO PROVINCIALE DI NAPOLI NELLA MADONNA DELL' ARCO (Letto neW Accademia Pontaniana ; adunanza dei 27 agosto 1871 ). Bisogna essere prima medico per amministrare convene- volmente uno stabilimento di alienati. RENAUDiN, Vommentaires médico-administratifs.'— Paris, 1862. Nelle nostre ricerche alle statistiche del manicomio di Aversa per l'anno 1867 ripetevamo quello che le tante volte fin dal 1845 nel Congresso scientifico di Napoh dicemmo intorno alla ne- cessità di far sorgere i manicomii provinciali, e che qui ripro- duciamo, cioè : — « I Consigli provinciali potrebbero un po- « chino pensare pure ai pazzi. I consorzii tra ogni due o tre „^ ^fii' « Provincie farebbero in breve sorgere altri quattro o cinque « manicomii in queste provincie napolitane, sollevando così . « altre due o tre migliaia d'infelici dementi che vagando non « possono che andare incontro ai patimenti ed alla morte. La « legge vuole che i Consigli provinciali pensassero al mante- « nimento dei folli; e questi han quindi diritto ad essere tute- « lati e curati. « Ai modi facili di tutelarli e curarli le provincie sono nel « dovere di provvedervi con far sorgere novelle Case di ri- « coverò. » (1) Nel Consiglio provinciale di Napoli nelle sue riunioni del novembre 1869 si parlò di ritirare dal manicomio di Aversa i pazzi della provincia collocandoli in un proprio Ospizio. I pareri nelle sedute del 1870 non furono uniformi; ma in ogni (*) Le note con l'asterisco * sono aggiunte nell' anno 1881. (1) Annali frenopatici italiani, voi. VI, pag. 29. Aversa 1868. — 166 — modo deliberatosi di far sorgere il proprio manicomio, si scel- se, non sappiamo con qual criterio e quali studii precedenti, il locale nel paesetto La Madonna dell' Arco , dieci o dodici chilometri distante da Napoli ; ed al 1 aprile dì questo anno 1871 vi furono rinchiusi circa 200 pazzi. Ma la provincia ha ottenuto l'intento? È vero che quel lo- cale è provvisorio ( provvisorio indefinito ) (*) ; ma noi cre- diamo che se si continua come si è cominciato, la provincia di Napoli non avrà mai un manicomio che possa raggiungere lo scopo della sua destinazione. Infatti sbucciata così quella Casa non divenne che una Babele : dopo circa quattro mesi di caos tutto si scioglie per cominciar da capo e non riuscirvi meglio. Dove sta la principal causa di tanto disordine ? Si scorge chiara nel Regolam.ento , che dimostra l' ignoranza assoluta fin delle pii^i superficiali cose che riguardano la instituzione e la organizzazione dei manicomii: Regolamento già appro- vato dalla Deputazione provinciale, e che noi avemmo l'op- portunità di leggere. Bisogna fare un pò di storia. Nella seduta adunque dei 20 febbraio ultimo il ConsigUo provinciale credette discutere diffinitivamente questa difficile questione, sicché la discussione fu trattata come la possono vedere uomini, che, sebbene per tutt' altro rispettabilissimi, non possono essere che perfettamente ignari della materia (1) ; cioè si trattò, come al solito in simili faccende, dell'economia finanziera come scopo e non come mezzo dell' organizzazione ed andamento dell'Asilo quale stabilimento speciale sanitario. La questione di ordinamento dell' Ospizio, che in tutto mette capo alle nozioni scientifiche e pratiche di medicina menta- le, non può essere certo valutata e compresa dai profani , (*) Finora, 1881, sono già scorsi dieci anni!!! (1) Questo concetto espresso nel discorso che leggemmo nell'aper- tura della Clinica delle malattie mentali nelT Università di Napoli nel 1863, urtando i nervi di certuni, si ebbe 1' onore della censura speciale del Ministro dell' Interno. Ed abbiamo così appreso che le Deputazioni provinciali sono erette pure a collegi di psichiatri! — 167 — sieno questi pure medici. Generalmente in tali controversie succede che se è facile scorgere gli errori, si crede che que- sti possano combattersi proponendo altri errori. Noi leggem- mo un sunto del discorso pronunziato in quella seduta dal cons. avv. Mezzacapo il quale nel voler dimostrare i gravi danni che ne avverrebbero ponendo in alio quella sciagu- rata proposta di passare i pazzi cosi precipitosamente nel locale alla Madonna dell' Arco^, ha fatto che i suoi ragiona- menti non persuasero il Consiglio, anzi questo si rese più tenace nei suoi propositi, quando vide in quei ragionamenti errori che fecero credere verità i propri. Quando per erronee informazioni, puntello a concetti strani, molti credonsi scienti di tutto, di tutto credono poter parlare e discutere, non sorprende se cosi alla carlona si discorre di Asili di pazzi da chiunque non è versato in freniatria e quindi molto meno sa di organizzazione e d'instituzione di manico- mii: e le verità che per caso possono dirsi restano avvolte nei vortici degli errori. Per lo che dobbiamo confessare la do- lorosa verità di non essersi intesi per tanto difficile argo- mento alienisti che sieno a conoscenza del progresso della dottrina delle malattie mentali, e specialmente di dettare nor- me per la costruzione architettonica tanto singolare di un Ospizio di pazzi, e gli opportuni precetti di un regolamento statutario e del difficile servizio interno; e n'è prova eloquente r attuale ordinamento dei manicomii di Aversa e della Ma- donna dell' Arco. Essendo la costruzione apposita architettonica della Casa il principale strumento di cura e guarigione di quell'infelici che ricovera, ciò dimostra che senza un programma medico e secondo certe condizioni opportune, il quale potesse essere di guida alla costruzione sì speciale di un Asilo di folli , si anderà incontro ad errori per cui sciupando ingenti somme non si raggiungerà alcun utile scopo. Il discorso adunque dell' onorevole cons. Mezzacapo, do- ve condanna il Consiglio che corse a precipizio nel ritirare da Aversa i pazzi della provincia collocandoli in un locale a pigione come in una locanda e come se gli alienati di mente si potessero bene rinchiudere come un branco di pecore , dice — 168 — cose giustissima (*). Ma sarebbe stato meglio se avesse sa- puto suggerire provvedimenti clie avessero potuto rendere suf- ficientemente adatto un lungo provvisorio collocamento dei folli ( e ne avrebbero avuto il tempo di un anno ) e così dire ra- gioni migliori e non erronee come quelle che ha notate per correggere le determinazioni del Consiglio nell' allogare nel lo- cale della Madonna dell' Arco 200 pazzi circa, e noi aggiun- giamo, senza che preventivamente si fosse esaminato se quel locale era suscettibile di un'approssimativa distribuzione ar- chitettonica sì per rendere facile il servizio di trattamento e di sorveglianza , che per rendere possibilmente di qualche utile la separazione delle specie e delle classi degli alienati. L'Italia conta 30 manicomii oltre a sette Case succursa- li (1). Di questi uno solo con due case ausiliarie in Aversa accoghe i pazzi ora di 15 provinole napolitano ; le quali per ricoverare almeno gran parte dei quattro o cinque mila folli che vanno vagando, dovrebbero tenere per lo meno cinque o sei manicomii. In vero al manicomio di Aversa per le grandi distanze non pervengono che pochi dementi, e Dio sa in quale stato, dalle lontane Provincie, mentre il terzo circa di rico- verati appartiene alla Provincia di Terra di Lavoro. Noi, ripe- tiamo, abbiam sempre con la stampa fin dal 1843 deplorato r abbandono di siffatti infelici alla ferocia del morbo, per le vie e nelle prigioni , a spettacolo della più grande sventura della umanità. Napoli adunque darebbe 1' esempio con far sorgere il pro- prio manicomio. Ma come ha cominciato e disfacendo per eri- gere su le stesse guaste fondamenta, sbaglierà tutto e perderà le spese. In prima avrebbe dovuto ritrovare un vasto locale suscettibile di separazioni almeno in generale, cioè per di- mora della notte , per le sale di trattenimento e di lavoro , e per passeggio e lavoro ad aria libera ; adattandosi alla me- (*) In quei locali, in cui Dio sa come stavano 200 pazzi, ora ve ne sono ammonticati più di 650! È un putrido briilicume! (1) Sono sorti due novelli manicomii a Parma ed a Macerata; un ter- zo va ad elevarsi a Novara dalle fondamenta , un quarto a Pavia; ed al- tri sono in progetto. — 169 — glio per la separazione delle classi di alienazioni ; né è da tralasciarsi i numerosi accessorìi che richiede una Casa dì pazzi , che è molto lontana da paragonarsi ad un ospedale comune. Non sappiamo se il locale della Madonna dell'Arco almeno in parte queste condizioni offrisse , essendo ciò tol- lerabile per una temporanea dimora, sebbene questa non po- tesse essere meno di tre o quattro anni, dovendo poi i pazzi essere collocati in una Casa che dovrebbe sorgere di pian- ta, e non andare ad una riforma impossibile di quello stesso fabbricato (che noi sappiamo che si pensava acquistare), o di altro locale qualunque, se si vuole ottenere lo scopo della sua destinazione. Il far sorgere i manicomii provinciali in queste regioni na- politane è una necessità umanitaria. Per lo che la provin- cia di Napoli se eleverà dalle fundamenta il proprio Ospi- zio, sola ed unica condizione per ottenere un vero manicomio, deve pensare seriamente a quel che fa. Intanto bisogna rettificare quello che il cons. Mezzacapo disse sul manicomio di Aversa, perchè non possono essere buone ragioni le erronee informazioni alle quali appigliossi, quando esortava il Consiglio di far rimanere i pazzi ancora in Aversa avendo, secondo lui, in quell'Asilo ora fatto pro- gresso 1' assistenza e la scienza. Debbo credere che 1' egre- gio Mezzacapo ciò avesse detto per celia, mentre il Consi- glio lo avesse ritenuto sul serio, quando il Regolamento ap- provato non è nei principii che lo informano che una imi- tazione funesta dell'ultimo ibrido Statuto regolamentare del manicomio di Aversa. Noi qui non intendiamo fare la censura di chicchessia , né la storia dell' Ospizio aversano, perchè già questa ultima sta nei nostri scritti dati in luce, e che sarà da noi pii!i ampia- mente trattata ed a suo tempo pubblicata ; però qui ci limi- tiamo a fare qualche osservazione, affinchè la Rappresentan- za provinciale di Napoli non inciampi da errori in errori , copiando , forse alla insaputa, gli spropositi dell'attuale re- golamento che ha cacciato T Ospizio di Aversa ad un secolo addietro. In prima si crede che un Commissario straordinario non — 170 — medico , non alienista , ignaro affatto di facende manicomiali j e di pazzia , e quel eh' è più interessante, dei bisogni degli ' alienati, e ben atto a creare ragioni per potere esso esiste- re (1), abbia potuto apportare, come asserisce il cons. Mez- zacapo , grandi miglioramenti e molti all' Ospizio di Aver- sa, al quale mancano, come sempre abbiam deplorato con la stampa e coi rapporti ufficiali , tutte le condizioni di ogni na- tura per potersi dire un manicomio. Quel Commissario adun- que sig. Evandro Caravaggio consigliere di Prefettura pro- pose insieme alla scelta della Deputazione provinciale di Ca- serta due progetti di statuto organico, uno contrario all'altro, seguito ciascuno da un regolamento interno, e preceduti da un libello famoso ch'egli certo per celia insidiosa chiama storia. L'offerta di questo duplice statuto dimostra un concetto ba- stardo di materie che si vuol far credere di conoscere ; e la Deputazione provinciale di Terra di Lavoro adagiandovisi, ne scelse uno che propose all' approvazione sovrana ! Siffatto Statuto organico quindi con regio decreto di maggio 1870 approvato, è ibrido, quando tra l'altro, all'opposto di quello che si pratica nei rinomati manicomii del mondo, la direzione medica che dovrebbe essere amministrativa nel senso dell' indirizzo dei mezzi materiali e morali per farh convergere al trattamento degli ahenati , dei quali il solo medico può riconoscere e valutare i bisogni, è stata ridotta all' ufficio di un infermiere ossequioso ed umilissimo subor- (1) Cominciò costui col fare strombattare nel giornale II Pungolo di Napoli, che pei 700 pazzi poveri l'Ospizio di Aversa non aveva che 300 piatti. Menzogna. In prima è da osservare, che sì pei non capaci refet- torii , sì per essere i folli divisi in (re classi, per cui essi mangiar deb- bono in ciascuna casa separati in tre sezioni ed in tre ore diverse nel medesimo refettorio, non sarebbero stati necessarii 700 piatti. Pur tut- tavia calcolando che mangiassero 300 alla volta, per due pietanze, in agosto 1869 esistevano in servizio 568 scodelle e 586 piatti di stagno , in totale 1126. Non sappiamo poi comprendere quale fosse stata la ragione medica di far fare ai pazzi la colazione a mezzogiorno ed il pranzo alla sera. Questa è la gran riforma portata dal K. Commissario alla digestione dei poveri pazzi ; e vi si è continuato ! — 171 — dinato. Questo errore enorme è il cardine di tutti gli altri errori dì cui quello Statuto è un fascio. Il regolamento in- terno poi che n' è sorto , manifesta con le norme per un servizio di pazzi eh' è tanto difficile e complicato e che ha formato e formerà sempre lo studio più serio dei psichiatri, eia disperazione dei profani, non si possono dettare né da Cujacei né da Puffendorfì. Intanto nel manicomio di Aversa da due anni, possiamo affermarlo, non vi è direzione medica, malgrado che temporaneamente fosse stata affidata ad un vecchio medico interno , e non ostante che la Deputazione provinciale avesse indarno fin dai 18 settembre 1870 promul- gato il concorso a quella piazza (1) ; e quando in ciascuna delle tre Case è stato tutto abbandonato alla nota sapienza del medico rispettivo, e tutto sotto l'incubo di un capo non medico, detto Segretario Generale rappresentante una Com- missione Amministrativa : superfetazione che paralizza ed impastoia ogni atto della Direzione sanitaria. E di questa negazione completa di ogni principio d' instituzione di Asili dì pazzi , di cui il Prefetto e la Deputazione di Caserta potrebbero alfine persuadersi di far sempre cattiva prova , come ora la han fatta, la Deputazione provinciale di Napoli ha dovuto ora deplorarne la copia nell'Ospizio della Madon- na dell'Arco. In una parola, Statuti organici simili informati a falsi prin- cipìi han ricacciato, lo ripetiamo, la Casa di Aversa ad un (1) Secondo il Programma di questo concorso la Commissione tecnica esaminatrice sarebbe composta di tre specialisti distinti e più di un fi- siologo, di un anatomo-patologo , di un clinico chirurgo operatore e di mi clinico medico, come se si potesse essere ^specialista disiinto in fre- niatrìa senza essere fisiologo, anatomo-palologo e clinico medico, e come se non lo si potrebbe essere senza che si fosse chirurgo operato- re. Se Io specialista è al certo frenologo, lo sono tutti questi altri? Pec- cato che a tutta questa roba non si è unito il chimico, l'ostetrico, il magnetizzatore te! — Noi potremmo comprendere lo scopo di questo modello di Commissione esarhinatrice ! Ma noi pensiamo che questo programma è fatto per evitare il concor- so, poiché già forse tiensi qualche Beniamino in petto. — 172 — secolo indietro, ed han fatto che quella della Madonna del- l'Arco sia un aborto. L' onorevole Mezzacapo , come ragione di far rimanere [ pazzi ancora in Aversa, affermava essere ora in quell'Ospi- zio i dementi curati ed assistiti con mezzi suggeriti dalla scienza. Non vogliamo entrare in questo ginepraio. Solo bi- sogna notare una ingenuità, dalla quale forse l'egregio con- sigliere ha ricavato il vantato progresso , e che si legge in un opuscolo di un nuovo medico di quello Stabilimento manicomico , ( sono parole testuali dell' opuscolo ) dedicato a quel Commissario straordinario , cioè che ora ivi si gua- risce il 20 per °2o ciò che non avveniva prima. Menzogna solennìssima ! Nel solito buUettino ufiìciale della Prefettura di Caserta ove si legge il movimento dei pazzi del manico- mio di Aversa, vengono compresi con ingenua sbadataggine come guariti i folli usciti non guariti. Eppure queste due cifre unite insieme non formerebbero che il 16 per %. Da quel bollettino a cui certo sono rimesse le notizie del mo- vimento mensile che avviene in quell' Ospizio , quel medico rileva il vantato numero di guariti ! In quell'Asilo per le tante ragioni ripetutamente dette nelle nostre ricerche statistiche di tanti anni, non può guarire che il 10 o 12 per °/o- Invero nel 1869 , epoca alla quale queir opuscolo si riferisce , tra esistenti al 1° gennaio ed entrati nel corso di queir anno 1869, che insieme sommano alla cifra di 1263 non guarirono che 127, cioè il 10 e non il 20 per °/o ; e 77 perchè richiesti dai parenti uscirono non guariti e taluni di questi peggio- rati (1). Brierre de Boìsmont nestore degli alienisti della Francia, e Motet segretario della rinomata Società medico-psicologica di Parigi , che in tempo della nostra direzione visitarono e studiarono il manicomio di Aversa , han pubblicato il con- trario di quello che per erronee informazioni riferisce l'egre- gio consigliere Mezzacapo. Anzi il Motet qual relatore di una (1) Si vegga la nostra Statistica del manicomio di Aversa, dal 1813 a lutto il 1869 , wqW Archivio italiano per le malattie nervose ec. , Anno Vili. Milano, 1871. — 173 — commissione composta con gì' illustri Trelat e Legrand de Sanile , lo dice a quella sapiente Società nella tornata dei 28 maggio 18G6, cioè che in quell'epoca lo stabilimento era invero in progresso. Se la freniatria e tutt' altro che vi si lega abbia nel manicomio di Aversa attualmente fatto pro- gresso, come vorrebbe far credere il consigliere Mezzacapo, lo rivelano le brevi seguenti notizie, che respingono lo sciupio che troppo volentieri si fa delle nobili parole progresso e scienza. Il giornale delle malattie mentali da noi pubblicato, e che nel 1843 precedette gli altri che in Europa vennero dopo, si è estinto col nostro ultimo sesto volume degli Annali freno- patici nel die. 1868, e sappiamo che le molte copie che ne lasciammo sono state distrutte : La statistica con le sue ricerche scientifiche, allora scritte esclusivamente da noi, non è più uscita : Il museo palologico da noi iniziato ed ampliato con 118 cranii e teste frenologicamente classificati e molte imbalsa- mate, dei quali si legge il catalogo descrittivo nei volumi dei nostri Annali frenopatici , non è pii!i andato innanzi (*) , ed in modo che pure varii cranii che noi nel 1869 lasciammo in preparazione furono mandati al cimitero. Anzi deploriamo un vandalismo , che ci sorprende come il Prefetto e la De- putazione provinciale di Caserta guardino con occhio inge- nuo. A 7 luglio 1865 morì un folle dell' età di 93 anni. Luigi Pellegrini , superstite dei 400 che pervennero in Aversa nel 1813 dall' Ospedale degl' Incurabili di Napoli. Egli credeva di essere il Padre del padre eterno, l'imperatore del mondo, monomania ambiziosa ed orgogliosa rivelata ancora dalla singolare forma e mostruosa altezza del sincipite posteriore del capo. Eccone la fotografia. (') Sono già scorsi il anni e quel museo non è aumentato di un cranio i — 174 — Quel cadavere noi imbalsamammo, rendendolo incorruttibile e duro come il legno, e fece parte di quel museo per circa sei anni attirando 1' attenzione dei dotti, sì per la riuscita perfetta della imbalsamazione che per la specialità del caso; se ne legge la storia negli Annali frenopatici, Voi. 3, pag. 58 e seg. Ora quel raro e forse unico pezzo patologico dopo essere stato abbandonato in una stanzaccia in fondo al giar- dino, è stato mandato al camposanto! E tutte le teste sono state cacciate in cantina! e le fotografie delle teste e cranii dei folli viventi , distrutte ! Come possono quel Prefetto e la Deputazione ciò nascondere a sé stessi? Però noi ritrovan- doci tre sole copie di buon numero di quelle fotografie, le abbiamo unite ai sei volumi degli Annali che contengono il catalogo descrittivo di quel Museo. Di questi tre esemplari, uno lo abbiamo donato alla Biblioteca della R. Accademia di Medicina di Torino, un altro alla Biblioteca nazionale di Napoli, ed il terzo lo abbiamo ritenuto presso di noi, e che qui la dotta Accademia può osservare. Quasi distrutto è 1' Opifìcio delle tele, poiché pochi telai, invece di 40 che furono fino ad agosto 1869, appena ora sono in opera, ed in un locale umido. Il Teatro costruito dagli stessi alienati nel 1863 e sul quale essi spesso recitavano, per dare come han dato, rappresen- — 175 — tazioni di Tragedie, e commedie nei grandi teatri di Napoli ed in quelli di Caserta, e delle quali certo molti delle SS. LL. che ci ascoltano sono stati spettatori, è ora abbandonato ai topi. Fu tentato nel 1870 un concerto trai pazzi, ma non potè andare avanti e fallì. (1) Allora l' egregio commissario Cara- vaggio, non sapendo essere stato questo nostro tentativo sì bene riuscito (2), imitato in Francia, in Germania, in Italia e dovunque, e nulla conoscendo di questo mezzo morale di trattamento, vituperò nel suo libello famoso le recitazioni fatte eseguire da noi, facendo così come la volpe che non potendo raggiungere 1' uva esclamò eh' era acerba. II grande registro, da noi stabilito per gli elementi della statistica, contenente circa 50 categorie, tra le quali le indi- cazioni delle misure della potenza mentale relativa al volume del cervello e queste confrontate alle facoltà lese, e che noi notavamo (ne possediamo l'originale scritto di propria ma- no) (*) non è stato più continuato (3); né lo poteva essere da quei medici, ai quali quelle categorie fanno venire le tra- veggole (4), come le produssero alla famosa Commessione tecnica (5). Né la statistica, dopo l'ultima nostra del 1868, è più comparsa, come dicemmo; e se uscirà non compren- derà , Siam certi , che sterili quadri numerici su volgari e comuni categorie che non possono dare elementi a ricerche (1) Ci coiDpiaciamo come l'esimio dottor Livi direttore-medico del manicomio di Siena, abbia ora dato un concerto musicale dei pazzi, a benefìcio dei malati scrofolosi. (2) Si vegga La Presse dì Parigi dei 6, 7, 8 giugno 1863; e nel voi. degli Annali frenopatici. (*) Il commissario Caravaggio nascose quel grande registro, creden- do forse che fosse amministrativo ; ma non sapeva che quello era la copia; e l' originale era presso di noi. (3) Il mudulo di quel registro si vede in varii dei nostri lavori pubblica- ti fin dal 1846; e nel voi. Vi dtgli Annali frenopatici, pag. 88,^89, 90. (4) Annali frenopatici, Voi. V. della pag. 59 alla pag. 64; e Voi. VI della pag. 19 alla pagina 35. (5) Miratila. Osservazioni al rapporto della Commissione tecnica nominata per riferire sullo stato del morotrofio di Aversa, pag. 51 e seg. Aversa, 1869. — 176 — scientifiche (*). Del pari non è più continuato a notarsi in uno speciale Registro per le infermerie, da noi iniziato (1), se la infermità fìsica sopraggiunta all' alienato fosse acciden- tale o pure esito di follia: distinzione importantissima, onde poter calcolare la influenza delle varie malattie sulla pazzia, e le loro relazioni con le specie di essa; ed essere di guida all'autopsia in caso di morte; ed anatomizzare il cervello come organo delle facoltà e non tagliarlo come una forma di cacio ! (**) Dopo tutta questa distruzione , non ci avrebbe fatto ma- raviglia se il busto di Giov. M/ Linguiti, primo direttore di quel manicomio, e per fama di dotto e pietoso ricordato da tutti, e con gran lode dall'immortale Esquirol, da noi nel 8 maggio 1866 fatto innalzare, avesse il Caravaggio fatto ab- battere , quando nel citato suo libello famoso , per condan- nare questa nostra opera , crede vituperare la memoria di (■) E ciò si è già verificato. (1) Annali frenopatici, Voi. IV, pag. 142 e 143. (*') li Dottor Tamasia in una visita fatta a! manicomio di Aversa, pub- blicò nella Gazzetta del Frenocomio di Reggio d'Emilia (1879) le im- pressioni che in quell'Ospizio ha ricevuto dalia musica e dal canto dei pazzi, ma più di tutto dalla mente poetica del folle Felice Persio, come se in queir Asilo, fosse tutto questo, di cui ora non v'è che un'ombra, una creazione recente. Le poesie del folle Persio , furono pubblicate neW Indipendente del 1862; ed egli fu sempre il protogonista nelle recita- zioni drammatiche da noi fatte eseguire dai pazzi di Aversa nei teatri di Napoli e di Caserta : e di ciò largamente parlò A. Dumas nella Presse di Parigi dei 6, 7ed8 giugno 1863. E lo stesso Dumas, e i giornali di Napoli, di Milano , del Belgio ec. ne riferirono lo scopo e le ragioni scientifiche che ci permisero portare l'occupazione mentale dei pazzi a quell'al- tezza, a cui difficilmente più giungeranno. La notabilità che il Tamasia vi scorse ancora fu il Registro per la infermeria. Ma al prof. Tamasia non dissero che quel registro, che non sappiamo ora com'è congegnato, fu da noi istituito, come rilevasi dai volumi degli Annali frenopatici da noi scritti in quell'epoca, registro che ora han fatto risorgere dopo un silenzio ed abbandono di nove anni. È un malvezzo e vanità meschina il presentare come fatti recenti gli antichi, che veramente destarono allora grande interesse. — 177 — quel sapiente. Fortuna, che non sono più i tempi degli Ero- strato ! (1) Ma veniamo a qualche nota per la parte amministrativa. L'onorevole consigUere Mezzacapo dice che per 50 anni il ma- nicomio di Aversa ha ricevuto per la retta giornaliera di un pazzo povero una lira e sei centesimi. Se non è lo sbaglio di un zero di più, nulla è più erroneo di tutto questo. Egli avreb- be dovuto sapere che questa retta di lire 1,06, all' esposizione del nostro parere (2), cominciò dal 1° gennaio 186G ; mentre dal 1829 a tutto il 1865 il manicomio con un numero di folli sempre crescente si era sostenuto con la somma fìssa an- nuale di L. 191,245.22; sicché la retta per ciascun folle nel 1865 non era che di centesimi settanta a settantacinque. È vero che sotto la nostra direzione V amministrazione introitò dal pensionato 60 a 70 mila lire all' anno (3) e delle quali il supero s' invertiva a benefìcio dei poveri, e che ora i pensio- narli sono molto diminuiti; ma pure è vero che nel 1861 e 1862, tra l'altro, si dovettero pagare molte migliaia di lire per debiti precedenti, oltre alla mancanza di L. 9,984 verifi- catasi per partite d'introiti estinti. Ma pure è d' avvertire che varii dei manicomii d'Italia non ricevono che meno di una lira e mezzo al giorno, e non più come crede 1' onor. Mezzacapo. A Torino l'Asilo si sostiene con L. 1,25 ad individuo; il manicomio maschile a Venezia con L. 1,35; e quello di Milano con L. 1,45 (4). E questi tre (1) Il busto di Linguiti fu eretto da noi nel manicomio di Aversa, e ne leggemmo il discorso inaugurale, pubblicato nel voi. IV dei nostri Annali freii., quando a Parigi si ergeva quello ad Esquirol in Charen- ton. Il dott. Zani medico — direttore del manicomio di Reggio di Emilia, a grande sua lode, elevò ultimamente in quell'Ospizio il busto di uno dei suoi predecessori, cioè del benemerito dott. Galloni. (2) Annali frenopatici, voi. V, pag. 21, 22. (3) V. Annali Frenopatici. (4) Nell'Ospizio di St-Jean a Bruxelles L. 1,50 di Louvain » 1,15 di Sirlemont [uomini) ...... » 1,10 diThielt » 1,15 del grand-Béguinage (rfonne) .... » 1,— la — 178 — stabilimenti sono assai meglio in tutto provveduti del mani- comio di Aversa , che ora riceve L. 150 ad individuo, e di cui il manicomio alla Madonna dell'Arco aspira ad essere una copia fedele in tutto , anzi un folle vi costa due lire ! I loro regolamenti lo dimostrano. Laonde facendo noi voti che la provincia di Napoli pensasse meglio al collocamento ed all' assistenza dei pazzi , non in- golfandosi negli errori in cui si è caduto per poi cominciar da capo e perdere le spese, si prendano in seria considera- zione le seguenti osservazioni fondate su la scienza e su la esperienza. Non potendo un locale qualunque presentare le condizioni che richiede la natura speciale di un manicomio , malgrado tutte le modificazioni che vi si potessero portare, molto meno potendolo offrire il locale della Madoana dell' Arco, dove fin r acqua vi e scarsa, si pensi seriamente ad un locale prov- visorio, quando si conosce che dev' essere non per cinque o sei mesi, ma bensì per lo meno per tre o quattro anni. Questo locale provvisorio non sia lontano da Napoli per le molte ragioni, tra le quali quella della istruzione dei medici su r ahenazione mentale, e che la brevità ora non ci permette neanche di accennare: si organizzi alla meglio per le opportu- ne separazioni secondo i precetti della medicina mentale , che non bisogna scambiare con gli ossequiosi suggerimenti di certi faccendieri, che sono da per tutto. E per ottenere ciò si faccia subito uno Statuto organico, seguito da un opportuno rego- lamento interno; e che sieno al paro del progresso attuale della istituzione dei manicomi! ; e ciò dev' essere esclusiva- Neil' Ospizio d'Alost (wommi) » 1, — di Velsique-Ruddershove (rfonne) . . . » 1, — di Nitiove » 1, — di Liege » 1,09 d'Ans-et Glain, le Liege » » 1,30 di St. Marguerite, a Liege » 1,50 In Francia nei manicomi del dipartimento della Senna . » 1,50 Nel manicomio di Bassens presso Chambéry .... » 1,50 Nell'Ospizio di Vernaies presso Ginevra » 1,20 — 179 — mente l' opera di un alienista, al quale sia dato pel suo spe- ciale sapere e per la pratica di conoscere e valutare i bisogni dei pazzi e tutto quanto occorre per le dipendenze ed i rap- porti tra il personale di assistenza ed i malati, ed altre con- dizioni di trattamento. Dopo lo Statuto e regolamento del manicomio di Milano e dopo quello recentissimo dell' ospizio di Macerata inaugu- rato a 3 dello scorso luglio , non che dopo il regolamento amministrativo dell' Ospizio di Firenze che ne corregge l' in- completo statuto: statuti e regolamenti formolati da sommi psichiatri e che raggiungono lo scopo vero della medicina mentale, è doloroso per noi vedere, in tanto progresso , un regolamento per l'Asilo alla Madonna dell'Arco, da non potere ottener l'approvazione pure del pii^i docile alienista, tanto è scorbio mostruoso. Il principio informatore degli statuti organici di Milano e Macerata spicca, com'è in tutt' i buoni del mondo, nella di- rezione medica investita dall' amministrazione interna nel senso dell' indirizzo dei mezzi materiali economici al tratta- mento dei folli, e di essere 1' autorità unica nello stabilimento. Neil' ospizio di Milano, compresa la stupenda sua casa suc- cursale a Mombello, è destinato un medico-chirurgo per più di ogni 100 pazzi; — nel grande Asilo di Firenze compresa la sua casa ausiliaria a Castel-Pulci, che accolgono circa 700 ahenati, non vi sono oltre del direttore-medico e del suo aiu- tante che tre medici aggiunti ed un soprannumerario : — al magnifico stabilimento di Macerata, nel quale quella Provincia ha profuso spese non lievi, e che per ora non accoglie che 200 alienati , presede indipendente un Medico-direttore al quale si è dato un medico aiuto. Nella Casa della Madonna dell' Arco, vedremo come il prodigato numero dei medici non ha esempio. Lo statuto organico e regolamento disciplinare per l'Asi- lo di Macerata sono opera dell' illustre alienista G. Giro- lami , Medico-direttore del manicomio di Roma ; e siamo lieti di offrirlo come modello alla Deputazione provinciale di Napoli per lo Statuto da farsi per l'Ospizio della Ma- donna dell' Arco che non accoglie un numero maggiore di — 180 — folli (1). Ma pare che l'orgoglio facile ad offendersi non fa mai sentire la voce di chicchessia : invero la Deputazione provinciale dì Caserta fu sorda non solo alla nostra proposta che facevamo di ritenere il nostro progetto di regolamento, che la legge c'imponeva di fare, o di accogliere modificando il regolamento del manicomio di Milano (*) per lo Stabilimento (1) L'esimio Girolami inaugurò con splendido discorso il manicomio di Macerata. Questo discorso oltre di essere la storia del sorto Ospizio, che grandemente forma f elogio di quella benemerita Rappresentanza provinciale, che non risparmiò zelo e spese per raggiungere scopo tanto nobile ed umanitario, quel discorso, ripetiamo, è il chiaro svolgimento delle ragioni tecniche di ciascuno art. di quello statuto e regolamento interno da lui con tanta perizia forraolali. (*) Alla Commissione amministrativa negli Ospizii milanesi fu sosti- tuita la sola Direzione medica-amministrativa col concorso di economi risponsabili e stipendiati; e noi restammo soddisfatti essere state in Mi- lano attuate sì utili proposte. Ecco cume il prof, cav Romolo Grillini relatore della commissione che formò quel regolamento, in cui spicca la Direzione medica-amministrativa, aggiunge in un articolo su gli Ospi- zii di beneficenza le seguenti linee: — « Il regolamento dei manicomii provinciali di Milano debitamente ap- « provato dalla Regia Prefettura , è ora in piena esecuzione. Avendo « speso assai tempo e fatica intorno di questo lavoro , qual Relatore « della Commissione presso il Consiglio Provinciale, ci gode l'animo « nel constatare come il regolamento in discorso abbia incontrato la « piena approvazione di quel giudice autorevole e competente eh' è il « sig. prof. cav. Miraglia Direttore del Manicomio di Aversa. In un « articolo sulla organizzazione dei manicomii in Italia inserito negli j4n- « nati frenopatici ( An. V. voi. V. ), dopo aver deplorata la mancanza « di una legge in Italia , e fatto sentire il bisogno di un ordinamento « uniforme dei 38 Ospizii che ricoverano un gran numero di alienati , « il prof. Miraglia dichiara che fra gli statuti organici sanzionati dal « 1863 a tutto il 1867 in Italia il Regolamento che più di tulli raggiunge a quasi completamente lo scopo della in^tituzione di sì singolari ospizii e « della scienza, è quello dei manicomii di Milano. » ( Annali Universali di medicina di Milano, 1868, pag. 185. ) Ma si mantiene a Milano questo Regolamento nell'attuale baraonda di amministrazioni dispotiche che vogliono Direzioni mediche serve umilissime? Ne dubitiamo. — 181 — di Aversa, ma accolse in controsenso, come abbiam detto, quello del Caravaggio , incompatibile con ogni buon senso d' instituzione e servizio di pazzi. Abbiamo citato gli statuti e regolamenti che governano con lode universale gli Ospizii di Milano e Macerata, e lo schema di regolamento interno del dotto alienista Bini, antico medico- direttore del manicomio di Firenze, che con la estensione con cui svolge i precetti dello statuto, ne corregge le ambi- guità, nelle quali si cade quando vuol darsi pur la minima ingerenza alla amministrazione sulla medica direzione ; affin- chè si scorga nel confronto che nessun buon principio informa il regolamento del manicomio della provincia di Napoli, e del quale 1' applicazione ha prodotto in men di quattro mesi il caos. In questo regolamento adunque il ramo medico, che non si vuole affatto che fosse di alienisti è separato per soprappiù dall'amministrazione non solo, ma è talmente dipendente da un capo non medico detto Ispettore-economo, che pure il servizio personale di assistenza, tanto mutabile in un mani- comio da un momento all' altro, dipende da questo capo che alla sua volta ancora attender deve la venia della Deputazione provinciale. Intanto per 180 pazzi, secondo le prescrizioni del regolamento si nominarono dieci medici e due chirurghi; e si cercò un Comitato direttivo di tre medici, che da nessuno accettato , fu temporaneamente rappresentato da quattro di quei dieci medici, dei quali ciascuno funzionò da Direttore di un mese! e dei quali tutti infine nessuno risiedeva nel ma- nicomio , nuova Babele ! In tutti gli Asili dei pazzi, è riconosciuto, come abbiamo detto, un solo medico alienista per ogni 100 folli: nel mani- comio provinciale alla Madonna dell' Arco al contrario se si vogliono per lo stesso numero di ogni 100 alienati 7 1/2 me- dico, oh! certo la pazzia in questo Ospizio sarà fugata da un battaghone di sanitari, sostituendo così al sapere la massa. Questo regolamento vuole che si accogliessero solo i pazzi pericolosi, come se chi è privo di mente non porta sempre con sé il pericolo; sicché tramuta il manicomio eh' e l'istru- mento principale di cura, in un luogo di sola custodia. Ma ^ 182 — la legge vuole che i folli non pericolosi pure fossero curati, quando gli art. 172 n. 6, e 174 n. 10 di essa legge comunale e provinciale dei 20 marzo 1865 impongono che fosse dovere delle Provincie il mantenimento dei folli; e non sapremmo comprendere come una Nota del Ministro dell' Interno inter- petrò che i citati articoli intendessero che i manicomii non debbono accogliere che i mentecatti pericolosi, sostituendo così la questione economica alla questione di trattamento ed insieme di sicurezza. La Deputazione provinciale ne distese il limite scambiando un atto doveroso di beneficenza con una imposizione di economia; ed è ciò tanto più da deplorarsi, quanto essa stabilendo quali sieno le follie pericolose e non joericolose (ma chi ardirebbe asserirlo?), respinge dall' Ospi- zio tra r altro i melanconici o lipemaniaci come innocui, non sapendo che questi sono i veri ed i più pericolosi. Tolti così i lipemaniaci, i dementi, gli allucinati ed altre specie di folli nei suoi regolamenti notati, brameremmo sapere qual men- tecatto rimane per custodirsi e curarsi ? Questo regolamento adunque, storpio aborto della citata Ministeriale dell* Interno, come riverbero del fatuo Statuto di Aversa, se non fosse da deplorarsi per la serietà dell'argo- mento, e per le inconcludenze che ha prodotto nella sua applicazione, sarebbe veramente bernesco. Come poi infine vi è garentita la libertà individuale dei pazzi sì nella ammis- sione che nella uscita di essi è un insulto alla scienza ed al dritto del cittadino. In questo regolamento adunque è da riconoscersi la causa principale dell' ordinamento anomalo dell' Ospizio alla Madon- na dell' Arco; primo caso di un manicomio che si sfascia nei primi quattro mesi di vita (*) (*) Era stato già letto nella seduta dei 27 agosto 1871 all'Accademia Pontaniana questo scritto quando leggemmo nei giornali la tempestosa discussione dei 5 settembre nel Consiglio provinciale. Ecco come in quella seduta l'onorevole consigliere Nicotera si esprimeva: « Nicotera, dopo aver letto la parte della relazione fatta dalla Deputa- zione provinciale intorno al manicomio dice: . . . Quanto poi all'ordi- namento, che sistema si è tenuto per regolare il servizio medico? Un — 183 — Il senno del Consiglio provinciale non permetterà certo, che così si arresti l'opera sua tanto sublime ed umanitaria nel concetto primitivo di avere un proprio manicomio che deve esser modello. I poveri pazzi intanto reclamano il trattamento. Un medico- direttore e due medici da risedere assolutamente nell'ospizio, vi si chiamino per concorso o per nota fama di essere ve- ramente alienisti. Alla direzione medica del nuovo manico- mio di Macerata aperto, come abbiamo detto, ai 3 luglio scor- so, è stato chiamato il dottor Tonino antico e distinto medico alienista dell'ospizio di Torino, e dotto scrittore in medicina mentale. Pel manicomio di Pesaro e pel nuovo di Parma, come pure certo sarà per quelli che anderanno ad aprirsi a Novara ed a Pavia, sono chiamati al concorso per la dire- zione medica uomini che abbiano prestato il loro servizio di Direttore-medico o di medico per più tempo in qualche ma- nicomio , e che sieno noti per lavori pubblicati in frenia- tria. Del pari è per lo stesso manicomio di Aversa, sebbene nessuno siasi presentato al concorso da un anno promulga- sistema tutto diverso da quello che la logica e l'uso han dimostrato do- vere lenere, il sistema delle nomine ad ufficii speciali senza concorso. « Ma, oltre 1' ordinamento sanitario, un ordinamento amministrativo si è dovuto creare, ed anche in questo ha sbagliato la Deputazione provinciale. Non tardarono a cominciare le divergenze e le recrimina- zioni tra impiegati amministrativi ed ufficiali sanitarii, in conseguenza delle quali fu sciolto il comitato medico, e fu mandato a sostenere il manicomio una celebrità medica che di alienistica non s'intende e che non ha creduto necessaria la sua permanenza nell' ospedale .... « Nicotera ritorna a discutere .... e soggiunge: il tempo vi sarebbe stato pel concorso. Due mesi decorsero da che il consiglio si determinò a ritirare i matti a quello che !ì ritirò in effetto ; ed in due mesi si sa- rebbe fatto altro che concorso. Una celebrità è stata mandata nel mani- comio, ripeto, ma non un alienista, ne uno che vi dimori ; e noti il con- sigliere Sorrentino che i matii richiedono cure in ogni momento « Il Consigliere Sandvnato .... dice di aver pensato sempre la Com- missione a fare il meglio degl'infermi, e se sbaglio fece fu l'affidarsi a medici che « mentivano nell' opinione pubblica un merito che non han- «no. » ec. ec. (Il Piccolo, num. del 6 settembre 1871. ) — 184 — io. Ottimo provvedimento, quando si conosce che chiamando a sì importante ufficio uomini non allenisti , non vi sarebbe alcuna ragione di non collocarvi un canonico, un colonnello od un barone. Il Direttore medico sia indipendente e risponsabile, ed ab- bia l'indirizzo amministrativo, avendo la Deputazione provin- ciale r autorità tutoria ed ammìnistratrice superiore e di sor- veglianza. Un economo risponsabile dipenda dal direttore me- dico. Questo principio è l'unico che deve informare un buo- no statuto organico pel servizio dei pazzi , e che pone nella direzione medica il centro di movimento e di vita da cui si attende il benessere degli alienati ed il perfetto andamento del- l'Asilo (1). Si pensi fermamente per un programma medico, che de- v' essere di guida al progetto architettonico pel manicomio che sorger deve dalle fondamenta; ed il progetto architetto- nico è da farsi per concorso. Questa è la norma per cono- scere le spese d' impianto da porsi nei bilanci della Provin- cia. Qui cessiamo di accennare altro , sapendo pur troppo quanto le questioni da risolversi sono numerose e diffìcili, e che non mai saranno sciolte fino a che si crederà di potersi provvedere per un manicomio come se questo fosse un Ospe- dale o luogo pio ordinario. Nessun fine di pretensione, ma solo scientifico ed umani- tario ci fa dire queste parole; perchè infine dopo tanti anni di esperienze e di lavori pubblicati non male accolti dai dotti su la organizzazione dei manicomii e su la pazzia, ci credia- mo nel dovere di fare alcune osservazioni. Il Consiglio pro- vinciale di Napoli ha troppo senno per non considerare la gravità della questione. E sia di esempio la spesa fatta in Aversa nel 1855 di lire 191,187.39 per un quartiere non compiuto all'ospizio centrale elevato senza programma medico , e su inconsiderate econo- mie, sebbene l'esimio architetto N. Stassano avesse usato tutto il valore del suo ingegno; oltre a lire 12,708,77 per rattop- pare la casa ausiliaria maschile : spese che andarono tutte (1) Miraglia.Le amministrazioni dei manicomii — Caserta 1869. — 185 — perdute , come dimostrammo nel nostro Programma di un manicomio modello^ nel 1861. Questo esempio può essere di grande ammaestramento , quando pure si sa che in Aversa per essersi rattoppati sem- pre alla meglio conventi e prigioni, credendo così creare un manicomio , non si è raggiunto mai lo scopo , non ostante le ingenti spese prodigate fin dal 1813; e con le quali si sa- rebbe elevata una casa di pianta. Laonde noi lodando nella sapienza del Consiglio provinciale di Napoli, siamo certi che esso svolgerà tutto il suo senno in tutto che deve formare la costruzione speciale e l'orga- nizzazione sanitaria ed amministsativa di un manicomio, sic- ché operando secondo il progresso attuale della scienza, farà sorgere veramente il proprio Ospizio, dal quale le altre Pro- vincie si aspettano glorioso esempio e modello. ( Dal giornale La Libertà, nutn. 242, 244, 246, 248, settembre 1871). UN NUOVO MANICOMIO PROVINCIALE DI NAPOLI IN SAN FRANCESCO SALES. ( Giornale Roma, 19 febbraio 1874^. ) ( Riceviamo dall' egregio professore Miraglia la seguente lettera, che pubblichiamo a solo scopo di mettere sotto gli occhi di coloro che si sianno occupando del manicomio provinciale le gravi osservazioni di uno dei più competenti uomini che abbia Napoli. Il Consiglio provinciale non ha nulla ancora deliberato in proposito: si badi dunque a quello che è per farsi, per non pentirsene poi. ) Quando lessi nei giornali che il locale di S. Francesco Sales sarebbe stato addetto a raccogliere i folli della Provincia di Napoli , già da tre anni rinchiusi in una sconcia casa nel villaggio detto della Madonna dell' Arco , ed alla quale per le inutili e non lievi spese fatte si volle appiccicare il nome di manicomio, reputai che ciò, essendo una strana ripetizione del primo errore , fosse stato detto per celia. Imperoccliè chi non sa che essendo una costruzione speciale architetto- nica della casa la prima condizione indispensabile per la cura dell'alienazione mentale debbono siffatti asili costruirsi di pianta ed in seguito di programma fatto da alienisti pra- tici, se vuoisi ottenere lo scopo e non perdere le spese*? In Italia per essersi fino a pochi anni fa, per lo più voluto per false credenze economiche, come se la formazione e la or- ganizzazione di un ospizio sì singolare fosse questione finan- ziaria e non di cura e di sicurezza, ridurre locali impossi- bili a manicomio, non si hanno in generale asili veramente sì speciali, ma bensì semplici ricoveri che diventano spesso funesti sì per l'indole dei malati, che per la condizione di prigione che si è costretti di dare all' ospizio non opportu- — 187 — namente potuto ridursi per la tutela e sicurezza dei ricove- rati, e pei trattamenti. Il locale di S. Francesco Sales, appena riducibile per una meno pessima caserma, è del tutto inadattabile ad una casa di pazzi. Esso è un fastellone di quattro piani, oltre del pian terreno, ed ai quali si ascende per alcune scale strette, erte e pericolose; che ove si credesse renderle sicure vestendole di graticole di ferro , diverrebbero gabbie ridicole pure alla mente degli stessi alienati. Questo vasto fabbricato non si compone che di alcuni stan- zoni inutili pei pazzi ; molti corridoi per lo piìi con volte basse e sparpagliati , come lo sono qua e là altre stanze. Non vi è giardino non solo che sia sufficiente alla cultura cui dovrebbero addirsi i folli, ma neanche pel loro tratteni- mento e passeggio, tanto più che mancano vicine campagne. E questo piccolo terreno circondato da case abitate e da un precipizio da un lato, diverrebbe un pozzo ove volesse cir- cuirsi di alte mura. Insomma questa casa in mezzo all' abitato ed ai rumori, sconcio serio che contraddice il precetto dell'isolamento nel quale è la calma di un cervello stranamente funzionante al- l' azione degli oggetti esterni; senza alcuna veduta piacevole, senza terreno coltivabile , senza acqua abbondante , ed im- possibile ad ottenere le condizioni che si richiedono per lo accennato isolamento , e per le distribuzioni opportune ed indispensabili dei quartieri secondo le clas&i dello stato so- ciale ed insieme delle specie di follia dei reclusi, non sarà mai affatto un manicomio. Intanto il fabbricato è in gran parte cadente e puntellalo da centinaia dì grosse travi , e si dice averlo la Provincia comprato per lire trecentomila (*); e che ora si sta pensando alle spese per riattarlo e ridurlo, come immaginano, a ma- nicomio. Le spese certo saranno enormi. Ma quali studi tec- nici opportuni sono stati fatti per dar luogo ad un programma medico, e così poter conoscere se, secondo i principi di esso programma, eh' esser deve la realizzazione dei precetti della (*) Fu acquistato per lire 420,000. — 188 ~ medicina mentale , fosse qualche quartiere di quel locale riducibile per ottenere almeno in parte lo scopo a cui deve essere destinata una casa di pazzi ? I manicomi non sbuc- ciano come i funghi , sì se debbono farsi di pianta , sì se , alla men triste , vi si potesse ridurre un buon locale con non molte spese. E per questo da per tutto studi lunghi e pratici fatti da alienisti sommi , studi da cui deve sorgere un buon programma medico, debbono dettare le norme pei progetti architettonici ; ma ciò riuscirebbe impossibile per S. Francesco Sales , quando , come ho detto , V attuale sua sconcia struttura si oppone ad ogni riforma necessaria al- meno per le condizioni principali di cura e di sicurezza; anzi nello stato in cui ora trovasi quel fabbricato bisognerebbe spendere più centinaia di migliaia di lire , per ottener poi non solo niente , ma un fatto di regresso deplorabile , ed a danno dei miseri pazzi. Ma più di tutto chi non sa che a quell' altezza non lieve sul livello del mare le malattie nervose e specialmente le cerebrali vi troverebbero un funesto alimento, come già ve lo ritrovano le malattie del sistema circolatorio sanguigno , malattie ambo tanto ligate tra loro per le influenze recipro- che tra questi due sistemi. Anzi sappiamo che fin da molto tempo in S. Francesco Sales non furono mai accolte donne malate di cuore, atteso che sollecitamente vi perivano. E vi si voghono ora recludere i pazzi ? Alzai la voce quando 200 folli della Provincia si colloca- rono nei pessimi locah alla Madonna dell'Arco. Riconosciuto infine T errore si vuole dopo tre anni ripetere lo stesso fallo, per poi in seguito ricominciar da capo. E dissi inoltre in un mio lavoro (1), che il Ministero dovrebbe guardare non con occhio ingenuo come si spende il danaro della Provincia. Ed in fatto di manicomio, che per la sua struttura speciale . si vogliono tanti studi di pratici alienisti per risolvere diffi- cili questioni, è singolare, perchè la Provincia dà il danaro, che i suoi consiglieri si arroghino la pretensione di essere già sapienti di una dottrina dai cui principi ineluttabili di- (1) Il nuovo manicomio provinciale di Napoli, 1871. — 189 — pende la opportuna struttura architettonica ed organizzazione di una casa che per la influenza che deve avere su la mente dei rinchiusi ne costituisce la principale ed indispensabile condizione del trattamento curativo, della vigilanza, e della economia; studi ad essi totalmente ignoti. Dopo la riforma architettonica dei manicomii di Roma, di Bologna , di Pesaro , di Parma , e dopo gli ospizi sorti di pianta a Mombello succursale della Senavra di Milano , ed a Macerata, e dopo quello grandioso che sta sorgendo dalle fondamenta a Novara , e del quale già posseggo le piante , che si additano come modelli e che costarono annosi studi di pratici alienisti; e dopo gli studi che da più anni si stanno facendo a Milano per far sorgere il manicomio centrale da sostituirsi alla orribile Senavra, è deplorabile che in Napoli, dove veramente si potrebbe far sorgere dalle fondamenta un ospizio modello, si pensa senza ripetuti ed opportuni studi, a rattoppare case , che si ha il coraggio di appellare ma- nicomii. Si faccia quindi per erigere un ospizio di folli un program- ma medico elaborato secondo i precetti della scienza, e che sarebbe colpa violare nei progressi attuali di medicina men- tale. Si pubblichi un concorso pel migUore progetto archi- tettonico che raggiunga lo scopo del programma; e vedrassi che la spesa sarà meno di quella che andrebbe pel rattop- pamento dell'inutile S. Francesco Sales. Io so che si predica al deserto. Non ho voluto qui che accennare appena allo sbaglio che va a compiersi se quello strano fabbricato si destinerà a raccogliere i pazzi , sì per là parte di trattamento e di sicurezza che di economia; im- perocché è megho dire, come farò un' altra volta, le condi- zioni che si richiedono affinchè un ospizio dei più miseri malati raggiunga lo scopo della sua speciale destinazione , per comprendersi che non bisogna così alla carlona buttar via ingenti somme senza sapere quello che deve farsi. Dott. B. G. MlRAGLIA. UN MANICOMIO IN NAPOLI. ( Giornale V Omnibus, 46 aprile i874^) (Sul manicomio che s'intende istituire in Napoli nel lo- cale di S. Francesco Sales in via Salvator Rosa pubblichiamo con piacere una lettera che ci vien diretta dal chiaro pro- fessore cav. Miraglia : ) Napoli 15 aprile 1874. Lessi nel Piccolo del di 20 del mese scorso di marzo che la Commissione per la formazione di un manicomio in Napoli aveva offerto 340,000 lire (*) all'Albergo dei poveri per l'ediflzio di San Francesco Sales; ed ove questa offerta non fosse stata accettata, si sarebbe proposta al Consiglio la costruzione di un nuovo edifìzio ad uso di manicomio, per la quale si ban- direbbe un concorso. Ed ora che all' oggetto va a convocarsi il Consiglio pro- vinciale , sembra che l'Albergo dei poveri avesse accettato la proposta della Commissione, perchè quando avrebbe esso potuto più afferrare sì bella occasione per togliersi dalle spalle quelle sconce e guaste fabbriche per le quali si sono perdute tante spese? Però scorgendo che ove non fosse stata accettata quella proposla si sarebbe pensato alla costruzione di un nuovo edifìzio , è da sperare nel senno del Consìglio provinciale nei rigettare quella funesta proposta per dar luogo al pro- getto di far sorgere il manicomio dalle fondamenta. Intanto osservo che un concorso per la costruzione archi- tettonica di una Casa di pazzi senza precedenza di uno stu- diato programma medico, sarebbe qui la smania di far sor- gere un Ospizio cotanto speciale a controsenso dei principii (*) Come abbiamo notato a pag. 187 si pagarono 420,000 lire. — 191 — freniatrici che hanno già stabihto: La costruzione di un ma- nicomio deve essere meno V opera di un architetto che la realizzazione dei principii della medicina mentale. (Falret, visite à V établissement d' aliènés, p. 42), In somma si faccia uno studiato programma medico e si pubbliclii, in prima per sentire le osservazioni degli alienisti e poi per presentarlo al concorso degli architetti , affinchè potessero offrire un progetto architettonico secondo i prin- cipii del pubblicato programma medico. È da sperare che il Consiglio provinciale ci penserà seria- mente; e per questo credo utile di trascrivere quello che su la notata mia lettera intorno al nuovo manicomio provin- ciale di Napjoli a San Francesco Sales han manifestato al- cuni dotti e sperimentati alienisti. I dottori A. Verga e S. Biffi nel riprodurre quella lettera neWArchivio delle malattie nervose che si pubblica in Mi- lano (fase, di marzo 1874) dicono : sotto questo titolo tro- viamo nel Roma ( 19 febbraio ) giornale del mattino che si stampa in Napoli , una lettera del prof. B. G, Miraglia , eh' è valida protesta contro un progetto dissennato. E scrivevami al proposito il Nestore degli alienisti itahani dottor Gio. Stef. Bonacossa Direttore del manicomio di To- rino ai 26 febbraio ultimo. « Ho letto il vostro articolo un « nuovo manicomio ec. « Non conosco la località dove si tratta stabilire questo « spedale; ma dalle notizie che avete date e del luogo e del « fabbricato, che si vorrebbe destinare a tale uso, e per la « stima che ben meritate su di simili materie, non posso a « meno di convenire nella vostra sentenza. — L'è veramente « una trista fatalità per noi italiani cultori della medicina « psicologica di vedere sempre conculcati i principii che si « dovrebbero seguire in tali occorrenze, e siano posti in non « cale per lo più nel nostro paese i nostri voti , non sola- « mente per la formazione di manicomii, sebbene ancora per « la sanzione delle leggi da tanto tempo incessantemente ed « ognora invano domandate. Il perchè dispero oramai che « sieno per riuscire vani tutt' i nostri conati sotto ogni rap- « porto. — 192 — « L' andazzo di trascurare i consìgli della scienza medica « ed il falso concetto che hanno i legislatori, i giudici ed i « giurisperiti della capacità loro a pronunziare perfetto giu- « dizio su quanto è di competenza della medicina , non ha « mai potuto essere emendato ! » È da far voti che il Consiglio provinciale pensi che un pentimento non farebbe poi riacquistare le spese perdute. Dottor B. G. Miragli A. IV. (Giornale 11 Pungolo, / agosto i87i) (Attesa la gravità delle questioni che si collegano all'im-j pianto di un manicomio a S. Francesco Sales e l'interesse non lieve che vi à la città e la provincia di Napoli, pubbli- j chiamo anche la seguente lettera dell' egregio prof. Miraglia, giudice certo competentissimo in una controversia come questa : ) Napoli 31 luglio 1874. (*) Senza divagare nella questione — tutta praticai e scientifica sebbene non possa essere trattata estesamente nei giornali, dov'è facile che la discussione diventi disputa] inutile — giova che il pubblico ne conosca l' importanza nei] temi principali che sono i seguenti: 1. Quali sono le condizioni che la scienza e la pratica hanno! stabilito di essere indispensabili per la costruzione speciale ed organizzazione di una Casa destinata alla cura, tratta- mento e sicurezza dei pazzi ? 2. Essendo queste condizioni molteplici, speciali e di di- versa natura, permettano che un locale qualunque, malgrado (*) Riproduciamo qui la parte della lettera che più interessa lai questione del manicomio. — 193 — le riduzioni più ampie possibili, potesse essere ridotto a rag- giungere almeno in parte le condizioni imposte dalla scienza; e cosi armonizzare la organizzazione interna del servizio pel trattamento e per la sicurezza con la costruzione tutta sin- golare architettonica della Casa ? 3. Un fastellone di quattro piani oltre il quinto al pianter- reno, tanto contrario ai precetti del trattamento, della vigi- lanza e della sicurezza, può essere atto alla trasformazione di un Ospizio sì speciale, che non bisogna paragonare per nulla con un Ospedale comune ? 4.. Le massime freniatriche vogliono che una casa di pazzi debba stare in mezzo o fuori 1' abitato ? E quale luogo è da preferirsi? 5. I manicomi defflnitivi per raggiungere il fine della loro destinazione, permettono la scelta di un locale trasformabile pur solo in parte, o che sieno eretti dalle fondamenta? 6. La questione della costruzione ed organizzazione di un manicomio è questione esclusiva finanziera ed economica, oppure questione di cura, di trattamento e di sicurezza, nella quale là prima viene naturalmente compresa ed assorbita ? E così tante altre questioni speciali di distribuzione interna architettonica che marciano di pari passo con V organizza- zione interna di un facile e non ingarbugliato servizio di trat- tamento e di vigilanza. Nelle quali cose tutte consiste vera- mente r economia. Dopo la risoluzione di questi quesiti si scorgerà chiaro se il locale di S. Francesco Sales si presterà all' applicazione almeno di alcune delle condizioni volute dai precetti della medicina mentale. — Per me sono certo che non ne raggiun- gerà una. Intanto domenica, 26 di questo spirante mese, nella nostra R. Accademia medico-chirurgica il prof. Sebastiano de Luca propose che 1' Accademia trattasse la questione del manico- mio a S. Francesco Sales. Dopo la discussione se doveva prendere in considerazione siffatta proposta, nella quale pre- sero parte in contrario i socii Fede e Pasquale, ed in favore i socii De Orecchio, De Sanctis ed il sottoscritto, la proposta ' De Luca fu ammessa a maggioranza di voti 17 sopra quattro 13 — 194 — contrarli. Sicché nella tornata di agosto comincerà la discus- sione su r oggetto. Per la qual cosa sarà molto autorevole la sentenza di questo rispettabile Corpo Accademico. ' Dottor B. G. MlRAGLIA. É importante porre innanzi al nostro discorso sul mani- comio a S. Francesco Sales, quanto se ne disse nell'Acca- demia medico-chirurgica di Napoli, e far seguire il rapporto della Commissione e la decisione dell'Accademia (i). TORNATA ORDINARIA DEL 26 LUGLIO 1874. Presidenza del Prof. €av. Jacolucci. Sunto degli atti verbali. Il socio Be Luca Sebastiano, prende la parola per fare la seguente mozione. Poiché, come si dice, trattasi d'istituire in Napoli un mani- comio provinciale nello Stabilimento di S. Francesco Sales per lo quale vi sono state delle opinioni diverse per la località, sito, esposizione ec. crede l'Accademia doversene, e potersene ingerire, sempre in riguardo alla scienza, ed alla umanità, e dare all'uopo un suo parere? Il Presidente, consultato all'uopo il nostro Statuto, il quale ammette la discussione di tutto ciò , che riguarda la Clinica Medica in generale, ne fa la corrispondente proposta. ^ Il socio Miraglia ha la parola, e dice, ch'egli ha dimostrato colla stampa le sue idee contrarie ad un manicomio a S. Francesco Sales, perchè ritiene indispensabile per la sua esatta istituzione la precedenza d'un progetto tecnico , e tale a ben corrispondere a quanto all'uopo bisogna, e ricorda, che senza progetto architettonico, e corrispondente (1) Resoconto delle Adunanze e dei Lavori della Reale Accademia medico- chirurgica di Napoli. Tomo XXVIII, — 1874. — 195 — programma non possa istituirsi un manicomio da servire agli alienati , ed alla scienza. Il socio de Crecchio espone , che per tale importante discussione , crede doversi fissare una giornata apposita, e poiché il nostro socio Buonomo è appunto l'iniziatore del manicomio anzidetto, stima neces- sario, che vi sia presente, e ne prenda parte. Il socio Fede opina^ che l'Accademia, secondo lui, non debba inge- rirsi di tale argomento, il quale potrebbe condurre a questioni che non appartengono al Consesso. E nel caso affermativo, stima anch' egli col de Crecchio di aggiornarsi la discussione per esservi presente il socio Buonomo. Il socio de Sanctis, crede che l'Accademia possa bene occuparsi di tale argomento , perchè si tratta di discutere su principii limitati alla scienza alienistica, e come tali non esservi precisa necessità della pre- senza del Buonomo. Il Presidente vuol mettere ai voti la proposta De Luca per sapere se l'Adunanza intenda o pur no accettarla. Il socio de Crecchio ripiglia la parola per dire, che senza venire ai voti su tale materia, basta, a suo modo di vedere, che si fissi un giorno per la discussione. Il socio De Luca Sebastiano , dice , che ove si voglia appoggiare dai Socii la sua proposta, non rimane, che stabilirne la discussione. Il socio Pasquale, ha la parola per dire, che trattandosi d'un affare per cui TAccademia non è stata richiesta, e toccando nella discussione interessi materiali e morali della provincia, non pare, che l'adunanza debba secondo lui, ingerirsi. E ove si voglia, crede necessario che si venga ai voti. Il socio Miraglia stima opportuno e giusto, che il corpo Accademico s'interessi d'una questione puramente scientifica per la sua applica- zione all'umanità sofferente. Il socio Fede, appoggia il parere del socio Pasquale, che cioè l'Ac- cademia non debba impegnarsi a tale riguardo per non discendere ad affari puramente materiali, e di genere non scientifico. L'adunanza chiede la votazione sulla proposta De Luca. Il Presidente la pone ai voti. I convenuti in numero legale 1' accettano a maggioranza di voti. II Presidente rimette la discussione nella prossima riunione. TORNATA ORDINARIA DEL 30 AGOSTO 1874. Presidenza del Comm. Senatore Tommasi. Sunto degli atti verbali. Il Presidente apre la discussione su la proposta del socio De Luca Sebastiano, relativa allo Stabilimento di S. Francesco Sales prescelto per la istituzione d'un manicomio provinciale 11 proponente De Luca prende la parola per dichiarare che nella sua proposta non intende di fare questione personale, ma unicamente di presentare un argomento relativo alla scienza per la istituzione di un manicomio. Il socio De Sanctis ha la parola, e ricorda in prima, che male a pro- posito s'invocano come autorevoli e tecnici i pareri de' Membri del Consiglio di Sanità provinciale, e degli Architetti per la edificazione di un manicomio moderno in S. Francesco Sales. Difatti quel Consiglio di Sanità dette un parere favorevole a maggioranza di uno , il quale es- sendo il solo un pò tecnico, confessava di aver votato senza alcuna co- gnizione della cosa, ma solo per riguardo a persone. Gli altri votanti erano Avvocati, ed un Chimico. Non doversi tener conto del parere de- gli Architetti, perchè questi purché si edifichi, dicon lutto possibile, brigandosi poco o nulla del tecnicismo , e dei folli. Molto meno poi po- teva essere tecnico ed autorevole un tal voto emesso dal Consiglio pro- vinciale ; poiché per compiere un'affare non dette ascolto alla relazione contraria del Consigliere Fusco , ed alle gravi parole del Consigliere Galletti. Entra poi nell'argomento, e nella questione più generale, cioè, se le alture sieno favorevoli alla igiene de' folli. Per unanime consen- timento si afTerma oggi, che ciò sia sfavorevole, anzi il socio Buonomo à questa sentenza non oppone ragionamenti che valgano a provare, che le alture siano favorevoli , od almeno indifferenti , e nei suoi scritti in risposta al Prof. Tommasi, cerca piuttosto dimostrare, che S. Francesco Sales non sia un'altura, servendosi di tre argomenti. Il primo è che S. Martino, il Vomere, ed Antignano siano più alti di S. Francesco Sales; al che De Sanctis oppone, che non perchè il Vesuvio è più alto dell'Eremitaggio, e della Specola Vesuviana, lo eremitaggio, e la Spe- cola non sono alture, tutto essendo relativo in questo mondo. — S.Fran- — 197 — Cesco è meno alto di soli due metri dalla Specola di Capodimonte! — In secondo luogo il Buonomo chiama in soccorso la Svizzera, che gli oppositori di S. Francesco Sales vorrebbero condannare a non avere manicomio; ma de Sanctis dice, che se la Svizzera ha altissimi monti, ha perciò profonde valli, e tra queste, e quelle cime vi sono certamente punti intermedi relativi sempre. Il 3.** argomento del Buonomo è, che alla strada Salute la medicina vecchia, e la nuova han mandato sempre i malati ; ma si risponde, che non vi furono mai mandati i folli, i quali vi peggiorarono. Segno è dunque, che nella via Salute, già più bassa di S. Francesco, si sono distinte sempre malattie da malattie. Il 2." argomento è pure essenziale, che cioè S. Francesco stia entro l'abitato, lontano da strada ferrata, in contiguità con un'Ospedale, con strade pubbliche, ed edifizì. Contro questo fatto evidente si allegano manicomi entro le Città, senza pensare all'epoca in cui furono costruiti! Il 3.° è la mancanza di terreno libero , essendo oggi convenuto , che per ogni cento folli vi vogliono due ettari di terreno ( 6 moggia ) , e S. Francesco non ne ha neppure un decimo. Il 4.® è l'acqua , che De Sanctis crede scarsa per darne da 100 a 150 litri al giorno per ogni folle, compreso tutto , eccetto le latrine, e la lavanda della biancheria , e dimostra questa scarsità dall'esempio del vicino Ospedale Clinico, dove si credeva essere acqua inesauribile, e dopo pochi mesi, per 200 inferrai appena, si dovettero spendere 40mila lire dalla Provincia per iscavare un cunicolo di 93 metri, e portarvi r acqua dal Carmignano ; cunicolo che dovrebb' essere di 130 metri per S. Francesco Sales. Accenna infine all'Edificio di 4 piani, dannoso ai folli; che , anche ridotto, non sarà sufficiente a fare degli alienati di mente, e loro categorie una perfetta e razionale separazione. Lascia le altre cose più minute ed interne al socio alienista Miraglia. Il socio Miraglia avuta la parola, legge un lungo discorso nel quale ponendo tutte le condizioni, che oggi la Scienza richiede per la istitu- zione di un manicomio modello, esamina in seguito se queste condizioni possonsi rinvenire in S. Francesco Sales; e conchiude, che non vi ha nessuna delle condizioni volute. — ( Segue il discorso del Miraglia. ) — 198 — IL NUOVO MamiCOMIO PROVINCIALE DI NAPOLI NELL'EDIFICIO DI S. Francesco Sales , ed i principii fondamentali per la COSTRUZIONE ED ORGANIZZAZIONE DEGLI OSPIZII DEI FOLLI. Avendo quest'Accademia Medico -Chirurgica determinato | nella tornata dei 26 di luglio scorso di trattare scientifica- mente la questione su le condizioni che si richiedono per ot- tenersi un manicomio per la Provincia di Napoli che sia atto secondo le esigenze della Freniatria, ora tanto in progresso, a raggiungere il fine della sua destinazione , mi credo nel- r obbligo di sottoporre al criterio di tanto illustre Consesso alcuni precetti che già ora tutti gli alienisti ammettono come elementi indispensabili per la costruzione ed organizzazione di Asili cotanto singolari, e che ho creduto vedere confermati nei miei lunghi anni di esperienza. . Il Consiglio provinciale di Napoli ha approvato che sì adat- i tasse a manicomio l'edifìcio di S. Francesco Sales, costruito già per altra destinazione, e situato nella parte più elevata | di questa città, e che fu unito all'Amministrazione dell' Al- j bergo dei poveri nel 1816. Nella medesima tornata, ricorderete, o signori, che io dis- si, che non bisognava entrare per nulla su le ragioni della deliberazione ora inappellabile del prelodato Consiglio pro- vinciale; ma di determinare le condizioni che già la Frenia- tria impone per ottenere un manicomio, e che il violarle sa- rebbe colpa per la scienza di non averne notati gli errori ; tanto più che Napoli per la sua Provincia ha dritto di avere un Asilo di alienati che non sia inferiore ad alcuno dei mi- ghori Ospizii, perchè ne ha i mezzi tutti. Se r edifìcio di S. Francesco Sales con le sue trasforma- zioni promesse non contraddirà tali condizioni, tanto meglio per r Amministrazione della provincia che non avrà a la- mentare di aver perdute le spese. Ma io noi credo. Per veder ciò non vi vuole che il buon senso di confronto trai principii che vado esponendo e la loro applicazione. — 199 — Per la qual cosa io non farò altro che esporre le principali massime indispensabili e norme da seguirsi nella fondazione, costruzione ed organizzazione dei manicomii, già applicate nella erezione del maggior numero degli Ospizii del mondo, e che in Italia vanno già ora mano mano attuandosi I. Isolamento. — Situazione e scelta del luogo. Una Casa che deve accogliere malati nelle facoltà della mente, i quali hanno dritto al trattamento ed alla sicurezza, deve rappresentare la realizzazione dei precetti della medi- cina mentale. Per lo che prima di venire al mio determinato assunto è indispensabile di accennare ad un concetto chiaro e generale della pazzia, di cui il principale istrumento di cura e di gua- rigione è la Casa appositamente costruita ed organizzata, nella quale debbono dimorare quei disgraziati; e senza di cui è un' arditezza strana parlare di manicomii. La oppor- tuna costruzione architettonica della Casa è per me l' unica condizione di reprimere e riordinare le turbate facoltà cere- brali ed esercitare le sane, importante mezzo favorevole al- l' applicazione dei trattamenti fisici e morali. Sicché ove ciò mancasse fallirebbe lo scopo per cui tali Asili sono destinati. Il cervello è 1' organo per cui si svolgono , si manifestano e si esercitano le sue facoltà. Questo cervello in contatto ed in relazione col mondo esteriore per mezzo dei sensi che vi trasportano impressioni eccitatrici , è un organo in attività perennemente operante su quelle stimolazioni, imperocché è sempre attivo ciò che reagisce. Or disordinate in tutto o in parte le funzioni speciali del- l'encefalo nelle manifestazioni intellettuali, morali ed istintive, n' é logica conseguenza che quanto sul cervello agisce dal mondo esteriore, non può che determinare quest' organo e funzionare stranamente cioè secondo il suo stato material- mente modificato. Per la qual cosa il più importante mezzo — 200 — di fare che il cervello riposi e sia con norme tutte speciali guidato nelle sue funzioni in modo che quanto è fuori di sé, diventi un nuovo mondo di elementi riordinatori delle sue sensazioni trasformate ed operazioni pervettite, si è quello di allontanare dai suoi sensi quanto può essere divenuto stimolo soverchiante e doloroso su di esso reso morbosa-' mente eccitabile ; ed alimentare così le sensazioni che sol- levino, ricreino l'animo dell'infermo; vero mezzo è tutto questo di esercitare con regole apposite le superstiti facoltà sane per reprimere e riordinare le malate. Né vale il porre innanzi il cervello dei dementi paralitici come organo inec- citabile, perchè anzi questi sono i più soggetti ad andare in- contro agli accessi maniaci, indizio di facile irritabilità della loro fibra cerebrale. E poi questi alienati nelle nostre Pro- vincie non sono che il 5 o 6 per ogni 100 foUi. Lo scopo di siffatto ed indispensabile isolamento viene compreso in una speciale costruzione architettonica ed orga- nizzazione della Casa che deve accogliere tali malati. Né questa principale condizione può ottenersi, e per la quale possono raggiungersi le altre del pari importanti, ove questa Casa non sia situata lungi dai rumori, e per dire in una parola, fuori dei luoghi abitati, in silenziose vaste ed amene campagne. • Ad ottenere quindi lo scopo più speciale di occupare le facoltà sane per reprimere e riodinare le malate, non s' in- tende che i folli fossero reclusi in maniera da vedersi sempre attorno mura di prigioni ed innumerevoli inferriate, e privi di ogni comunanza sociale; .ma di aver luoghi di passeggio, di diporto, di occupazioni, di giardinaggio e di coltivazione nel proprio vasto recinto, nella quiete e nella calma. É quindi molto logico considerare che una Casa di pazzi in mezzo ai rumori dell' abitato è molto più che riprovevole; e tutti gli ahenisti lo hanno condannato. In quanto alla situazione tutti gli alienisti convengono sulla scelta del luogo, che dev' essere inclinato ed a poca e non grande distanza dalla città, ottenendosi in tal modo sì la calma e la quiete dei malati, che la facihtà del servizio e dello avviamento amministrativo. Difeso dai venti del nord ™. 201 — e dalla umidità che le colline troppo vicine e superiori gli addosserebbero sopra, il terreno asciuttò pel piano inclinato in cui sorge il fabbricato, con vedute ridenti e variate, acque abbondanti, e campagne spaziose per passeggio, e per sito ortivo e da coltivare, deve avere i limiti al di là di questi recinti per la calma e quiete maggiore. Nel perimetro delle grandi città potrebbero esservi luoghi che raggiungessero tali condizioni pei giardini estesi che rendono un terreno segregato dall' abitato : allora sarebbe da conciliarsi la situazione dell' Ospizio con certe esigenze; come è stato a Bologna ed a Roma, ed a qualche altro ma- nicomio d'Italia, unendo al vecchio fabbriche nuove; e come lo è stato a Parigi pel nuovo Ospizio clinico che se lo è dentro la città, presenta l' isolamento opportuno pei vasti giardini che lo circondano, e per tutte le condizioni favorevoli cui ha dato luogo 1' elevazione dalle fondamenta. Dice Esquirol, seguito da tutti i psichiatri, che un mani- comio deve essere situato al di fuori e non lungi da una città, e sopra un terreno assai vasto esposto a levante ed alcun poco inclinato di maniera che il pendio del suolo lo renda libero dalla umidità. Parchappe stabilisce che « un luogo mediocremente ele- » vato, un pendìo dolcemente inclinato, realizzano come ter- » reno di assetto le condizioni più favorevoli per la fonda- » zione di un manicomio; mentre le magnifiche vedute che » potessero offrire gli Stabilimenti collocati su terreno elevato » si fanno pagare a caro prezzo per le intemperie dell'aria » e penuria di acqua. Il terreno deve fornire per sé stesso » un' abbondante quantità di acqua potabile » (1). In vero è noto come nei terreni elevati non può che ad immensa profondità ritrovarsi acqua sorgiva e scarsa, sic- ché si é costretto di raccogliere l'acqua piovana nelle cisterne dalle tettoie del fabbricato, le quali pure avessero l'estensione maggiore non potranno mai raccogliere acqua sufficiente pei bisogni moltiplici ed incessanti di un manicomio. Altro che (1) Parchappe, Des principes a suivre dans la fondation et la cpn- structions des Asiles des Aliénés» pag. 186. — 202 - cisterne ed un pozzo profondo vi vogliono per somministrare r acqua in un simile stabilimento di 400 a 600 pazzi, sebbe- ne lo potesse essere bastevole per ogni altro Ospizio comune, al quale per nulla è quello da paragonarsi. In fatti pei nu- merosi bagni giornalieri, per le lavanderie, e per gli opifìzii in un manicomio l' acqua deve consumarsi oltre che decupla di quella di un Ospedale comune o di un reclusorio. Jacobi vorrebbe al minimo 92 litri, e Conolly 185 litri di acqua per persona, esclusa quella per uso degli Opiflcii. Il buon senso d' ogni medico riconosce nei luoghi relativa- mente elevati, per le ragioni ricordate da Parchappe, un alimento facile a danno delle malattie nervose e specialmente del sistema circolatorio sanguigno che tanto viene impegnato nelle malattie cerebrali, e che forse n' è la causa prima. Tutti gli alienisti convenendo su la scelta del luogo per la fondazione di un manicomio, sono del pari di accordo per lo spazio necessario di un terreno di recinto proporzionato al numero dei malati reclusi. Da 10 a 20 ettari di terreno viene accordato secondo il numero dei 200 a 600 pazzi. (1). Per notare qualche esempio della situazione e spazio di terreno assegnato ad un manicomio, è utile ricordare che i due grandi manicomi! di Londra, cioè quello di Colney Hatch di più di 1000 folli (2) e 1' altro di Surrey di oltre 400 (3), sono posti in una amena e grande pianura asciutta ed iso- lata del tutto da luoghi abitati, ed hanno le occupazioni cam- pestri ed industriali. Altri tre stabilimenti sono del pari si- tuati fuori Londra ed in mezzo a vasti terreni. Nelle stesse condizioni sono il quasi recente Asilo di Lincoln ossia Lin- coln Countij Asylum, che contiene 1000 pazzi, ed è situato al fianco sud-ovest di una collina presso la città (4), e special- mente quello della Contea di lark a Clifton. Lo stesso è negli Ospizi! di Edimburgo, di Glascov, Dumfries, Rainhill presso (1) L'ettaro è pari a 10,000 metri quadrati, cioè circa a 14 moggia legali. (2) Ora 1200 folli. (3) Attualmente ne ricovera 900. (4) Curchod, De aliènation mental etc. p. 13. »- 203 — Liverpool sebbene mancassero delle aspirazioni odierne (1). Con le stesse condizioni favorevoli sono situati tutti gli Asili di Germania; e sono specialmente da notarsi quelli di Siegburg {Direttore Jacohi)^ di Eichberg nel Ducato di Nas- sau sulla sinistra riva del Reno, d'IUenau, di Halle, e l'asilo incantevole di Sacsemberg nel Meklenburg-Schvv^erin. Tra gli Ospizii della Francia che quasi tutti sono nelle condizioni volute dalla scienza, specialmente quello di S. An- na ed altri due ora sorti a Parigi, mi piace notare il magni- fico Asilo di Quatre-Mares a Ruen per 400 ed ora più alienati sorto sul programma di Parchappe, perchè è speciale pel concetto dell' armonia dell' organizzazione interna col modo di costruzione dei diversi quartieri, concetto preferibile a quello delle altre nazioni. Ancora uno dei mighori tipi è il manicomio di Marsiglia eh' è 1300 metri lontano dalla città ed ha terreno per giardinaggio e coltivazione per 600 alienati, ed è a fabbricati disseminati. Lo stesso è il manicomio di Auxere eh' è a poca distanza dalla città, e può considerarsi come modello. Il manicomio di Vienna, di cui posseggo la pianta, e che qui presento, ha 12 giardini. « Il S. Benedetto di Pesaro, dice il Girolami, situato all'ovest » e fuori della città fu nel 1828 che fu cominciato occupando » un piccolo convento, e poi ingrandito. Ha il vantaggio di '*'* essere isolato con variate belle vedute. Ha un parchetto ove » sono alborati viali, compartimenti e praterie ad ortaglie e » giardinaggio, ad aiuole fiorite, ampio suolo battuto ec. (2) ». Il nuovo manicomio di Bologna non è dentro la città, ma fuori, verso la strada ferrata. Palermo ha pure il suo manicomio fuori 1' abitato. Il manicomio provinciale di Bergamo sorge solitario e mo- numentale nel centro di una vasta tenuta, a pie dei colli, nelle vallate di Astino (3); ed ha 216 litri di acqua per persona. (1) Girolami, Opere, voi. I, pag. 83. (2) Girolami j Opere, Voi. 1. (3) Sulla riforma del manicomio di Bergamo, Relezione della Com- missione ece. — 204 — Il nuovo Ospizio di Macerata che è costato un milione e dì cui qui presento la bella pianta, è perfettamente isolato e dista dalla città metri 1,024,50; ed è a due piani, ed ha vasti terreni. Anche pel quartiere dei pensionarli totalmente separato è aggiunto uno spazio di orticoltura di metri qua- drati 5060. Ha sei conserve di acqua alimentata da cinque trombe aspiranti (1). Cesso dagli esempii perchè potrei accennare a tutti gli Ospizii veramente modelli della Svizzera, del Belgio, della Russia , dell' America, i quali se restano per la naturale si- tuazione geografica dei luoghi molto alti sul livello del mare lontano, non sono certo collocati in cima ai monti, ma nelle falde delle colline ricche di acqua e poco elevate dalle vaste pianure e ridenti vallate che le circondano, sul livello delle quali debbono relativamente considerarsi (2). Cosi per es. è da riguardarsi il maestoso e vasto manicomio di Macerata, di sopra indicato, che se è posto sopra un colle elevato di m. 320,02 sul livello del mare, è di poca altura su le pia- nure che gli sono a piedi. Per lo che mi limito a trascrivere la seguente tavola sinottica di un certo numero di manicomii stranieri, che prova l' importanza di cingere i manicomii di vasto terreno secondo la popolazione di ciascuno di essi (*). (1) Girolami, Relazione, p. 6, 7. (2) Le suddette condizioni ritenute da tutti gli alienisti sono state poste per leggi da alcuni governi, come nel Belgio: Chap. I. Art. 1. Les établissements affectés au traitement et à la gar- de des aliénés doivent réunir les conditions suivantes. l. Situation et locaux salubres, bien aórés, accessibles à la lumiere et au soleil, et pour les nouvelles constructions, sites à la campagne dans la proximité d'une ville, ou tout au moins espace suffisant pour y établir une exploitalion agricole ou horticole à la quelle puissent étre occupés les aliénés [Loi des i8 juin 1850 pour le Belgique). (*) Negli Stati Uniti di America nelle Regole con le quali debbono essere costruiti i manicomii, vi si notano i seguenti articoli : « 1." — Tutti gli Asili per gli alienati debbono essese costruiti alla « campagna, almeno a due miglia da una grande città. « 2.® — Ogni Asilo per gli alienati, qualunque sia il numero dei suoi « malati, non deve aver meno di 50 acri {quasi 25 ettari) di terreno per — 205 — Francia Senna Inferiore . Vandea . , . , Basso Beno . . . Sarte . . . , . JnghilteiTa Middlesex . . . Surrey . . . . Middlesex . . . Yorkshire . . . Scozia Irlanda Leinster . Connaugh Germania Prussia ...... Ducato di Nassau. . . Gran Ducato di Bade. . Stati Uniti d' America Nuova Jork, . . . . Nuova Hampshire. . . Pensilvania Maine. ...... 0 S P IZII Quatre-Mares Napoleone . Stephansfeld. Mans . . . Colney-Hafch Surrey . . Hanwell . . Wakfield. . Glasgow . . Edimburgo . Mariborong . Ballinastoe . Halle. . , Eichberg Illenau . . Utica . . . Concord . . Filadelfia . Augusta . . ETTARI MALATI 37 380 32 200 23 430 20 220 48 1004 39 400 22 1000 22 420 3l 330 28 330 9 104 9 130 41 400 38 200 34 410 S4 470 49 120 44 130 20 120 « servire da giardino e di luogo per passeggio. Ogni Ospizio dello Stato * contenente 200 malati o più dovrà possedere almeno 100 acri { 50 « ettari) di terreno. « ^.^ — Sarà necessario di assicurare i mezzi di elevare per giorno " 10,000 galloni [quasi 450 ellolilri) d'acqua nelle riserve per alimen- « tare i diversi quartieri sino ai loro piani superiori ( cioè 27S litri « d'' acqua al giorno per individuo. ») — 206 — IL Forma e divisioni dello stabilimento in piani e quartieri. La principale condizione per la costruzione di un manico- mio sta neir armonia ed appropriate disposizioni delle parti, le quali nelle loro diverse attribuzioni debbono concorrere a soddisfare ad uno scopo unico, qual' è il benessere dei malati (1). Cioè la costruzione di un manicomio che dev'es- sere r opera più dei precetti della medicina mentale che del- l' architetto, se non armanizza con T organizzazione interna del servizio, eh' è di una singolarità tutta propria, con le esigenze dei bisogni dei malati, diverrà un Ospizio carcera- rio. Questa tendenza funesta di far ritornare i manicomii a carceri e prigioni in Italia, turpemente contraria ai precetti della scienza ed a quanto si pratica nelle altre nazioni civili, si scorge nella invasione di un concetto fìnanziero e di eco- nomia, imperante nei varii e non uniformi regolamenti ma- nicomiali, sul concetto di cura e di sicurezza. E ciò sarà oggetto di altra mia scrittura. Intanto gli Ospizii dei pazzi hanno progredito nella rego- larità della loro costruzione ed organizzazione seguendo il progresso della freniatrìa. In vero dai tempi di Pinel ed Esquirol e di Desportes la questione dei manicomii cominciò ad avere propriamente la più alta importanza; sicché ini- ziossi una vera trasformazione delle Case dei pazzi da pri- gioni e quartieri di Ospedali comuni in Ospedali di una spe- cialità tutta propria; e ciò entrò nel dominio della legge e della beneficenza pubblica. Clii considera il rapporto di Esqui- rol del 1818 che diresse al Governo su lo stato dei pazzi raccolti nelle prigioni e nelle orribili Case, raccapriccia; ma si solleva nel sapere che in Napoli fin dal 1813 il Linguiti organizzava in Aversa le Case dei matti ponendo in pratica se non le opportune costruzioni, almeno i trattamenti uma- nitarii e di cura proclamati da Pinel ed Esquirol, ed accolti (1) Girolami, Opere, yoI. I, pag. 70. — 207 — poi dalla legge del 1838 in Francia. Già prima di tutti Chia- rugi nel S. Bonifacio a Firenze proclamava il trattamento dei pazzi. Prima di accennare i precetti della scienza che vogliono certe condizioni speciali ed innegabili nella costruzione degli Asili dei folli, è da ricordare che dopo tanti non lievi errori, per cui nelle due Americhe, in Inghilterra, nel Belgio, in Germanica e specialmente in Francia si sono fatte prove e riprove e costruzioni e demolizioni prima di ordinare i pre- senti manicomii, che dopo tanti esempii chi si ostinasse nella via dell' errore non può che cadere sotto le autorevoli disap- provazioni degli alienisti (1). Le case dei matti adunque debbono considerarsi in due grandi e pricipali scompartimenti in armonia colla stazione degli alienati, cioè in dimora della notte ed in dimora del giorno. E ciascuno di questi due grandi scompartimenti vien diviso in quartieri secondo le classi e le categorie dei malati. E tutto questo dev' essere per ciascuno dei due sessi, total- mente separato 1' uno dall' altro. Il primo scompartimento per dimora della notte potrebbe essere contenuto in due piani o meglio in uno, ed il secondo per dimora del giorno nel pianterreno, cioè per le sale di lavoro ed occupazioni e trattenimento pei quali potrebbe es- sere occupata pure porzione del primo piano, ove il secondo fosse sufficiente per dimora della notte. Tutti gli alienisti francesi hanno introdotto come elemento essenziale per l'abitazione dei pazzi due soli piani, ed Esqui- rol un solo a pianterreno; trai quali primi si distinguono gli illustri Ferrus, Scip. Pinel, Brierre de Boismont, Bottez, Girard e tanti altri rinomati. Gli stabilimenti a tre piani non sono che eccezioni in Francia (2). Nell'America, in Inghil- terra, in Alemagna, in Italia sono molti Ospizii a tre piani, alcuni a quattro, ed uno a cinque in Wakefled, e ciò è com- parativamente alla costituzione dei quartieri che trovavans^ (1) Girolami, Opere, I, pag. 71. (2) Parchappe, Des Principes a suivre dans le fondation et la con» struction des Asiles des aliénés, pag. 186. — 208 — già fondati. Allora per la soprapposizione dei quartieri non può essere che promiscua per le diverse classi la dimora del giorno e della notte ed incompleta la separazione delle sezioni. Questo inconveniente è però compensato in parte dal vantaggio che offre il vasto spazio di terreno che recinge questi Stabilimenti. « Gli stabilimenti, dice V immortale Esquirol, nei quali gli « alienati sono allogati nel primo o secondo o terzo piano « offrono numerosi e gravi inconvenienti » (1); e ne nota un gran numero. Esquirol modificò poi il suo sistema dei ma- nicomii a pianterreno aggiungendovi un solo piano; e ne diede 1' esempio a Charenton. Jacobi nel suo progetto d' Asilo assegna per dimora agli alienati agitati gli edificii ad un piano; per gii alienati tranquilli a due piani. L'inglese ConoUy, tanto rinomato nella Gran Bretagna e fuori, è di avviso che non è affatto senza gravi inconvenienti ammettere nel? Asilo di alienati le costruzioni elevate più di due piani. « Il terzo piano, egli aggiunge, offre le difficoltà « di accesso e di sortita dei malati: — è inevitabilmente ne- « gletto : — si oppone ad una buona classificazione e ad una <( convenevole sorveglianza : — seconda 1' affastellamento di « un troppo gran numero di malati nel medesimo spazio di « terreno: — rende la ventilazione più difficile, e diminuisce « la salubrità dello stabilimento » (*). Ed in vero questo im- barazzo aumenta specialmente quando dovendo accogliere in sì affastellati quartieri i due sessi, la separazione di essi si rende difficile ed incompleta, come ogni rispettiva divisione delle classi e categorie dei malati. Qui cade opportuno notare che a Novara è compiuto un grandioso manicomio sorto dalle fondamenta per 350 alienati fuori la porta Genova. Esso è prossimo ad aprirsi : è costato (1) Memolre au Ministre , 1818. (*) Queste parole di Gonolly, come quelle degli altri autori citati^ sembrano scritte appositamente a condanna del S. Francesco Sales, che nientemeno, come vedrassi, è formato di tre piani su di un così detto piano matto il quale è sopra un alto pian-terreno. — 209 — un milione, cioè 2875 lire a piazza (1). Nella facciata ha due piani sul pianterreno, ed in alcuni scompartimenti ha un solo piano. Presenta sei quartieri separati oltre il gran quadrato del centro che potrebbe essere diviso per quattro grandi se- zioni, tutti intersecati e suddivisi da quattordici corti interne. Questo magnifico stabilimento compresi i passeggi chiusi, i giardini , i boschetti , la fattoria, ha un area di circa 60,000 metri quadrati cioè sei ettari (2). Ne presento qui la pianta icnografica, che voi, o signori, potrete scorgere accostarsi alla forma della pianta del mio programma pubblicato nel 1861, e che pure qui unisco. Qui non intendo di esporre un programma medico da ser- vire di norma all' architetto sul modo della costruzione del- l'edificio che deve fare risaltare la relazione che la scienza e la pratica voghono che passi tra l'ediflzio stesso e la sua destinazione; ma di accennare ai principi generah che sono indispensabili da seguirsi nella costruzione dei manicomi, che pure il più debole buon senso non può non riconoscere. Quindi la divisione dei quartieri deve essere dettata dalle norme che stabiliscono una esatta classificazione dei malati e del loro numero. Siccliè riflettendo al parere degli auto- revoli psichiatri intorno alla classificazione degli alienati per quartieri assolutamente distinti, queste divisioni possono ri- dursi alle seguenti categorie, più o meno modificate che ri- chiedono completa separazione: cioè, maniaci agitati, furiosi, malinconici , pericolosi , monomaniaci , dementi , luridi, im- (1) A Direttore ne fu già nominato il dott. Todi attualmente al Mani- comio di Vercelli; ed a Vice-direttore il dott. Grazianetti. E stato pure nominato il Consiglio di Ammistrazione , che essendo di persone rispettabilissime, ma non istrutte della materia, che voglia pon- derare le dilTicoltà della sua missione, e con maturità e saviezza valutare i precetti delle discipline freniatriche e le esperienze dei dotti e pratici allenisti, affinchè per essi il nuovo Manicomio novarese sia reso modello non solo per la struttura architettonica e per la organizzazione interna conforme ai dettati della scienza ora tanto in progresso; ma per additare come gli espedienti amministrativi si rendano mezzi di cura e di tratta- mento, ciò eh' è il raggiungere il benessere dei pazzi. (2) Archivio ital. 1872, pag. 60. 14 — 210 — becilli ed idioti, epilettici, tranquilli, fanciulli, infermerie. Un quartiere totalmente a parte è indispensabile pei folli detenuti ; ed un altro del tutto fuori del fabbricato pei pensionar! . Ed a proposito di questi ultimi, dice 1' autorevole Conolly come regola, di non ammettere nel medesimo manicomio indigenti e pensionar!; e dove ciò si volesse stabilire, com' è a Glasgow, si diano le abitazioni completamente separate. (*) Il numero alcerto di una categoria di malati non è eguale a quello dell' altra ; percui il quartiere rispettivo ne avrà la capacità proporzionata; e più quando un manicomio può essere limitato ad accogliere poche categorie e specie di folli. La cifra delle categorie degli alienati è determinata dalla cifra totale di essi rispetto alla popolazione della provincia. Esquirol ritenne per l'Italia un alienato in ogni 3000 abitanti: i miei studii e le mie ricerche mi han condotto a potere sta- bilire su di ogni 1500 abitanti un folle; e pare che gli alienisti non vi abbiano disconvenuto. Sicché per la Provincia di Na- poli potrebbe stabilirsi una cifra di poco più di 500 matti. Essendo lo scopo della destinazione dei quartieri la sepa- razione effettiva delle diverse categorie dei malati, ne sorge assoluta la conseguenza, che ciascun quartiere sia costituito in modo che la popolazione alla quale è destinato vi trovi tutt' i mezzi di abitazione, di occupazioni e di esercizi, di si- curezza; per cui i dormitori, le celle, le sale di lavoro, di trattenimento, i luoghi per passeggio coperto ed all'aria libera, la sala dei bagni, il refettorio ec. debbono essere per ciascun quartiere. Né è qui da trasandare una osservazione importantissima (*) In Inghilterra il 12 febbraio 1877 fa incaricata dalla Camera dei Comuni una numerosa Commissione per esaminare il funzionare della legge su gli alienati nel Regno Unito. [Le mental sclence, /." trimestre i878). In quel rapporto tra le imperlanti notizie rileviamo, che per le leggi inglesi, nei pubblici manicomi se si ammettono pazzi pensionar!, la sezione che li accoglie è totalmente dall'Ospizio separata, e se ne mandano non pochi ai manicomi privati. Anzi in questo progetto ultimo si vuole invece che s'incoraggino i privati manicomi. \ Pel quartiere del pensionato in S. Francesco Sales si vegga l'ulti-! ma pagina. — 211 — intorno al volume d' aria necessario nei luoghi dì dimora della notte. Sono da stabilirsi 28 metri cubi d'aria per ciascun in- dividuo in luogo chiuso'; così i dormitori e le stanze per la notte debbono per 500 folli contenere non meno dì 14,000 metri cubi d'aria. I diversi elementi che entrano nella costituzione del servìzio generale e speciale medico ed amministrativo dello stabili- mento accennano certamente ad una parte separata del fab- bricato; sicché debbono bene valutarsi nella costruzione e situazione di questa parte le relazioni reciproche che sono indispensabili trai quartieri degli alienati ed il servizio ge- nerale. Non dovendo qui, come ho detto, proporre un Programma, non ho discorso dei sistemi francesi, alemanni, inglesi, ame- ricani e misti , perchè ho notato pel mio assunto degli elementi nei quali quei sistemi s' incontrano, e che la scienza e la pratica ne han fatto principi assoluti ed ineluttabili da seguirsi assolutamente nella formazione degli Ospizi dei pazzi. Da tutto questo è chiaro dedurre , che un fabbricato qua- lunque costruito per tutt' altra destinazione che a contenere ahenati di mente potrebbe per certe trasformazioni pure possibili divenire un tollerabile manicomio malgrado mancasse una delle condizioni accennate; però dove avesse le condizioni della situazione opportuna e non la distribuzione armonica dei quartieri, o viceversa, sarebbe una impossibilità assoluta rivoltare la vecchia fabbrica in sei od otto quartieri pei maschi ed altrettanti per le femmine, e ciascuno per la distribuzione prefissa. Quindi non resta allorché vuoisi un manicomio che deter- minarsi alla scelta del luogo per farlo sorgere dalle fonda- menta. Sì gli alienisti che ogni altro medico e chiunque abbia buon senso non può ora non ammettere che manicomi dì pianta. Il mio Programma di un manicomio pubblicato nel 1849 e poi ampliato e riprodotto nel 1861 contiene lo scopo di un sistema italiano. E permettete, o signori, che io accenni i miei principi per mezzo delle parole dì autorevoli alienisti. E se oso innanzi a voi citare qualche risultato delle mie esperienze, — 212 — non crediate che io lo faccia per vanità od orgoglio ; ma perchè mi è stata sempre fìtta in capo la massima del nostro illustre Borrelli (LallebasqueJ nella sua Ititrodu.zione alla Ulosqfìa naturale: cioè, « è senza dubbio un gran merito di « rendere sua la esperienza, la meditazione ed i lumi di tutt'i « tempi; ma mi parve sempre biasimevole il non profittare dei « propri ». (1) Nel rapporto sui miei lavori alla Società medico- psicologica di Parigi, Motet illustre psichiatro riferisce {Sessio- ne dei 26 maggio 1866). «Uno dei più importanti lavori del « dottor Miraglia data dal 18G1, che ha per titolo: Program- « ma di un manicomio modello; questo lavoro coscienzioso, « frutto di lunghi anni d'esperienza, merita di essere segna- « lato; indipendentemente dalla parte architettonica propri a- « mente detta , contiene ancora una esposizione delle sue « dottrine mediche: sotto questo titolo esso presenta un dop- « pio interesse ». Il Nestore degh alienisti francesi Brierre de Boismont os- serva negli Annali medico-psicologici dì Parigi {marzo 1869): « Noi abbiamo avuto occasione di segnalare nella nostra « prima memoria su gli Asili d'Itaha (1830) i grandi incon- « venienti del manicomio di Aversa; ed è per rimediarvi che i « il dott. Miraglia ha fatto un Progetto di Asilo. Il piano i « generale è soddisfacentissimo; noi vi abbiamo marcato una « sezione speciale pei detenuti folli. Egli pone per principio « che neir interesse dell' igiene, i dormitori non debbono con- ce tenere più di 16 letti e qualche volta meno ancora ». Scrivevami l'amico e collega di Gali, il dott. Fossati, au- torità importantissima: « Parigi, 26 febbraio 1862. Mio pre- « giatis. dott. Miraglia. Ho letto attentamente il vostro Pro- (1) Il Bonacossa uno dei più illustri ed autorevoli psichiatri italiani nei suoi Frammenti di lezioni teoriche di medicina "psicologica (1870), a pag. 38 « colloca tra gli scritti su cui devesi rivolgere T attenzione per- « che versano sui provvedimenti opportuni per le diverse qualità dei « mentecatti, e sulle maniere di costruire, dirigere ed amministrare i « manicomi, quelli di Pinel Scip; di Parchappe, di Girard, di Gianelli, R di Casiiglioni, di Miraglia, di Conolly, e delle Commissioni speciali « del Belgio e di Parigi », — 213 — In gramma , e vi trovai con mia soddisfazione ottimi avver- i « timenti pratici, molte osservazioni giuste, opportune, inte- ! (( ressanti, le quali provano la vostra esperienza nell'arte di , « dirigere i manicomi, e come sappiate far camminare insieme « la scienza con la pratica )>, Lo stesso Fossati scriveva ali' egregio architetto N. Stassano che aveva eseguito il Progetto architettonico sul mio Pro- gramma: « Pregiatis. signor Stassano. Nella lettera che scrissi , « verso la fine di febbraio al signor Direttore Miraglia ,. mi « compiacqui fare un cenno della sua persona per lodare « sinceramente il suo piano architettonico per un manicomio « tal quale l'osservai inciso nel Programma stesso del signor « Miraglia... Un Ospizio di alienati dev'essere, secondo me, « intieramente nuovo, costruito su d' un vasto terreno, espo- « sto convenevolmente, e nelle condizioni volute per un simile « stabilimento. Col riadattare vecchie costruzioni ed aggiun- « gervene delle nuove si rischia sempre di fare cose imper- « fette e poco soddisfacenti pel servizio medico e per l'arte « architettonica ». Né si creda che i soli alienisti e medici vogliono che i ma- nicomi sorgessero di pianta, ma pure ne son convinti i profani però provvisti di buon senso. Senza andare ai ConsigU pro- vinciali di Milano , 4i Macerata , di Bologna , di Parma , di Novara , di Roma, di Pesaro^, che han fatto già sorgere ospizi di pianta in tutto o in parte, è utile ricordare nella Relazione del Prefetto al Consiglio provinciale di Caserta, nella Sessione del 1866, intorno al manicomio di Aversa, ciò che dovrebbe essere di ammaestramento alle altre Provincie , le seguenti parole : » In rapporto agli edifici, e particolarmente la Casa (f muliebre, non solo si è disposto, ma trovasi già eseguito « un progetto generale pel completamento della Casa princi- « pale della Maddalena, di quella di S. Agostino, e perchè « una nuova Casa muliebre sorgesse dalle fondamenta; e tutt'i « relativi lavori già sono nell'esame dell'Officio tecnico. Tali « progetti sono stati elevati alla base di relativi Programmi « medici fatti dal cav. dott. Miraglia, Direttore del manicomio, « espressamente da noi a ciò invitato, onde i lumi della scien- te za fossero serviti di presidio all' arte ; e possiamo sin da — 214 — « oggi assicurare che ogni classe di malati avrà la sua divi- « sione e quartiere separati ; che vi saranno giardini , pas « seggiate in portici coperti, e viali; e che specialmente p^ « la casa muliebre situata in amena campagna lungi dì « l'abbitato, sorgerà modello, secondo i più recenti trovati « e tali da conciliare economia nelle spese di costruzione' « ed un risparmio avvenire per le minori spese di sorve^ « glianza. » Ed in prova di ciò nella Casa centrale del Manicomio dì Aversa si continua il nuovo fabbricato dall'Architetto N. Stas-I sano secondo il progetto architettonico da lui elevato sul mio| Programma. Convengo essere indubitato che la Provincia cui la legge impone il mantenimento dei pazzi non deve non pensare aliai economia. Ma certo chi ha buon senso sa , che 1' economia; non sta che nell' ottenere lo scopo vero di quello che s' inten- de fare; cioè di andare di pari passo nella duplice questione economica e medica; e non fare di una questione di cura e trattamento una imperante ed esclusiva questione finanziera: ed economica. E poiché le condizioni indispensabili per far sorgere un manicomio sono collegate ai mezzi economici in maniera che oggi il servizio generale dell' Ospizio non è che medico -amministrativo , non importando che non lo sia in Aversa ed in Napoli , un programma medico per la costru- zione ed organizzazione di un manicomio non può separarsi da quello amministrativo. Ecco perchè sarà utile di toccare di volo questa seconda parte che unita alla prima ne rafforza i precetti, ne svolge l'utilità, e diventa il vero mezzo del be- nessere dei malati: e tutto questo é già entrato nel dominio della medicina mentale. III. Spese di fonda.:sione pei manicomi. La questione delle spese occorrenti per l'elevazione di un manicomio diventa impossibile ad essere risoluta ove vogliasi considerare in una maniera generale , e senza che ne sia — 215 — guida un programma medico che ne fìssi gli elementi nella loro applicazione pratica ; così che essa entra nel dominio deir architettura medico -freniatrica. Però ponendo a calcolo le varie condizioni che si presen- tano nel carattere architettonico della costruzione, nella na- tura e nel prezzo dei materiali di costruzione , nella natura e situazione del terreno di assetto e di quello che lo circonda, nella più o meno elevazione dell'edificio che comprende la più 0 meno grossezza delle mura; e tutto secondo le condi- zioni particolari del paese , si può giungere ad. un risultato effettivo. Né è da trascurarsi il considerare che a norma che il numero dei malati sorpassa i 200 a 600, diminuisce rela- tivamente la spesa di fondazione neir aver riguardo al pre- fisso numero dei quartieri ; e più perchè minora la spesa ventura del personale di servizio e di assistenza , relativo al numero dei pazzi. Senza svolgere le ragioni delle varietà delle spese che si presentano nei diversi paesi, e che ognuno può considerare da sé, é utile che mi fermi sui fatti che già possono dimo- strare una certezza nel fissare le spese approssimative per la fondazione di un manicomio. Ed è da notare che se la Francia più delle altre nazioni presenta un esempio di con- dizioni soddisfacenti che permettono di calcolare per ciascu- na piazza di alienati la spesa di costruzione da lire 1681 a 2857; in Italia, e specialmente nella Provincia di Napoli, sono da ottenersi risultati economici più favorevoli : né è da presentarsi come pretesto di enormità di spesa alcuni Ospizii stranieri, come i tre Asili ora sorti a Parigi che accolgono 1840 foUi, e che sono costati 23 milioni di franchi; il nuovo manicomio di Vienna (1840) che per 400 alienati ha subito la spesa di tre milioni di fiorini, e quello di Zurigo per 250 pazzi tre milioni di lire. Io sono alieno dì questo spreco di lusso di ornamenti e di comodità che aggravano tanto le Amministrazioni; sfarzo che mal si addice alla istituzione delle Opere pie, e molto più all'indole dei malati che lo Sta- bilimento deve accogliere. Però non posso condannare la Provincia di Venezia che ha speso pel nuovo manicomio mu- liebre 2,200,000 lire, perché ha dato alla vastità del fabbri- 216 cato quello che non poteva dare ad ottenere un grande spazio di terreno. (*) Esquirol valuta il costo di ogni piazza da lire 1000 a 1250. Desportes, lire 2,000. La Commissione Belga ha stimato 1' esecuzione di un Asilo di 400 folli pei due sessi una spesa totale di 700,000 lire, cioè lire 1750 per piazza. Una valutazione di studii che è stata fatta dall'Ammini- strazione dei manicomii di Parigi, ha portato, ritenendo pure le spese d'inopportuno lusso, il costo della piazza a 3,333 lire. La seguente Tavola nota le spese di costruzione dei prin- cipali manicomii stranieri, nel loro totale, e per ciascuna piazza. NUMERO S P E S E delle TOTALE per ciascuna piazze per costruzione piazza Inghilten^a Wakelfield Hanwell Surrey 304 600 360 980,000 1,931,000 1,686,675 3,255 3,219 4,683 Stati Uniti d' America Ohio Butler 350 130 763,000 411,630 2,183 3,189 Alemagna Halle : . . Illenaii * 400 410 730,000 1,230,000 1,875 3,049 Francia IVapoleou.Vaadei Le Maas Wiort 200 200 220 220 380 330 360,000 383.000 370,000 480,000 809,oon 1,000,000 1,809 1,928 1,081 2,181 2,129 1,800 Rodez Quatremares Auxere (*) Eppure il fabbricato di questo manicomio muliebre a Venezia nell'isola di S. Clemenle occupa 30.000 metri quadrati (3 ettari) di suolo, e 60,000 metri quadrati (G ettari) di terreno coltivabile e per passeggio. — 217 — Il terreno da aggiungersi indispensabile si è convenuto in seguito dell' esperienza, che nella spesa potrebbe essere da 100 a 200 lire a piazza. Da questa esposizione di fatti pratici sorge da sé la con- seguenza, che r adattamento a manicomio di una fabbrica sorta per tutt' altra destinazione, oltre di essere impossibile a raggiungere lo scopo, pel tentativo delle trasformazioni e demolendo e ricostruendo, richiede una spesa se non mag- giore almeno eguale, e sia pure poco minore, che se 1' edi- ficio si elevasse dalle fondamenta. Potrei riferire molti esem- pii, ma è sufficiente il limitarsi ai due seguenti, pur troppo a tutti noti. Dal 1813 fin ora per le Case di Aversa, prigioni antiche e vecchi conventi , si è speso , e senza ottenere lo scopo, tanto danaro da superare quello che sarebbe stato bisognevole per farle di pianta. In vero il nuovo quartiere anteriore di quell'Ospizio centrale, che accoglie 150 alienati oltre 12 o 15 pensionarli adattabili in dodici duplici stanze, contenendo pure a pianterreno gli ufficii di Amministrazione, è composto di due piani sul pianterreno, e che io non ho mai approvato per la sconcezza della costruzione e posizione inopportuna; ed al quale feci apportare dall'ingegno dello stesso architetto N. Stassano una possibile modificazione; è costato con tutte le sue grosse mura e profondissime fon- damenta, già così fatte perchè pensavasi di elevarvi il terzo piano, lire 246,382,00, cioè 1521 lire a piazza (1); molto meno di quello che si è sciupato per le fabbriche vecchie, che io ho sempre detto di non cessare, malgrado questo sciupio di danaro, di rappresentare covili da bestie (2) Ecco il secondo esempio : — Si è voluto affermare , come rilevasi nella discussione del Consiglio provinciale di-Napoli dei 16 giugno di questo anno 1874, che nei progetti archi- tettonici per S. Francesco Sales già fatti, 1' acquisto di esso locale, la riattazione del cadente vecchio e la riforma di ri- duzione non oltrepasserebbero la spesa di 900,000 lire, cioè (1) Mìraglia, Programma di un manicomio modello, pag. 118. Aversa, 1861. (2) Miraglia. Ivi, appendice a questo programma, ed altri lavori. — 218 — lire 1800 a piazza per 500 folli, cifra oltre che sufficiente per erigere un manicomio dalle fondamenta; mentre potrei dimostrare che per S. Francesco Sales verrebbe ingoiata la somma di circa 2,000,000, cioè 4,000 lire a piazza, e senza ottenere lo scopo. (*) In somma un manicomiio eretto dalle fondamenta per la Provincia di Napoli, volendosi essere molto largo di conces- sioni, non costerebbe che 2,000 lire a piazza, cioè 1,000,000 pel totale di 500 folli; ed altre 200,000 lire se gli alienati si volessero portare al numero di 600: cifra eguale e forse minore di quella che assorbirebbe la riduzione dell' impos- sibile edificio di S. Francesco Sales. E dove pure costasse 1,500,000 hre, cioè 3,000 lire a piazza, eh' è poco più del nuovo magnifico Asilo di Novara ( pag. 209 ) è sempre da preferirsi, perchè uno Ospizio sorto di pianta è la vera rea- lizzazione del fine del trattamento profìcuo dei pazzi e della economia. E la Provincia di Napoli ne ha i mezzi più di altra Provincia italiana, dove pei manicomii hanno speso due e tre miUoni. Quindi preferire un fabbricato che al certo, in qualunque maniera vogliasi considerare, non raggiungerebbe nulla di quello che offrirebbe un edifìcio eretto dalle fondamenta, è violare i precetti dell' economia, è tradire lo scopo della be- neficenza pubbhca, è segnare un regresso che ritornerebbe i folh alle prigioni. IV. Applicasione negativa dei principii suindicati alla induzione delV edificio di S. Francesco Sales a manicomio della Pro- vincia di Najjoli. Dopo tutto questo che ho sì rapidamente esposto, non resta che descrivere sommariamente il fabbricato di S. Francesco (*) Il manicomio di Auxerre in Francia ritenuto come modello da tutti gli alienisti per 300 pazzi è costato lire 1,000,000, cioè 1,800 lire a piazza; e S. Francesco Sales. che non sorgendo dalle fondamenta si ha il coraggio di appellare modello, costeret)be assai più di lire 10,630 per ogni piazza ! Si vegga la nota 2 a pag. 163, — 219 — Sales e la sua situazione per vedere se sia suscettìbile a tra- sformarsi in manicomio; osservando che dove lo fosse stato creduto, è stato d' uopo o di rinnegare i precetti fin più ovvii della scienza, ovvero ostinarsi a mutare i fatti con 1' asserire che quell'edifìcio ne presenta tutte le condizioni favorevoli; ed in questo modo si può essere bene logico in conseguenza. Io vi presento, o signori, la pianta topografica del fabbri- cato di S. Francesco Sales. Essa è limitata in tutte le sue parti esterne; poco importando la conoscenza delle parti in- teriori , perchè tutto 1' esterno è troppo eloquente per dimo- strare l' impossibilità di qualunque opportuna distribuzione interna ; imperocché questa topografia si presenta troppo chiara negazione dei principii scientifici e pratici di sopra accennati. Linea di fabbricati Strada Infrascata Nord — est Sud — ovest Edificio di S. Francesco Sales A sinistra della parte più erta della strada Salvator Rosa (Infrascata) è situato l'edifìcio di S. Francesco Sales. L'al- tezza del pianterreno di questo fabbricato sul livello del mare risultata da diverse osservazioni barometriche è di metri 123; — 220 — ed in fatti, le pressioni barometriche, osservate contempora- neamente su la R. Specola e sopra S. Francesco Sales a dì 25 agosto di quest'anno 1874, ore 9 a. m., sono state le seguenti : Stazione di S. Francesco Sales Baroni. Mill. 754,6 Term. Cent. 23,3 Gabinetto Meteorologico 751,8 23,0 Il Gabinetto della R. Specola, eh' è la parte più alta dell'Os- servatorio, é elevato sul mare metri 149,28. Così aggiun- gendo all' edificio di S. Francesco Sales V altezza propria di metri 24, esso non è che uno o due metri meno elevato dell' altissima Specola. Questa grossa fabbrica ha la forma di un parallelogrammo con un solo cortile in mezzo, X; e con prolungamento molto stretto nel lato sud-est. — Il fronte a h dell' edifìcio verso la strada (nord-est) è della lunghezza di circa metri 122, e si eleva per circa metri 24; e si compone del pian-terreno , d' un piano matto e di tre piani superiori ; e ciascuno di essi contiene 27 finestre, cioè 108 tutta la facciata. Questo lato nord-est del fabbricato è preceduto di una spianata g h h a della larghezza di circa 9 metri a livello della strada, e che quindi ha di fronte una lunga linea di torreggianti palazzi l m. La prima parte del fabbricato nella rivolta b e { sud-est ) è molto stretta e non ha luci: — la 2.* parte rientrante d e esposta egualmente a sud-est , ha delle luci , e si eleva di due piani superiori sul piano matto e su quello terreno. Il lato poi nord-ovest afe preceduto da un piccolo portico n o, ed ha una spianata g i della larghezza di circa 11 me- tri : — contiene 9 finestre cioè 36 nella facciata, e si eleva alla medesima altezza di quello di fronte alla strada. Non così quello al sud-ovest / e, che ha due piani superiori oltre il piano matto ed il terreno, a cui rimane a scarpa uno stretto passaggio / k sostenuto da un pilone che s'innalza per circa metri 21 dal fondo alieno fcottoposto , coltivato a scaloni , — 221 — ciò che dà l'aspetto di uno sconcio burrone (*). Questo lato parallelo a quello di fronte della via , n' è più corto ed ha 18 luci, cioè in tutta la facciata 54 finestre. L'interno dell'unico cortile ha molte finestre corrispondenti ed ha delle logge. Sicché questo edificio nelle finestre esterne sarebbe mu- nito di 220 formidabili inferriate , funesta e raccapricciante vista ai riguardanti, sì di dentro che di fuori, e delle quali 108 a fronte della via e di una linea di alti palazzi, e che per evitare il doloroso spettacolo dei folli, dovrebbero queste finestre essere, come già lo sono elevate dai pavimenti , a danno dell' igiene e del sollievo di quelle menti turbate. Ed aggiungendovi le non poche inferriate nell' interno del cor- tile (**), altro che prigione diverrebbe l'edifìcio. E tutto questo si farebbe quando gli alienisti tutti convengono che se intie- ramente nei manicomii non possono evitarsi le inferriate , come del tutto mancano nel grandioso Ospizio d' Illenau ed in molti altri, come in varii di quelli della Svizzera (1), che sieno almeno nel più scarso numero e lontane per quanto è possibile dalla vista dei malati, i quali altrimenti avrebbero sempre presenti gli istrumenti della loro reclusione. Anche per questo si vogUono manicomii ad un piano o al più due sul pianterreno; oltre a che si eviterebbe la enorme spesa di centinaia di cancelli di ferro. Il lato adunque nord-est eh' è il più esteso ed elevato del- l'edificio, subirebbe i rumori di una strada in mezzo all'abi- tato; e quella strada è una delle più popolate di Napoli e specialmente pel volgo baccante e buontempone che corre in quei paesetti vicini; né sarebbe da quella linea di palazzi che gli sta di contro garantito dagli aridi venti boreali, che (*) Questo terreno ora accomodato alla meglio, non è più di mezzo ettaro ! ed è circondato di palazzi, sicché il circuito di alte mura non lo toglierebbe alla vista troppo vicina dei curiosi. (**) Già finora una delle logge che affacciano al cortile è stata munita, come diremo, di una immensa graticola di novanta quintali di ferro! (1) L'Ospizio di Waldan presso Berna ha tutte le finestre senza in- ferriate. Del pari sono quelli di Prefargier, e di Yernaies a Ginevra, — 222 — si sa quanto in Napoli dominano da nord a nord-est da aprile a settembre. -— Il lato nord-ovest è sottoposto alla collina di S. Elmo , la quale come un incubo rovescia su r edificio di S. Francesco Sales non solo 1' umidità propria, ma di rimbalzo anche quella che essa arresta dai venti au- strali. In fatti questi venti australi che dal sud al sud-ovest sono dominanti da ottobre ad aprile, ed ai quali sono esposti gli altri due lati del fabbricato, sogliono apportare la calda e noiosa umidità e le piogge, di cui è tanto molesta l' influen- za nelle abitazioni ricinte e chiuse. Ad oriente, a cui dovreb- bero essere esposti i manicomii, S. Francesco Sales non ha che r angolo h verso lo stretto lato che non ha luci. Per la qual cosa non credo che finora siavi stato medico che abbia potuto consigliare ad un infermo di cervello e del sistema nervoso e circolatorio sanguigno la ventosa stazione di S.Fran- cesco Sales o della Specola (*). (*) Neil* ospedale della Cesarea situato al fianco sud-est del S. Fran- cesco Sales, i prof. Capobianco e Gennaro Marini, già addetti a quella clinica, mi assicurarono, che fino dal 1831 vietarono che si ammettessero infermi acuti o cronici di malattie nervose e del sistema sanguigno, e specialmente de! cervello e del cuore, perchè siffatti malati certo vi peggioravano, e taluni vi morirono subito. E ciò lo avvevano avvertito pure gli infermieri. Intanto si crede di essere stata risoluta la questione dell'an'a quan- do si sono portati dall'Arco all'Ospedale Gesummaria, ch'è meno alto del Sales, alcuni pazzi , di cui qualcuno si è ritenuto guarito e qualche altro migliorato. Sebbene ciò sia un esperimento che non indica nulla , ove non soddisfacesse i semplicioni , siamo rimasti sorpresi nel leggere in una Belazione del 1880. pag. 15 le seguente linee: — « Il Fedele « famiglia di pazzi con delirio sistematizzato e presso che imbecillito, « inutile ad ogni occupazione all'Arco: nel Gesummaria sereno ed « ilare, capace di una certa conversazione; raccontando diversi e piccoli « aneddoti della sua prima vita, si accomoda da se il letto : mi domanda « imbecillescamente di volere sposare qualche inserviente del Gesum- « maria... « — E si conchiude che se questo antico ospite dell' Arco ET esse una famiglia, si sarebbe potuto dare per migliorato. Noi su questo miglioramento del sessagenario Fedele, con la nostra solita franchezza, non crediamo affatto, anzi essere peggiorato, perchè tutto quello che dicesi di lui, lo presentava nella sua annosa dimora — 223 — L' isolamento adunque per S. Francesco Sales è impos- sibile , e la situazione è inopportuna tanto pii^i che non nel rr.anicoraio di Aversa e meno imbecillescamente. Costui è un imbe- cille per cattiva organizzazione del capo, e che da tanto in tanto era sorpreso da accessi lipemaiiiaci o maniaci inoffensivi, perchè si presen- lava ora triste ed ora ilare; non permetteva che alcuno rifacesse il suo letto; le sue saccocce erano sempre piene di oggetti che credeva biso- gnargli; a tavola si presentava un'ora prima per occupare sempre lo stesso posto , e se non si era sollecito a togliere il piatto lo leccava dicen- do essere uso di famiglia; nelle conversazioni che tenevansi il giorno e la sera nella sala. Fedele era la lepidezza dello scemo raccontando le vanità della sua vita in Napoli, che si riducevano ad essere capo di ra- gazzi baccanti che lo seguivano, poiché egli con la pipa in bocca ed il bastone alzatone credeva essere un generale. Neil' Ospizio di Aversa noi gli permettevamo di uscire per la campagna; allora egli volgevasi da tanto in tanto per vedere se noi ammiravamo il suo andare da guap- po. Ad ogni donna che incontrava diceva, senza fermarsi, che senza dodici mila docati di dote non l'avrebbe sposata. Ritiratosi voleva as- solutamente venire a domandarci se si era condoìlo bene. In questo moda guappesco facemmo fare nell'aprile del 1861 il suo ritratto intero in fotografia, di cui presentiamo qui una copia in incisione. Essendo la fotografia un pò scolorata, il ritratto è riuscito un poco più giovine di quello cls'era pure or son venti anni. — 224 — può ottenere 10 a 20 ettari di terreno, e che sia fuori dal- l' abitato. Costui ha avuto due sorelle pazze nel manicomio Fleurent a Capodi- chino, delle quali una, simile di aspetto e di mente al fratello, vi dimora del 13 gennaio 1863 ( cioè da 18 anni) , ed è ora dell'età di 69 anni; l'altra a nome Anna Maria dal 1854 al 1871 vi fu ammessa per tre volte, uscendone sempre non guarita; venendo accolta nell'Ospizio dell'Arco. Un altro fratello a nome Raffaele ha dimorato nel manicomio stesso d' Aversa, del pari sceme ed allucinato dal 19 agosto 1850, e ve lo la- sciammo a settembre 1869 { num. 86 del Registro ). Ma non si creda che questo Francesco Fedele sia un arnese di mani- comio di una diecina di anni. Noi abbiamo detto a nota della pag. 176 che possediamo l'originale del grande Registro del manicomio di Aversa, dal quale ricaviamo pel Francesco Fedele le seguenti notizie- — Egli fu accolto nelT Ospizio aversano a 24 giugno 1843, nell'età di 21 anno, aflfetto da imbecillità con accessi maniaci di cui le cause si ritennero nella organizzaziene e nella vita dissipata, e ne uscì nel medesimo stato a 22 luglio 1846. Vi fu riammesso a 29 luglio 1854, e vi rimase fino al 1872 epoca in cui passò al manicomio dell'Arco, ove attualmente ritrovasi. Eccone la craniagrafia notata nel n. 39 del citato Registro. Ed intanto facciamo osservare che noi non diamo alcun valore alla craniometria, ove non fosse che per valutare il volume delle circonvoluzioni cerebrali quali mezzi di manifestazioni delle singole facoltà fondamentali della mente, e quale una delle ragioni per riconoscerne il grado morboso. Circonferenza del cranio alla base 560 Arco superiore dalla radice del naso all' occipite Sdìj » da nu foro acnsfico all' altro 5S0 Curva dal foro austico all' individualità ( radice del naso ) . . ISO » alla benevolenza (innanzi alla fontanella) 1J55 » alla fermezza (sincìpite anteriore) . . 190 » alla fitogenitura (alla sutura lambdoidea nella parte superiore dell'occipitale )• 130 » alla spina occipitale 12r> Diametro della filogenitura all' individualità 170 » tra le distruttività ( regione temporale ed inferiore pa- rietale, cioè 'immediatamente sopra il meato uditorio) 130 » tra le secr-etivilà ( l)orclo inferiore dei parietali in dire- zione del angolo sfenaidale) ........ 133 » fra le costruttività ( al di sopra della sutura sfeno- temporale) ■,,.,... U.'ì — 225 — L' acqua dovendo attingersi da un profondissimo pozzo e dp, una cisterna non può essere sufficiente pei moltiplici; é,d incessanti bisogni del manicomio (1). " . • Circoscrìtti in uno spazio limitato tre e quattro piani sul pianterreno, rientranti in un solo cortile, è impossibile una distribuzione architettonica opportuna dei quartieri e delle sezioni, che debbono avere i relativi isolamenti; condizione vitale per una Casa di pazzi, e che non ammette questione alcuna: per lo che la esecuzione del servizio medico e di vigilanza sarebbe ineseguibile, malgrado si concedesse un aumento di personale; salvo se si volessero sei od otto car- ceri ermeticamente chiusi per ciascuno scompartimento dei due, sessi; o tenere i matti a masse come branche di pecore. Ma lo sconcio principale della costruzione di questo fab- bricato si è un piano matto sul pian-terreno , sicché il pri- mo piano da abitarsi diventa altissimo, e così in seguito gli altri piani superiori. Ed è da notare che il regolamento per questa provincia di Napoli non permette di accogUersi che i soli folli pericolosi!, sebbene mettesse frai tranquilli i/(pe- maniaci pericolosissimi, escludendone l'ammissione! Intanto si è detto di non avere bisogno di vasto terreno il nuovo manicomio perchè le popolazioni meridionali non sono agricole, mentre colui medesimo che questo afferma censurò lo Stabilimento di Aversa di non avere ammessa la coltivazione dei campì. È comodo questo adagiarsi secondo le circostanze! Malgrado ciò molti, contadini entrano pazzi Diametro tra le circospezioni (regione superiore posteriore, late- rale dei parietali ). . . , ... . . . , . 140 » tra le combattività ( angolo posteriore inferiore o mastoì- deo dei parietali) . ........... 140 Dopo tutto questo siamo soddisfatti di confessarci asini per non sape- re noi ricostruire il cervello di un seoii-idiota come di non sapere tra- sformare un impossibile è vecchio fabbricato a manicomio! (1) 11 Manicomio di Aversa per le tre Case e per 800 folli, oltre a due grandi cisterne ha undici pozzi pochissimo profondi (metri 24) a tre dei quali sono le trombe idrauliche; eppure può dirsi non avere $he acqua appena sufficiente. . 15 — 226 — nell' Ospizio. Anzi se si dovesse argomentare dal numuro dei contadini che vengono accolti nel manicomio, sarebbe da accertare di essere il paese non poco agricolo. In vero rilevasi dalle statistiche del manicomio di Aversa da me radatte, che dal 1860 a tutto il 1867 tra gli accolti ed insieme le posizioni annue si è ottenuto il seguente nu- mero di contadini a fronte della cifra totale in ciascun anno, cioè il 20 circa per 100 : cifra non lieve quando si considera che nessuna altra arte o professione ha presentato un nume- ro relativamente eguale non molto inferiore di folli. CONTADINI FOLLI ACCOLTI ed esistenti in ciascun anno ANNI - — -««a ^ -_«-*=- ——«a.. ^ .-«» *.— ^ UOM. DON. TOT. UOM. DON. TOT. 1860 61-62 16J> 165 330 1217 646 1863 1863 115 136 251 7"48 376 1121 1864 152 169 321 842 2-7 1269 186^ 143 130 273 864 391 1255 1866 i47 123 270 885 383 1268 1867 Tot. 167 121 287 870 387 12i7 887 844 1733 5426 2610 8086 Dopo tutto ciò si resterà sorpreso in sentire che io non mai ho approvato tra noi la colonizzazione dei pazzi, E questo lo manifestai fin dal 1845 nel Concresso scientifico di Napoli e poi nei miei lavori; e non per la ragione di ritenere tra noi ima popolazione poco agricola; ma perchè accogliendosi nei nostri manicomii per lo più malati acuti e pericolosi, e non avendo cretini ; e perchè l' occupazione della vanga e della zappa nel nostro clima non sarebbe per essi un mezzo di cura, non potrebbe estesamente ottenersi la coltivazione dei campi. Ciò non toglie che io non avessi propugnato il largo giardinaggio, ed il bisogno di vasto terreno sì per questo che pei lavori all' aria libera , per passeggio, e per giardini da ricreare lo spirito dei dementi, ed a classi sepa- rate. Né il terreno che si concede di recinto dei manicomii deve servire pei coloni soltanto. Pure nei quartieri o Ospizii — 227 — pei folli agiati vi fa d'uopo di terreno per giardinaggio, com'è per es: e come ho accennato, nel manicomio di Macerata (pag. 46 ). La provincia di Napoli dà folli in maggior nu- mero da questa città, sicché è scarso il numero dei contadi- ni; ma ciò non toglie che i folli non coltivatori non debbano occuparsi nella coltura dei fiori ed aver altra occupazione in mezzo all'aria campestre (1). Qui fo sosta , perchè farei onta , o signori , al vostro illu- minato criterio nel valutare i confronti tra tutto quello che presenta il progettato manicomio e i principii della medicina mentale confermati dalla esperienza. I fatti sono incontrasta- bili , e manifestati in gran parte ancora da molti dell' ono- revole Consiglio provinciale ; sicché quei galantuomini dei psichiatri italiani miei antichi amici, han troppo senno per potersi credere ingannati, come si avrebbe voluto far ventilare. Quindi conchiudo che la Provincia di Napoli nell' antico edifìcio di S. Francesco Sales, malgrado le più accurate tra- sformazioni possibili, non avrà mai un manicomio difflnitivo con le condizioni che si richiedono dalla scienza e dalla pra- tica; e malgrado vi spendesse la somma che basterebbe per la costruzione di un vero Ospizio dalle fondamenta. Per la qual cosa .un Programma medico per un manicomio da elevarsi dalle fondamenta, opportunamente studiato, e pubblicato come norma a concorso del miglior Pregetto ar- chitettonico che ne avesse raggiunto i precetti, avrebbe fatto ottenere alla nobile Provincia di Napoli un manicomio a suo decoro e della scienza, a durevole sempre progressiva ven- tura economia, ed ad utile esempio per le altre Provincie. E per questo, o illustri colleghi, non resta che il rammarico di non potere sperare che 1' Ospizio di S. Francesco Sales non divenisse la formidabile protesta degli aUenisti ! ( 11 breve discorso che dopo pronunzia il socio Buonomo noi lo rias- (1) Il Direttore del Manicomio di Macerata Giovanni Tonino, mi fa noto che quel Consiglio Provinciale a sue istanze ha decretato ai 27 luglio ultimo (1874) l'acquisto di altro terreno per impiantare in quel- l'Ospizio la colonia agricola. — 228 — sumiamo in poche paròle, cioè: che S. Francesco Saìes avendo (ulte le condizioni ciie impone la scienza diverrà certo un buon manicomio, sì pel silo specialmente che per Taria, per l'acqua, e che forti mura lo renderebbero isolato. ) Il Presidente, non essendovi altri a chiedere la parola, riassume bre- vemente la discussione, e dice essersi trattato l'argomento in questione tanto per la parte scentlfica che lo riguard?, quanto per la parte di ap- plicazione ci locale prescelto, ma clie essendovi molte particolarità, che da taluni si affermano, e da altri si negano, così crede necessario, c'ie si nomini una Commissione, la quale avesse il mandato di assodare i fatti in S. Franceco Salis, e riferire. Il socio Pasquale ha la parola per dire, ch'egli non può ammettere una Commissione, la quale, secondo lui, potrebbe riuscire come peri- zia, e questa non è stata richiesta. 11 socio De Sanctis crede, che essendosi fatta la discussione suU' ar- gomento troppo tardi, non reputa necessaria la Commissione proposta, poiché ciascuno avrà avuto interesse di osservare il locale, ed all'Acca- demia basta secondo il suo modo di vedere, rendere di pubblica ragione la discussione tenuta. 11 socio Vizioli appoggia l'avviso del Presidente, e desidera che 1' Ac- cademia non solo pubblichi la discussione, ma anche un suo parere suir argomento. 11 socio Buonomo dice, che all' uopo non ha esposto idee, e pareri, ma fatti secondo lui accertati, quindi non abbisognanti di verifica, quantunque lasci a tutti la facoltà di ravvisarli. Il socio de Martini, uniformandosi all'avviso del Presidente, propone una Commissione col mandato di prendere conoscenza, e verificare i fatti materiali inerenti al fabbricato di S. Francesco Sales, e riferire. Il Presidente, annuendo l'Adunanza, nomina la detta Commissione nei socii Jacolucci, De Martini, De Luca Sebastiano, De Sanctis, Vizioli, Pasquale^ e Fede, TORNATA ORDINARIA DEL 20 SETTEMBRE 1874 Presidenza del Comm. Senatore Tommasi. Sunto degli atti verbali 11 processo verbale della tornata precedente nel quale vien riportata ia discussione tenuta sul Manicomio provinciale a stabilirsi in S. Fran= Cesco Sales, è letto, ed approvato. Il Socio Buonomo dice voler la parola per ribattere con evidenti di- mostrazioni le osservazioni esposte dal socio Miraglia. li Presidente richiama ciò che disse sul proposito nel precedente ver- bale, e conchinde che la discussione è già chiusa. Il Socio Vizioli qual relatore della Commissione deputata pel S. Fran- cesco Sales, invitato, dà lettura del Rapporto come segue: — 1 sottoscritti componenti la Commissione incaricata per visitare lo Stabilimento del S. Francesco Sales onde osservare talune condizioni di fatto, opportune per l' impianto di un manicomio Provinciale, vi espongono oggi per mip mezzo il risultamenlo delle loro indagini. Si recarono, dopo una preliminare riunione tenuta in questa nostra Sala di Adunanze per procedere con un programma in detta visita al S, Francesco Sales nel dì 9 corrente, ed ivi furono cortesemente rice- vuti dal signor Segretario Generale del R. Albergo, avv. Verratti, e dair Architetto signor Graus , i quali furono dal Governo del luogo messi a nostra disposizione per fornirci quelle notizie e quei lumi di cui potevamo aver bisogno. Nel medesimo tempo e per lo stesso scopo di fornirci un aiuto per misure e calcoli tecnici, alcuni dei sottoscritti avevano seco loro recato l'architetto signor Eduardo Scarampi; e quan- to or ora verrò esponendo intorno a misure e cifre, fu tutto rilevato alla nostra presenza dai lodali due Architetti. Comincio dall' esporre quanto osservammo: 1 ° intorno alTedificio — • 2." intorno ali acqua — 3." intorno alla campagna annessa allo Stabili- mento — 4° intorno ai venti che vi dominano. — Altre inchieste, come quelle p. e. sull' altezza dal livello del mare, sulla salubrità del sito ce. riguardano fatti già noti per altre ricerche, le quali, come è facile ad Intendere, non potevano essere oggetto d'indagini nella nostra visita. — 230 — y. Edificio. Si accede all'edificio medesimo dalla via Salvator Rosa per mezzo di un viale messo a giardino, largo circa metri dieci e lungo quanto il prospetto principale del fabbricato verso settentrione. Nel ba- samento dell'edifìcio si riscontrano due oidini di finestre, le inferiori quasi a livello del piano del detto viale-giardino e che corrispondono ad altrettanti ambienti con ingresso dal portico dell' unico cortile che andrò a descrivere, le altre superiori ad un primo piano ammezzato, detto nel nostro dialetto piano matto. Superiormente al detto basamento si trovano altri tre piani. Di tutti si farà menzione nel descrivere lo interno dello Stabilimento. Il prospetto verso il lato settentrionale ha figura grandiosa e discrete linee architettoniche tanto da dare all'edifi- cio sembianza dì un pubblico Stabilinìento. Questo grandioso prospetto ha nel mezzo due lesioni che dall'ultimo piano discendono fino al piano matto. lesioi\i, a giudizio degli Arciutetti, non pericolose ma risentite. L' istesso prospetto ha di fronte i palazzi che formano il lato meridio- nale della strada Salvator Rosa, i quali vi fanno una non interrotta linea di caseggiati, pressoché tutti di quattro piani; e la distanza massi- ma da essi ed il prospetto del S Francesco Sales è di circa 20 metri. Il fabbricato del S. Francesco Sales liga con le fabbriche appartenenti all'Ospedale della Cesarea nel lato orientale, mentre quello all'occidente corrisponde non solo verso il prolungamento del già detto viale-giardino ma verso una porzione della campagna annessa all' edifìcio, larga circa metri 30, cui seguono le case che continuano il lato settentrionale della TÌa Salvator Rosa. Finalmente il Iato meridionale dell' edificio corri- sponde all' aperta campagna. La pianta icnografica del S. Francesco Sales presenta un rettangolo largo mei ri 55, 70 e lungo metri 89, non che un' altra parte aggiunta, che è quella che confina coli' Ospedale della Cesarea, della lunghezza di metri 32 per 10 di larghezza : questa parte è puntellata con grossi travi in tutti i quattro piani nelle mura di divisione e nelle volte per lesioni pericolose che la rendono inaccessibile (*). Con questa parte aggiunta il prospetto principale dell' edifizio, quale si osserva da chi transita per la via Salvator Rosa, raggiunge la lunghezza di metri 121. Nel mezzo dell'or detto rettangolo vi ha un unico cortile tenuto a giardino, di metri 52 di lunghezza per 30 di larghezza con maestoso por- tico che lo circonda. D'intorno al portico, ( incominciando la descrizio- ne della parte interna dell'edificio e propriamente dal lato corrispondente alla facciata principale ), vi sono delle camere, la maggior parte di li- (') Quésta parie rimane ancora puiilollaia 1 -=- 231 ~ vello inferiore di un metro, tanto dal piano del portico che da quello esterno del viale giardino; ed è perciò che le finestre trovansi in alto e toccano il piano del giardino colle loro ginelle. Superiormente a queste camere si accede al piano detto ammezzato o matto, che si compone di un lungo corridojo, largo metri 20, 40, ed alto nella sommità della volta a botte, metri 2, 90, con finestre verso il prospetto principale, di figura quadrata e di metro 1, 25 per ogni lato. Da queste finestre si ha la vista delle abitazioni di rincontro, ed esse distano dalla strada Salvator Rosa per la sola larghezza del detto viale- giardino, cioè metri dieci. L' altra parte del piano matto è formata da varie stanze, pressoché quadrate, di larghezza metri 3, 45, coperte da volta a vela ed aventi la medesima altezza del corridojo, con finestre simili alle precedenti e corrispondenti al di sotto del portico interno. Dei tre piani superiori all' ammezzato, i due più bassi presentano la mede- sima distribuzione, salvo però che la larghezza va aumendando di circa centim. 30 a 40 per ogni piano e V altezza è di metri 4, 30. L' ultimo piano però, per tutta la lunghezza del portico, contiene il solo corridojo, senza le camere attigue; le quali nel secondo e terzo piano, come nel- l'ammezzato, sporgono nel cortile. In ognuno di questi piani la vista della strada e delle case di rincontro, dalle finestre de' corridoi si va facendo sempre più aperta a misura che si sale in alto. (*) Degli altri tre lati dell' edificio, quello confinante coli' Ospedale della Cesarea ha nel pianterreho la Chiesa ed un solo piano superiore, com- posto di cinque stanzoni, che presentano però delle gravi lesioni antiche e recenti. Il lato di mezzogiorno ha nel pianterreno il Refettorio lungo palmi 746, pari a metri 197 e largo palmi 31, pari a mitri 8,23, diviso in due ambienti per mezzo di pilastri. Tanto gli archi che i pilatri sono puntellati da complete intravaiure per gravi lesioni, le quali non inte- ressano le mura di cinta, salvo all' esterno, ove osservansi delle lesioni capillari in varii punti. In questo lato vi è pure un piano matto e due piani superiori, formato ognuno da due cameroni, uno verso il cortile, r altro verso mezzogiorno. Il lato a ponente dell' edificio è di tre piani, oltre il piano matto che però non si estende in tutto il laio, essendovi invece de' magazzini al pianterreno piuttosto alti. Questo lato ha nel mezzo una grande scala eli marmo, di 108 scalini [**), e due piani sono formati ciascuno da tre stanzette ed un camerone, e l'ultimo da un solo camerone. (') Ecco r isolanienlo predicalo ! ('*) Che deliziosa altezza per un ricovero di matti! — 232 — 2. Jcqua^ Nel S. Francesco Sales vi è una sorgente naturale di acqua, potabile, la quale si attinge da un pozzo molto piofondo (*) vi è acqua piovana che si raccoglie dai lastrici ; infine in una grande cisterna con- fluisce l'acqua che iu tempo di pioggia abbondante scorre dai viali della campagna annessa. L" acqua sorgiva è presso a poco della quantità di quattro botti al giorno, secondo che ci ha airerniato il pozzajo del locale. Una esperien- za più esatta e concludente sarebbe stata quella di vuotare la sorgente per quindi valularre di quanto il serbatojo si riempiva nel corso delle 24 ore; ma ciò non potè fare la vostra Commissione in quel giorno della sua visita. Quest'acqua sorgiva, secondo come ci hanno asserito le don- ne più vecchie del luogo, non è mancata mai; però nel!' anno 1861 dal 12 agosto fino ai 31 ottobre è mancata l'acqua da una delle altre cister- ne, tanto che si fu costretti a comprarla. La famiglia delle ricoverate in quel luogo era allora di 1600 persone (*'). L' acqua piovana può essere valutata nella sua quantità, come è na- turale, dall' area dello Stabilimento, e tenendo calcolo della media an- nuale, della medesima acqua, e si può fare ascendere a circa 5000 metri cubici. 3. Campagna annessa. La campagna che è attualmente annessa allo Stabilimento è sita una parte al lato ponente e l'altra a mezzogiorno. Poiché quest'ultimo lato che abbiam detto corrispondere all'aperta campagna, è così formato: dall'angolo tra oriente e mezzogiorno, an- golo assicurato da un grosso pilone alto circa 23 metri fino alla metà del lato a mezzogiorno, vi è una terrazza, cui inferiormente corrisponde la cucina, la rimanente metà è di campagna Sotto la terrazza si trova un terreno coltivato non di proprietà dello Stabiiimente, che si continua colla campagna annessa a questo, ma di cui è divisa mercè un rialto: la differenza di livello tra luna e l'altra parte del terreno è di circa 20 metri. Il terreno coltivato, appartenente allo Stabilimento è di circa 6 moggia, frastagliato e diviso a scaloni (***) ed è quasi tutto in pendio da (*) Il pozzo è della profondila di meUn 108; sicché nei locale sotterraneo al conile si è dovuto collocare una macchina ori/.zonialt' a vapore con due caldaie delli* forza di 16 cavalli. Il pozzo non dà che quattro bdili di acqua a! giorno ! Si spendono più diecine di migliaia dì lire per ottenere quattro butti d' acqua al giorno! ' (**) Non orano 1600 malati. Un manicomio ha bisogno del decuplo di quantità di acqua di qualunque ahro stabilimento; si rileggi per questo quello notato a pag. 201, 202, 205, 225. {"•) Si legga 187, 220, 221. — 233 ~ formare come una collinetta all' angolo tra mezziorno e ponente. Al di sopra di questa collinetta trovasi la Villa Majo che ha taluni belli fab- blicati, e da cui la proprietà di'llo Stabilimento è divisa per mezzodì una strada, fì.in<'h(>gg!ata da muro piuttosto jirande. In basso alla colli- netta segue non in'errotta la campagna per lungo tratto, non però di proprietà dello Stabilimento, e sempre in grande pendio da dover essere coltivata a scaloni. 4. Venti, l venti che possono dominare nell' Edifìcio di S. Francesco Sales sono quelli che vengono dal Golfo di Napoli, poiché lo Stabili- mento non è riparato da tutta quella porzione di terra ferma che di lon- tano si estende tra Sorrento, Caslellammare e tutta la montagna vesu- viana. È riparato però l'edificio dai venti tanto a mezzogiorno che a settentrione dalla collina di S. Elmo che insensibilmente si prolunga nel Vomero, che è soprastante al S Francesco Sales. Dippiìi è questo edficio nel lato settentrionale protetto in parte dai venti, tanto dalle abitazioni vicine che dalla non lontana collina dell' Arenella. Signori La vostra Commissione ha ricevuto il mandato di indagare alcuni elementi di fatti che trovansi ora nello edificio del S. Francesco Sales, Essa è stata unanime nel rilevarli nel modo come finora ho avuto l'ono- re di esporre, e, fedele all' incarico ricevuto, si astiene dal fare apprez- zamenti se possa essere detto locale trasformata in Manicomio, lascian- do all'Accademia intera di pronunziarsi intorno a ciò nel modo che la sua saggezza crederà più equo ed opportuno. Ebkico Jacolucci Antonio de Mirtini T, Livm DE Sanctis S. DE Luca G. A. Pasquale Francesco Fede Francesco Vizioli relatore. 11 Socio Miraglia dice, che nel Rapporto si è parlato del fabbricato di S. Francesco Sales, ma non si è dato un giudizio. Il Socio de Sanclis espone, che la Commissione ha avuto solo II mandato di osservare, descrivere il locale, e tutt' altro riserbàado alTAc- cademia il giudizio. — 234 -- Il Socio BuoDomo ripiglia, che l'Edificio ha tre piani, e adduce l'esem- pio del Manicomio di S. Clemente in Venezia che anche ha 3 piani, ed in ciascuno una categoria di folli, ed è addetto alle sole Donne. Dice, che in S. Francesco si può abbandonare il 3." piano, e che tutto il resto sia sufficiente per racchiudere i folli. Il Presidente interrompe la discussione, dichiarandola chiusa. Il socio Fede prese-nta, e legge il seguente ordine del giorno, il quale viene appoggiato dai socii Martino, Buonomo, e Nolarianni. ( Questo lungo ordine del giorno in 7 articoli, nel quale il prof. Fedo ( sebbene come membro della Commessione avesse ritenuto tutto quel ben di Dio notato nel rapporio ) conchiude che l'accademia dia il suo parere favorevole alla trasformazione del S. Francesco in ottimo mani- comio, non fu votato. ) Il Presidente propone all' Adiiiia.ua il se^uoiite ordine del giorno, « Udita la discussione tenuta nella tornata del 30 agosto di quest'anno, * udito il rapporto della commessione all'uopo deputata, e la storia dei « fatti, deliberi l'adunanza se crede, o pur no acconcio, e adatto il sito « ove giace S. Francesco Sales, e l'edificio a diventare un vero Manico- « mio, giusta le esigenze della scienza. L' adunanza accetta il sudeito ordine del giorno, e si passa alla vota- zione segreta. Il risultato del bussolo a maggioranza è negativo, cioè de' 22 votanti, voti 13 negativi, e 9 afTermativi. CONCHIUSiONE Dopo tutta questa esposizione ed osservazioni nostre non ci fermiamo clie ad un solo dilemma di confronto, cioè o i principii, le massime e le condizioni riconosciute dalla scien- za e dalla esperienza per la costruzione ed organizzazione dei manicomii sono false, o il S. Francesco Sales raggiunge in tutto od in gran parte le condizioni vere. La questione in ciò è di buon senso, sicché ognuno può verificare che la sola cocciutagine vorrebbe che le ragioni più logiche si adattas- sero agli errori ed inconcludenze più funeste. La conchiusione nostra, fermandoci solo a qualche osser- vazione più principale, è la seguente: — Verso la fine di marzo scorso (1881) ci si diede l'oppor- tunità di visitare il Sales. In verità rimanemmo soddisfatti — 235 — jche quello che si è fatto finora e stato compiuto con preci- Isione ed anzi con un certo lusso, come il lucido delle mura, le porte con le sue speciali serrature, le bagnuole sebbene pochissime, i cessi , i ventilatoi ed altre cose indispensabili pei malati; e ciò ha dovuto costare molt' arte e pecunia molta, [tanto più che si è voluto e si continua a volere abbellire e vestire un mostro; divenendo così inutile il ben fatto quando un mostro non può restare che sempre mostro. Peccato di sciupar tanto per cose ottime che assolutamente rende inutili la mostruosità del locale! Intanto questa soddisfazione del ben fatto disparve del tutto allo sbalordimento in cui e' immerse il molto pessimo che vedemmo e che qui notiamo in parte. In prima sì sa che ancora per più della metà del fabbricato nulla si è fatto, cioè V intiero quartiere per le donne, il refet- torio, la cucina che forse verrebbe in quella parte che con- fina con r ospedale della Cesarea ed è lunga 32 metri e eh' è ancora puntellata per tutt'i quattro piani; così era nel 1874 (1); e sarebbe meglio abbatterla. Alcune lunghe logge affacciano nell' unico cortile ( X della pianta ). In una di queste logge immettono le stanze dei pen- sionarli ( una stansetia ad individuo (2) ) , delle quali cia- scuna ha la porta d' ingresso nel lungo corridoio che corri- sponde, con finestre situate più metri sopra il pavimento, alla strada Salvator Rosa. Questa loggia della lunghezza di 52 metri è stata munita a custodia di quei reclusi, di un im- menso cancello graticolato del peso di novanta quintali di ferro ! Sicché i pazzi che passeggeranno nel cortile avranno il doloroso ed insieme ridicolo spettacolo dei loro nobili com- pagni dietro quella immensa gabbia, e viceversa ; e se le altre (1) V. pag. 187, 230. (2) La separazione del pensionarli sarebbe assolutamente impossibile, perchè non sapremmo dove si anderebbero a pescare luoghi del tutto a parte per refettorii, per giardini, per sale di occupazione, di trattenimen- to, ecc., meno se a tutto questo s'intende far supplire il lungo e chiuso corridoio che precede le stanze, e che permette di sentire i rumori della strada Salvator Rosa. -. 236 — logge in prospettiva avranno, come pare che debbono avere, le medesime graticole spaventose, l' ergastolo di S. Stefano presenta sul Sales il vantaggio di avere le simili logge senza; cancelli. I poveri malati adunque , ai quali per siffatte condizioni locali non possono imporsi che divisioni e classificazioni illcij sorie, non hanno a passeggiare che nel cortile-pozzo dovi agisce la rumorosa macchina idraulica a doppia caldaia vapore della forza di 16 cavalli (1), nelle logge graticolate' e neir unico microscopico giardino coram populi. Ci sorpresero veramente due grandi dormitorii uno su L'altro^^ con sei grosse colonne di ferro ciascuno, le quali in due file perpendicolarmente le inferiori di sostegno alle superiori pog- giano sopra sei pilastri di fabbrica nel sotterraneo. Sopra sbranche di ferro sostenute da queste colonne poggiano i pavimenti. Che avverebbe se una colonna od un pilastro ce- desse alquanto all' immenso peso ? Queste colonne di ferro che invitano i malati a spaccarvisi il cranio , ed alle quali possono per caso urtarvi col capo, hanno a tre metri circa dal pavimento un orlo rilevato che offrirebbe al folle 1' occasione di appiccarvisi , con qualche striscia che strapperebbe dal lenzuolo. Uno di questi cameroni, l' inferiore, in cui un poco di lu- ce ed aria entra dalla porta d'ingresso e dall' unica finestra eh' è a livello del soffitto, tiene da una estremità all'altra un largo solco, che si copre con pezzi di legno, e che ci si disse servire per lo scolo delle orine dei dementi paraliti- ci. Poveri dementi! Sono essi forse cavalU da collocarsi nelle stalle ? Oltre le due notate caldaie nel cortile ih mezzo ai pazzi, sta trai pilastri del sotterraneo collocata una altra caldaia a vapore della forza di 12 cavalli, dalla quale partono i tubi caloriferi per lo stabilimento. Tanta imprudenza rasenta con la stoltezza quando il dubbio di un pericolo non ha fatto ri- flettere che siffatte caldaie avrebbero dovuto essere collocate (1) V. pag. 225, 232. , V ■• - _ 237 — . almeno trenta o quaranta metri fuori lo stabilimento. Ma at- torno a S. Francesco Sales non sono che abitazioni. Se si è contenti, comincino pure a trasferire i pazzi nella parte abitabile del nuovo Stabilimento comunque essa sia , invece di farli continuare ad imputridire nell'Arco... — Beati i contentoni ! Ma certo non lo saranno i miseri dementi, né un pubblico che non vuol essere ingannato quando dice : « spendete pure venti miUoni, ma date alla più misera classe della umanità un ricovero che sia un manicomio vero stru- mento di cura e di guarigione, e non una gabbia-prigione ». L4 STATISTICA DEI MUNICIPII {Dal giornale II Pungolo, 15 genn. 4881) \\\\\\*\\\v\*\\ Più volte si è tentato da per tutto una discussione su la statistica riguardo alle cause della mortalità, che dovrebbe' essere uniforme almeno per quanto è possibile nei paesi civili; ma le difficoltà moltissime per ottenerla fan deviare I da ogni tentativo. Malgrado ciò è sempre utile ritornare su; queste difficoltà, tanto più ora che il Governo ha voluto fi- nalmente che i Munipipii avessero un solo modulo almeno] per le cause delle morti, sul quale sono invitati i medici a^ segnarle, indicando ancora la prima malattia che ha dato luogo all' esito finale. Sebbene ciò sia qualche cosa per cui potesse rimontarsi all' indagine delle cagioni delle malattie, sarebbe meglio che a queste ultime si andasse più porgendo speciali ricerche , per confortare lo scopo dell' igiene e rendere questa vera- mente utile. La statistica è impresa molto difficile, non per coprire di cifre numeriche le tavole stabilite, ma per ben determinare le indicazioni su cui debbono cadere le raccolte di queste cifre, le quali allora solo possono essere elementi a ricerche Induttive di pratica utilità. Senza questi dati non solo non bisogna dare molta impor- tanza alla statistica, ma tenere certo di non ottenere che fallaci risultamenti. Bisognerebbe adunque occuparsi, prima di tutto, dì stabi- lire gli elementi su cui le tavole numeriche debbono fondarsi, e sono molti di natura assai diversi e di diffìcile determina- — 239 — zione. Ciò dovrebbe essere uniforme per tutt'i paesi per ot- tenere possibilmente le vere induzioni. Pretendere questa uni- formità per ora pare impossibile. Se dovessi entrare a dire su le inesattezze delle indicazioni dell'età, delle professioni, dei modi di vivere, dello stato cosmo-tellurico delle regioni, delle cause delle malattie e degli esiti finali per cui si muore, sicché spiccano erronei i confronti, avrei ragioni di dire: abolite la statistica; e se non fosse la certezza che gli studii su questa e sui modi di ottenerla esatta guideranno allo scopo desiderato. Intanto ecco qualche osservazione generale, su cui chiamo r attenzione degli statisti e dei municipii. Nel calcolo della mortalità di un paese in confronto a quella di un altro, diceva un celebre geografo statista ad un mio dottissimo amico a Parigi, il solo dato vero e positivo sarebbe che su mille nati si dovrebbero trovare mille morti, a meno che non sieno alcuni montati direttamente in cielo, come dicesi di essere avvenuto a Mosè, ad Elia, all' evangehsta dì Patmo e ad altri. Può succedere che un numero di abitanti abbia emigrato all' estero o che altri sieno entrati provenienti da altri paesi; ma allora non si tratta più della mortalità di quel dato luogo. Il solo calcolo utile intorno a questo oggetto è di sapere dove si vìve più lungo tempo, e dove si muore più presto. — Non mai si giungerà a questo utile scopo senza stabihre l'uniformità su tutti gli elementi determinati e po- sitivi ; e che son moltephci e difficili più di quello che si crede. Se si confronta, per esempio, la tavola dei morti secondo r età coi nati dell' anno, e con le cifre delle posizioni delle altre età, delle professioni, delle malattie, ecc. spicca subito l'erroneità del calcolo, quando si considera che i morti del- l' età di un anno non valgono a fronte dei nati dell' anno , perchè di questi varii sono andati a vivere o morire in altri luoghi; ed i morti della medesima età non sono tutti del pro- prio luogo; così è lo stesso delle altre condizioni. Le cifre numeriche sono molto eloquenti quando rappre- sentano gli elementi veri, altrimenti dan luogo ad errori ed errori. — 240 — Se si è cominciato ad eliminare possibilmente qualcuno d| questi errori, si spingano gli studii ad eliminare gli altrij senza di che questo passo fatto innanzi sarànon solo inutile ma potrebbe essere causa più grave d'ingarbugliare sempi più le induzioni statistiche. Dott. Biagio G. Miragua. ULIEBIORI CONSiDEBAIlOM MEiOLOGICHl SUL CBiMO DI ALESSANDRO VOLTA Les académies doiveni élre absolument libres. Voltaire, Ouvres, pag. 70. Nell'adunanza dei 30 novembre 1879 della illustre Accademia medico-chirurgica di Napoli, di cui mi pregio di far parte e come socio onorario e come socio ordinario da più di 26 anni, lessi brevi mie considerazioni sul cranio di Alessandro Volta rettificando alcune osservazioni del dottor Lombroso (1). Innanzi tutto debbo dichiarare che con quello scritto non intesi fare un completo esame frenologico sul Volta, ma bensì di dire quanto bisognava allo scopo di alcune mie rettificazioni di indizii anatomici, e ciò credetti sufficiente pel savio crite- rio di un consesso di dotti; sicché qualunque fosse stato il mio giudizio sul grande fisico, questo giudìzio , non conside- rate le circostanze né distesi ed applicati quei miei brevis- simi cenni ad induzioni più elevate , non ha potuto sembrare che monco ed oscuro; ma non mai da meritare rifiuti e pro- teste, che possono partire da equivoci che ordinariamente sor- gono dal non essersi bene intesi nei termini. Neil' adunanza dei 25 gennaio di questo anno 1880, promisi che avrei fatto delle osservazioni e confronti tra quello eh' è notato nei verbali e quello che sta nel mio scritto ed insie- me in una pagina del Cantù da me citata. Or essendo que- sta mia promessa nel verbale suddetto approvato dall'Adu- nanza divenuta per me un dovere di mantenerla, e credendo poi la presidenza di non comunicare queste mie osservazioni direttamente all'Accademia per non eccitare _po^em?c/ie, co- me se alcuni avessero il privilegio di dire quello che voglio- no, ed altri non il diritto dì rispondere con tutte le conve- (1) Si vegga pag, 48 e seg. — 242 — nienze accademiche, adempio iì mio obbligo pubblicando qui questo scritto come seguito al primo sul Volta; e rispettando io tutte le opinioni dell' Accademia pure contrarie al mio pa- rere qualunque esso si fosse, cercherò su questo parere di spiegarmi meglio. Ma però non posso accettare nulla di quello eh' è inesattezza di riassunti e d' interpetrazioni di alcuni rispet- tabili socii , sì per togliere a questa inesattezza queir aria d'insinuazione che i malevoli potrebbero attribuirle percor- rere a giudizii prestabiliti, sì perchè si riversano, come se fosse per mia cagione su di un illustre storico, poco impor- tando che questi fosse il lodatore del Sillabo (1), mi veggo nel dovere di rettificare quelle inesattezze, ringraziando nello stesso tempo l'^Accademia che obbhgandomi a questa rispo- sta (2), mi ha fatto completare il parere frenologico che dò su Alessandro Volta. La lettura adunque di quelle mie considerazioni , e più il riassunto fattone poi dal nostro egregio segretario prof. Tito Livio de Sanctis nel verbale della seduta seguente, destaro- no, particolarmente ad alcuni distinti socii , che non udita la memoria al riassunto si fermarono, una specie d'indignazione come se io insieme al Gantù avessimo dichiarato Volta un^ma- nuale meccanico senza pensiero filosofico (' espressione nel verbale). Non vt fu discussione alcuna, ma su di un incidente, estra- neo totalmente ai concetti ed allo scopo limitato del mio scritto una breve disputa, ed io fo distinzione tra discussione e di- sputa, che finì col farsi apporre a piedi di siffatta mia me- moria una nota, che nessuno aveva diritto di porre quando già tutto era notato nel verbale. Imperocché invece di discu- tere, si lascia (questa è la nota) al Lombroso la libertà di rispondere alla critica che gli vienfatta^ e si protesta alta- mente contro il concetto ed il giudisio che il Miraglia dà del Volta studiandone il cranio, e che l'Accademia riconosce nel sommo Comasco una delle più grandi glorie italiane , senza (1) Canili, Gli ultimi Treni' anni, pag. 100. (2) Resoconto delle Adunanze e dei lavori della R, Accademia medico- chirurgica di Napoli, adunanza di genn. 1880. — 243 — farsi imporre dal Canta e dalle sue storie. Il redattore (1). Ripeto, che chi legge questa nota può credere che io ed il Cantù avessimo dichiarato il Volta un ingegno volgare, e che la scoperta che fece della pila non fosse stata da noi ritenuta suprema e prodotto di un ingegno elevato ed osservatore; e resterà sorpreso come tutto il mondo che legge da un terzo di secolo in nove edizioni della Storia universale , già pure tradotta in varie lingue, quella pagina del Cantù (2) ciie su- blima tanto l'immortale ingegno del Voha, e che io trascrissi per confortare i miei studìi, non vi ha mal scorto quello che ora alcuni distinti socn dell' Accademia credono vedervi ! E so- stengo che le parole della disputa, che non si riducono che a semplici affermazioni o negazioni , senza ragionamenti e prove, non smuovono alcuna linea del mio dettato nella me- moria (3), tanto che se io cito il Cantù che trai sommi pone il Volta, non può diversamente interpetrarsi il mio concetto ; ed in ogni modo ritengo che le osservazioni ragionate dell'A-C- caderaia mi avrebbero certamente illuminato. Sicché, non posso non permettermi che io rifiuti recisamen- te siffatta nota apposta a piedi del mio scritto, perchè essa non riguarda alcuno dei miei concetti dì fisiologia cerebrale, e perchè le osservazioni che sono costretto a fare con tutto il rispetto ai dotti miei sociì, dimostreranno che io non vo- ghe esser cagione di nn loro rimprovero verso il Cantù. L'illustre prof. Lombroso pubblicò nel giornale delia R. Ac- cademia di medicina di Torino nel 1878 un suo studio etnolo- gico sul cranio di A. Volta, ne prese tutte le misure e ne notò le prominenze e le depressioni ed altre numerose condizio- ni. Or sebbene V etnologia, come l'indica il vocabolo, sia pure (1) Resoconto delle Adunanze e dei lavori della R. Accademia medico- chirurgica di Napoli, anno 1879, pag. 239. (2) Cantù y Storia universale. Tomo Xì, pag. 612. Ottava edizione torinese. (3) Miraglia. Sul cranio di Alessandro Volta, — Resoconto della R. Accademia ,raed. chir. di Napoli, anno 1879, pag. 225 e seg. — GìoT' naie internazionale delle scienze mediche, 1879, pag. 1208 e seg. — Bolleltino del manicomio Fleurent, 1879 pag. 128 e seg. — 244 — diretta a riconoscere gl'indìzi dei caratteri, delle tendenze e delle facoltà dell'uomo, per comprendere l'orìgine delle stirpi e la storia dei popoli, il Lombroso fermossì alle generalità confrontando il cranio di Volta a quello di Dante, di Petrar- ca, dì Fusinari, di Foscolo , di Byron, ecc. per dimostrare il talento in generale e non altro, perchè ognuno sa la varietà di forma di queste teste nelle diverse parti tra loro, e i di- versi talenti , caratteri e disposizioni che mostrarono si illu- stri uomini. E conchiuse con molto acume che il cranio di Volta si accosta al tipo comasco e meglio al romano. Intanto il Lombroso volle notare che questo cranio presentava in op- posizione alle localizzazioni fisiologiche del cervello una larga prominenza suU' osso temporale da uscire fuori la linea del- l'osso zigomatico, e dove i frenologi pongono secondo lui 1' or- gano del farto e della rissa , mentre Volta era benevolo e possedeva tutte le qualità morali e presentava ancora tutta la regione inferiore della fronte larga e sporgente, e depres- sa la regione posteriore al disopra dei processi mastoidei. Lo scopo della mia memoria fu di dimostrare che il Lom- broso nel notare il rilievo all'osso temporale e la sporgenza della regione frontale inferiore su la superiore , aveva anzi fatto senza avvedersene ( e queste sono le migliori prove) la craniascopia di Volta, notando così i rappresentanti ana- tomici delle facoltà che ne distìnsero il talento ed il caratte- re morale. Imperocché non è vero che i frenologi han ripo- sto r organo che gli antilocalizzatori chiamano del furto ed insieme della rissa , mentre avrebbero dovuto dire della pro- prietà 0 acquisto , nell' osso temporale , ma bensì nella parte anteriore-ìnferiore del l'osso parietale (n° 8 della Jig.), e quello dell'istinto della propria difesa, che questi chiamano della rissa, nella parte parietale al di sopra della prominenza mastoidea (n" 5 della Jig.). Nel rilievo alla parte anteriore del- l'osso temporale (n° 9 della flg.) al contrario i frenologi vi han riposto quella parte cerebrale eh' è la condizione mate- riale per cui si mostra la qualità fondamentale del senso della meccanica, e nella parte posteriore-inferiore del parie- tale l'istinto della propria difesa: il primo nel Volta molto sviluppato , ed il secondo depresso. 245 Qui ne riproduco le figure. Cranio di Alessandro Volta ■A'yi^ .'-."Ti;.* Per fare vedere clie ciò non era una mia invenzione ripor- tai quello che avevano notato Gali, Fossati ed io stesso molti anni fa. Notati cosi gl'indizi cranioscopici, accennai che le facoltà nostre predominanti per l'attività ancora energica combinata di altre facoltà specialmente delle intellettuali, dan luogo al talento che prende una direzione speciale ; e per questo il Volta fu dotato di grande spirito di osservazione ; sicché po- trebbe dirsi che senza il senso della meccanica non sarebbe egli giunto alla scoperta suprema della pila. Lo spiegherò più tardi quanto cercherò di dimostrare che senza uno sviluppato ed energico senso della meccanica non possono svolgersi op- portunamente le altre facoltà predominanti dirette a scopo e scoperte sublimi. Noi per senso della meccanica non inten- diamo una semplice attitudine alla costruzione, come per ta- lento meccanico non è da prendersi una facilità alla costru- zione materiale, perchè conoscesi pur troppo che uno prov- visto del senso della tattilità esegue bene ciò che il talento meccanico altrui gli dà a costruire senza che l'esecutore spes- so sappia quello che fa; e viceversa ingegni dotati del più elevato talento meccanico, perchè privi della tattihtà, non san- no piegare un foglio di carta. Ma di ciò più tardi. Questo è il fedele e vero riassunto della mia memoria, che ho creduto illustrare con principii fisiologici; e non posso ac- cettare quello del redattore che per la forse troppo concisio- — 246 — ne nulla dice di tutto questo, e mi fa dire qua e là delle pro- posizioni che isolate e staccate , rendono alla inversa il sen- so e lo scopo della memoria. La mia memoria è negli Atti dell' Accademia , sicché ognuno può farne il confronto ; per- chè tra l'altro vedrà come il redattore dice che la maggior parte del mio scritto sia una continua citazione dei miei la- vori (1); in ogni modo mi piace ricordare una stupenda mas- sima del nostro Pasquale Borrelli ( Lallebasque) : è senza dub- bio un gran merito di render sua la esperienza , la me- ditazione ed i lumi di tutti tempi; ma mi parve sempre biasimevole di non profittare deiproprii (2). — E vedrà pure, colui che vorrà fare il confronto in qua! modo mi si fa por- re il cranio del Volta accanto al cranio di una ladra e di un sicario, oltre a che si nomina la grande Opera anatomica di Gali con parole che sanno di una certa causticità derisoria. Sicché mi arbitro di dire che siffatto spigolare può fare ca- dere in equivoci che possono far correre a giudizii inesatti. E per questo se si è nel diritto di non accettare e di prote- stare contro la opinione mia qualunque essa siasi , che cer- to io non ho pretensione d' imporla a chicchessia ,. del pari mi veggo io nel dovere di respingere inesattezze siffatte. Le osservazioni notate nella mia memoria già il Lombro- so le conosceva; perché un anno dopo la pubblicazione dei suoi studii sul cranio di Volta, in una mia risposta ad una sua lettera che dirigevami intorno alla mente del famoso Passannante, gli faceva notare gli errori da lui presi nel- r indicare nei cranio dell' immortale comasco le localizzazioni celebrali secondo i frenologi; sicché gli chiedeva che se io avessi errato mi correggesse. In risposta mandommi un esem- plare dell'estratto del suo lavoro sul cranio di Volta su la cui prima pagina leggo del suo poco interpetrabile carattere : — Air III. Miraglia UÀ. che sarà felice di una sua critica, e che divide tutte le sue idee ecc. (1) Dov'è questa continua citazione delle mie opere? Dovendo notare fattiy ho quattro volte indicato la pagina di uno o due miei lavori insiè- me a quelli di Gali e Fossati. (2) Lallebasque, Introduzione alla filosofìa naturale del pensiero. — 247 ~ Laonde ponendo in confronto tra loro gì' indizii anatomici espressi nel bel cranio di Volta pel calcolo di probabilità delle facoltà che dan ragione del suo talento , del suo ingegno os- servatore e del suo carattere benevolo e docile, volli andare ricercando quello che si era detto di lui e delle sue ;opere ; onde veder di rafforzare e di spiegare le ragioni di quel ta- lento scopritore; e così ravvicinare le analogie di tali indizii con quello che ce ne dice la storia. Intanto negli atti verbali dell' adunanza dei 14 novembre 1879 alle osservazioni che io feci al processo verbale, sfug- gite alla nota solerzia dell' egregio segretario e quindi non segnate, aggiungeva che né io né il Cantù potevamo negare al Volta il gran talento che lo portò alla costruzione della pila, detta da noi scoperta suprema, che ha dato luogo à tante applicazioni dell' elettricità, e senza negargli uno spirito filosofico, di cui se fosse stato privo non sarebbe giunto alla gloriosa scoperta, e che se fosse stato elevato ad esattezza matematica^ avrebbe nell' applicazione preceduto gli altri il- lustri. Se questi concetti fossero stati da me male espressi, o per la troppa concisione del dire male interpetrati dai socii, spero di spiegarmi meglio in questo scritto; sicché allora non farà più ombra la pagina del Cantù che per precipitazione di giu- dizio non fu bene interpetrata. Mi sì fa dire ancora, tra l'altro due volte, di prìncipii freniatrici (vocabolo che io non mai ho segnato nello scritto) come se avessi parlato del cranio di un pazzo; e mi si fa qui pure ripetere di non avere avuto Volta mai pensiero filo- sofico. Passo oltre alle parole dei socii Buonomo, de Orecchio ed Albini che senza argomentazioni non accettarono le conclu- sioni del Miraglia; né avrei mai la pretensione che l'accet- tassero; come certo essi non hanno quella che io alla loro mi adattassi. Il prof, de Crocchio non ne aveva inteso la memoria. Ed insieme conchiusero facendo eco alle parole del socio Vizioli, che V accademia non può accettare il giu- dizio di uno storico e letterato, sia pure eminente, in casi di storia naturale, di fisica e di chimica, perchè V accade- — 248 — mìa che è un tribunale supremo, ne può emetteree un giu- cli;2io più competente. Qui mi permetto di fare di volo una osservazioncella. Il Cantù parla di Volta e dell' elettricità non come fisico e chi- mico, ma come storico, cioè ha presentato quello che ha^ raccolto dai documenti, lasciando ai chimici ed ai fisici le quistioni della natura dell'elettricità e dei modi della sua] applicazione. Con siffatte argomentazioni degli onorevoli socii' il celebre Carlo Botta perchè medico non avrebbe potuto del pari scrivere i classici volumi della Storia delle guerre della indipendenza d' America, egli italiano che ha scritto pure la stupenda Storia d' Italia. Mi fermo però su quello che avevano detto antecedente- mente i socii prof. Tommasi e Vizioh. Convengo col primo, che dice quasi quello che io aveva esposto, meno che crede di avere io dichiarato Volta un volgare meccanico; m.a biso- gna svolgerne i concetti come cercherò di fare più appres- so. A quello che disse il socio Vizioli, riguardando special- mente il Cantù, bisogna che io prima' risponda per rettifi- carne le idee. Dice adunque il socio Vizioli, « che s' è vero che 1' acca- « demia non sia responsabile delle opinioni particolari dei « suoi socii, pure non si deve accettare in cose naturali il « giudizio di un letterato o di uno storicO;, come il Cantù il quale afferma che per 30 anni dopo la scoperta della pila, « Volta nulla più fece. Questo giudizio non può passare senza « una protesta, perchè il Volta non solo produsse molte jmb- « blicazioni scientifiche, ma illustrò grandemente il suo tro- « vato e dopo la scoperta della pila destò tanto entusiasmo « che nominato membro dell' Istituto di Francia, Napoleone 1** « ( allora 1° Console ) volle per omaggio al Volta assistere « in piedi ad una lettura che questi faceva. Il Vizioli ciò « afferma non perchè voglia ricordare i tanti noti lavori « del Volta dopo la scoperta della pila, ma per protestare « contro le conclusioni del Miraglia, e molto più del Cantù ». Il socio Vizioli sì distinto nella teorica e nella pratica del- l' applicazione della elettricità, è sicuro di quello che ha detto Cantù ? è sicuro di quello che egli afferma ? — 249 — Mi permetta se io per un momento diventi un poco stori co sottoponendogli alcune mie noterelle. Volta nel moltiplicare le sue osservazioni per dimostrare che il fluido animale, che così Galvani pretendeva che fosse, non era che l'elettricità comune (1), ebbe l'occasione di giun- gere alla scoperta della pila ( 1794 ), che il Cantù appella lo strumento più poderoso dell'analisi chimica; ed aggiunse, che il Volta sopravisse treni' anni alla sua scoperta (2) sen- ^a né aggiungere ne applicarla; intanto che Bitter, Carliste^ Davy la usarono a decomporre V acqua, dal eguale fatto re- stava incoata, V analisi chimica (3). Il Cantù qui non dice che Volta avesse o non scritto dopo 'la sua grande scoperta; ma che né aggiunge né applicò la pila, ciò che altri fecero, come Davy, ed io aggiungo nel 1801. E penso che si possono scrivere volumi senza insieme far molto progredire ed applicare le proprie migliori idee precedenti , atteso le circostanze e le condizioni dell' epoca in cui si trova il periodo del progresso dello spirito umano, non che il concorso di speciali facoltà mentali più o meno energicamente sviluppate. Ciò nulla toglie alla gloria di Volta, perchè senza la pila chi sa quanti altri secoli avrebbero do- vuto scorrere per giungere, per es., alla telegrafia elettrica già vaticinata con esperimenti da Watson (1746), 43 anni prima della pila, e preveduta anzi nel 1736 dal Grey. Il Volta adunque dal 1769 fino alla scoperta della pila che fu nel 1794, che destò tanto entusiasmo, scrisse molte lettere e memorie; e quando il 1* Console Napoleone che allora gloriavasi di essere membro dell' Istituto di Francia udiva spiegare in quell'Ateneo il meccanismo della pila dallo stesso Volta, ed all' impiedi e colla testa scoperta, è da notare che (1) Questo principio o fuoco che anima la natura rimonta fino ad Empodocle. Ricordo di aver letto in Voltaire: — Gli spiriti che si crede scorrere rapidamente nei nervi sono probabilmente un fuoco sottile, e che sia l' agente universale in natura. Le scoverte recenti han dimo- strato che ciò è il fluido elettrico che si modifica in mille maniere. (2) Volta morì nel 1826 dell'età di 81 anno. (3) Cantù, Storia Universale, Tomo XI, pag. 612: Ottava edizione torinese. — 250 — ciò fu nel 1801 epoca in cui già il gran fisico aveva raggiunto r altezza della sua gloria. Ma dal 1796 al 1808 scrisse a sbalzi, pure memorie e lettere che se nulla o poco aggiun- sero allo svolgimento del suo immenso trovato furono di stimolo ai dotti che fin da queir epoca stessa svolsero e ra- pidamente applicarono l' elettricità. Dal 1808 fino al 1826, epoca della sua morte, nulla più produsse. Tutti questi lavori di Volta, già pubblicati nei giornali e nelle raccolte periodiche di quei tempi furono riuniti nel 1816 in una collezione in tre tomi, edizione unica e sola che, per quanto sappia, non fu più mai riprodotta. Un piccolo volume di aggiunte stampate a Pesaro nel 1834 fu prodotto da Igna- zio Montanari : esso è una raccolta di lettere di quelle epo- che stesse, che non oltrepassano il 1808 ed alcune ilj 1810. Io credo indispensabile riprodurne qui in nota il catalogo e le date rispettive. (1) (1) Collezione delle opere del Cavaliere Conte Alessandro Volta pa- trizio Comasco, ecc. — Firenze, nella Stamperia di Guglielmo Piatti, 1816. — Tomi tre in voi. 5, in 8°. TOMO 1. — PARTE I. De vi attractiva Ignis Electricis, 1769. Novus ac simplicissimus electricorum tentaminum apparatus, etc 1769. Lettera su l' Elettroforo perpetuo, 1775-76. Sopra la capacità dei Conduttori elettrici. Lettere al sig. De Sousure, 1778. Del Conduttore. — Memoria letta alla Società II. di Londra, 1782. TOMO I. — PARTE II. Della meteorologia elettrica, lettere nove dirette al prof. Liethenberg, 1787-88. Sopra la grandine, Memoria, 1806. Sopra l'aurora boreale, 1791. Memoria sulla maniera di far servire V elettrometro-atmosferico por- tatile ad uso d' Igrometro, ecc. 1790. Sul periodo dei temporali, e sul vento freddissimo, 1790. TOMO II. — PARTE I. Sopra r elettricità animale. Lettera, 1792. Memoria prima e seconda sopra 1' elettricità animale, 1792. Account of some Discoveries made of Bologna With Experi mente and observations on them. In two Letters to M. Tiberius Cavallo. — F, R. S., 1792. Nuota osservazioni sulla Elettricità animale, 1792. i — 251 — Questo catalogo dei lavori del gran fisico con le rispettive date delle pubblicazioni indicano che veramente il Volta dopo la scoperta della pila, scrisse non molte cose, che parago- nate ai rapidi e grandi progressi del suo trovato , spiegano Observationum circa Electricitatera animalem, 1792. Memoria terza sopra l'Elettricità animale compresa in una lettera al sig. Giovanni Aldini, 1792. Nuova memoria suU' Elettricità animale esposta in tre lettere al sig. Anton Maria Vassalli, 1794. TOMO li. — PARTE JI. Dell' Elettricità eccitata dal contatto dei Conduttori dissimili. Lettere tre al prof. Greu. 1796. On the Electrìcity exciled by the mere contact of Conducting sub- stances of differeut Kinds, 1800. Sopra alcuni fenomeni chimici ottenuti col nuovo apparecchio. Let- tera al prof. Brugnatelli, 1802. Sopra gli Elettrometri. Lettera a S. C. De Metherie, 1801. Sulla identità del fluido elettrico col fluido Galvanico, Memoria, 1801. Reponse aux observations de Nichalson sur mathéorie, 1801, Sopra sperienze ed osservazioni da intraprendersi sulle Torpedini. Lettera al prof. Configliachi, 1805 Sopra alcuni fenomeni chimici, 1802. Sopra r applicazione dell'Elettricità ai sordi-muti. Lettera al prof. Brugnatelli, 1802. Estratto di un naanoscritto sull' insussistenza della genesi del Glorino e dell'alcali nell'scqua sottoposta all'azione degli Elettromotori, 1806. TOMO III. Lettere sette al P. Carlo Gius. Campi sull' aria infiammabile nativa delle paludi, 1776-77. Lettere tre al sig. Marchese Francesco Castelli sulla costruzione d' un moschetto e d'una pistola ad aria infiammabile, 1777. Lettera al sig. Dottor Giuseppe Priestely sopra un nuovo Eudiome- tro, 1777. Descrizione sopra i fuochi dei terreni e delle fontane ardenti in ge- nerale, e sopra quella di Pietra-Mala in particolare, 1777. Appendice a detta memoria ove parlasi particolarmente dei fuochi ar- denti di Velleja, 1777. Lettera al Dottor AttiUo Zuccagni responsiva ad altra di esso sopra un ignivomo, 1807^ Osservazioni sul fosforo d' orina, 1778, Memoria sulla uniforme dilatazione dell' aria per ogni grado di ca- lore, ecc., 1778. Poscritto di una lettera al prof. Vassalli, 179i. Compendio di una lettera al sig. L. Brugnatelli, 1788. _ 252 — che già la pila era divenuta il gran motore delle venture scoperte. Il dir questo è forse adombrare la gloria del fisico im- mortale? è forse spostarlo dal luogo eminente in cui la sto- ria lo ha collocato? Cantù per questo non poteva non proclamare supremo il grande ingegno del Volta dandogli il posto sublime assegna- togli dalla storia nelle condizioni dei tempi; sicché parlò, ripeto, come storico e non come fisico e chimico quando se- gnò epoche e giudizii in seguito d' ineluttabili documenti. Quindi non è lecito a chicchesia di dichiarare menditore uno storico quando non possono presentarsi documenti in contra- rio, e tanto più quando gli si fa dire cose che non ha detto. Per lo che la protesta che io non ritengo dell'Accademia, ma degli oppositori che parlarono, non è fondata che su d'un equivoco. Parecchi hanno scritto intorno alla vita di Alessandro Vol- ta, dei quali al certo Cantù si è servito, e fra i quali mi piace qui in nota segnarne alcuni, clie non dubito che al nostro distinto socio Vizioli non sieno a conoscenza, sebbene non fossero tutti divulgati (1), Eccomi alle parole del prof. Tommasi, riasunte dal segre- LETTERE INEDITE DI ALESSANDRO VOLTA Pesaro, dalla tipografia Nobili, i83i, in 8^. A Milord Cooper. Lettera 1, 1770. A D. Marsilio Londriani. Lettere 20, 1770. Al Can. Angelo Bellani. Lettere 12, 1804-10. Al cav. Giuseppe Gioeni. Lettera 1, 1790. Al Dott. Francesco Mocchetti. Lettera 1, 179.4, A Michele Araldi. Lettera 1, 1808. A Domenico Paoli. Lettera 1, 1808. Al Can. Serafino Volta. Lettera 1, 1781. A D," Teresa Peregrini sua moglie. Lettere 3, 1801-1809. A suo fratello D. Luigi Volta. Lettere 15, 1782-1801. (1) Arago : Eloge de Volta. — Getler: Physikalisches ÌVerterbuch, ait Gahanisme. — Fesclier: Gesch der physik, to. Vili — Zuccaia: Elogio storico di Alessandro Volta; Bergamo, 1827. — Bianchi di Ble- sio: Vita del Conte Yolla; Corno, 1833, — Tipaldi: Biografia degli italiani illustri, To. IX. —-Monti: Storia di Como. l — 2S3 — tarlo. Il prof. Tomraasi non aveva udita la lettura del mìo scritto. « Il presidente prof Tommasi, chiedendo venia al Miraglia, « dice di comprendere l'ingegno meccanico di chi, per es., « costruisce una macchina da cucire, in chi il primo costruì « la macchina a vapore, ma se il Volta, seguendo i principii « della fìsica e della chimica, si elevò alle ardite dottrine e « giunse alla costruzione della pila e fondò tutta la elettri- « cita dinamica, non si può negargli ingegno elevato ed un « genio tra i pochi che l'umanità annovera ». Qui la questione prende un' altra direzione, ed è degna di essere svolta e spiegata. In prima dovendo io comunicare ad una Accademia di dotti le mie osservazioni, accennai di volo ai principii che guida- rono le mie induzioni sui rappresentanti anatomici del cranio del Volta in armonia con le facoltà cerebrali, fidando che l'Accademia, invece di andare invocando dal Lombroso una risposta alle mie esservazioni, avesse supplito a distendere le mie idee appena accennate, tanto piià che io non mi limitai che ad alcune esperienze di fatti, che ognuno avrebbe potuto verificare. Forse questa fiducia che mi deviò dallo svolgere ampia- mente i miei concetti fu la causa di tutti gli equivoci. Ecco ora a spegarmi meglio. Il prof. Tommasi conosce più di me che le nostre facoltà non tutte si svolgono e si manifestano con la medesima atti- vità ed energia: il talento, l'ingegno, il genio sono costituiti dal predominio di una di esse, che secondo eh' è combinata all' a- zione del pari predominante delle altre si svolge e si modifica in maniere infinite e prende una speciale direzione. Uno degli esempii più splendidi di risultati di queste com- binazioni delle facoltà è il senso della meccanica. Questo senso che ha la prima qualità fondamentale nella tendenza 0 attitudine alla costruzione non diventerebbe una qualità elevata operativa senza l' influenza e la direzione di altre forze mentali superiori egualmente predominanti, ma invece si arresterebbe alla sola attitudine a costruire , purché pure vi sia unito un certo senso della tattilità. Sicché non è logico _ 254 — voler confondere il manuale lavoratore della macchina da cucire con 1' americano Howe, che ne fé sorgere 1' ammira- bile congegno dalla sua idea creatrice di elevatezza mate- matica combinata al più potente senso meccanico ; il costrut- tore di una macchina a vapore con Fulton (1) che inventò la navigazione per la forza del vapore ; i manuali esecutori con r ingegnere e 1' architetto. Per potere adunque apprezzare i risultati di tali combina- zioni e direzioni bisogna ricordare le tendenze e lo scopo a cui le diverse nostre facoltà sono dalla natura destinate. Se gl'istinti ed i sentimenti^ che costituiscono le facoltà qff'ettwe, non producono che solo impulsi ed emozioni ed attitudini, ognuno sa che noi per mezzo delle facoltà percet- tive prendiamo conoscenza della esistefiza, delle qualità de- gli oggetti esterni e delle loro relazioni: — per mezzo delle facoltà riflessive che sono la sorgente dell' analisi e della sintesi ci eleviamo alle relazioni astratte delle cose. Sicché considerando la natura delle facoltà Intellettuali co- stituite dalle percettive e dalle riflessive, è facile intendere che da queste dipende la direzione particolare di ciascuna delle tendenze nostre le quali così si nobilitano e prendono una forma che caratterizza la umanità. Per questo il prodotto di tali tendenze sarà più grande in ragione dell' energia delle facoltà percettive e molto più delle riflessive con cui sono in attività combinate. Tal che l'attitudine alla costruzione senza il concorso delle facoltà intellettuali non darà mai il senso della meccanica, come queste senza la prima non ne daranno il talento e le sue varietà. Qualche esempio spiegherà meglio come il senso della (1) Fulton morì a Parigi nel 1828. Il celebre scultore Houdon, che ayeva modellato la testa di G. G. Rousseau, scolpì quella di Fulton. I rappresentanti anatomici del cranio di Fulton mostrano: Fronte sfuggente Senso della meccanica forle Località id. Circospezione id. Fermezza id. Calcolo debole. — 255 ~ meccanica si modifica e prende una direzione particolare secondo la facoltà intellettuale con cui è combinato in atti- vità, dal quale scambievole concorso sorgono certi speciali tallenti. I frenologi per tipo del grande sviluppo dell' istinto costrut- tore elevato a senso della meccanica {fig., n." 9), che com- binato a grande sviluppo delle facoltà percettive e riflessive diede uno dei piia grandi ingegni, presentano la testa del celebre Monge (1). Egli fondò la scuola politecnica, inventò la geometria descrittiva che conduce dalle linee alle costru- zioni grafiche, e si elevò fino a creare la meccanica celeste. Qui ne riproduco la forma della testa; dove la magnifica fronte tutta elevata, larga e sporgente, specialmente nella regione superiore, porta l' impronta del genio più elevato a potenza filosofica di esattezza matematica. E forse onta per Monge il segnare come tipo nella sua testa il senso della meccanica^ e di tutti quei grandi che vado qui nominando ? Lagrangia che appUcò le matematiche atutt'i proplemi di meccanica, introdusse nella meccanica celeste la funzione detta perturbatrice. Laplace che dimostrò la meccanica celeste, ridusse l'àrti- (1) Possali. Manuel pratique de Phrénologie, etc. ( n, 9 Construc- tivitè) pag. 301. — Paris, 1845. - 256 — flcio dei cieli a semplice soluzione di un gran problema di meccanica. E l'astronomo Bouvard, morto nel 1845, provvi- sto del più forte senso del calcolo, facoltà percettiva, sebbene fosse per tutt' altro mediocre , fece per Laplace tutt' i calcoli necessarii alla dimostrazione dei grandi problemi della mec- canica celeste. Lalande completò il sistema perfettamente matematico e dinamico del meccanismo celeste. Ma questi sommi ed altri erano stati preceduti da Galileo Galilei che pel primo pose i veri principii della scienza mec- canica trattando della statica e della dinamica nella Nuova scienza; e molto al suo teorema dell'equilibrio dei pesi di- suguali e delle velocità virtuali va la meccanica debitrice. Ed avendo avuto conoscenza di essersi trovato un istrumento che ingrandiva gli oggetti, svolgendo egli ed applicando per mezzo delle sue energiche facoltà intellettuali superiori il suo attivo senso meccanico, inventò il teloscopio e scoprì le meraviglie del cielo. Ed Herschell inventò i catadiottrici (1). Questi sommi dotati delle più energiche facoltà superiori e specialmente delle potenze riflessive, origine del più ele- vato spirito filosofico che raggiunge 1' esattezza matematica, si distinguono per la larghezza ed elevazione della fronte specialmente nella parte superiore- anteriore, e per un forte senso della meccanica. Lo stesso si scorge nella testa di David celebre astronomo e meccanico , in quella del barone Dray inventore di un nuo- vo sistema di calcolo, ed in Lindner ingegnere per gl'isrumenti di matematica. È degradare adunque l' ingegno di Volta se io rilevo nel suo cranio gì' indizii di un forte senso della meccanica che unito a queUi di un attivo spirito osservatore, lo portò alla scoperta della pila? Volta con la fronte larga e sporgente più nella regione inferiore che in quella superiore mostrò così indizii organici di un forte spirito di osservazione, per la qual cosa si ma. (1) Applicazione della Catottrica (riflessione della luce) insieme e della Diottrica (rifrazione della luce). - 257 ~ nìfestò fisico eminente non rigoroso matematico e la sco- perta della pila lo condusse a stabilire i principii dell' elet- tricità dinamica^ cioè la meccanica dello svolgersi e dei mo- vimenti dell'elettricità (1). Così come Monge matematico, per le singolari facoltà, specialmente di quelle del calcolo, del- l' estensione che dà i rapporti dello spazio , e delle riflessive, creò la meccanica celeste; Volta fisico, per mezzo delle sue particolari forze mentali percettive, cioè di quelle dei rapporti dei fenomeni delle cose cioè delle realità, stabilì la teorica della meccanica dell' elettricità. Ecco come in questi illustri il forte senso della meccanica prese diversa direzione a norma del concorso di facoltà speciali superiori diverse in essi do- minanti. Questo esempio potrebbe estendersi a mille altri; e mi piace aggiungere che senza un forte senso della meccanica com- binato a quelle distinte facoltà percettive delle /orme, dei cO'' lori e della tattilità potentemente predominanti non vi sareb- bero stati né Raffaello né Michelangelo. E così del pari non vi sarebbero state le divine armonie e melodie elevate a con- cetti matematici senza le facoltà del calcolo e della meccanica in azione combinata del senso dei toni che dà il talento crea- tore dei concenti musicali; mentre il senso della meccanica con energico senso della tattilità ed un certo senso dei toni dà il costruttore d'istrumenti di musica , e con una forte ten- denza ad apprezzare il tempo ed il ritmo i più grandi ese- cutori musicali, come il celebre violinista Paganini, ed i pia- nisti Thalberg, Lillo, ecc. ; mentre al contrario Bellini, Mer- cadante, Petrella e tanti altri genii dell' armonia deboli nella tattilità non sapevano eseguire sul piano una sola delle loro creazioni ; e Beethoven divenuto sordo completamente creava nel suo cervello le musiche più melodiose del mondo, che notava su la carta; e Mercadante cieco dettava le sue crea- zioni a chi le scriveva con l'inchiostro. Solo Rossini che riu- niva nel suo voluminoso cervello tutte le analoghe facoltà del genio musicale al senso della meccanica e della tattilità, fu (1) La dinamica è costituita da due parti , cioè la meccanica del movimento, e la statica o leggi dell" equilibrio. 17 — 2:ss — il più grande compositore di musica dove predomina la più ricca e sublime strumentazione, e fu un celebre suonatore. Il senso della meccanica elevato e diretto dalle diverse fa- coltà intellettuali più o meno energiche e secondo la loro na- tura rende la mente umana potente creatrice delle arti e delle scienze. Ecco come per queste infinite combinazioni delle di- verse facoltà cerebrali è avvenuto e continua il progresso dello spirito umano ; ed ecco perchè si è andato dalla ca- panna alla costruzione del sontuoso palagio e del sublime tempio ; dal fantoccio al Mosè di Michelangelo ; dal carro alla fulminea locomitiva ; dal canotto al vascello che corre gli oceani per la forza del vapore, e forse col tempo per la po- tenza dell'elettrico; dalla boccia di Leida alla pila che fissa, dirige ed applica 1' elettricità per cui non v'è tempo né spa- zio; e dalla pila alla telegrafìa elettrica di Wheatston inven- tata nel 1837 in Inghilterra, fino ai telegrafi di Caselli e d'Ar- lincourt che danno sedici parole in ogni minuto secondo, e quelli del Cowper che stampano e disegnano alla distanza di 800 chilometri; ed alla teoria chimica della pila dal Faraday nel 1841, che trovava in fine la illuminazione elettrica; e chi sa a quanti utili applicazioni e progressi il tempo, le di- verse condizioni di speciali circostanze, ed il concorso di al- tre scoperte han riservato la pila. Ecco come ritrovando analogie tra i rappresentanti anato- mici delle facoltà cerebrah predominanti nel cranio di Volta e la storia delle sue scoperte che han portato l'umanità a sempre più nuovi progressi, possiamo noi tutti confermarvi uno di quelli speciali ingegni induttivi nelle osservazioni di pratica utilità, e che la natura crea al raro su la faccia della terra. PARERE FRENOLOGICO SO Vl.KEHO BELLINI ( Conferenza pronunziata a dì i 5 gennaio 1882 nel Circolo Filologico, e ripetala a 26 dello stesso mese nel Collegio di Musica a S. Pietro a Maiella ). Bellini si nasce, non si diviene. Rossini, Lettera. Nel Collegio di musica a S. Pietro a Majella esiste un busto in marmo di Vincenzo Bellini nella cui fronte si rappresenta la negazione del talento della musica perchè l' indizio orga- nico n' è ivi perfettamente depresso. Allora dissi all' illustre Florimo, amico e compagno del Bellini , che se quel busto veramente rassomigliasse nel capo il sommo catanese, avrei io rinunziato alla fisiologia degli organi cerebrali; ma se poi al contrario quella fronte non ricordasse quella dell' origi- nale;, erasi fatto bene di scriversi sotto, Bellini, essendo indifferente pel volgo se il talento ed il genio stanno nella fronte o nella pancia; e gli scultori ed i pittori che non cu- rano la forma della testa perchè non ne sanno le ragioni, tradiscono la natura; e dandosi l'aria di esprimere la vita, le passioni, i sentimenti nelle linee della faccia, guastano tutto , perchè non conoscono che invece le diverse espressioni della fìsonomia sono la mimica o manifestazione viva dei differenti organi cerebrali in azione, dei quali la localizzazione è loro ignota. Mentre gli scultori e pittori di genio, per intuito co- piano veramente la natura com' è, non come altri credono che dovrebbe essere. Intanto Florimo, a cui Napoli deve la più ricca raccolta degli originali dei lavori di musica dei sommi autori special- mente italiani o megho napoletani e delle più remote epoche; e di uno splendido museo dei loro ritratti, che le fatiche e le ricerche incessanti di lui per più di mezzo secolo potevano — 2è0- rendere una gloria napoletana, il Florimo, ripeto , diemmi a leggere la biografia eh' egli ha distesa del suo amico Bel- lini, e la storia dei nostri masicisti itahani, e mi fé dono di una maschera tratta dalla forma che il celebre scultore Dan- tan figlio a Parigi aveva fatto il giorno dopo la morte di Bel- lini; forma che ora è nel suddetto museo. Alla vista di quel- la maschera re^ai sommamente e lietamente sorpreso nello scorgervi tutte le condizioni materiali che svolsero il genio di quel divinizzatore deha melodia, e specialmente dell' ap- parente organo fondamentale della musica, prominente oltre il naturale su la regione esterna dell' arco sopracigliare , come si scorge in tutti gli eminenti musicisti. Allora escla- mai : abbattete quella testa di marmo che insulta la natura creatrice sempre immutabile dei genii nelle felici organiz- zazioni. Nella maschera che qui presento, le prominenze della bella fronte, e che vi ho segnate, si scorgono in concordanza tale con quello che il Florimo medesimo scrisse nella biografia del suo dilettissimo amico, e con quanto avvertì l' immortale Rossini, che solo questo fatto, sebbene altri innumerevoli la scienza ne possedesse, sarebbe bastante a rovesciare tutte le utopie dei metafisici e dei psicologi, ed ancora di un gran numero di fisiologi, che facendo dell' anima, dello spirito e di tutte le astrazioni della mente umana, tanti enti o perso- naggi dominatori ed organizzatori dell' encefalo, sono trasci- nati a far questo funzionare in massa nelle funzioni mentali. Or prima che venga all' esame fisiologico dell' armonica e magnifica fronte del genio che tanto divinizzò la melodia, fa d'uopo che io accenni rapidamente per quanto è possibile, su l'origine delle nostre facoltà mentali, e dei loro gradi di azione, non che dei loro modi di essere o attributi astratti e complessi, pei quali ultimi si crede di andare in cerca di organi, come se fosse logico localizzare le astrazioni invece delle forze fondamentali che le dàn luogo. Tutti questi cultori della centralizzazione in massa di tutte le facoltà, per cui si adagiano comodamente ad individualiz- zare l'anima, lo spirito, la memoria , l' intelletto , l'attenzio- ne, la volontà, la sensazione, ecc., fin volendole ripesca- — 261 — re nella organizzazione con certi esami che dicono speri- mentali, non spiegheranno mai coi loro cento mila volumi e ripetizioni infinite di esperimenti illogici, le diverse attitu- dini industriah, i caratteri, i talenti, i genii, le virtù, i vizii e fino la pazzia. I fisiologi in grandissimo numero non potendosi staccare dalle metafisicherie che individualizzano le astrazioni, vanno naturalmente cercando nella organizzazione il mezzo mate- riale per cui esse si manifestano. Ma non potendo in seguito più negare i risultati fallaci delle loro ricerche, hanno ora invertito le indagini, sicché vogliono sapere a quale funzione è addetto un organo, e si arrovellano a volerlo conoscere usando le peggiori prove che sono le vivisezioni degli animali e 1" elettricità, per la ricerca ancora della cellula^ dei bateri , dei microbi, ecc. che han gettato il caos nella scienza ali- mentando così l'ignoranza e l'errore nella mente dell'uomo. Questo duplice errore^ fecondo di menzogne, aberrazioni ed illusioni, e che quindi fa ritrocedere non progredire la scienza, cesserà di formare la disperazione del maggior nu- mero di ogni sorta di scienziati solo quando, rifiutate le uto- pie metafisiche e ritornati alla purezza del criterio e dell'ana- lisi dei fatti che la natura ci offre nella loro sempHcità, si stabilirà 1' elemento fondamentale di ciascuno istinto, quello di ciascun sentimento e quello di ciascuna delle facoltà in- tellettuali, perchè allora sarà facile andare in traccia della condizione materiale di cui quell' elemento rappresenta la funzione speciale e primitiva. Seguendo come la natura ci presenta nell' uomo e negli animali tutte quelle forze che li mettono in relazione col mondo esterno, nessuno può rifiutare la seguente eh' è la più semplice e facile classificazione delle facoltà cerebrali che costituiscono la umanità ed i loro sublimi e variati ef- fetti ; eccola : Facoltà affettive, per mezzo delle quali si hanno, cioè impulsi per mezzo di ciascuno degl' istinti, ed emozioni per mezzo di ciascuno dei sentimenti. Le quali due serie di fa- coltà non producono né idee, né giudizii, né ragionamenti: — Facoltà intellettive, per mezzo delle quali si formano idee, — 262 — giudizii e ragionamenti; cioè si lia per mezzo delie facoltà percettive conoscenza degli oggetti esterni e delle loro rela- :;ioni; e per mezzo delle facoltà riflessive quali sorgenti del- l' analisi e della sintesi, cioè della ragione, si producono idee di relazione astratta delle cose. Se tutte queste facoltà sono differenti, ed indipendenti una dall' altra, e talune pure contrarie tra loro, non possono esse svolgersi, modificarsi, e mostrarsi in diversi gradi, che per mezzo di condizioni materiali differenti assolutamente; come sono del pari i sensi, e tutte le altre funzioni del sistema della vita fisica. Questo logico concetto è in armonia perfetta con la struttura anatomica del sistema cerebrale, sensorio e nervoso. Per tante ragioni adunque il cervello non essendo che un complesso di più apparecchi distinti, ciascuno di essi ha fun- zione speciale e propria; e poiché la potenza e 1' attività sono in ragione del volume e della più che perfetta sh^uttura dell' organo, un maggior volume alcerto ha seco funzione del pari predominante, e specialmente quando altre facoltà energiche alla prima si associano. Chi non sa esservi uo- mini e fin fanciulli forti in una o poche facoltà, e deboli in altre, anzi mancanti affatto ? E per questo P educazione e r istruzione non creeranno o perfezioneranno mai facoltà che non si hanno o che sono deboli, mentre altre potenti pos- sono, ad una semplice occasione, svolgersi sino a giungere al culmine del perfezionamento. La Fontaine divenne poeta a 22 anni nell' udire un' ode di Malerbe. Vittorio Alfieri non sarebbe divenuto mai un matematico quando non potè capire cosa fosse il triangolo equilatero. Chi non conosce ad una ad una le diverse facoltà fonda- mentali della mente^ e la vera struttura del cervello e di cia- scuna sua parte nelle quali quelle hanno l'origine, non potrà mai capire che il cranio che sul cervello si modella ne ma- nifesta la topografia; e gl'ignoranti e più i maliziosi credono e vorrebbero far credere che ì frenologi ripongono la mag- giore importanza nella cranlscopia. Niente affatto di tutto que- sto: nelle diverse regioni e punti del cranio noi facciamo cor- rispondere i lobi e le circonvoluzioni sottoposte ; e poiché , — 263 — ripeto, il cranio sì modella sul cervello, in esso noi possia- mo far corrispondere e segnare i rappresentanti anatomici degli organi sottoposti e delle facoltà. Or Ire circostanze ci fanno scorgere sul cranio l'indizio che il volume di una circonvoluzione sottoposta sia pii^i o meno grande e quindi più o meno energica la sua funzione; cioè; — ■ la prominenza cranica corrispondente che naturalmente vi si è modellata; — la larghezza o distanza relativa tra gli orga- ni gemelli nei due emisferi; — la distanza tra essi e l'orecchio. Queste tre condizioni che per valutare il volume di un orga- no e la sua potenza non fa d'uopo riguardarle nel confronto tra organo ed organo fin nello stesso cervello, debbono con- siderarsi nelle proporzioni relative tra ognuno dì essi e la propina orìgine ; e per questo può intendersi come una di tali condizioni non può mancar mai nello svolgimento ed eser- cizio energico della facoltà. — Esposi altra volta la ragione anatomica di queste condizioni. (1) — • Ciò spiega che pure con un piccolo cervello possono alcune sue parti limitate voluminose ed attive nelle loro speciali funzioni , svolgere una prevalenza di facoltà tra la debolezza delle altre. Credo che sia sufficiente questo rapidissimo preambolo per dire che una facoltà energicamente sviluppata rappresenta l'e- lemento primitivo e fondamentale di un ingegno , di un ta- lento , e fin di un genio. Questo ingegno , questo talento e questo genio ordinariamente, secondo che nei varii individui una 0 più altre facoltà del pari energiche vi si associano e vi concorrono, prendono una diversa direzione. Sicché è im- possibile che gì' ingegni, i talenti ed i genii prendessero una eguale e simile indole o carattere, perchè la natura non crea né facoltà identiche nel grado della loro potenza, nò identiche condizioni organiche, né pari esterne circostanze. Ecco perchè talento, genio speciale si nasce, non si forma, né si diviene, hi una conferenza che nel maggio del 1878 io dissi sul ta- lento della musica dimostrai che per aversi un genio musi- cale non basta l'energia del solo senso del rapporto dei toni^ perchè questo come elemento primitivo della musica per svol- ti) MiRAGLiA, Traitato di Frenologia applicala, voi, ], pag. G9, 138, 379, 422. — 264 — gersi e costituirsi ha d'uopo del concorso di altre facoltà del pari energiche; e poiché sono entrato nel tema di esporre le ragioni di quel genio singolare della melodia che fu il Bellini,, nella organizzazione cerebrale, che tanto armonica volle la na-- tura concedergli, debbo notare che il senso del rapporto dei toni è una facoltà percettiva e dà la più o meno altezza o grossezza o gradazione dei suoni ; e poiché le facoltà percet- tive producono soddisfazione ma non emozione, l'espressione musicale agente col concorso dell'azione di una facoltà aj^et- tiva specialmente un sentimento , produce le diverse melo- die, e si eleva all'altezza del sentimento che si commuove e fa commuovere. Questo concetto non è stato da alcuno finora avvertito. — L'altra facoltà percettiva, altro e non meno im- portante elemento della musica , è il senso del tempo, che, misuratore della successione degli atti , dà la durata, sic- ché abbraccia le regole del ritmo e dell'armonia^ indispen- sabile elemento per qualunque compositore ed esecutore di musica. Queste due energiche facoltà, ma primitivamente pre- dominante una su l'altra, danno la varietà del talento e del genio musicale; per lo che il senso dei toni diventa l'elemento della melodia, e quello del tempo delVarrnonia, ambo costi- tuenti il talento della musica. — In queste due grandi serie primordiali si comprendono tutt'i grandi e piccoli musicisti del mondo. Nella prima serie primeggiano Scarlatti, Pergolesi, Paisiel- lo. Bellini, che per dir così, melodiarono l'armonia; e nell'al- tra l'inarrivabile sommo Rossini, che sì arditamente e gran- demente armonizzò la melodia. Ed ecco ancora come il talento della musica unito in azio- ne al senso religioso, ha prodotto il genio di Palestrina, del Pergolesi; unito allo spirito d'indipendenza ed allo istinto della propria difesa, le musiche guerriere; unito all'istinto erotico, la riprovevole Bella Elena , e la libertina figlia di Madama Angot : — unito al più potente senso della Benevolen:2a, ge- neratore dello spirito di pietà, il divino Bellini; ed a molte , sublimi facoltà cerebrali le ardite, grandiose, potenti, inebrianti musiche dello straordinario genio dell' immortale Rossini. Nacque Vincenzo Bellini in Catania, ai 3 novembre 1801, — 265 — e mori a Parigi ai 23 settembre 1835 , nell' età di circa 34 anni. Nella breve vita musicale di otto o nove anni scrisse i dieci grandi lavori che fecero il giro del mondo : e chi non sa quante lagrime e quante commozioni pietose destarono quelle note melanconiche e sublimemente melodiose ! e di al- tre musiche minori, giunte a 46, fecondo fu il suo genio. Il comm. F. Florimo, che ne fu l'intimo amico e compagno nel nostro collegio di musica, e pel corso di quella rapida esi- stenza, ne ha scritto, debbo ripetere, la biografìa con sem- plicità e veridicità somma, sicché chiaro vi si scorge il ca- rattere , l'ingegno e gli atti mentali di quel genio, che non può farsi a meno di non riscontrarne l'origine nella splen- dida organizzazione del capo. Questa biografia confortata da documenti irrefragabili, svela ancora come la morte del som- mo siciliano fu barbara. Qui non posso trasandare di dire qualche parola sopra sì funesto avvenimento, che menò tanto rumore da per ogni dove, e che ora fa d'uopo che interessi gli animi gentili ed insieme i cultori della scienza. Reduce "dai trionfi di Londra, dimorava Bellini , nel settem- bre del 1835, nella villa Puteaux presso Parigi. Il signore e madama Lewis vi abitavano del pari ; e di lui si dimostra- vano amici. Conosciutosi che Bellini vi era infermo di dissen- teria passata poi ad enteritede, il Barone Aymé d'Aquino mi- nistro plenipotenziario di Francia e Mercadante , vi si reca- rono più volte; ma con loro sorpresa, dal portiere non fu- rono fatti passare per l'ordine che ne aveva avuto. Portatisi in casa di Lablache si parlò d'informare di questo sequestro il Procuratore del Re, perchè la Lewis era stata riconosciuta per madamigella Olivier. Due giorni dopo volle lo stesso ba- rone d'Aymé ritornarvi, e con maraviglia trovò il cortile sen- za persona alcuna. I Lewis si erano allontanati ; ed egli in- trodottosi nelle stanze del Bellini, lo rinvenne freddo cada- vere sul letto: sopragiunto il portiere gU disse, che l'itaha- no era morto alle ore 5 della sera precedente (1). (1) Il barone d'Aymé d'Aquino ritrovandosi di passaggio per Napoli inviò al Florimo le seguenti notizie che aveva registrale nel settembre 1835, su la ma- jaitia e la morte di Bellini. ( Biografia, pag. 61 ). — 266 — Le voci di veleno corse per Parigi , spìnsero il Re Luigi Filippo ad imporne una inchiesta. Furono da quel cadavere estratti i visceri per 1' esame , e tolto pure il cervello , che | più poi non si rinvenne ; e vuoisi che questo esame fu nega- ■ tivo ; come se non si potesse uccidere un uomo col seque- .1 strarlo ed abbandonandolo alla ferocia del morbo. E di Bel- lini i medici curanti non erano stati che i Lewis ! Paris septembre 1835. « Le il. — Le bruit court que Bellini est malade à Puteaux (où je vi ces jours-ci). Je le iroiive au lit. Il a, me dit, une legère dyssenterie, et qu'il ne tarderait pas à revenir à Paris. A ce moment parail Mad. Lewis, que je connais- saìs sous le nom de M.lle Olivier. Elle gron je avec aigreur le malade, en disant qu'il faut un repos absolu. Le reproche ra'élant eviderament adressé, je prends congé. Je raccont ma visite a raon onde Carafa et k tous nos amis. « Le 12. — Je relourne à Puteaux. A traverà la griUe de la maison le jardi- nier se mentre, mais la consigne est donnée. On ne rcQois personne. « Le 13. — J'y retourne avec Mercadante; méaae consigne. « Le 14. — Carafa se fait passer pour médccin de la Cour. Il pervieni jusqu'a Bellini qu'il trouve au lit. « Le 22. — Ces jours-ci personne n'ayant pu voir Bellini, le méconlentement de ces amis éclate, ce soir, chez Lablache. On parie ménie de faire intervenir e Procureur du Roi,... « Le 23. — Ayant à aller passer la journée a Rueil chez ma belle-soeur, je pars a cheval de bonné heure. Au pont du Courbevoie je m'arrète a Puteaux. Le jardiuier esc toujours inflexible. Dans la journée un orage éponvaniable éclate, et a 5 heurs dix minutes environ, tont trampé pur la pluie buttante, je frappe k la maison de M.r Lewis. Pas de répons. Je pousse la grillo et elle cède. Après avoir attaché mou cheval , je penetro dans la maison qui parait complé- lement abandonnée. Je trouve Bellini sur le lit serablant endormi ..mas sa main est glacée. Je ne puis croir à Taffreuse verilé.... Le jardinier renlre et me rac- conle che le signor Bellini a rendu le dernier soupir à 5 heures, et que M.r et Madame Lewis , élant partis pour Paris, il avait dù sortir pour appeler le mond et avoir des cierges ... Affolé , éperdu , je me rends en toute hàle chez Lablache, rue des trois frères, d'où la fatale nouvolle se répant dans Paris. Le soir jc rencontre, chez le general Manhès avec Donna Sofìa. Nous sommes tous consternés. Survient Giulio Alary. Il nous indique une louchanie melodie, dont Ga- rofalini vieni de composer le paroles: Piangi Catania misera, E tcco pianga il mondo.,. Aymé d'Aquino. - 267 — Macellato cosi quel corpo fa creduto d' imbalsamarlo , e venne sepolto in un mausoleo per cura di Rossini. Disperso il cervello, già stanza di quel sublime genio, venne conser- vato il cuore in un vaso di piombo , come se il cuore non stasse nell' encefalo. La salma di Bellini fu nel settembre del 1877 trionfalmente restituita alla sua nativa Catania. Riapertosi il feretro per rimbalsamarsi i resti di quella salma, il prof. Cesare Fede- rici eh' ebbe il campo di studiarne il capo , segnò 1' altezza del corpo di metri 1,79, la circonferenza del cranio in mill. 550, spettandone, egli dice^ 290 alla parte posteriore, e 260 alla parte anteriore, con un diametro antero-posteriore della testa in mill. 195; ed il trasverso, cioè la larghessa maggiore in mill. 155, senza dire se questa larghessa maggiore si fosse presentata nella base o nella parte media o superiore, ed an- cora se anteriormente o posteriormente . Tutte queste misure in fisiologia del cervello non dicono mai nulla , se non che in generale il volume di quest'organo ; che solo potrebbero avere qualche valore quando si sa apprezzare l'altezza della regione superiore del capo, ed il predominio di una regione intiera su le altre; e notare massimamente le prominenze e le depressioni craniche che rappresentano il volume grande 0 minimo degli organi cerebrali sottoposti, e così poterne dei primi valutare la potenza o l'attività, e dei secondi la debo- lezza. La maschera che qui vedete , o signori, non rappresenta disgraziatamente che la faccia e la fronte; mancando il resto del cranio nel quale si accoglie la maggior parte della massa del cervello ; e mi sorprende come Dantan celebre scultore a Parigi, come il maggior numero degli scultori e pittori, lo ripeto e lo ripeterò sempre, non sanno che la natura ha stam- pato nella forma della testa i tipi di tutte le manifestazioni che voglionsi rappresentare ; e che non bisogna trascurare la mimica della fìsonomia ch'è la viva espressione degli or- gani mentali in azione. Ma essi che non sanno l'organologia, improvvisando certi busti e certi ritratti fanno come certi alie- nisti che vogliono parlare di pazzia senza avere veduto mal un cervello non solo, ma fin senza avere nozione delle sin- _ 2€S ~- gole facoltà umane , improvvisano tipi ridevoli di alienazio- ne mentale. Intanto io so che il dott. Fossati, italiano, collega ed amico di Gali creatore della fisiologia del cervello, e poscia mae- stro ed amico mio, conosceva Bellini; sicché egh qual Pre- sidente della Società frenologica di Parigi ne fece un cenno frenologico nella seduta di ottobre 1835 ; cioè pochi giorni dopo la morte del sommo catanese, e vi aveva ritrovato nel cranio molto sviluppati gli organi sottoposti della musica e della Benevolenza, e depressi quelli del tempo e della mec- canica. Considerazioni sì sfavorevoli adunque non mai permisero un esame completo fisiologico su la testa di BeUiui. Io quindi mi sforzerò alla meglio di darvi un parere frenologico, ma^ grado che questa maschera sia limitata alla sola fronte, per- chè in vero gli organi che svolsero quel genio ivi risedono. I rappresentanti anatomici d'istinti e di sentimenti che ven- gono segnati nelle regioni craniche mancanti, ne saranno per intuito riconosciuti in confronto delle notizie biografiche , e desunti dalle condizioni di questa medesima magnifica fron- te, nella quale ho notati i numeri secondo che trovansi sta- biliti sul tipo della testa frenologica , e che qui vado a se- gnare col rispettivo grado di manifestazioni più o meno po- tente dell' organo corrispondente. L' arco che misura 1' osso frontale in altezza , cioè dalla radice del naso alla fontanella dei fanciulli è di mill. 170 , e quello della base cioè da un meato uditorio all'altro, scor- rendo per la radice del naso, è di mill. 275; ed il diametro frontale tra le due estremità esterne dei sopracigli è di mill. 120; diametro che da ragione della grandezza degli organi gemelli; e ciò indica la più bella ed armonica organi zzione della regione anteriore e superiore del cervello che costitui- sce r umanità e la varietà dei genii e dei talenti. Ecco i gradi di potenza degU organi rappresentati nella fronte di Bellini. Senza queste seguenti osservazioni le pre- cedenti misure non direbbero nulla di speciale. 269 — Denominazioni degli organi -e delle facoltà fondamentali. Grado e valore delle facoltà. ^ — Alimentività ....... moderato ? — Equilibrio i(j. 9. — Costruttività. . . . . ... meno che moderato 15 — Benevolenza, o sorgente della pie- tà, sensibilità, ecc grandissimo 14. — Venerazione. ....... piuttosto grande 17. — Speranza più che moderato 18. — Maravjgliosità- -. . grande 19. — Idealità', poesia ...... id. 20. — Gaiezza meno che moderato 21. — Imitazione più che moderato A'— Visione . grande 22. —Individualità' id. 23. — Conflgurazione moderato 2<5. — Estensione id. 23. — Peso e resistenza id. 26. — Colore ......... id. 27. — Località grande 28. — Calcolo più che grande 29. — Ordine id. 50. — Eventualità più che moderato 31. — Tempo {elemento dell'armonia) . . moderato 52, — ToNo( elemento della melodia) mu- sica grandissimo Z— Tattilità ......... meno che moderato 53. — Linguaggio moderato 34 — {l>omT^aLì:az\Qne[sorgente della sintesi). piuttosto grande 53. — Causalità [sorgente dell'analisi). . più che moderato. I rappresentanti anatomici adunque sì predominanti che in difetto di speciali facoltà cerebrali , che si palesano siffatta- mente nella magnifica ed armonica fronte di Bellini, spiega- no la singolarità del suo genio musicale, che produsse quelle angehche melodie clie fecero e faranno il giro del mondo , perchè il cuore umano come tutte le passioni che lo muovo- no saranno sempre le stesse. Per comprendere bene 1' armonia e la concordanza eh' e- sistevano trai predominii organici apparenti e le loro funzio- ni , per cui in questi fissavasi il centro dell'azione menta- — àto — le da cui sorgeva potente e dominatore il genio del Belli- ni, accennerò di questi predominii individualmente, come pure delle depressioni craniche indizio di deboli funzioni; sicché, o voi gentili è dotti che mi ascoltate, vi persuaderete che in- gegno , talento , genio si nasce non per un potente spirito , clie lasciamo ai psicologi ed agli ignari delle funzioni del cer- vello, ma bensì per una speciale ed armonica organizzazio- ne , di cui al Bellini , come a tutt' i genii , f u , e sarà pro- diga la natura. I genii non sorgono a volontà. La facoltà di apprezzare le sensazioni acustiche e di creare ì rapporti dei totii^ e nel qual rapporto dei gradi sonori sta la melodia, è l'elemento primordiale della musica, elemento che solo senza il concorso di altre facoltà ed assolutamente di quella del tempo, che, come ho detto, dà il ritmo e l'ar- monia, e senza una ben retta educazione ed istruzione op- portuna, non produrrebbe che un cantore di- campagna , un facile riproduttore di suoni melodiosi ed armoniosi: lo stesso avviene per tutte le altre singole facoltà cerebrali. Questo indizio organico è manifesto in Bellini a forma di piramide su 1' estremità esterna doli' arco sopracigliare, più nel destro che nel sinistro, che vien segnato sulla mascheri - 271 - col numero 32. Sotto vi si scorgono prominenti quelli del cal- colo, n.° 28, e AqW ordine , n.° 29, le cui funzioni potenti tanto concorrono alla nozione dei partimenti e del contro- punto, e senza di cui non v'è grande compositore in musi- ca. Un diametro di mill. 120 tra questi indizii cerebrali e ge- meUi in Bellini , ne accresce la maggiore potenza. Al di sopra dell' organo della musica si scorge sufficien- temente largo e prominente quello àelVidealità o poesia, se- gnato col n.° 19, per le cui funzioni la mente corre al bello ideale , al magnifico , al sublime, alle creazioni poetiche. Ma più di tutto in Bellini si scorge magnificamente svilup- pato su la regione elevata ed anteriore della fronte il rappre- sentante anatomico per cui si svolge il senso della Benevolen- za, n.° 13. Per questa bella facoltà s' ispira il sentimento della pietà , che unito a quello della musica fìssa le melodie an- geliche del dolore, della carità, della compassione, della di- sperazione , in somma in quelle note mahnconiche, che pii!i dolci vestite con la voce che coi suoni degl' istrumenti, fan palpitare ì cuori gentili come i più duri, e trarre lagrime di gioia e di dolore. La voce degl'istrumenti non è che una pal- lida imitazione della voce umana. Nella linea mediana anteriore al di sotto della benevolenza si scorge sufficientemente sviluppato e largo il duplice or- gano detto della comparazione che genera la sintesi, num. 34 facoltà riflessiva che produce il talento di persuadere, e pel quale tanto i nostri sentimenti ed idee si trasfondono nelle altrui menti. Le musiche di Bellini hanno questa potenza. L' altra facoltà del pari predominante si mostra in un in- dizio organico suffìcientemente sviluppato alla radice del naso in corrispondenza del seno frontale, num. 22; e pel quale si ha la memoria dei nomi, dei segni, ecc. — Per questa facoltà unita alle altre potenti in Bellini il Florimo, come un frenologo, ne spiega la mente, dicendo nella sua biografìa: — « Trai sommi della scuola napoletana egli amava lommelli, « ed il melodico Paisiello; ma simpatizzava col Pergolesi, « di cui imparò tutte le opere a memoria; e piangeva quando « ne suonava lo Stabat, ch'egli ch.id.msiy a poe?na del dolore. » Ecco le facoltà energiche che concorrenti a quella predo- .minante della .musica crearono il genio potente -e;- speciale di Bellini.. La predisposizione vi si era manifestata fln0_ dalla .prima fanciullezza., quando, come dice il bio§;.rafo ,> aveva appeena un anno,, ed ogni canto che udiva in casa p per le .strade lo rallegrava; a 16 mesi imparò a memoria;-con gra- zia infantile un' arietta di Fioravanti, che il padre gii accom- pagnava; né mai si dipartiva da lui quando suonava il cern- balo. E fin dai primi anni fu attO' allo studio dei partimentt e del contropunto. Di Haydn e Mozzart, che fissarono la sua prima attenzione, era stato lo stesso. Se Sila facoltà potante dalla benevolenza deve Bellini i suoi eminenti pregi dei sentimenti, delle note melanconiche, com- passionevoli e tenere, l'azione veramente drammatica e spon- tanea si -deve al concorso della facoltà della j^oesia, che in- sieme r idea :ed il sentimento vestivano, di espressioni vocali e melodiose,. Per. questo Belhni unificava musica e poesia, e per lo spirito., sintetico in lui sufficientemente attivo voleva il' dramma, e .non mai musicava poesie strane e sciocche. Egli diceva : « datemi' bugna, poesia ed io vi darò buona musica ». , A .questa potente ragione, di fermarsi il suo genio più nel . canto che -nel suono degli istrumenti, o meglio di seguire le proprie ispirazioni melodiche, .deve aggiungersi quella del non molto sviluppo in lui dell'.organo del tempo, num. 31, per cui, come ho ricordato, si conosce e si apprezza la suc- ; cessione degli atti e. la durata -neWa. quale si modella il ritmo musicale, eh' è l'elemento per ì\ arm.onia ; e per questo il .ritinp.eV armonia nelle sue- comi^osìzìom, fin le melodiche, nontrattanendolo le regole. del contrapunto, si crederono (1) poco sviluppate e di corta durata. Ciò fu tenuto come difetto per Bellini ; ma io, non come musicista, che non conosco una nota musicale, ma come fisiologo, posso fare qualche ; osservazione. ^r .'Questo voluto difetto non è tale quando si considera che , if .non energipo sviluppo della facoltà che dà il ritmo e l'ar- •jHiohia,, non era eccitato per la depressione apparente della (1) Verl-vert.. Paris, 16 ottobre 18513. — 273 — costruttività o meccanica, num. 9, che predominante, com'è in Rossini, concorre alla richezza della istramentazione, che infatti non era sì grandiosa in Bellini. La sola armonia sì col canto che con gli istrumenti soddisfa la mente, ma non com- muove quanto la melodia. Sicché i tipi delle angeliche melo- die di Bellini, con maggiore istrumentazione e misure ritmiche da far prevalere un'armonia da compasso, sarebbero spa- riti divenendo musiche diverse. Insomma Bellini non sarebbe stato Bellini. — Scrive Rossini al suo amico Santocanale, che ritenendo nei Puritani una migliore musica strumentale, dice di raccomandare quotidianamente a Bellini di non lasciarsi troppo sedurre dalle armonie tedesche e di contare sempre sulla sua felice organizzasione per le melodie semplici e piene di un eXfetto vero. Chi ardirebbe non inchinarsi a tanto vera e sublime mas- sima del genio di Rossini , rinnegherebbe il genio italiano , maestro sempre inarrivabile della melodia e dell' armonia ! Ecco come nelle opere del genio non bisogna fare confron- ti: ogni genio è per sé stesso. hi quanto all'altro difetto che gli si vuole attribuire, cioè di essere ancora le sue frasi melodiche non troppo svilup- pate e di corta, durata, posso osservare che in questa rapi- dità di troncare un'idea, un sentimento che aveva prodotto il massimo dell'emozione, deha pietà, della compassione, del dolore, non era arte o errore in Bellini, ma natura che face- va passare da un' emozione all' altra, perché volendosi pro- lungare la prima, questa si affìevohsce fino a fare sparire r effetto desiderato. Questo non è solo nella musica, ma pure nella poesia, nella drammatica, neh' oratoria. Neil' esaminare la testa di Bellini ho voluto far noto il suo genio nella- sua organizzazione come l'ha fatta la sapiente na- tura, e non come vorrebbe che fosse la fantasia umana. Bellini non doveva essere un forte suonatore, perché de- presso si rinviene l'organo della meccanica, num. 9, e quello dalla tattilità, Z; invero era poco destro, come ho notato, pure nel riprodurre sul piano le proprie composizioni. In Rossini, in Thalberg, e massim.amente in Paganini forti e pro- 18 minenti si scorgono questi indizii organici di cui il secondo dà la finezza di toccare l' istrumento. Malgrado le regioni craniche mancanti nella maschera, dalle notizie biografiche puossi dedurre la potenza di alcune forze mentali appartenenti alle facoltà affettive, e desumersi insie- me dall'altezza dell'osso frontale e dal lungo diametro fronte- occipitale, sicché le parti cerebrali della regione lungo la li- nea mediana essere dovevano molto sviluppate, da produr- re energiche facoltà affettive. Il senso delia. ferme;s2a, per cui la volontà si rende immu- tabile nel credere facili le cose pii^i difficili doveva essere suffi- cientemente forte in Bellini, che con tanta costanza portò a fi- ne le sue classiche produzioni. Questa condizione anatomica corrisponde sul vertice del cranio alla linea mediana gemello organo nei due emisferi cerebrali. Nel sincipite posteriore si segnano, uno accanto all' altro , due parti cerebrali per cui si svolgono i più belli e sublimi sentimenti, cioè quello della stima di sé sorgente dello spirito d'indipendenza, e quello dell' approbatioità o amore di appro- vazione che svolge il forte amor della gloria, ambo motori delle più grandi imprese. In Bellini questo secondo doveva es- sere più forte ed attivo del primo, e che concorse a rèndere più potente il suo genio creatore. Doveva ancora essere in lui molto sviluppata quella regione cerebrale che corrisponde alla parte posteriore dell'osso pa- rietale per la quale si svolge Yaj^esiomvità, origine dell'attac- camento amichevole. N' è prova, oltre del lungo diametro fronte-occipitale , 1' amicizia costante che in tutt' i suoi atti mostrò al suo affettuoso e simpatico compagno della gioven- tù, fino che vicino a morire non stavano nel suo labro, che i nomi della madre e dell'amico Florimo. Qui mi arresto, perchè non presentando la maschera, come più volte sono stato costretto a ripetere , che la sola parte anteriore del cranio, ho dovuto su questa regione hmitare le mie osservazioni fisiologiche, tanto più che ivi risedonoj quelle condizioni materiali per cui si svolse in Bellini quel singolare genio musicale che sublimò tanto la melodia, inimiJ — 27S — tabile per le tante condizioni di cai gli fu prodiga la natura, e per le circostanze opportune dei tempi. . Cambiate queste ultime, si pretenderebbe ora che ad esse sempre mutabili si adattassero le melodie belliniane e le ros- siniane armonie, le quali, per la natura del genio che a quelle piegare non puote, resteranno eterne come il cuore umano. La meteora attuale passerà con gli uomini che, abbagUati da questo fatuo chiarore, chiamano vecchia la luce del sole. Le scuole di Rossini e di Bellini, cioè dell'armonia inarrivabile per la ricchezza della istrumentazione , e della melodia che divinizza la parola immedesimanndosi nella voce per scen- dere diritta al cuore, staranno sempre maestre in questa ter- ra che « « il mar circonda e 1' alpi. » Ammiriamo, rispettiamo i grandi genii musicali della Ger- mania, della Francia, dell' Inghilterra^ di tutto il mondo in somma. Ma i da Palestrina, i Pergolesi, i lommeUi, gli Scar- latti, i Paisiello, i Rossini, i Donizzetti, i Bellini, i Mercadan- te, ì Verdi, e tanti innumerevoli sommi non nascono che in questa terra dei Vulcani e dell'eterna primavera, l'Italia! PARERE FRENOLOGICO Sul cranio di GIUDITTA GUfiSTAHIACGHIA,di suo padre ed altri com- plici, grandi delinquenti giustiziati in Napoli, in aprile 1800 (Lello nell'Accademia Ponlaniana: Adunanze dei 6 luglio e 24 agosto 183G. ) all'odierno principe delle scienze GIOVANNI A. FOSSATI italiano presidente della società frenologica di PARIGI QUESTO LIBRO SUO nuovo PEGNO DI RIVERENZA ED AFFETTO^ IL DOTTOR B. G. MIRAGLTA OFFRE E CONSACRA FIDANDO CHE GLI ARCANI DEL CERBERO GIÀ DUCE IL GALL PIÙ' STUDIATI E DISCOPERTI PROFITTASSERO PIU' SEMPRE ALLA CIVILE COMUNANZA SOTTO COTANTO AUSPICIO (1856) § I. iWoxioiit j>i'eSiMiiiiari. Evocare dall' obblio dei secoli passati la memoria delle virtù e dei vizii degli uomini, la prima ad esemplare imitazione di tutti e la seconda a tristo esempio ed emendamento dei malvagi, fa sempre l'utile mandato della storia, di questa maestra della vita. Ma lo indagare l' origine delle facoltà umane, delle attitudini industriali, dei talenti, dei genii, dei sentiuienti, delle passioni, dell'intelletto, della ragione: l'in- dagare la sorgente dei diritti e dei doveri, delle virtù e dei vizii e delle colpe; lo spiegare le condizioni della organizza- — 277 — zione per cui han luogo le manifestazioni dell' anima e dello spinto, è stato e sarà sempre l' interessante obbietto della scienza. Per essa si conosce che le facoltà nostre e quindi tutto quello eh' è il naturale effetto del loro esercizio si ma- ni festano in diverso grado in tutti gli uomini, perchè sempre ineguali si presentano le interiori condizioni per le quali esse facoltà si svolgono e si esercitano. Ecco perchè ancora per queste condizioni i gradi di passioni , di affezioni , di senti- menti, di ragione, di volontà, di libertà morale non sono eguali in tutti gli uomini, e quindi ancora ineguali i gradi di colpabilità delle azioni loro. La scienza adunque calco- lando le ragioni della varia energia delle facoltà e dei diversi gradi della libertà morale , nel valutare e confrontare le diffe- renti e modificate organizzazioni degli enti, viene a stabilire, che se la manifestazione , l' energia e 1' esercìzio di tutte le potenze dello spirito stanno in certe condizioni indispensabili della organizzazione più, che nei motivi esterni perchè questi non agirebbero senza di quelle, del pari può giungere la scienza a misurare il valore dei loro naturali effetti cioè delle azioni umane. È a conoscenza di tutti che il cervello è 1' organo delle facoltà della mente, e che la mente non opera che per mezzo di queste su tutte le impressioni che vengono dall' esterno e dagli organi interni ed agiscono su di essa. Se queste fa- coltà sono diverse e differenti ed alcune contrarie tra loro, gli agenti che le eccitano sebbene gli stessi ed eguali non possono produrre che effetti diversi e contrarli, perchè la natura della facoltà operatrice e non il motivo eccitatore determina colali effetti. Poiché i motivi quali si sieno possono muovere, cioè allettare, eccitare, rendere proclive la volontà a dati atti in proporzione delle condizioni della organizza- zione, in modo che se noi siamo sempre consapevoli dell'atto che poniamo, il potere che conserviamo di non porlo può essere più o meno energico. Questo fatto così naturalmente uniforme alle leggi di relazione e rapporto, ch'esistono tra le facoltà e lo scopo delle loro funzioni , cioè tra le opera- zioni delle facoltà mediante 1' azione dei loro organi e le ec- citazioni esteriori, dimostra ancora che a facoltà diverse — 278 — debbono corrispondere funzióni di apparecchi materiali pure diverse (1). Così che se lo spirito vede per mezzo dell'oc- chio , sente per mezzo dell' apparato acustico , del pari ha il sentimento della maternità per mezzo di un pecuhare ap- parecchio organico, quello della benevolenza mediante un altra parte cerebrale, giudica per particolari organi, ha l'atti- tudine industriale per mezzo dì altre parti ecc. Or tutti questi apparecchi o organi compongono il cervello , il quale certa- mente dal fatto anatomico viene confermato non essere un organo unico ed omogeneo, come immaginano che sia coloro che traviati da false induzioni, senza avere studiato e neanche forse veduto questo ammirabile organo complesso, vanno in traccia di un apparecchio unico e generale per consegnarlo alle generali funzioni della mente. Quando non si conosce che le operazioni dell' ente hanno gli elementi primitivi nelle peculiari funzioni del cervello, vassi acconciamente vagando 1 pei campi delle generalità le quali in fine nulla conchiudono' e nulla spiegano isolatamente per loro stesse. Ma le leggi, i della natura non si tramutano ai fantastici traviamenti me-i tafìsici, poiché non vi è filosofìa né morale che non abbia i i suoi principii in queste leggi, cioè che non ne sia la legit- tima emanazione , sicché nel decidere delle qualità morali i delle azioni umane non abbia per verità certa doversi riguar- dare e tener conto dello stato ed influenza dell' organizza- zione. E chi disconosce queste leggi degli organi in azione , onde lo spirito abbia in questa i motivi di operare e quindi di esercitare il bene ed il male, si scandalizza e trema di vedere la mente umana traboccare in una trista fatalità ; senza accorgersi che questo scandalo dell' ignoranza ( di- sprezzando io lo scandalo effetto di pervicace malizia) trascina veramente l'uomo ad una fatale necessità, imperocché poten- do lo spirito essere, come vorrebbesi che fosse (2), subbiet- iwamente buono o malvagio, si sottrarrebbe dalla correzione (1) MiRAGLiA. Trattato di Frenologia applicata ecc. Voi. 1°, lib. 1". cap. 3». (2) Rendiconlo dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli, 1853. Tomo VI. pag. 12 e 13. — 279 — e da tLitt' i mezzi umani di perfezionamento, i quali è im- possibile che direttamente agir possano su di esso se prima non lian modificato le condizioni materiali degli organi per cui le sue potenze si manifestano e si esercitano. Se lo svol- gimento e l'esercizio delle facoltà stanno nella indispensabile condizione degli organi, T operar dello spirito non può oltre- passare i limiti , il grado e le modificazioni di queste facol- tà, sicché esso operando secondo la natura di queste, opera secondo le leggi dell' organizzazione, nelle funzioni di cui stanno le forze sue primitive. E la morale veramente fondata sui principii dettati dal Creatore nella formazione del cuore umano e' insegna che lo spirito percepisce, giudica, ragiona, vuole secondo le impressioni che dalle funzioni degli organi •interni delle sue facoltà fondamentali gli vengono presentate : il che fece solennemente dire, a quiete delle divote coscienze, che questa legge della natura non viene smentita neanche quando la mente erra e cade in peccato (1). Ecco i principii naturali su cui è basata e lo scopo a cui tende la frenologia. Essa lascia all' acume della sana filosofia le indagini su la natura delle facoltà, indagini sempre dispe- rate ed impossibili se nelle manifestazioni di esse facoltà si esclude la condizione delle funzioni corporee. Ha questa dot- trina posto i suoi limiti tra le manifestazioni della natura, limiti vasti; è felice la mente delF uomo se un tempo potesse raggiungerli. E volgendo essa dottrina i suoi sguardi su le condizioni materiali indispensabili affinchè si svolgano e si esercitino le forze della mente, cerca spiegare come queste condizioni corporee cioè le funzioni degli organi servono le umane potenze. Dopo la rapida esposizione di questi principii generali, credo di potere esporre in massime ancora brevi e generali tutto quello di cui è ora in possesso la fisiologia del cervello, affinchè lo scopo della mia comunicazione frenologica si ren- da chiaro ed incontrastabile, ed offra così alla scienza una novella e splendida prova della sua verità. (l) S. Thom. Summa prim. Secundae pari, quaes. VI, pag. 71. Tom 111, Edit. Neap. — 280 — Sono le facoltà primitive e fondamentali della mente diffe- renti e spesso talune contrarie tra loro sicché 1' una è indi- pendente dall' altra. I varii modi di azione di esse facoltà fondamentali costi- tuiscono le facoltà generali o attributi: e queste possono considerarsi come operazioni dello spirito su di elementi primitivi. Questi elementi primitivi che sono le forze fondamentali o facoltà originarie della mente, stanno parte in questa che pensa ed opera e parte in certe funzioni speciali delle diffe- renti parti del cerebro. Per mezzo di queste funzioni si manifestano e si esercitano le differenti forze dell'anima e dello spirito, così che ne sono la condizione indispensabile. Se tali funzioni ne sono la condizione indispensabile, non può stare 1' energia e l' esercizio attivo delle facoltà che nella energia e nell'attività delle funzioni de' proprii organi. Se è legge della natura corporea che la potenza o energia sta nella massa, non può 1' organizzazione dei corpi sottrarsi da questa legge universale; per lo che la energia delle fun- zioni degli organi sta nel volume di questi e quindi vi sta la potenza delle facoltà cerebrali (2). Or potendo lo spirito per mezzo della volontà eccitare le facoltà sue e quindi insieme le funzioni dei loro organi , pos- sono ancora viceversa questi organi colle loro funzioni ec- citare lo spirito; per lo che nel potere ch'esso ha di accogliere o rifiutare le impressioni che da quelle riceve consiste il libero arbitrio. Da ciò ognuno può comprendere che più è energica razione delle funzioni degli organi su lo spirito più la libertà morale diviene precaria. Da ciò ancora puossi facilmente intendere che l' azione degli organi delle facoltà è il più imponente motivo per cui l'uomo si determina ad operare. E per questo le azioni uma- ne sono principalmente determinate dall' energia predomi- nante delle facoltà, la quale, come si è detto, sta nel vo- li) Miraglia. — Trsittalo di frenologia appi. Voi. I, libro 2° pag. 378 e seg. lume e nell' attività dei proprii orgami. Sicché 1' uomo che si determina ad agire senza che siavi spinto] da un interno motivo, è da considerarsi come più libero clie se vi si de- terminasse per una interna eccitazione (1). Su questo prin- cipio sono da calcolarsi i gradi del merito e della colpabilità. Dopo che la frenologia ha cercato svolgere e determinare ciascuna delle forze fondamentali della mente dopo di essere ancora divenuta a stabilire non essere il cervello un organo unico ed omogeneo, ma un complesso di più organi, ha ricercato la qualità fondamentale di ciascuno di questi organi, per la quale han luogo i modi di essere e di manifestarsi della facoltà. E considerando lo scopo medesimo a cui varie facoltà tendono, e la natura delle impressioni che per mezzo di esse lo spirito riceve , ha la scienza classificato le facoltà e i loro organi ; e se ciò essa ha ardito di fare, lo ha fatto non per dividere ciò che la natura non divide, ma per ac- conciarlo alla, capacità dello intendimento umano. Questi or- gani sono rappresentati dalle prominenze del cranio che la natura modella sul cervello. Ecco la divisione generale di queste facoltà e le loro rap- presentazioni anatomiche nelle regioni del cranio (2). Gli Istinti producono impulsioni ed han sede nelle parli laterali e posteriori del cervello. I Sentimenti o facoltà morali producono emozioni ed han sede nella regione superiore del capo. Le suddette facoltà che si dicono affettive non producono idee. Le facoltà perceitive producono idee, e per mezzo di esse lo spirito percepisce V esistenza e le qualità dei corpi. Esse han sede nella parte anteriore-ìnferiore della fronte. Le facoltà riflessive producono idee astratte e di rapporto, ed han sede nella parte anteriore-superiore della fronte; per mezzo di esse lo spirito giudica e ragiona, e dirige tutte le altre facoltà. Queste due ultime serie di facoltà costituiscono le facoltà intellettive. (1) S. Thomas, i^ e 2** part. q 73, art. 6 ad 2. (2) Miraglia, Trattato di frenologia appi; tutto il 2" libro. — 282 — Può l'uomo abusare di tutte queste facoltà o per ecci- tazione dell' energia di esse a causa di voluminosi organi rispettivi, o per eccitazioni esteriori che agiscono su gli or- gani e su le facoltà. Esso può resistere più al secondo motivo che al primo, così che la libertà .dell' arbitrio diminuisce più in ragione del motivo interiore che dell'esterna eccitazione. Stabiliti questi principii su le facoltà umane clie grande- mente armonizzano colle leggi della organizzazione , a tre categorie può ridursi la classificazione degh uomini secondo il predominio delle serie di facoltà. Cioè, 1° La classe degli uomini in cui predominano gli istinti su le facoltà morali ed intellettuali : questa classe è la più numerosa ; e in vero quelli che presentano la regione laterale e posteriore del cranio ( condizione che armonizza colla preponderanza degli istinti) sono nel massimo numero. — 2" La classe degli uo- mini in cui gli istinti e le facoltà intellettuali sono in equi- librio, ciò che viene rappresentato da equilibrio di volume tra la regione laterale e posteriore con quella superiore ed anteriore del cranio; questa classe è assai meno numerosa della prima: — 3° La classe degli uomini in cui le facoltà intellettuali e morali predominano su gli istinti, ciò che vien manifesto dalla preponderanza di volume degli organi situati nella regione di tutta la fronte: questa classe è la minima di numero nel genere umano. La prima di queste tre classi ( poste sempre eguali le cir- costanze esteriori) produce gli uomini; degli istinti, sensuali, impetuosi|, dominati più dal senso che dalla ragione, poco educabili', facili a delinquere : in essi è l' infimo grado di libertà morale. Ma se questo, sforzando la sua debolezza lotta contro sì predominanti tendenze fino a vincerle e soffocarle, si raggiunge il massimo della virtù e del merito, mentre se vi soccombe , il minimo grado di colpa e di demerito si è da considerare come il naturale effetto della debolezza di fa- coltà superiori a fronte d' intemperanti tendenze. Questi uo- mini che nella soddisfazione delle loro predominanti impul- sioni rientrano nel proprio carattere naturale non son capaci né di vero pentimento nò di vero rimorso. L' equilibrio tra gli istinti e le facoltà superiori che costi- — 283 — tuisce la seconda classe degli uomini , produce maggior po- tenza a dominar le tendenze e quindi più estensione nei gra- di della libertà morale. I motivi interiori a delinquere diven- tano meno attivi nella lotta con facoltà superiori di eguale e- nergia: quindi meno merito hassi nelF esercizio della virtù, e maggior grado di colpabilità nel delinquere. Le azioni di sifTatti uomini sono estremamente modificate secondo le cir- costanze che più 0 meno muovono le differenti facoltà, così che ora le tendenze ed ora le facoltà superiori sono sover- chiane^ e si vive tra colpe e rimorsi. Questa classe di uomini rappresenta la contraddizione dello spirito umano. Il soverchiare delle facoltà morali ed intellettuali , special- mente di queste ultime, produce il genio, il talento , l'educa- bilità facile, la ragione. Per mezzo di esse la mente ha il potere di dirigere le inclinazioni e di reprimerne 1' abuso; e così raggiunge il massimo grado di libertà morale. La virtù di quest'individui ha poco merito, come i vizìi e le colpe sono degne di maggior demerito e di più severa punizione, perchè non ritrovandosi dentro di sé né motivo né tentazio-^ ne da combattere, essi naturalmente fanno poco uso del li- bero arbitrio e della volontà nell' esercitare il bene, e ne abu- sano col fare il male. Intanto a confermare tutto questo che sì brevemente ho accennato, aggiungo il fatto costante che quasi tutt' i delin- quenti appartengono alla prima categoria degli uomini, vale a dire, di coloro che hanno predominanti le tendenze e i loro organi rappresentati da una grande estensione delle parti laterali e posteriori del cranio. E limitandomi ad una classe di essi, cioè di quelli uomini che si spingono al sangue, al- l'.omicidio, pascendo 1' animo loro di ferocia tale da dimo- strare di appartenere alla bestia più che all' uomo, ci addita 1' esperienza che 1' organizzazione di siffatti individui spiega il loro carattere naturale: — cioè in tutt'i colpevoli di ferocia, di crudeltà e di omicidii la regione cranica un polhce sopra il meato uditorio in ambo i lati, compresa dalla parte squa- mosa temporale e dalla porzione inferiore dei parietali al di sopra dell' apofisi mastoidea , si osserva molto prominente ed a segmento di sfera; ed il diametro tra queste due regioni — 284 — è sempre relativamente molto esteso ; mostrandosi sovente il foro ocustico più basso dell'ordinario: e ciò maggiormente dimostra l'estensione della parte cerebrale che ivi corrispon- de. Questa parte o circonvoluzione cerebrale eh' e la più esterna del lobo medio è l' organo della distruttività (1) , cioè di quella propensione a distruggere per la propria con- servazione, e che l'uomo per mezzo delle facoltà superiori può dirigere e reprimere, e può, rendendosi colpevole, abu- sarne. L' istinto distruttore come ogni altra forza della mente può modificarsi ancora per influenza delle funzioni degli organi delle altre facoltà; e ciò spiega la varietà delle azioni umane tendenti al medesimo scopo (2). Eccomi, 0 illustri Accademici, dopo di aver toccato di volo alcune massime fondate sui naturali principii della fisiologia del cervello, giunto all'esposizione di un fatto di cui le in- dagini frenologiche formano l'oggetto di questa mia comu- nicazione. Un misfatto atrocissimo consumato nei primi mesi di questo secolo da una donna e dai suoi complici, che versò il terrore e lo spavento nell' animo e nel cuore di tutti gli uomini, e che ora in udirlo fa rabbrividire di orrore ogni petto, io vado il più brevemente che potrò a narrare. Le azioni di sì famigerati malfattori possono da ognuno ricono- scersi come effetti delle loro tendenze predominanti e non represse, anzi secondate dalle superiori facoltà: e queste tendenze predominanti desunte dalla storia miseranda del fatto si scorge essere state- talmente in armonia coi rappre- sentanti anatomici nei loro cranii, tristi avanzi del patibolo, e che ora io pongo innanzi al vostro sguardo, che dalla forma di questi cranii si sarebbe potuto senza difficoltà argomentare le loro inclinazioni malvage a qual fine tendenti, e che spinte dalla più o meno lieve circostanza, ad insulto del senso mo- rale e della ragione, un gran misfatto ne doveva essere, come avvenne, la fatai conseguenza. (1) Miraglia. Trattato di frenologia appi, voi. i", pag. 101 e sog. Atl. Tav. Vili. (2) hi pag. 197 e seg. — 28o — Nel fine del 1855, dovendosi riformare le vecche mura di Castel Capuano , ne vennero tolte le teste di varii delinquenti giustiziati, che per tanti lustri tra gli sterpi, le erbe ed il calcinaccio vi erano rimasti appesi ad oltraggio della uma- nità ed a pompa della giustizia divenuta carnefice. Essendomi state da quell'autorità donate le studiai, e sorpresemi la vista di questi Granii quando la loro conformazione dimostrava essere appartenuti ad individui guidati nelle loro azioni dalle tendenze della bestia. I primi quattro cranii che ora vi stanno dinanzi formano 1' oggetto di questa memoria, perchè appartenuti ad individui complicati nel medesimo misfatto. La storia che fo precedere all' esame cranioscopico ed, alle considerazioni frenologiche è stata ricavata dal processo in cinque volumi che sta nel!' Archivio criminale dell' abolita Vicaria, segnato, n° 6154, Fascio 340. § n. Il ££Sitto. Una fanciulla nata in Terlizzi nella Puglia da poveri geni- tori, non giunta ancora all'età di dieci anni, formava V atten- zione di chi la conosceva per la malizia e la ferocia del suo carattere. Era la sua più dilettevole occupazione lo straziare gli uccelli, i gattini ed ogni animaletto: né fu capace di ap- prendere una idea religiosa né qualche arte del suo sesso. Questa fu l' infanzia di Giuditta Guastamacchia. Trascorsa così l'adolescenza, cresceva Giuditta bella nella persona: i lineamenti della sua fisonomia erano amabili, gli occhi brillanti; ma lo sguardo altero e prosuntuoso rivelava un animo facile a secondare l' imapeto di sfrenate tendenze. L' amore che si eleva a sentimento nelle belle anime, di- venta impulsione bestiale nei cuori per corrotta natura per- versi. Abbandonatasi così ella ai lascivi desiderii, predilesse trai varii suoi amanti un tal Stefano d' Aniello suo lontano congiunto, giovine prete di sfrontati costumi. II padre di lei, nominato Nicola j invano cercò reprimerà — 286 — le fresche della figlia: intanto gli riuscì di maritarla ad un notaio di nome Francesco Rubino^ il quale perduto nei vizii assentiva agli adulterii della moglie col prediletto amante. 11 misero padre usò riprensioni ad ambedue; ma questi in- sultandone il dolore con amare risposte, continuavano nella stessa via, fino a che il marito fuggito per commessi debiti in Roma vi morì nello Ospedale di S. Spirito. Cosi, Giuditta ritornata libera abbandonossi ad ogni più rotta libidine: ciò che ridusse il padre ad allontanarsi da Terlizzi abitando altro paese, credendo sottrarsi al disonore. Ma il grido delle in- fami lascivie della figlia che col U Aniello apertamente con- viveva, lo perseguitava dovunque; e tentata indarno ogni altra via che potesse condurla al ravvedimento, ricorse ai mezzi dell' autorità. Però il D' Aniello prevedendo il gran danno che gli si apparecchiava dal fulminare del suo Dioce- sano, si recò di nascosto in Napoli, dove la insofferente Già- ditta dopo quattro mesi lo raggiunse. Saputa la fuga della figlia, il padre corse in Napoli, e dopo molti affanni ritrovatane la traccia, l' accusò al giudice, il quale chiamatala al suo cospetto le rinnovellò gli ammoni- menti ed i rimproveri del genitore a lei presente. Ma fu im- mensa la sorpresa del magistrato nello scorgere la finzione e la freddezza di quella figlia impudente, che disse non cono- scere quell'uomo, e se qualche volta avevalo veduto era stato per apprendere che quegli era un francese. Inorridito il giu- dice a sì malvagia risposta, che racchiudeva una orrenda iniquità; cioè la denunzia del proprio genitore col rovesciargli addosso in quei tempi la severità delle leggi, la respinse nella prigione di S. Maria Agnone, facendola dopo alcuni giorni rin- chiudere nel Conservatorio di S. Antonio alla Vicaria. Separata Giuditta dal suo amante, che tutto il dì aggira- vasi attorno alle mura del Convento, piangeva lagrime di rabbia. Il rigore e la sorveglianza impedirono ogni loro ten- tativo di fuga : così che guidati dalla disperazione concerta- rono gli amanti un estremo mezzo che li avrebbe sottratti al rigore che li divideva: vi si appigliarono; e questo fn causa della loro rovina. Aveva il D' Aniello un nipote chiamato Leonardo Altamu- - 28T — m, dì anni 16, bello di persona, ma povero e per fatalità abborrente del lavoro e dissipatore. Costai adescato dalla dote promessa dal zio, n'ebbe Giuditta in moglie. E così que- sta ebbe la seconda volta marito a velo delle sue libidini. Accortosi intanto Altamura della rete in cui era caduto, e disgustato di vedere 1' amante al fianco della moglie, le rim- proverò il proprio disonore. Irritata Giuditta venne alle con- tese e segnò nell'animo suo l'odio e la morte del marito : parlonne con fermo proponimento al drudo; ma questi di lei meno feroce suggeriva espedienti meno crudeli, come di avvolgere il nipote in qualche delitto politico da condurlo al- l'esilio o alla prigione. Ciò non soddisfaceva il carattere di Gm(iiY^<2 libidinosa ancora di sangue: essa vagheggiava il ve- leno, il precipitarlo dall'alto, lo strangolarlo flnanco negli atti consacrati all' amore. In tante incertezze e svariati proponimenti vagarono per quattro anni^ cioè dal 1796 al 1800, non perchè la ferocia delia donna rallentasse di un poco, ma perchè il marito fatto meno querulo dal danaro del zio e dal timore, finse di ac- conciarsi al proprio vituperio. Infrattanto un altro nemico aggiungevasi ai danni dell'in- felice Altamura. Il padre di Giuditta, ristretto in carcere a Napoli per alcuni suoi debiti, piativa presso la figlia ed il drudo onde lo avessero sollevato dalla miseria. L'astuta cop- pia profittando della debolezza di un vecchio di 66 anni, che tanto aveva riprovato 1' abbominevole condotta della figlia, pagò i debiti per la liberazione di lui. Questo vecchio sven- turato sedotto dai lamenti bugiardi di Giuditta , che luì in- colpava di ogni sua disgrazia, la compianse veramente; ed offeso l'amor paterno dai vizii abbominevoli che la figlia con tanta malizia apponeva al marito, fu trascinato nel reo di- segno della uccisione di costui. Stavano così le cose trai dubbn e le incertezze, quando collegatosi un novello individuo per fatalità alla combriccola, acceleravasi la catastrofe di un enorme delitto. Pietro de Sari- doli, di 25 anni , chirurgo , ammesso ai favori di Giuditta , destò la gelosia del marito e dell' amante: ma la donna per- — 288 — versa non curandosi del marito usò tante strane malizie in conciliare tra loro questi due suoi amanti che il de Sandoli divenne familiare di quella casa, ed entrò facilmente a co- spirare alla morte di Altamura. Questo giovine chirurgo , non si sa se più stupido che feroce, era uno di quelli che nascono ad oltraggio della natura ed a preda del patibolo tanto vagheggiato in quei tempi. Rilevasi con orrore dalle loro medesime confessioni gli espedienti che a vicenda presceglievano e rifiutavano per la perdizione delV Altamura. Il loro animo crudele, non per sminuita ferità di proponimento, ma per proprio timore nel- 1' esecuzione dì morte, vacillava. Ma la scellerata Giuditta disprezzando la viltà de' suoi complici risolveva che per prezzo si trovasse un sicario, a cui essa per la esecuzione sarebbesi unita; e fu subito questo parere approvato e secondato, per- chè il chirurgo andava già per rinvenire un tal uomo, quando il padre di lei ne assunse l' impegno offrendo all' uopo una sua antica conoscenza, un tal Michele Sorbo di Cirignola, giovane di 22 anni esperto in queste faccende di sangue, di cui erasene con gran disinteresse moltissime volte macchiato. Correva già il padre il giorno dopo verso la Cirignola , ancora sua patria, quando nelle vicinanze di Napoli incontrò lì Sorbo che per caso vi si recava. All'invito costui si offerse come se andasse a festa. Fu accolto in casa tra il contento e le carezze di Giuditta, e la stupida e sospettosa indifferenza del marito. Il parere del sicario fu di strangolarlo: tutti vi si appigliarono; e l'iniqua moglie ne mostrò la più pazza gioia. Le circostanze che accompagnarono l' assassinio manife- stano quanta fredda ferocia investiva l'animo di questa donna, forse senza esempio nella storia dei delitti di sangue. Giuditta, il padre ed il sicario presero l'impegno dell'ese- cuzione non essendo d' uopo di esservi presenti lo zio ed il chirurgo, che sarebbero comparsi dopo, secondo il concertato. Nella sera destinata all'opera nefanda Giuditta mandò fuori di casa il marito a procurare qualche cibo per cena, onde cosi aver V agio di disporre nell' assenza di lui 1' occorrente. Poste quattro sedie attorno al fuoco fece in modo che quella — 289 — cui doveva occupare la vittima fosse facilmente al primo urto rovesciata. Il sicario ricevuta una sottile corda dalle mani del padre la unse di sego e la dispose a nodo scorsoio. Ritornato a mezz'ora di notte VAltamura, si assise senza alcun sospetto nella sedia rimasta vuota, ed accoglieva le insolite carezze della perfida moglie oltremodo ilare e con- tenta. Alzossi il sicario in questo frattempo, e con uno stra- tagemma situossi alle spalle della vittima: ed il gettargli il laccio attorno al collo e rovesciarlo supino fu un punto solo. Lo sventurato con sforzi inauditi cercava lottare col car- nefice ; ma Giuditta gli si avventò sopra puntellandogli le ginocchia sul ventre e fermandogli le convulse mani ed i piedi sul suolo; ed il padre finì di strozzarlo a calci su la gola. All'avviso già convenuto di Giuditta accorsero il U Aniello ed il chirurgo. Il primo alla vista del livido cadavere del nipote die qualche segno di disapprovazione. Il chirurgo ma- nifestò come gli altri una stupida soddisfazione. Ma Giuditta era la più contenta e si mostrò la più intrepida e la più affaccendata nell' orrendo macello che fu fatto delle membra del marito. Il cadavere fu posto in un grande recipiente di legno addet- to alla fattura del pane e detto dal volgo martora; ed il chi- rurgo ne dissecò le braccia, le gambe, le cosce ed il capo ; ed apertone il ventre ne tolse i visceri che ripose in certi larghi vasi di creta. Giuditta pasciuta ma sempre digiuna di tanta strage av- ventossi alla testa staccata, ed acceso il fuoco la pose a bol- lire lungamente in una caldaia più a soddisfazione della sua insaziabile libidine di ferocia che per renderla non ricono- scibile. Erasi antecedentemente convenuto che le membra sarebbero state disperse per la città: per lo che il padre ed il sicario nascoste in panni le gambe e le cosce andarono a gettarle nella cloaca di S. Angelo a Nido. Ritornati, il sicario ricevè dalle mani di Giuditta l'involto sanguinoso contenente le braccia, ed uscì solo per andare a gettarle in luogo più lontano. Intanto l' iniqua donna intenta alla bollizione della testa del marito già decorticata e scomposta, la tolse dalla caldaia 19 — 290 — e cosi soddisfatta pasceva l'anima feroce di quella vista ri- buttante ; e benché passato molto tempo , pazientemente aspettava che fosse il sicario ritornato. Ma fattala i complici accorta del ritardo del ritorno di costui, cominciarono a pal- pitare, eccetto Giuditta che loro dava coraggio. Incontrato il sicario nella strada di S. Catarina Spina Co- rona da una pattuglia di Polizia avevasi lasciato cadere da sotto il ferraiuolo l'involto che conteneva le braccia mutilate; e Scorte le vestimenta di lui lorde di recente sangue fu im- mantinente arrestato. L' ora delle tenebre rapidamente scorreva, e con essa pa- reva dileguarsi la speranza del ritorno del sicario. Il timore di essere già scovertì, ma non il rimorso, entrò nell'animo loro; quindi affrettaronsi a far disparire le tracce del mi- sfatto. Il padre ed il chirurgo fatti due involti delle interiora e del resto del corpo andarono a spargerle verso la strada Pignasecca. Essi tornarono prestamente, e Giuditta accom- pagnata dal padre, uscì con la testa del marito ascosa nel grembiale ed andò a gettarla nel largo di Montecal vario. Comparsa la luce del giorno fu scorto un cane rodere un te- schio umano, e subito si seppe che membra mutilate erano an- cora sparse alla Pignasecca ed alla cloaca di S. Angelo a Nido. La città compresa di orrore tumultuava, quando la giu- stizia scoperse e raggiunse gli autori: di sì nefando delitto, i quali spontaneamente il confessarono. Le confessioni dei rei, specialmente quella dì Giuditta si leggono così uniformi e precise, che tutte le circostanze nella consumazione dell'assassinio da essi svelate, dimostrano r innata ferità del loro cuore. Nessun rimorso, nessun pen- timento, nessuna discolpa che avesse potuto attenuare la gra- vezza della loro iniquità traspare in tali loro confessioni, ma bensì una stupida indifferenza. Anzi più in quella di Giuditta si scorge la soddisfazione più ributtante di un' anima truce ad errore della natura oltraggiata. Imponeva la legge di quei tempi, che rapidamente si pro- cedesse nei giudizii de' delitti enormi. La terribile sentenza del dì 16 aprile 1800 condannò i delinquenti ad essere tra- scinati per le vie ed a morir su lo forche , e ad essere le — 291 — teste affisse alle mura della Vicaria. Solo D' Amelio scampò alla morte, poiché fa condannato ad essere rinchiuso per tutta la sua vita nella fossa della Favignana. Tutti subirono la morte con intrepida rassegnazione (1). Giuditta aveva 32 anni. La stessa sera dell'esecuzione, coli' ordine medesimo come furono giustiziati, si videro in gabbie di ferro appese alle mura di Castel Capuano le teste di Giuditta, del padre, del chirurgo e del sicario. § m. Considerazioni frcnologiclie. Questo fatto tremendo, unico forse nella storia dei delitti per le circostanze che lo accompagnarono e per la preme- ditazione lunga e tenace dì tanti anni, offre alla scienza utili considerazioni intorno alla origine delle azioni umane, le quali diventano colpa della più severa punizione quando lo spirito vi si immerge a soddisfazione di perverse tendenze. Le circostanze esteriori in questo inaudito assassinio furono teuui , ma divennero la scintilla che cadde su la polvere com- pressa. Individui ad ogni benché lieve motivo feroci, non educati, non dovevano essere che facili a delinquere. E in vero, l'istinto distruttore esagerato per natura, non corretto o depresso dalla educazione, anzi dalla ragione secondato, dominò lo spirito di quegi' individui. Grande ostinazione e tenacità, astuzia bestiale , precauzione o previdenza balorda, niun senso morale e quindi incapacità di rimorso, dimostrano una premeditazione effetto più della tendenza dell' astuzia che del calcolo della ragione. Ho detto di sopra che la maggior parte dei dehnquenti ap- partiene a quella classe degli uomini che hanno la regione laterale e posteriore predominante in volume sul resto del capo: cioè gli organi degh istinti su quelli delle facoltà mo- rah ed intellettuali. In questi quattro cranii il fatto è unifor- (1) 11 luogo del supplizio fu il Largo delle Pigne (ora Piarza Cavour). — 292 — memnte verificato. E l'organo della cUstmttwità è cosi ampio e sporgente nel cranio di Giuditta che un siffatto or gano relatiyamente voluminoso non l'ho in altri io rinvenuto ne la craniologia degli omicidi e crudeli ne ha finora un simile registrato. Intanto, affine di ravvisar meglio le proporzioni relative di questi quattro cranii, premetto qui le proporzioni tìpiche e normah della testa di diverse razze umane, rilevate da un gran numero di esperienze. Le varietà dell' indole e del ca- rattere di queste razze corrispondono perfettamente colle dif- ferenti conformazioni del cerebro e del cranio. La tavola sinottica è tratta dal Giornale frenologico di Edimburgo, n 5, 1824; e si è ritenuta la misura in pollici inglesi che sono un poco meno dei polUci francesi, «lisma «lei cranio delle razze ~ 293 — Le misure che seguono indicano lo sviluppo del cranio e degli organi cerebrali dei quattro delinquenti giustiziati og- getto di questa memoria. l^oliiitie generale della testa ( Veggansi le figure i, ^, J, i). Fig. Circonferenza passando per l'organo àeWindivi- dualità alla radice del naso Arco superiore dalla croce occipitale alla radice del naso Arco superiore dal condotto acustico all'altro. . Dal foro auricolare alla spina occipitale . . . alla fìlagenilura .... alla individualità .... alla fermezza alla benevolenza . , , . Dalla filogeniiura alla individualità . , . . Dalla distruttività alla distruttività .... Dalla secretività alla secretività ...... Dalla combattività alla combattività IdaW acquisività s.\V acquisività Dalla circospezione alia circospezione ... . Dalla costruttivxtà alla ccstruttivUà Elevazione della regione degli istinti, cioè dal foro auricolare all' estremità superiore della acquisività Elevazione della regione dei sentimenti al di sopra AeW acqui sività Elevazione al dì sopra della causalità . . . . Elevazione della regione delle facoltà intellettive presa dalla radice del naso Elevazione della regione delle facoltà riflessive. Giuditta pol.lin. 18, 10,10 11, 2 3, 6 4, 3, 9 4, 6 4, 7 3, 7 5, 3 3, 4, 2 4. 8 4, 6 3,10 il Padre Il Chi- rura poi. ]in. pol.liu. 18.10 19, 3, 4 » 7 » 2 1, 4 >> 8 II, 3 11, 8 3, 8 4, 1 4, i>, ■^, 6. 3 4, 9 4, 8 4, 4, 7 4, 6 4, 3,4 » IO » 2 I, S » lo 11, 9 12, 4 3, 9 3, 6 4, 3 3, 4,10 6, 3 3, 4 4, 4, 9 4,10 4, 8 4, » 6 » 2 1,8 » 9 4 11 sicario poi. lin. 18, IO, 9 11, 3, 8 3, 8 3, 8 4, 9 4, 7 6, 2 5, 4 5, 3 4, 8 4, 7 4,10 3, 7 » Il » 2 1, 3 » 8 Rilevasi facilmente da siffatte dimensioni generali quanto la regione laterale e posteriore del cranio la quale rappre- senta gli istinti animali predomini su le regioni superiore ed anteriore che sono indizii dei sentimenti morali e delle facoltà intellettive; imperocché la distanza dal foro aurico- lare alla croce dell'occipite è più estesa o appena eguale a quella dal detto foro alla radice del naso, ed il diametro fra le tempie è quasi eguale a quello dalla fronte all' occi- pite: mostruosa conformazione se si hanno presenti le di- mensioni naturali del cranio delle diverse razze qui sopra — 294 — indicate, specialmente del cranio europeo {vedi flg. ); poi- ché fìnanco la testa del Caraibo, che indica il tipo della fero- cia, non presenta sì largo diametro delle tempie a fronte di quello antero-posteriore (cioè poi. 5 6/8 su poli. 7 2/8), sebbene sia molto grande rimpetto a quello delle altre razze, specialmente del Negro ( poli. 5 su poli. 7 4/8 ), in cui è rara la crudeltà. Una simile larghezza straor- dinaria delle tempie indicante un mostruoso volume del- l'organo della distruzione è stata ognora rinvenuta negli uomini crudeli e sanguinarli, ma forse non da paragonarsi relativamente alla distanza straordinaria che si osserva tra le tempie del cranio di Giuditta. La Frenologia a prova del- l'organo della distruzione ha registrato un immenso numero di fatti che ancora tutto dì dimostra la storia delle ferocie degli uomini in tal modo organizzati, così che nelle colle- zioni delle Società frenologiche, specialmente di quelle di Edimburgo e di Parigi, conservasi un gran numero di cranii, 0 in modeUi, di famigerati delinquenti che per feroci mi- sfatti di sangue han salito il patibolo, e nei quali l'organo della distruzione o solo o unito ad altri di perverse tendenze vedesi oltremodo sviluppato. Spiegazione della figura. PiC. I. il CRANIO TIPO DI RAZZA EUROPEA. Onde maggiormente apprezzare le considerazioni sui quat- tro cranii dei giustiziati è al certo interessante argomento una succinta indica/ione dell'apparenza esteriore degli or- — 293 ~ gani cerebrali e delle loro qualità fondamentali non che del loro uso e del loro abuso. Questa indicazione esplicativa è riassunta dal 2.° libro del mio Trattato di Frenologia. Ognuno scorgerà certamente la deviazione di forma dei quattro crani da quella normale del cranio tipo; e così di leggieri può argomentare qual pessimo spirito abitava quelle teste deformi (1). Denominazione degli oryani e delle facoltà. Emanazioni primilive o facoltà fondamentali. FACOLTÀ' AFFETTIVE. Istinti. A Alimentitjta'. Uso K. BlOFlLIA. Uso: ? Equilibrio (2) Uso : 1. Amvtivita'. Uso: 2. FlLOGENlTURA. Uso: 3. A GITATI vita'. Uso : ^. Affezioniyita'. Uso: S. Combattività'. Uso . 6. Distruttività'. Uso 7. Secketiyita'. Uso. 8, Acquisivtta' Uso . Propensione per la scelta degli alimenti. — Abuso: Ghiottoneria, Adoraci (à. Attaccamento alla vita. — Abuso : Inerzia. Tendenza all'equilibrio fisico e morale. — Abuco: Equilìbrio strano e difficile. Istinto venereo, istinto della propagazione. — Abuso: Libertinaggio. Amor della prole, attaccamento pei bambini — Alu- so: Inclinazione a guastare i fanciulli colle predi- lezioni. Attaccamento ai luoghi. — Abuso : Avversione a viag- giare. Attaccamento amichevole. — Abuso; Affezione per cose e persone spregevoli. • Istinto della propria difesa e della proprietà — Abuso: Tendenza alla rissa, temerità .•Tendenza ad uccidere per nutrirsi, tendenza, a di- struggere ciò eh' è nocevole. — Abuso : Vendetta, crudeltà, assassinio, desiderio di tormentare, ecc. : Tendenza a dissimulare. È il primo elemento della prudenza. — Abuso: Astuzia, fraudolenza, ipocrisia, tradimento, calunnia, ecc. : Tendenza alla provigione, all' acquisto. Senso della proprietà. — Abuso : Furto, avarizia, usura, ecc. (1), Anima eliam pessima melior in opiimo corpore. S. August. De Civiiate Dei, lib. IV. (2) Miraglia, Tvaltato di Frenologia appi. V. I, pag. 133 fi spg. — 296 -. 9. CosTRUTTiviTA' VsQ : SeDso della industria, della costruzione, della mec- canica. — Abuso : Costruzione di oggeJii per recar nocumento od inganno al genere umano. Sentimenti o facoltà morali. 10. Stima d> se. Uso : U. Approbativita'. Uso: 12. Circospezione. Uso: 13. Benevolenza. Uso: 14. Venerazione. Uso : 15. Fermezza. Uso : 16. Coscienziosità'. Uso: 17. Speranza. Uso 18. Maravigliosita'. Uso 19. Idealità'. Uso . 20. Gaiezza. Uso: 21. Imitazione. Uso X. Visione (1). Uso Sentimento della dignità personale, spirito d' i/uli- pendenza. — Abuso; Orgoglio, arroganza, amore di dominio. Desiderio dell'altrui stima, vaghezza di lode. — Abu- so : Vanità, ambizione, civetteria, gelosia, invidia. Precauzione, dubbio,. Dona la prudenza. — Abuso: Irresolutezza, sospetto, scoramento, disperazione. Dontà. É il primo elemento della carità. — Abuso : Indulgenza dannosa per le voglie ed i capricci altrui , prodigalità. Sentimento di venerare ciò eh' è comprensibile ed incomprensibile. — Abuso: Abbietta reverenza a cose e persone indegne, fanatismo e terrore snperstizioso, idolatria. Fermezza di carattere, perseveranza — Abuso : Osti- nazione, tenacità nel male. Coscienza di sé stesso, di Dio, del prossimo. Dà il sentimento della giustizia. — Abuso: Strano eccesso nel pentimento, nel rimorso, nel condannare sé slesso. ■ É lo elemento della speranza e della fede. — Abuso ; Credulità di conseguire ciò che ardentemente si desidera. : Desiderio di cose incomprensibili, nuove, straordina- rie. — Abuso: Insensato stupore, credenza ai presen- timenti, alla magia, alle inspirazioni. > Talento poetico, o di creazioni sentimentali, facoltà della induzione. — Abuso : Stravaganza ed assurdo entusiasmo. Bello spirito, talento della satira, spirito caustico. — Abuso: Satira mordace, calunnia, durezza e modi sconvenevoli. : Talento d' imitare e riprodurre tutto. — Abuso: Imi- tazione riprovevole di difetti, di sconcezze, ecc. : Facoltà di creare le immagini dei corpi e delle loro proprietà. — Abuso: Richiamo continuo d'immagini strane, spaventevoli, asceticlie, erotiche. Paura delle tenebre. (1; Miraglia. Trall.ilo
  • potè resistere. » Cod. pen. (l) Art. 9S. — « Allorché il vizio di mente, o la forza non si riconoscessero « tali da rendere non imputabile l'azione, i giudici applicheranno all'imputalo « secondo le circostanze dei casi la pena estensibile anche ad anni venti. » Vod. pen' — 320 — plicarlo nel massimo, e computare il lungo carcere preventivo sofferto dall' accusato. Considerando che le spese del procedimento sono a carico dol con- dannato. Visti, letti, ed applicati gli art. 522, 95, 56, Cod. pen. e 550, Cod. proc. Condanna Pasquale d' Antonio di Francesco, di anni 28, bracciale, di Resina alla pena del carcere per la durata di anni due, ed ordina che il car- cere preventivo sofferto dal condannato sia computato nella pena ora imposta pel reato ecc. | Oggi 18 del mese di luglio 1865. I magistrati adunque nei giudizii penali invocano il parere del medico alienista su Io stato di mente dell' accusato ; e per- chè nei giudizii d' interdizione civile di mentecatti essi rifiu- tando ogni intervento dell' alienista sono poi tutto ad un tratto divenuti sapienti in sì difficile materia ? Tra il codice di pror cedura penale e quello di procedura civile è si chiara una contraddizione di principii, che fa dubitare della retta sapienza che informar deve la scienza della giurisprudenza. Questa parte di procedura civile ha d' uopo di totale riforma che solo può togliere lo scandolo di un errore legislativo che pare che autorizzi l' imperito di giudicare su lo stato di mente di i un cittadino il quale così vede un attentato all' esercizio dei i suoi diritti civili. B. MlRAGLIA. ( Annali frenopatici italiani^ 111, p. 85. ) I — 321 — GIUDIZIO intorno allo stato presente delle facoltà mentali del cav. Salvatore Ferilli, emesso da' Professori G. Albini, G. Barbarisi, L. di Grecchio, a Vill anova, e B. Mira- glia relatore. Al Presidente del Comitato medico di Napoli cav. Fr. Prudente, Senatore del Regno. Sig. Presidente Pregiandoci noi qui sottoscritti, Professori della R. Univer- sità degli Studii, di riscontrare al suo foglio dei 16 dello scorso mese, num. 149, col quale l'onorevole Comitato medico na- politano c'incaricava di osservare e certificare lo stato men- tale del dottor Salvatore Ferilli, le denotiamo quanto le no- stre attente indagini di circa un mese ci hanno offerto di rav- visare in ordine a sì delicato obbietto. Il dottor Salvatore Ferilli fu ritirato in ottobre dell' anno scorso 1862 dal servizio di funzionante Medico capo di ma- rina, perchè dichiarato affetto da grave sordità e notevole indebolimento delle facoltà mentali. Dai documenti trasmessici dall'onorevole Comitato medico abbiamo rilevato in parte di essi che nessuna perizia medico- legale e di minuta osservazione in affare sì diffìcile si è pra- ticata; ma bensì da semplici informazioni si è conchiuso di esistere la grave sordità ed il notevole indebolimento delle facoltà mentali. Però siffatta asserzione è pienamente contraddetta dall'espo- sto nel resto dei documenti; cioè da un certificato autorevole del Capitano di Vascello signor Rodriquez del 1.° maggio ul- timo scorso , che afferma essere stato il Ferilli sempre bene nel fisico e nel morale, e se negli ultimi anni ha presentato Sevissima sordità all'orecchio sinistro, ha continuato a pre- stare il servigio di medico e chirurgo fino all' anno passato 1862 in cui funzionava da Medico cajco. -Inoltre il Contro- 21 — 322 — Ammiraglio del personale dirigeva un Ufflzio'dei 2 ottobre 1862 al Ferini, che dar doveva la consegno, provvisoria delle sue funzioni che eoa grande sua soddisfazione aveva fino allora disimpegnate. — Ed il Comando generale del Dipartimento ma- rittimo meridionale riferiva al Comitato medico con nota del febbraio di questo anno, di avere inviata al Ministro della Ma- rina una domanda di costui che querelavasi di essere stato messo a riposo, e di averla accompagnata col rapporto del Comandante del personale, il quale tesseva le loùì per le pro- digiose cure di questo distinto medico la di cui uscita dal Corpo suddetto produceva una perdita positiva ^ aggiungendo che sotto la. di lui direzione nella qualità di Medico capo di questo dipartimento il servizio procedette con tutta saggezza, giustizia e regolarità. Ma continua la Nota del prefato Co- mando che il sig. Ministro, sentito il Consiglio superiore di sanità marittima, questo disse di essere convinto della infer- mità mentale di FerilU; ma per noi, in affari sì malagevoli non basta senza esame un semplice convincimento per lan- ciare su di un individuo il nome di una malattia degradante che gli annulla in società 1' esercizio dei diritti civili. Dai documenti notati adunque, ripetiamo, rilevasi non es- servi stata nessuna ragione medica ed esperimentale che avesse determinato un infermo stato di mente del dottor Fe- rini. Anzi, al contrario, i rapporti e certificati delle autorità competenti e superiori di questo medico, le quali continua- mente lo avvicinavano, dimostrano la saviezza di costui e r esatto adempimento dei suoi doveri sino all'epoca della sua uscita dal Corpo. Dunque il dottor Ferilli, per prova dei do- cumenti, non solo non ha presentato notevole indebolimento delle facoltà mentali, ma si è condotto in modo da fare rav- visare in lui la piena saviezza di tutti gli uomini sani e di condotta illibata. Solo ha offerto una durezza di udito che nulla ha che fare coli' esercizio delle forze della mente. Prima di venire alle nostre osservazioni fatte sul dottor Fe- rilli, ò d' uopo che brevemente svolgiamo il tema su le cause che ordinariamente danno origine all'indebolimento delle po- tenze mentali, sui suoi fenomeni fisico-morali, e su gli esiti patologici che ne sogliono essere la conseguenza e la conco- — 323 — mitanza, onde poter divenire ad un facile e logico confronto tra i precetti della scienza e i risultati che ci hanno offerto le osservazioni sul Ferilli. É ritenuto dai psicologi e dagli alienisti che le facoltà no- stre sono naturalmente classificate in due ordini, cioè facoltà intellettuali e facoltà affettive. Per mezzo delle prime lo spi- rito ha idee, giudica, ragiona e vuole; e per mezzo delle se- conde ha impulsioni ed emozioni. Così, quando per infermità tali differenti forze della mente si disordinano, ne sorge che turbate le prime, la incoerenza d' idee, gli sragionamenti ed una volontà indeterminata ne sono i naturali effetti, come tali pure ne sono gì' impulsi irresistibili ed incorrigibili per disordine delie facoltà affettive. Se un atto qualunque della mente nello stato normale, sì per ragione psicologica, che fisiologica, parte sta nell'ente che opera e parte in una condizione materiale funzionante, ne viene per legittima conseguenza che ogni atto pervertito delle facoltà non può ammettersi senza riconoscere insieme una modificazione subbiettiva del loro organo eh' è il cervello e delle sue funzioni. A questo stato di disordine delle funzioni cerebrali è li- gata adunque la follia e tutte le sue diverse apparenze. Un esito ordinario del disordine delle facoltà è la parziale 0 completa abolizione di esse, ciò che costituisce la demen- za, vai dire un avvenimento di esiti patologici cerebrali per cui ogni funzione materiale è divenuta impossibile sì per la manifestazione che per l'esercizio di ogni potenza dell'anima. A questo passaggio fatale della demensa si corre in due modi; o rapidamente, ed allora la morte per lo più è pros- sima; 0 a gradi, cioè le facoltà mano mano s'indeboliscono fin a deperire, e tale stato d'indebolimento stazionario o pro- gressivo determina l' imbecillità. Lo stato d'imbecillità e di demenza può ancora essere la conseguenza di età inoltrata o di altre malattie del cervello, come l'apoplessia, l'epilessia, l'idrocefalo cronico, l'arrestarsi di sviluppo del cervello nella fanciullezza e tante altre cause morbifiche che possono agire su l'organo dell'anima e dello spirito. — 324 — I fenomeni fisici che accompagnano l' indebolimento note- vole delle forze mentali sono una emaciazione lentamente pro- gressiva 0 una tendenza alla pinguedine, una lassezza agli arti inferiori Ano a divenire paralisia, incipiente balbuzie, o difficoltà nel pronunziare e ritrovar la parola, o l' idea a questa non corrisponde. Alcuni, o tutti di questi fenomeni possono essere lievi nello indebolimento o imbecillità; sono completi nella demenza. Quando l' indebolimento delle facoltà mentali è avvenuto, ogni attributo di queste forze primitive dell'anima pure per conseguenza si debilitano sino a sparire: quindi la memo- ria, l'intendimento, la percezione, l'attenzione, l'immagi- nazione, il giudizio, ecc., che ne sono eminenti attributi, di- ventano sì incoerenti e labili da essere facile di ravvisare l' im- becillità ed ogni debolezza mentale da fenomeno cotanto ma- nifesto. Ora per le nostre osservazioni portate attentamente sul dottor Ferini, ninno dei suddetti fenomeni fisici e morali ab- biamo notato. Integrità perfetta delle forze superiori della mente cioè delle facoltà intellettuali, così che le idee sono coe- renti, i giudizii esatti, i ragionamenti torniti di logici concetti, la volontà libera; e tutto ciò in grado di vigore normale; i sentimenti e le tendenze che insieme costituiscono le facoltà affettive si mostrano nella loro normalità, sicché le emozioni sono come in tutti gli uomini nello stato sano. Ne vale il so- fisma ove si volesse dire che l'indebolimento mentale potrebbe da taluni vedersi reale e da altri efimero, perchè le permanenti alterazioni cerebrali che accompagnano siffatto indebolimento non possono ora esistere ed ora sparire per cui si sarebbe costretto di ammettere l' assurdo che nel medesimo tempo il cervello sia sano ed ammalato. Inoltre il Ferilli non è giunto ancora alla vecchiaia, perchè appena conta la matura età di anni 53. Nessuno indizio di pervertimento della sensibilità interna ed esterna, o di debolezza degli arti abbiamo notato, anzi vi- gore nella sensibilità e nei movimenti volontari!, speditezza nella pronunzia con giusta logica, connessione tra l' idea e — 325 — la parola, nutrizione rigogliosa, normalità in tutte le fun- zioni della vita. La voluta sordità non è che una durezza d' udito all'orec- cLio sinistro, perchè il Ferilli ha ben risposto a tutt' i nostri discorsi che seco lui abbiamo tenuto a voce non alta. E poi nulla han che fare i sensi con la manifestazione delle forze della mente. Possiamo adunque conchiudere che il dottor Salvatore Fe- rilli non solo è nella integrità dell'esercizio delle sue facoltà mentah, e nella potenza normale di esse; ma non abbiamo rinvenuto si dai documenti che teniamo sott'occhio che dallo stato suo fisico-morale indizio alcuno di essere stato affetto precedentemente da tanto speciale malore della mente che costantemente lasciar suole tracce indelebili di fìsiche modi- ficazioni (1). Il voler dare a quest' uomo la caratteristica di essere notevol- mente indebolito nelle facoltà mentali , cioè imbecille pure nel primo grado, malattia sventuratamente degradante in so- cietà, sarebbe un attentato contro l'esercizio dei diritti civili di costui , se la scienza non fosse certa della tutela e prote- zione che pel dottor Ferilli possono spiegare la saviezza del Ministero e della Legge. Napoli, giugno 1863. G. Albini — Gennaro Barbarisi — Luigi di Crecchio — Antonio Vil- LANOVA — B. Miraglia relatore. (Pagli AnìNali Frenopaiici italiani, Voi 1." pag. 85 e seg.). (1) Il doli. Forilli Gonliniiò a godere tioridissima salale di corpo e di menle per più di diciotto anni ed è morto nel 1881, nell'età di olire 70 anni, di malat- tia fuor che di cervello. — 326 - PARERE su, lo stato di mente di Luigi de Maria imputato di omicidio. Il giudice del mandamento Vicaria in Napoli con ufficio dei 20 luglio 1864 n.° 2823, invitava i medici Coluzzi, Mira- glia e Saggese, onde riconoscere lo stato di mente di un in- dividuo che pochi giorni prima commetteva un omicidio. Rispondemmo all' invito dopo alcune osservazioni fatte col seguente breve rapporto. Napoli 1" agosto 1864. Signore — Essendoci in seguito di suo avviso recati per tre volte nelle prigioni di S. Francesco onde osservare il detenuto Luigi de Maria, se mai presentasse disordini nelle facoltà mentali, siamo nel caso di esporre il seguente parere: — Luigi de Maria e un uomo di 48 anni, di carattere irritabile, perchè di temperamento bilioso-nervoso ; e presenta indizii nella organizza- zione del suo capo essere per natura inclinato all'ira, così che facile ad azioni non lodevoli. I suoi discorsi sono di esatti giudizii, poiché le conseguenze ne sono come le premesse ; ma quesle premesse modificate o esagerale per emozioni o impulsioni impetuose interiori non possono produrre che illazioni del pari modificate. Ma tali emozioni ed impulsioni, attributi delle facoltà affittivo, capaci in de Maria di produrre ad ogni motivo effrtti criminosi, sono incorrigibili per morbo o domabili, benché con grandi sforzi, dalla ragione ? II de Maria (1) nel racconto dell'omicidio da lui commesso vi pone tale ira e cinismo da mostrare una certa soddisfazione ed indifferenza, indizii di una coscienza che dà un falso valore all' atto criminoso. Inoltre fa premura di uscire con permesso dalla prigione per 15 giorni per sistemare i suoi affari ; e parla del suo avvenire come se nulla avesse fatto. (I) (Costui era prete. Una sera nel Teatro S. Ferdinando, non togliendosi il cappello ncir alzarsi la tela, n'era avvertito. In fine della rappresentazione, il liclegato di polizia lo trattenne e lo mandava alla Questura ; quando fuori del Teatro con un colpo di pistola, uccise la guardia che lo accompagnava. — 327 — In alcune sue lettere non sembra che vi sieno giudizii esatti: ed in antecedenti della sua vita pare che vi sieno indizii di stranezze commesse tali da far dubitare della sanità di sua mente. Ora in prigione ove non ha motivi di agitarsi si conduce normal- mente , e nei suoi discorsi è ragionevole, se non che pone entusiasmo dov' entrano idee di uccisioni e vendette. Considerando quindi che la follia non sempre consiste nelle incoe- renze d' idee e sragionamenti, ma può essere per lo più determinata dalla incorrigibilità di emozioni esagerate ed impulsi irrisistibili, sieno pure di corta durata, per cui in queste ultime condizioni l'alienazione mentale è indicata dalle azioni strane dell'individuo; e considerando clìe ritroviamo una certa contraddizione tra lo stato attuale di ragio- nevolezza e lo stato precedente impetuoso e forse infrenabile della mente del de Maria, così che vi fa d'uopo di lunga e ponderata os- servazione per potere con precisione indicare lo stato del suo animo nel determinarsi a delinquere ; opiniamo che sia condotto nella Sala di esperimento nel manicomio di Aversa dove ritrovansi i mezzi op- portuni per tali osservazioni. Dott. Colu~.zi, Saggese, Miraglia relatore. Jiapporlo ,speciaìe dei dottor lìllraglia. Aversa 9 giugno 1865. Luigi de Maria a 15 luglio 1864 commetteva omicidio in persona di una guardia di pubblica sicurezza; e per sospetto di alienazione mentale sottoposto pochi giorni dopo alla osservazione mia e dei prof. Coluzzi e Saggese nelle prigioni di S. Francesco in Napoli, mostrò esagerazione nelle sue emozioni, sebbene una certa ragionevolezza fosse apparsa nei suoi giudizii, come esponemmo nella dichiarazione del dì 1" agosto dello st( sso anno; e poiché noi sappiamo che la follia non sempre consiste Della incoerenza d'idee e negli sragionamenti, !i;a per lo più ancora nel disordine delle facoltà affettive costituite dai sentimenti e delle tendenze per le quali le azioni umane vengono determinate; e poiché scorgemmo che il de Maria facile all'ira poneva esagerata emozione irosa nei suoi racconti su l' omicidio da lui com- messo; e poiché in ultimo da qualche fatto antecedente poteva argo- mentarsi esser facile la sua mente a turbarsi ; opinammo che fosse iiiviato nel manicomio di Aversa, onde una lunga osservazione avesse _ 328 ~ potuto indicare Io stato dell' animo di colui nel determinarsi a delin- quere, e così stabilire se gì' impeti a cai egli era facile, fossero stati effetti di follia istantanea o permanente, o pure domabili dalla ragione. La Facoltà medica del manicomio di Aversa, alla quale io come Direttore lascio la libertà della propria opinione, riferì con rapporto dei 22 genoaio 1863 di non aver presentato il giudicabile nel corso dell'esperimento segno alcuno di pazzia. Ora il magistrato con rogatoria dei 23 marzo di questo anno, nel ma- nifestare che nel corso dell' istruzione campeggia l' idea di essere il de Maria affetto di mania periodica, vuole che io esponessi un parere, se i fatti precedenti all' omicidio avessero forza di far giudicare su lo stato di mente dell' incolpato. Per essere il de Maria uomo dedito al vino ed alle donne ; V avere un giorno impugnato un coltello senza alcuna ragione contro il cugino che avevalo trattato a tavola ; e poscia nelle ore vespertine essersi recato alla chiesa per celebrar messa, i^iier cui percosse il sagrestano che glielo impedì; l'aver tagliata la vigna di un suo germano, dicendo di essere stata mal putata ; l' aver tirato un colpo di fucile ad un cane senza ragione e nel centro dell' abitato ; ed entrando nel cortile di un suo amico, lo chiamò e dicendo di avere il fucile non più atto a far fuoco, gli tirò contro, e per fortuna fallì il colpo: sono tutte azioni queste che fan giudicare essere dentro dell' individuo la causa o il motivo che ve lo determinarono e non nel mondo esteriore : perchè quando la cagione, fosse pure esteriore che determina l'animo alle azioni è sproporzionata in modo da essere lieve o fin nessuna , ben altrove cioè in certe modificazioni interne è da riconoscerne il molore: e ciò è quel che veramente costituisce la pazzia. Quindi il de Maria per quei fatti era folle ; impeti irresistibili ed incorregibili ad offen- dere, sebbene di corta durata e senza delirio permanente possono stabilire accessi di mania offensiva, la quale per motivi esteriori ac- cresciuta diventa mania omicidia e suicida. Le premesse dei nostri giudizii non pervengono allo spirito solo per mezzo dei sensi del mondo esteriore, ma hanno ancora la origine nelle facoltà affettive che non possono ne svolgersi ne manifestarsi che per mezzo di funzioni cerebrali. Or certo un cervello turbato non può presentare allo spirito che elementi di giudizii, i quali non possono essere che falsi per la loro natura ma retti per la forma, cioè la con- seguenza e come la premessa, sebbene questa sia erronea e non sog- getta ad essere ravvisata tale dallo spirito medesimo. Ecco come nel disordine dei sentimenii e delle tendenze vi può essere pazzia senza incoerenza d' idee e senza delirio ; cioè emozioni ed impulsioni esa- I — 329 — gerate ed incorregibili, alle quali anzi la ragione non solo soccombe ma vien trascinata a secondarli. Quest' individui facili ad esagerare ed essere sospettosi di tutto quello che gli è attorno, isolati e resi estranei ad ogni motivo este- riore di eccitarli restano ragionevoli indifferenti e tranquilli; esposti agli eventi della società sono pericolosi, visionarli, dubbiosi e tendenti alle offese: caratteri sono questi della mania omicida costituita vera- mente su gì' impeti incorrigibili di predominante tendenza per modi- ficazione di funzioni cerebrali, che se sfuggono alle indagini patologi- che appaiono chiari all'occhio del filosofo che scorge quanto le de- terminazioni dello spirito sieno soggette alle condizioni corporee della umana natura. Il de Maria pervenuto nel Manicomio, mostrò per più giorni una esaltata immaginazione, perchè continuò nel narrare il fatto dell' omi- cidio a porre una irosa soddisfazione: poi successe una calma indiffe- rente; anzi dispiacevasi alquanto di avere commesso il delitto: esatto nei ragionamenti. Le facoltà affettive si mostrarono normali , perchè in un manicomio non v' è motivo di eccitarle. Ma ciò non toglie che dalle azioni passate non possano argomentarsi le azioni avvenire. Per lo che malgrado la ragionevolezza e la tranquillità, perchè recluso, del de Maria, io opino, atteso i fatti precedenti che non possono essere che effetti di un cervello turbato, ed atteso la sua indifferenza e calma dopo un delitto, e perchè è lontano da motivi fino i più lievi ad ec- citarlo , che il detto de Maria va incontro ad accessi , sebbene non permanenti, di mania omicida senza delirio, quindi uomo pericoloso nella società. — Dottor B. Miraglia. La processura a carico di questo prete imputato di omi- cidio ebbe l'esito seguente. Con ordinanza del giudice istruttore del 14 agosto 1835, furono inviati gli atti al Procuratore Generale. La Sezione d'accusa con sentenza del 21 gennaio 1837, rinviò r accusato alla Corte di Assise per essere giudicato di omicidio volontario. Ma questa Corte straordinaria nel dì 1° febbraio 1867 dichiarava estinta l'azione penale per l'av- venuta morte dell' accusato. Ecco come un povero malato di cervello si trattiene per 30 mesi senza curarsi nelle prigioni , per poi con la morte dare la più eloquente risposta al magistrato che si apparec- chiava a mandarlo ai lavori forzati. A che serve adunque — 330 — voler sentire i medici, quando il magistrato medesimo si crede il perito periziare ? É da sperare che il nuovo codice penale, ed io sono certo, tutelerà queste vittime dell'infortunio. MlRAGLIA. I PAZZI condannati ai lavori forzati a vita. In una dotta relazione dell' egregio nostro amico dott. Biffi intorno allo stato delle facoltà mentali di Giuseppe Dossena prima e dojjo il reato (1), leggiamo che questo disgraziato in preda ai delirii di persecuzione , dopo di essersi per pa recchi mesi lasciato in balia di se stesso uccide un innocent cittadino. Malgrado il parere di medici del manicomio s la pazzia dell' imputato fu costui condannato dalla Corte d* Assisie di Lodi ai lavori forzati a vita. Intanto dopo la coi; danna il medico carcerario riconosce trattarsi di un men' tecatto, e cosi raccolti giudizialmente novelli e numerosi fattì'ij si viene a scoprire e riconfermare che il detenuto era pazzo- fin da alquanti mesi prima del reato. Così che dopo sedie mesi di carcere, un Decreto reale àel 30 dicembre 1875, ri parando il funesto errore del magistrato , ha accordato 1 grazia al Dossena, custodendosi però in un manicomio. Un altro pazzo, tal Sebastiano Aresco, nei mesi scorsi stato condannato dalle Assise di Siracusa ai lavori forj^ati vita : egli aveva ucciso la moglie ficcandole uno spillone tralj le coste. Due medici del manicomio rU Palermo, dove per un mese dimorò in esperimento l' imputato, dichiararono infon dato il dubbio della pazzia dell' uxoricida. Questa perizia era legale, ed il nostro parere dato al valoroso avvocato] signof Giaracà in seguito delle osservazioni da noi fatte sul proces so e su la perizia, perchè non legale , non valse. La Corte naturalmente emanò la terribile condanna. Non possediamo la lunga lettera da noi scritta all'avvocato; ma il processo ci sarà guida a dim.ostrare la più strana pazzia del tremendo uxoricida, che se potè ingannare giurati , non possiamo coni prendere come abbia iluso valenti medici. (1) Archivio Hai. per le malattie nervose ccc, 1870, pag. 5 e scg. ~ 381 — SU LO STATO di mente di Sebastiano Aresco da Melilli in Sicilia , accusato di omicidio volontario con premedita- zione in persona della propria moglie Emmanuela Àbra- mo ; e condannato dalla Corte di Assise di Siracusa ai lavori forcati a vita. Osservazioni del dott. B. G. Miraglia L' avvocato Francesco Giaracà di Siracusa ci fece perve- nire una esatta relazione del processo contro V uxoricida Se- bastiano Aresco, e la perizia dei medici di Palermo che di- chiarava r assassinio consumato nella premeditazione e nella integrità della mente. Ma noi avendo scorto nei fatti consa- crati nel processo i fenomeni della più strana pazzia nello Aresco, e nella perizia niun concetto che potesse accennare alla sanità della mente di costui, facciam precedere alle no- stre considerazioni la relazione e la perizia. E noi slam certi che pure i non medici dotati di buon senso scorgeranno nel solo confrontare , come un innocente può trascinare la ca- tena dell' assassino. Né tralasciamo di fare qualche osserva- zione sul processo. I. Reiasione. In Melilli piccolo paese dei monti Iblei presso Siracusa , facendo il barbiere vivea Sebastiano Aresco di anni 34. La sua bottega, come si usa nei piccoli paesi, serviva an- che di merceria, ed era ivi la più frequentata. Egli da dodici anni , aveva sposata certa Emmanuela A- bramo, anch'essa da MeUlli, giovanissima, di forme avve- nenti , d' illibati costumi , buona massaia e piena d' affetto pel marito. — 332 — li In quel paesello era l' Aresco notato per la sua stranezze! di carattere. Singolarizzavasi per le stravaganze presso la moglie. Egli amava la sua consorte , e del suo ,amore noi può dubitarsi stanteccliè testimoni del processo fan fede che tra i due conjugi si vivea in grande armonia : lo attesta L stessa moglie che non sapea staccarsi dal marito ad onte delle di lui eccentricità verso di lei e che anzi ricambiava! con modi amorosi e placidi le stravaganze di lui. L'amore di Aresco era stranissimo, singolare : ora manifestavasi coiii modi aspri, grossolani, violenti, ora al contrario coi segiii della più viva tenerezza : la vita di costui in dodici anni d| matrimonio è una continua mobilità d' affetti opposti, un coi trasto di sentimenti inesplicabile. Le stravaganze dello Ar'^ SCO erano oggetto di discorso nel suo piccolo paese e tiitt*! testimoni a di lui carico, il fratello e la madre della moglie;! querelanti / hanno svelato una serie di fatti di queir indoldl bizzarra, che portasse l' impronta dell' aberrazione mentalei di quest'infelice conjugicida. Ecco quanto costoro in varij modi riferiscono. Nel cuore dell' inverno l' Aresco bagnava la moglie ndl modo più. capriccioso da destare 1' attenzione del vicinatòi Mentre essa accudiva a sae faccende, a sorpresa le buttavall una secchia d' acqua : la poveretta non poteva rischiarsi di scuotere gli abiti inzuppati ma dovea rimanere ferma. Spessa anche le imponeva di vestirsi a nuovo, la facea pettinare | anzi la pettinava lui stesso : poi la facea situare in mezzoj della stanza, le toglieva gli arnesi di lavoro, e dopo ur istante che la contemplava , le lanciava un bacile d' acquài senza che essa potesse dir parola (1). Qualche volta dav^|| di piglio alle forbici e le recideva i capelli : ne la poverettE potea muoversi, ma bisognava che lasciasse fare. (1) Circostanze riferite da' testi Milordo Francesco f. 8, l3, Ruffino Sebastiano a f. 22, Francesco Tarallo a f. 50 ed aiiclie dalla madre dell' uccisa. Ectic quanto dice Rosa Giardino a f. 20. « Quando Sebastiano Artsco dimorava nv quartiere dove io sto, seviziava spesso la moglie, ora dandole schialJi, ora bui andole acqua sulla testa, dopo che si uvea aggiustato i capelli che imponevi di non mucversi , né quella polca arrischiarsi di scuotere gli abili che s' in zuppavano d' acqua. _ 333 — Ecco ciò che riferisce Francesco Tarallo testimone a carico: « L' Aresco si ritiene per poco sennato anzi per quasi matto « e stranamente capriccioso giacché spesso per voce pub- « bilca senza nessuna ragione recideva i capelU a detta sua « moglie e dopo la bagnava buttandole dell' acqua sulla « testa ». Lo stesso fratello dell' uccisa riferiva alla giustìzia', che di notte tempo 1' Aresco faceva levare la moglie, uscivano di casa insieme, e al buio la conduceva al composanto ; ed ivi la tratteneva per lunghe ore. Ne solo limitavasi 1' Aresco a far subire alla moglie im- provvise impressioni dell' acqua o di farle il taglio dei ca- pelli, ma spesso trascorreva a produrle del dolore, anzi a cavarle del sangue con quella freddezza di chi dà mano ad opera innocua anzi affettuosa. Molte volte punzecchiava quella povera donna ; spesso le facea dei tagli nella cute e special- mente nelle orecchie, e continue graffiature nella testa. Ecco ciò che dice Concetto Cutrale testimone dell' accusa : — • « Quando i conjugi Aresco stavano vicino la mia casa presso « la chiesa Madre m' avvidi più d' una volta che il marito « seviziava sen:sa motivo alcuno la mentovata sua moglie « ora pungendole col coltello la testa, ora una spalla, ora « percuotendola e qualche volta le buttò dell'acqua addosso ». Le punture e le ferite furono osservate dai periti sul ca- davere della donna. Così sta detto nella perizia : « Nel corpo « del cadavere vi si trovano le seguenti lesioni. Alcune graf- « fiature ìioìi recenti nella parte posteriore del padiglione « di ambe le orecchie ed un' altra piccola graffiatura non « recente nella regione laterale sinistra del collo , non che « una ferita non sanguinante (che fu la mortale). Ed in altra perizia : « Facciamo osservare che avendo ta- ce gliato i capeUi per fare la sezione del cranio , su diversi « punti del cuojo capelluto abbiamo scorto tre cicatrici li- « neari d' antica data derivanti certamente da ferite alla « testa ». Era cosa a tutti nota che lo Aresco nei momentanei ac- cessi di stravaganze tormentasse anche in modo cruente la povera moglie. Ma nessuno del paese, del vicinato, nessuno — 334 — degl' intimi dello Aresco potè mai spiegare la ragione dei} costui strani trattamenti verso la moglie : onde ognuno ri- tenea l' Aresco per cervello balzano, per matto, non sapendo] trovare la cagione di quel suo contrasto di affetti verso di| essa. Ecco brevemente le circostanze della uccisione della sven- turata donna. Nei soliti suoi accessi fa notato che 1' Aresco esclamasse, rivolgendosi alla moglie. Prima ti devo levare la roba, dopoi la vita, indi mi farò monaco. Altra volta tua madre ti\ deve piangere morta. Pubblicamente dimandava ad un prete quanto costasse ili viaggio per Malta, ove dovea recarsi per compra di tabacco; e la moglie presente a tali dimando dicea a quel prete di] non credere alle stravaganze del marito. Notevole è la di- chiarazione seguente della Carmela Morello. « In un giornol « di venerdì , due o tre giorni prima dell' omicidio , entraij « nella bottega di Aresco per comprare dell'olio e del pane:: « lì mi trattenni un poco come persona vicina , e intesi HI « menzionato Aresco il quale diceva alla propria moglie che « lì pure trovavasi, così: la roba sta finendo, finirai pureì « tu, indi le aggiustò i capeUi e buttò ad essa sua moglie|| i( sulla testa un bacile pieno d' acqua. Indi entrarono per^ « sone che non so chi erano, comprarono un mellone e nj « diedero una fetta al marito che ne buttò una metà contro* « la moglie e la colpì nella bocca. Poi le disse di sedersii « e quella infelice si pose a filare. Accortosi di ciò lo Are-f « SCO, le tolse la rocca ed il fuso e le impose di stare lì se- « duta senza lavorare. Indi fregandosi le mani le dicea: il/^-il « niiluzza, ora mi Jazui monaco, ora mi fazzu santo. Al' « legri ca Daminicaria Maniilussa, se Gesù Cristo voli, devii « essere in mezzo alla casa (1). Così dicea piuttosto ridendo, « ed io ritenendo quanto diceva uno scherzo, gli dissi : Giui « sto questa Domenica dovete fare ciò ? E quello rispose : (■1) Alaniiluzza, vezzeggiativo di Emmaniiela, s'intende Emmanueluccia, orai mi fo monaco, ora mi fo santo. Allegri die Domenica, se Gesù Cristo vuoleA Mmmamicluccia, devi essere in mnzo la casa. — 335 — ((■ Se Gesù Cristo voli Dumenicaria. In ciò sentendo dissi ad « Abramo : come potete resistere con un uomo di questa « fatta ? ed essa risposemi : Figlia mia , ci vuole un pò di \ pazienza ». Tali manifestazioni verso la moglie , quelle parole incoe- renti possono mai attribuirsi a mente che ragiona? Eppure in base alla dichiarazione della Morello 1' accusa ha arguito che r Aresco nella sua mente avesse premeditato quella strage. Tornando al fatto , come l' Aresco avea in modo bislacco propalato , così operò. La mattina del 28 settembre 1873 quella povera donna si trovò distesa sul letto cadavere. Non precedenti sdegni, non contrasti avean diviso la sera innanzi gli animi dei due coniugi : furono anzi visti in piena armo- nia sino alle ore due italiane dagli avventori che si erano trattenuti nella bottega. Mezz' ora dopo transitando di là Se- bastiano Rufìino sente i gemiti deir infelice donna e vede 1' Aresco che apre e chiude la porta, protendendo fuori la testa quasi spiasse i movimenti di coloro che passavano. Allora dovette avvenire che il marito ferì la moglie, la quale dopo pochi intervalli se ne morì. L' arma adoperata fu uno spillo con cui forse era uso 1' Aresco pungerla altra volta come dicono i testimoni. Il colpo fu. vibrato nella schiena e proprio sulla parte in- feriore della regione dorsale destra, in prossimità della co- lonna vertebrale, la ferita era penetrata nella cavità toracica destra: la puntura questa volta fu mortale. Il ferimento dovè avvenire di prima sera; dapoichè lo spillo fu immerso a quella infelice mentre era ancor vestita, pria che andasse a letto: furon trovati infatti il bustino ed il giubbetto di lei perforati ed intrisi di sangue nella direzione della ferita. Fu ferita di prima sera, per quanto attesta il Lastrine di aver inteso i gemiti della Abramo. Che seguì in quella camera durante l' intera notte ? Qua è un mistero impenetrabile. Certa cosa è che l' Aresco corse tosto a svestire l'uccìsa, le lavò la ferita, le mise altra camicia, e poi la distese supina sul letto: sotto la schiena le agglomerò un lenzuolo; le légo - 336 — ai piedi un corpetto o gilè d'uomo. I periti medici la dimane trovarono il cadavere coi piedi legati. Anche certa cosa è che tutta la notte l' Aresco si pose dirottamente a piangere, come attestano le persone che di là passavano, ed a gridare: Maniilussa miu, coma ti persia Jìatu miu, e simili altre espressioni. Quando la mattina i vicini accorsi alle sue grida, entrare- ., no in sua casa lo trovarono piangendo, con una tazza d'acqua calda in mano: la prima risposta alle dimando che gli si fanno, è che sua moglie è morta di dolor di ventre: però tutti quei notarono in lui una grande circospezione a non fare vedere il cadavere : teneva d' occhio dei lenzuoli gettati a terra: si che al Sindaco che è un distinto medico di quel paese fece senso l'apparenza della casa scomposta: la po- sizione dell'uccisa da' piedi legati, sì che e' ebbe a ricono- scere in quella scena luttuosa 1' opera di un insano. Quel medico conosceva le passate stranezze dell' Aresco, e per lui fu opinione che costui avesse agito sotto l' impeto di una perturbazione mentale. I sospetti dell' uccisione corsero subito nell' animo degli astanti, non perchè ritenevano l' Aresco malvagio, ma consi- deravano le solite eccentricità di quel cervello. Già molta gente si raccoglieva in sua casa; i parenti dell'uccisa anche erano accorsi, insospettiti dell'uccisione: il fratello dell'in- felice morta si era scagliato con percosse suU' Aresco. Allo- ra comprende questi la sua mala posizione: apre il casso- ne della bottega, dà in fretta di piglio a tutto ciò che gli ca- pita, fa fagotto e fugge. Fuggì e se ne corse da un suo co- gnato presso Catania, ove fu subito arrestato. Nel suo interrogatorio si è mantenuto sempre negativo^ o meglio ha risposto con parole inconcludenti, dicendo che parecchi anni or sono si cercò di attentare airpnore di sua moglie, e che e' non vi badò, malgrado che avrebbe avuto motivo di adirarsi allora: che la sera dell'uccisione era uscito di casa ad attingere acqua nel poz2o della piazza vicina. Ritornando vide una folla di persone dinanzi la sua casa, e intese che si diceva sua moglie esser morta di dO' lore, e poi si dieeva uccisa. E' fuggi temendo Pira dei pa- — 337 — venti, che a lui addebitavano la morte della moglie. Ag- giunse che sua moglie dovette, essere uccisa da persona che pria ne abusò. Cosi continua ripetendo altre incoerenze. S'istruì il processo, ma il giudice inquirente non si die pensiero di accertare le condizioni mentali dell' Aresco. Ep- pure tutt' i testimoni, che della materialità del fatto lo accu- savano, essi stessi spontaneamente riferivano delle strava- ganze dello Aresco: essi stessi lo giudicavano per uomo stranamente capriccioso, di poco senno, ansi matto. L'istru- zione venne fuorviata: il processo fu indirizzato con falsi crJterii istruttorii. L' Aresco fu rinviato all'Assisie di Sira- cusa, coir accusa di conjugicidio premeditato. Ma ciò che non ha fatto il magistrato inquirente, ha creduto zelo di difesa e di moralità far 1' avvocato adibito del patrocinio officioso dell' Aresco. Si diresse 1' avvocato a persone ragguardevoli di Melilli per ricercare il passato dell' Aresco e della sua famiglia: il suo carattere, le circostanze del reato. Quelle persone anch' esse spinte da un interesse d' umanità verso un povero infelice, gli furoro cortesi del loro aiuto. Se il giudice istruttore o il P. M. avessero avuto zelo di accer- tare lo stato mentale dello Aresco, o se la difesa avesse potuto disporre dei mezzi del P. M. allora certo infiniti ele- menti si sarebbero raccolti ed il processo sarebbe andato altrimenti. II. Fatti e circostanze rilevati dal processo. Esposto fedelmente quanto si rileva dall'istruzione scritta^ brevemente ora rassegneremo fatti e circostanze da noi de- dotte per attestare lo stato abnorme della mente nell' Aresco; quali fatti e circostanze sono rassegnate da persone cospicue di Melilli, dai due primi medici di quel paese. Pria di tutto è da osservare, e ciò è importante, che man- cava nello Aresco alcuna causa a delinquere. Non lucro, non gelosia, non vendetta, non odio, non malvagità spingeva r Aresco a consumare si orribile assassinio. Il Procuratore 22 — 338 — Generale lia creduto che e' avesse potuto a ciò muoversi per animo di lucro: ma questa è una supposizione contraria a tutte le risultanze del processo. L' Aresco non potea nulla sperare dall'uccisione della moglie; dacché tutto essi aveano venduto, anche una cassetta proprietà di lei. Il denaro ri- tratto della vendita fu dalla stessa moglie dato al marito. Que- sta circostanza è attestata dalla madre dell'uccisa. Né si dica che brutale malvagità d'animo avesse spinto quell'uomo al truce misfatto. No. L' Aresco non sortì da na- tura animo malvagio, feroce: ebbe natura eccentrica, bol- lente: fu strano, stravagante; ma nessun fatto di cattiveria gli si addebita: se moti improvisi spesso violenti lo spinge- vano verso la moglie, erano tosto seguiti da momenti di af- fettuosa calma. Il Sindaco lo dice di buona condotta. Ed in fatti in 30 anni di vita mai il suo nome andò accoppiato a quello del delitto. Inutile parlare di altre cause, di altri moventi: il processo non offre dato alcuno. Non rimarrebbe che almanaccare ipo- tesi assurde , supposizioni incoerenti, come pare aver fatto i periti medici di Palermo, e come a suo luogo diremo. Causa a dehnquere seria, positiva che abbia sospinto l' Aresco alla strage non ve ne ha: i testimoni dell'accusa, gente del paese, vicini di casa, gli stessi parenti dell'uccisa, non han saputo attribuire il fatto ad alcuna ragione : per essi certo é un mi- stero la causa dell'avvenimento. Avrebbe dovuto bastare questa sola circostanza a far na- scere il sospetto che chi commise il fatto, agì nello accesso di alterazione mentale. Tale sospetto era grandemente avvalorato dalle serie dei fatti riferiti da testimoni a carico e dalle circostanze dell' uc- cisione. Fin qui si è discorso del processo attingendo alle fonti del- l'istruzione scritta. Ma ecco dei fatti e delle circostanze de- dotte nelle posizioni a discolpa, comprovati da testimonianze di somma fiducia. o.) Le asprezze del marito verso la moglie erano alternate da segni della più viva tenerezza: ora le si rivolgeva con modi violenti, ora all'inversa con maniere affettuose; le une • >. 339 — -e le altre dimostrazioni avvicendava nello stesso momento ^enza che egli stesso sapesse rendersene ragione. ; Quando bagnava la moglie s' affrettava e' stesso ad asciu- garla: quando la pungeva o la feriva correva egli stesso a medicarla. h) Saverio Zivillica egregio notaio di Melilli riferisce che pochi giorni prima del triste avvenimento l'Aresco vendè una casa presso il detto notaio ; gli fu consegnato il denaro in polizze di banca. Costui appena l'ebbe nelle mani s'accostò al lume per bruciarle, e fu il Notaio che glielo impedì. e) I due primi medici dì Melilli fan fede che da più tempo lo Aresco mostrava segni manifesti di un vìzio mentale. d) Il signor Mario Milardo, medico pur esso dice che più volte avvertiva lo Aresco di non continuare nelle sue strava- ganze verso la moglie al che ei rispondeva che i suoi modi violenti non procedevano da mar amimo: che egli ansi era appa^sionatissimo della moglie, ma che spesso era assalito da una specie di tentazione di ucciderla, senza che lui stes- so sapesse rendersi ragione di tale istinto. Della guai cosa egli mostratasi dolentissimo. Il carattere dello Aresco, il suo temperamento, il passato della sua famiglia son notevoli d' osservazione. a) 11 carattere di queir uomo è contrassegnato da due qua- lità spiccate: la leggerezza e la vanità. Fin da giovine fu sempre mutabilissimo, impressionabile, frivolo, dissipatore. r incorregibile sua vanità non lo lascia sin nelle carceri , e difatti d' innanzi alla gravità dell' uccusa, lui più che pen- sare ai mezzi di difesa, badava al modo di comporsi in faccia ai magistrati, a chiedere persino a' suoi difensori, se gli con- veniva parlar gesticolando o nò: se i testimoni dovevano posare intera la mano sul Vangelo o tenerla sospesa in aria e simili frivolezze. b) Il suo temperamento è nervoso : ha occhi vivi ed infos- sati, statura piccolissima, membra poco sviluppate. É pallido, scarno, ha voce ed atteggiamento piuttosto femminile. È lo- quacissimo sino alla noia. e) L' Aresco deriva da una famiglia nella quale la predi- sposizione alla alienazione mentale è ereditaria. Alcuni testi- ^ 340 — moni dicono che sua madre fosse morta pazza: moltissiini vecchi asserivano che il nonno in un accesso di foUia uccise anche la propria moglie. Certo è che la sorella dell' Aresco, vivente, è d' intelletto così leggiero che la chiamano in paese la matta. Ora i periti di Palermo ad affermare nello Aresco piena integi-ità mentale, pare che non posero attenzione alle cir- costanze notate. III. La difesa e la perizia medica. Neil' aprile dell' anno 1875 la causa dell' Aresco portavasi d' innanzi alle Assisie di Siracusa. Pei fatti serii , e positivi che la difesa ufficiosa sostenuta splendidamente daireloquenza dell' Avv. Giaracà nel rassegnare nelle posizioni a discolpa, onde dimostrare il vizio di mente neir Aresco, rimase scossa oell' animo del P. Ministero la sua ferma e cieca opinione della integrità mentale dell'accusato. Per r accusa la situazione non era favorevole , mentre nel- V animo dei giurati era penetrato il dubbio che nell' Aresco vi fosse più un infelice che uno scellerato. Allora il P. Mi- nistero cercò un espediente per sospendere il dibattimento, ed invocò il parere de' medici periti; ciò che avrebbe dovuto chiedersi durante il corso dell'istruzione. Infatti la difesa considerando che nel pubblico dibattimento i fatti che si sarebbero svolti avrebbero dati chiari elementi al giudizio dei periti, comprese che altrimenti senza cogni'- zione del processo non vi sarebbe stata perizia. Ma il P. M. domandò che l' Aresco fosse tradotto in un Ospizio di Palermo, ed ivi fosse dato il parere dei periti scelti dal Giudice Istrut- tore ; ed uniforme a questa richiesta la Corte emise l' ordi- nanza, così che r Aresco fu menato in Palermo; ed il Giudice istruttore di là scelse tre medici per l'esame dell'accusato. Senza la cognizione intera del processo e senza l'induzione che poteva sorgere dallo svolgimento dei fatti nella pubblica discussione, non poteva sorgere dalla mente dei periti, com'è — 341 — èorto, che un secondo atto di accusa, che qui trascriviamo intero. Perizia medica. » ....Incaricati noi di questo esame, per lunga pratica che abbiamo a trattar coi pazzi come medici addetti al ramo sanitario di questo manicomio, siamo stati di unanime con- sentimento nel pretendere ed abbiamo ottenuto che Sebastia- no Aresco , lungo il periodo delle nostre esperienze fosse trattenuto nel carcere surriferito e non tradotto nell'asilo degh alienati, ove, venuto a scuola di simulazione, avrebbe complicato e reso più difflcih i nostri giudizii. Là segui la serie delle nostre disquisizioni che portammo a compimento in un tempo abbastanza lungo con quella pacatezza di animo e con queir accorgimento che si richiedono in simili casi, ed oggi siamo in grado di poter riferire quanto appresso. « Sebastiano Aresco, come abbiamo detto, è un'uomo su i 38 anni, basso e robusto della persona, di sana costituzione, non soggetto a mal di nervi, né a malattie fìsiche di sorta alcuna. « Trasse origine da genitori sani e non mai sofferenti di malattie cerebrali. L' alienazione mentale fu sempre estranea alla sua famiglia, né egli ci riferisce alcuna sua sofferenza nel passato che potesse riferirsi a questa malattia. Dotato di mediocre intelligenza ed appena iniziato nelle lettere , egli è di facile comprensione, stentato nel rendere le idee, accorto nel dire, né mai cade in fallo. Alle molte e svariate interro- gazioni che noi gli dirigiamo per sondare il suo morale, dà risposte costantemente sennate e coerenti né traspare in tutti i suoi ragionarìi alcuna idea morbosa fìssa, alcun disordine parziale o generale della mente che accenni a foUia, né la sua attitudine é quella di un uomo che volesse infingersi pazzo. Noi r abbiamo chiesto di molti particolari riguardo all' omicidio di Emmanuela Abramo, e gli abbiamo parlato dei sospetti che cadono contro di lui come autore del reato, ed egli se ne cava bellamente negando tutto, protestando la sua innocenza e stando fermo nella inconcludente deposizione — 342 — da lui fatta nell' interrogatorio. La mia Manueluccia, segUe a dire, ah com'era bella, com'era buona! E come avrei avuto il coraggio di ammassarla ? Rabbrividisco a solo pen- sarlo ! Io era andato in quella notte fuori della mia casa per attinger acqua, ed appena tornato intesi dai vicini il caso tristissimo avvenuto e tutto dolente e spaventato me ne andai a casa di mia sorella. Io non so nulla del fatto come successe. « Ma, osservavamo noi : non apriste voi da dentro ai primi venuti in casa vostra? non vi presentaste loro con una tazza in mano per dar mostra di aver soccorso quella infelice, che dicevate morta di dolore allo stomaco? Non faceste far- dello di tutto il necessario prima di rendervi latitante? E quei busti che si trovarono nascosti fra le masserizie, forati nel dorso e fumanti ancora di sangue? Non rivelano essi che l'autore del delitto poteva disporre a suo modo del tempo per prendere le necessarie precauzioni onde il suo triste operato rimanesse occulto? Poteva mai usare di questo ac- corgimento un tale che penetrato nella vostra casa nel breve istante che voi, come dite, usciste per attinger acqua, avesse irrogato quella ferita? Appena consumato il delitto non sa- rebbe egli fuggito non visto d'alcuno? « A tutte queste domande egli rispondeva con parole ste- reotipate: signori, io non so niente di tutto questo; so che nel processo si dicono molte cose che m'incolpano, ma io sono innocente. Sono i miei nemici che han deposto tutte queste calunnie, gente cattiva, so che non ha coscienza, e ve ne ha pur troppo nel mio paese. Ma voi altri signori siete gente da bene, e mi dovete aiutare, toglietemi da que- sto ginepraio, altrimenti son perduto. E così dicendo tra supplichevole e commosso, le lacrime gli cadevano giù per le guance, si atteggiava a dolore con maschera da Sereflno, e ci guardava ansiosamente aspettando da noi una parola d'incoraggiamento e di conforto. E gliene demmo, poiché un' infelice, fosse anche malvaggio, merita sempre l'altrui commiserazione; della qual cosa egli ci seppe il buongrado , e da quel momento gì' inspirammo fiducia a segno che una volta che eravamo da soli a solo ci disse sotto voce: io sa- ~ 343 — /)(?[?« che arrivato in Palermo doveva essere tradotto al- l'ospedale dei passi; così mi disse una mia parente alla partenza j e l'era stato detto da persona che potea saperlo. Perchè non mi hanno condotto in quello stabilimento ? Egli •è, rispondemmo, perchè questo espediente non è più ne- cessario alla vostra causa; voi rimarrete qui senza il biso- gno d'infingervi pazzo. « Questo dialogo che abbiamo voluto riferire per filo e per segno, mostra quali sieno le disposizioni d'animo del- l' accusato, e come egli tenga tutt' ora fermo nell' assoluto diniego di ogni fatto. In lui traspare una certa imperturba- bilità di carattere, ha la coscienza non i rimorsi del delitto, e il timore che la giustizia possa scoprire la verità e far cadere su di lui la sua vindice spada, questo l' avviUsce, lo prostra, 1' annienta, come ci fu dato più volte di osservare mettendolo in contraddizione coi fatti consacrati nel processo. (( A dirla breve, egli ha l'aria del delinquente, dell'uomo malvagio che sente l'istinto della propria conservazione, non mica il dovere di rispettare la vita altrui e far diritto agli altri di potere esistere. In altri termini egli è un miserabile inclinato a' reati di sangue , non un fuorviato di mente , e questo risulta ben chiaro analizzandolo in tutte le sue azioni, e mettendo in confronto il suo operato con quello che si os- serva nella pazzia omicida. « Noi distinguiamo tre forme di classi di alienazione men- tale che possono spingere 1' uomo alla distruzione del suo simile, la mania, la monomania o hpemania e la demenza. « Quest' ultima la escludiamo perchè evidentemente non fa al nostro caso. « Sebastiano Aresco non è un demente e non ha potuto commettere un reato per incapacità intellettiva. « Rapporto alla mania o a quella forma psicopatica che viene caratterizzata da delirio generale, da idee usuberantì, tumultuose, incoerenti e da tendenza a nuocere ed a distrug- gere con atti incoscienti, irriflessi, irrisistibili, noi, escludia- mo quella a corso lento, la quale, il più ordinariamente pre- ceduta da prodromi o sintomi precursori, è bastantemente accentuata nel suo corso e contrasegnata da fenomeni assai — 344 — culminanti per potersi disconoscere. Quando essa esiste può benissimo creare imbarazzi al medico legale pei casi di simu- lazione più o meno perfetta, ma non può mai trarre in inganno che non sia laddove abbia spiegato il suo quadro fenomenico. Lo Aresco con certezza non era affetto da questo genere di encefalopatia; egli non presentò mai né prima, né durante, né dopo r assassinio alcun fenomeno che si potesse ad essa riferire. « Resterebbe a considerare la così detta mania transitoria 0 di rapido corso la dì cui durata può essere anche di poche ore. Essa è facilmente riconoscibile ai caratteri stessi dell'ac- cesso maniaco ordinario, il quale in questa varietà si dispiega solo per un tempo brevissimo e nella sua completa forma, dando luogo ugualmente ad atti di violenza cieca ed irresi- stibile. « Ma lo Aresco in quella notte fatale si mostrò ben cal- colato, ben ponderato in tutte le sue azioni. Scelse un'arma strettissima per nascondere meglio il suo malfare; rimosse dal corpo dell' uccisa tutti gli oggetti, tutte le vestimenta che portavano le tracce del reato; adagiò il cadavere alla supina per ingannare meglio sulla causa della morte, e spiava fre- quentemente se persona che passasse per la via potesse sen- tire i lamenti della sua vittima. Tutto questo non porta affatto alla idea dell' atto violento irresistibile, ma piuttosto ad una convinzione di pacatezza di animo, di accorgimento e di ra- gione che usati in quei momenti fatalissimi, fanno rabbrivi- dire, mettono raccapriccio. E poi come accordare insieme l'atto violento, subitaneo, infrenabile dell'accesso maniaco colla premeditazione , coli' annunzio dato due o tre giorni avanti a quella infelice, nella più perfetta tranquillità di spi- rito : domenica tu sarai morta. Non sono questi i controse- gni del libero operare con coscienza, i caratteri della mal- vagità? Credo facile a chiunque avvedersene. « Nella monomania, nella lipemania omicida, sia essa in- tellettiva o mossa da un'idea delirante, effetto di falso ra- ziocinio , sia istintiva , cioè determinata da cieco e fatale impulso irresistibile ed incosciente, l' infermo, cessato il furore del parosisrao è reintegrato nella sua tranquillità, è pentito, raumiliato, piange l'operato male. Anche consumato l'omicidio nel più perfetto secreto, l'ammalato candidamente rivela tutto, non nega, non mendica scuse, non cerca pre- testi, non finge, non procura d' ingannare gli altri e di fuggire alla pena; chiede anzi la punizione del suo malfatto. Egli ha potuto essere buono di condotta, ha potuto discen- dere da parenti alienati o convulsionarii, ha forse sofferto di malattie fìsiche o nervose che gli hanno alterato la co- stituzione e la mente. « Ma quali di tutte queste note caratteristiche della mo- nomania omicida riconosciamo nello Aresco? Egli che mosse al delitto da una idea interessata , lo acquisto di picciola somma e l'odio per quella donna di cui si volea disfare? Che cercò il mistero per consumare l'esecrando reato e ge- losamente lo nascose e si adopera a tutt' uomo per coprirsi innanzi alla leg'ge? Che scoperto nega tutto, scansa se stesso , altri incolpa, e riluttante alla pena prega , si raccomanda, chiede ajuto perchè non l'ingojasse l'abisso che si scavò egli stesso? « Non sono queste invece le note della colpa e della mal- vagità ? « Noi lo crediamo fenuamente e forti della nostra con- vinzione riassumiamo il nostro avviso di risposta ai due quesiti proposti nei seguenti termini: « Sebastiano Aresco non è e non è stato mai pazzo. « Egli è responsabile delle sue azioni in faccia alla giLì- stizia e nell'attuaUtà può venir giudicato. » Palermo 1 Settembre 1875. Rosario Gebbia relatore Gaetano Costanzo Bernardo Salemi. La difesa sebbene profana alla scienza alienistica, se non si arrogò di fare esame della perizia > fece però delle con- siderazioni, che avrebbero dovuto scuotere la torpida mente della Corte , e che qui notiamo perchè pongono in chiara — 346 — contraddizione la perizia coi fatti del processo, sui quali, ultimi avrebbero dovuto i medici fondare il loro giudizio q\ non in base dell'atto di accusa e di uno o due inconcludenti interrogatori!. Era giustamente per la difesa uno dei quesiti 3 principali la causa a delinquere. In ciò i periti moslrandoi ignoranza dei fatti, crearono supposizioni incoerenti ed as- surde. Imperocché secondo costoro il movente del reato nello Aresco fu V espoliazione della moglie e V odio contro di essa — Espoliazione di che cosa? La moglie nulla avea: una casetta rimastale fu venduta da essa, ed il danaro che ella ritrasse lo avea dato al marito ; ciò attesta la madre della infelice uccisa. Ma i periti non furono paghi di cotesta supposizione ca- vata dal loro cervello, considerava la difesa, ed aggiunsero : « o la espoliazione fu causa della uccisione, o la morte della « moglie ed il possesso della somma sottratta faceva parte « di un piano pur troppo delittuoso nel suo svolgimento « eh' egli dovea mettere in esecuzione. Sarebbe logico sup- « porre che 1' Aresco nel suo triste proposito avesse agito « secondo il piano preconcetto di disfarsi della moglie che « odiava , impossessarsi del danaro di essa , andare all' e- « stero, sottrarsi al rigore della giustizia ed alle insistenze « de' suoi creditori. » Ma la difesa domandava, donde cavano i periti che nella mente dell' Aresco vi fosse un piano ? Qual' era mai questo piano ? Per quale ragione e' l'avea ideato ed effettuato? Dopo la consumazione del reato l' Aresco operò in conseguenza del suo piano ? Se nel suo disegno preconcetto e' era d' im- possessarsi della somma e fuggire per V estero , la difesa domanda, come va che uccisa la moglie di prima sera e' sia rimasto tutta la notte nella stanza dinanzi la vittima? Perchè non fuggi tosto ? Perchè fece fagotto la dimani quando i so- spetti lo designavano autore della strage ? Né si dica che e' cercasse di occultare il reato, simulando che la moglie fosse morta di dolore. In tal caso, rifletteva la difesa, come si accorda questo 7n'«/zo delittuoso nella sua mente , questo disegno freddamente calcolato come dicono i periti , con le bislacche propalazioni che e' faceva nel vi- cinato di fare trovare la moglie morta in mezzo della stanza? A che occultare un fatto che egli stesso prima avea annun- ziato ? Donde poi i periti hanno attinto che I' Aresco odiava la moglie ? Dal processo invece risulta che se egli avea accessi violenti contro di essa , pure dopo un istante mostravasi buono ed affettuoso. Eterna contradizione nella vita dello Aresco! Ad escludere uno stato di allucinazione intellettiva , pare che i periti avessero fondato il loro giudizio su' discorsi te- huti con r accusato. Le sue risposte costantemente sennate e coerenti , i suoi ragionamenti de' quali non traspare al- cuna idea morbosa^ fissa, alcun disordine generale o par- ziale^ hanno avuto gran peso nell' animo dei periti. Pria d' ogni cosa osservò la difesa che T Aresco malgrado che sapesse di trovarsi dinanzi a' periti, ed all' oggetto della ispezione medica mandato in Palermo non simula alterazioni mentali, come affermano gli stessi periti, non accusa ma- lattia di nervi : anzi dichiara che V alienazione mentale è stata estranea alla sua famiglia. Queste circostanze e' in- ducono a dubitare vieppiù della perturbazione mentale nello Aresco : al contrario pe' periti le dichiarazioni franche la impertubabilità di carattere di chi potrebbe sperare simulan- do, sono prove delle di lui integrità mentali ! Notò la difesa doversi censurare almeno di molta legge- rezza i periti, quando da un semplice interrogatorio vogHono giudicare delle facoltà mentali di un individuo ; ed aggiunse non toccare ad essa dimostrare come i ragionamenti non escludono la mania e che anzi le azioni strane malgrado ap- parenti ragionamenti possono costituire spesso la follia* Finalmente i periti han descritto alcune forme in cui mà-^ nifestasi la pazzia , per dirci che nessun carattere proprio di tali forme di malattia riscontrasi nello Aresco. Ponendo da parte qualunque indagine scientifica la difesa avrebbe desiderato che i periti avessero tratto il loro giudizio considerando le circostanze tutte del processo , studiando in- timamente lo Aresco nei precedenti della sua vita e della sua famiglia; perchè cosi formandosi giusti criteriì sì sarebbero - 348 — profondamente convinti clie quando l' Aresco consumò V uc- cisione della moglie doveva trovarsi sotto 1' accesso di alie- nazione mentale. A queste considerazioni giudiziose della difesa facciamo seguire le nostre osservazioni. Ma speriamo che i nostri colleghi non si adonteranno della nostra severità. Essi si sono ingannati nel voler credere ancora che la pazzia con- sistesse sempre negli sragionamenti, e non più sovente ne- gli atti strani di cui la cagione è da ritrovarsi più nell'in- terno dell' individuo che fuori di lui. Queste credenze , alle quali , perchè manifestate dai medici , si afferrano per ten- denza naturale o fittizia i magistrati, che ancora sono domi- nati dal famoso art. 95 del codice penale, che condanna il mezzo pazzo volendo che il pazzo fosse un automa, sono il colpo di grazia per le vittime che destinate ai manicomìi vanno invece a trascinare la catena dell' assassino. Noi non condanniamo i medici , ma vorremmo che questi in simili faccende si facessero guidare da un convincimento morale risultamento induttivo di sani precetti della scienza tanto in progresso, e non da una emozione corriva. Insomma noi rispettiamo il parere dei valenti colleghi ; ma quando vediamo che questo parere , eh' è contraddetto dai precetti della scienza e dalla logica dei fatti , è stato la causa di una irreparabile sventura, ognuno è nel dovere di osser- vare che la responsabilità non è della giustizia , ma di lui che le guida il braccio a percuotere. Noi pure potremmo ingannarci nelle nostre osservazioni; ma allora o bisogna negare i fatti consacrati nel processo o dichiarare falsi i precetti della scienza tanto in connessione logica con la natura, lo svolgimento e 1' esercizio delle fa- coltà umane. IV. Br^evi considerazioni. Condannato l' Aresco, la difesa officiosa produsse ricorso in Cassazione , ricorso che fu respinto , perchè senza che persona ivi avesse assistito per interesse della causa, quella — 349 — Corte passò di sopra ai motivi più seri ed attendibili e con- fermò r atroce verdetto ; di cui il tempo certo ne confermerà r ingiustizia ; poiché quello ctie dal processo non si è voluto rilevare cioè la pazzia , che i periti medici e la Corte non vollero riconoscere perchè l' Aresco stesso protestava di non essere pazzo, lo ha scorto ora, come siamo stati assicurati, il senso comune nelle carceri di Siracusa dove 1' Aresco è tenuto da tutt' i suoi concaptivi come matto per le di lui fre- quenti stravaganze. Ma veniamo alle nostre brevi considerazioni. In prima i periti stimarono di esaminare l' Aresco non nel Manicomio, perchè pensarono che ivi colui sarebbe venuto a scuola di simulazione. Noi al contrario siamo stati sem- pre di avviso che il simulatore si scovre veramente in mezzo ai pazzi. Se l' Aresco avesse avuto idea di simulare la fol- lia, lo avrebbe pure fatto fuori del manicomio, ma noi cre- diamo che neanche ivi r avrebbe simulata, quando in pub- blica discussione protestava contro i medici ed i testimoni (^he lo asserivano matto, e dichiarava di essere sano di mente. Gli stessi periti affermano Che l' Aresco loro assicurò di non essere lui mai folle né 1' alienazione mentale avere affetto alcuno della sua famiglia. Domandiamo ai periti se nel Manicomio di Palermo V è un pazzo che può dire di esser tale ? Essi sanno che la follia consiste nel non potersi avvedere del proprio stato , e poi credono ritenere la sanità di mente perchè costui afferma ciò che non avverte. Ma ancora riflettiamo, che un alienato che ha la coscienza dell'atto criminoso può fingere una follia che non é la sua ; perché avendo la coscienza della malva- gità dell' atto, e credendo questo atto per lui naturale e ra- gionevole e non effetto di turbamento mentale, che non può avvertire , può fìngere un' altra pazzia ; cioè dissimulare la vera e simularne un' altra. Ciò è raro che avvenga, perchè r alienato che delinque con coscienza di delinquere, è dissi- mulatore sempre ; ma 1' esperto alienista neir esame degli atti di lui scorge facilmente che ì mezzi adoperati per na- scondere il misfatto sono frivoli, e che scovrono un' astuzia balorda e non guidata dalla ragione ; così che la premedita- — 350 — zione del pazzo si svela nella sconnessione e nella leggie- rezza di certi mezzi che non preservano, come è facilissimo scorgere negli atti con cui 1' Aresco cercò nascondere il de- litto. Gli egregi periti affermano che per sondare il morale del- l' Aresco, gli diressero molte e svariate interrogazioni, e dalle risposte sennate e coerente ne conchiusero di non essere colui pazzo né di esserlo mai stato. Ma noi da questi inter- rogatorii non rileviamo nulla perchè non riuscirono i periti, come non riusciranno mai, da semplici e volgari domande ottenere risposte che potessero indicare malate quelle facoltà le quali si sottraggono affatto ad ogni interrogatorio, perchè di queste speciali facoltà dette affettive che non producono né idee né giudizi! , possono solo rilevarsi i disordini negli atti strani contraddetti dai raggionamenti prodotti dalle fa- cultà intellettive rimaste integre. L'esame del processo e di quanto si disse nella pubblica discussione avrebbe meglio degl' interrogatorii illuminato i periti, poiché se il loro esame fu portato su le facoltà intellettuali, quai mezzi avevano per eccitare e porre in azione le facoltà affettive? Per la qual cosa noi non abbiamo potuto dai concetti della perizia conoscere se gli egregi medici di Palermo ri- tengono il progresso fatto dalla freniatria e dalla legge su le follie ragionanti. Pare che noi ritenessero quando desu- mono da certi ragionamenti l' integrità della mente. Già noi agi' interrogatorii dell' Aresco, nella sua insensibilità ed in- differenza, nella coscienza fittizia, nell' attegiarsi al dolore con maschera di Serafino, espressione dei periti, non ve- diamo che la dissimulazione di un folle che ha la coscienza dell' atto criminoso e che cerca di evitare una finzione cre- dendo di essere al coperto pei mezzi da lui usati e ritenuti impossibile a scovrirsi , sebbene frivoli e da lui stesso an- tecedentemente rivelati, nel premeditato uxoricidio. Nel 1861 in Spagna nella famosa causa Sagrerà, l'Acca- demia di medicina e chirurgia di Valenza, interrogata dal Magistrato, ritenne in questa Signora l' integrità della ra- gione, perchè rispondeva ragionevolmente nei suoi interro- gatorii e scriveva delle lettere sensate. Ma la Commissione — 351 — composta in seno della Società medico- psicologica di Parigi dai celebri alienisti Legrand de Saulle, Loìsseaa, e Brierre de Boismont relatore, ritenendo i principii che 1' Accademia valenziana professa nelle sue risposte al magistrato, molto lontani di essere di accordo con le osservazioni esatte e ri- gorose di fatti di alienazione mentale studiati nei manicomii, dichiara 1' Accademia Spagnuola ignorante tanto degli studi i della pazzia di affermare di non avere questa mai osservato neanche un folle nei manicomii, quando crede alla integrità della mente perchè rispondesi ragionevolmente negl' interro- gatorii, e si scrivono lettere sensate Cosi che la Sagrerà fu dichiarata affetta di alienazione mentale ; ed annullata la sen- tenza che aveva portato la condanna di sei persone. Il primo Avvocato Generale Merville pronunziava in caso (li una domanda d' interdizione, nella Corte di Lione, le se- guenti solenni parole: — «Tutt'i medici alienisti hanno con- » fermato che vi hanno dei folli che sono folli nelle loro » azioni e non nelle loro parole, i quali rispondono molto » ragionevolmente a tutte le questioni che loro s' indirizzano, » si esprìmono con lucidezza, conservano un'apparenza di » ragione fin nelle loro concezioni deliranti. È pei loro an- )) tecedenti piuttosto che per la loro conversazione che ap- » prendesi di esser pazzi. Si sono veduti dei maniaci affetti » di una follia ben caratterizzata, poiché erano chiusi nei » manicomii, mantenere senza sforzi uria discussione seria, » e presentare con vera acutezza di spirito ragionamenti » solidi e logici. Il folle lucido sa spesso dissimulare la follia » meglio che noi saprà l'avvocato più abile e più ingegnoso ». Dice Eskine — « In tutte le cause relative agli alienati, che » hanno occupato la Sala di Westminster, comunque fossero » stati complicati, questi malati hanno non solamemente dato » prova di memoria , ma pure mostrato la coscienza e le ri- » membranze più perfette dei loro rapporti reciproci gli uni » verso gU altri, dei loro atti, e degli avvenimenti della loro » vita; ma sono stati ancora generalmente rimarchevoli per » la loro sottigliezza e finezza » (1). (1) Carle Bucknet. V Ua-lsondness of m'iid in Relaliou tocriniinal acls, p. 40. London, 1851. — 332 — Ecco come in una sentenza penale la Corte di Appello di Napoli nella famosa causa Santoro rivela intorno alle follie ragionanti: — «Gli interrogatori ed i colloqui possono far » conoscere le manie con incoerenze d' idee e vizio di ragio- » namento; ma le follie parziali, specialmente quando i fe- » nomeni stanno nei disordini delle facoltà affettive, voglionsi » vedere nella stranezza degli atti, malgrado 1' apparenza di » ragione e di esatti giudizi » (1). • Un rinomato Giornale psichiatrico d'Inghilterra (The Jour- nal of mental Science^ voi. XVII, p. 438, London 1871) così esclama: '■ — « Il dot. Miraglia ha scritto lungamente per di- » mostrare che i ragionamenti, la coerenza nei discorsi, la » integrità della memoria possono sussistere con la pazzia : « bisogna sperare eh' egli nel convincere i giuristi italiani » ed il pubblico sia più felice dì quello che noi lo siamo » generalmente in Inghilterra». Intanto i periti di Palermo invece di analizzare se i fatti consacrati nel processo sieno effetti di mente sana o di mente guasta, e come e per qual ragione quella mente siasi deter- minata a delinquere, cioè se i motivi di delinquere stavano fuori dell'individuo o in una creazione morbosa interna, fanno i confronti degli atti notati nel processo con le contraddizioni manifeste nei discorsi dell' accusato. Mentre in tutto questo •ìioi potremmo dimostrare uno stato abnorme del cervello dell' Aresco , ove non credessimo che ognuno possa fare tali confronti, tanto sono chiare le inconcludenze dei concetti della perizia e le strane risposte dell' accusato. Per la qual cosa i periti ne fanno risultare, che 1' Aresco ha Varia del delinquente , delV uomo malvagio che sente V istinto della propria conservazione ^ egli è un misera.hile inclinato ai reati di sangue, e ciò tanto più lo derivano dal confronto eh' essi fanno dell' operato dell' uxoricida con certi fenomeni della mania omicida, e di altro forme di pazzie impulsive, che cercano escludere dall' Aresco. Noi per dire il vero non conveniamo coi riveriti colleghi sul concetto ch'essi descrivono delle manie impulsive omi- (1) Miraglia. Prolusione al corso ili medicina meniale, pag. 22. Napoli, 1875. — 353 — cìde, come se solo in queste specie di follia da essi notate il pazzo potesse essere spinto alla distruzione ed all'omi- cidio; imperocché certo essi sanno che le forme di aliena- zioni mentali pure le più semphci e credute innocue pos- sono per errori di giudizio, di cui le premesse stanno in certe idee false od emozioni strane, spingere alle più pe- ricolose azioni, che per raggiungere le quali siffatti alienati premeditano lungamente senza impulsi. Noi non esaminiamo tutto quello che la perizia dice per- chè dovremmo ricordare l'origine delle facoltà umane, per poterne determinare l'esercizio nello stato normale o fìso- logico, e così riconoscerlo nello stato di morbo; ma ci li- mitiamo a dire, che la stranezza degli atti dello Aresco effetti di errori di giudizi è confermata dai mezzi di esecu- zione, poiché mentre egli giorni prima annunzia che avrebbe uccisala moglie, cerca nascondere il reato preparando mezzi che anzi più ne lo svelano autore; così che in tutto quello in cui i periti rilevano la determinazione malvagia di un sano di mente, vi rileviamo noi tutto quello che caratterizza una di quelle pazzie nelle quaU le facoltà affettive sono di- sordinate e divenute strane premesse ai concetti delle fa- coltà intellettuah. Laonde se i periti avessero esaminato la ragione vera per cui l' Aresco divenne dehnqnente non avrebbero conchiuso essere ì suoi atti le note della colpa e della tnalvagità e che la causa dell'uccisione fu Vodio. Ma la causa di questo odio i periti non hanno potuto ritrovare, perchè non l'hanno voluta vedere nel cervello guasto dell' Aresco, tanto appa- rente pure pei più semplici, in tutte le sue azioni ed in tutte le sue parole, che ognuno può confrontare. Per questo noi domanderemmo di apprendere qual'é VaiHa del delinquente, deìVuomo malvagio che i periti ritrovarono nell' Aresco ? Allora , Tiberio che secondo Svetonio aveva nell'aspetto il dabbene; Claudio V aspetto e la presenza ve- nerabile; Nerone il volto pia hello che graziato , avrebbero dovuto contraddire la storia che mette quei mostri tra le belve. 23 — 354 — Il concliiudere che ancora per questo l'Aresco non è e non è stato mai pazzo è un giudizio che ha dell'arditezza che rivela una convinzione di emozione ma non l'esattezza di un ragionamento. Perehè creare cose che nel processo non si rivelano, ed immaginare una causa motrice del de- linquere che nella mente dell' Aresco non ha mai esistito , come il credere di ereditare danaro che non esisteva? E se queste idee fossero state vere nella mente dell' Aresco, non avrebbero rappresentato un palese disordine cerebrale ? E tutti gli atti precedenti all' uccisione , che per moltissimo tempo divennero 1' osservazione di un pubblico che giudica più dagli atti che dai ragionamenti, perchè non imposero nel criterio dei periti e della Corte quelle ragioni potenti che fanno giudicare della natura degli atti posteriori ? Eppure noi vorremmo tentare di scovrire la scintilla che spinse la già disordinata mente dell' Aresco ad uccidere la moglie. Nei suoi interrogatori egli dice che nel rientrare in casa nella notte fatale , coloro che uccisero la moglie ne avevano prima abusato ; parole che si riattaccano con le altre, in cui fa intendere non essersi incaricato quando un tempo la moglie fu tentata. Queste idee di sospetto incarnate in un cervello guasto, e già il processo lo rivela esserlo da più tempo , produssero in un accesso lipemaniaco la cata- strofe. In vero tutt' i preparativi degli atti prima, nel tempo e dopo dell' uccisione lo dimostrano. Ma qual mente ragio- nevole può credere che sia effetto di cervello sano la pre- cauzione presa dall'uccisore , di presentarsi con una tazza di acqua calda in mano agli spettatori accorsi piangendo e dicendo essere la moglie morta di dolori di visceri, imma- ginando così di nascondere la ferita e le vesti insanguinate; e poi affermare negli interrogatori di essere stata da altri violentata ed uccisa? In fine chi anaUzza e confronta tutti gli atti e le parole dell' Aresco tra loro , non solo il vero alienista vi scorge una strana pazzia, ma pure ognuno, pur- ché non si faccia dominare dalla emozione. Il progetto del nuovo Codice penale finalmente riconosce che il folle ha coscienza degli atti e può ragionare, così che _ 355 — stabilisce non costituire i ragionamenti l' integrità delle fa- coltà mentali ; ciò che vieterà di popolare gli ergastoli di pazzi delinquenti. In somma dai fatti ste^i notati dalla perizia oltre che ri- levasi la strana follia dell' Aresco, noi non ritroviamo nulla che dimostri la sanità di mente di costui quando non vi si scorge queir esame psicologico che bisogna fare delle facoltà della mente nello stato normale per poterne riconoscere lo stato morboso, e quando non vi si scorge un concetto chiaro di queste facoltà confondendole coi loro modi di essere o attributi o megho, astrazioni. Le generalità non conchiudono mai nulla ; e la giustizia in questi fatti vuole essere persuasa da una logica troppo severa per non farsi dominare da quelle emozioni corrive nel contemplare il delitto, trascurando troppo le cause che spìngono o trascinano a delinquere , per potere così misurare e stabilire i gradi di colpabilità : mezzo solo di giungere a determinare la completa irresponsabilità, I periti ancora avrebbero dovuto assicurarsi, se nella fa- miglia dell' Aresco vi fossero stati mai affetti di malattie ner- vose : se lo avessero fatto avrebbero saputo da molti testi- moni che l'avo di lui uccise pure la moglie in un accesso di pazzia, che la madre morì folle e che una sua sorella è chiamata nel paese la matta. Ripetiamo quello che abbiamo detto più sopra : se noi ci siamo ingannati bisogna prima distruggere i fatti consacrati nel processo , o che la scienza dica che il pazzo in tutt' i casi è un automa. — 356 — RAPPORTO freniatrico legale su lo stato di mente di Pa- squale Clausi Uxoricida, letto nella Beale Accademia Me- dico-Chirurgica di Napoli. (Adunanza dei 29 aprile 1875) Il magistrato per decidere su lo stato dell' animo che si determina a delinquere dovrebbe non essere ignaro di alcune conoscenze per le quali si apprende che questo stato si mo- difica secondo che le condizioni materiali degli organi, per cui le facoltà umane han luogo e si esercitano , influiscono su la loro manifestazione. Bisognerebbe per questo che si ravvisassero i gradi di colpabilità più dai motivi interni che trascinano a delinquere che dai motivi esterni che non so- no che una semplice occasione eccitatrice dei primi. Né ciò potrebbe ottenersi senza la nozione dell' origine delle facoltà mentaU e dello stato normale nel loro esercizio al quale si legano gli atti del pari normali, per potere così distinguere questi atti più o meno criminosi da quelli che possono sor- gere da interne condizioni morbose, eh' escludono la respon- sabihtà. Nello svolgere massime sì utili della freniatria forense per r inviolato esercizio della giustizia, mi piace esporre un caso di uxoricidio sul quale dal giudice fu chiesto il mio parere. E sono lieto di annunziare che già il magistrato qui da al- cuni anni, cerca illuminarsi alla luce della scienza, persua- dendosi quanto la pazzia consiste più nelle azioni innormali che negli sragionamenti. E nello stesso tempo io credo di esporre il modo come queste perizie debbono dall' alienista essere fatte. Ecco il rapporto freniatrico-legale che rilasciai alla giusti- zia ai 23 febbraio di questo anno 1875. « Incaricato dal giudice istruttore signor Anselmi di dar parere in seguito di osservazioni su lo stato di mente di Fa- — 357 — squale Clausi imputato di uxoricidio , così che studiato at- tentamente il processo che rivela le azioni di lui e portate le mie indagini accurate su l' individuo medesimo sono giunto alle seguenti conclusioni. « Non ripeto la storia minuta dei fatti perchè si scorge chiara ed intera nel rapporto medico-legale che fu dal pro- cesso con esattezza rilevato dai medici periti. Questi egregi medici con molto senno han riconosciuto negli atti di Pa- squale Clausi le conseguenze fatali degl'impulsi che per morbo si sottraggono all' impero della ragione. Il magistrato certo resta nel dubbio quando vede una contraddizione tra la ra- gione e la follia in modo da non persuadersi come si può esser pazzo ed insieme si ragiona. a Qui è il fatto dell' imputato Clausi , perchè esaminando gli atti di lui prima , in tempo e dopo il misfatto , è facile riconoscere lo stato del suo animo nel determinarsi a de- Unquere, e quali motivi produssero stato sì impulsivo. « Pasquale Clausi d' indole buona , ma di mente balorda e caparbia fu coniugato con tre figli. È un giornaliero ad-- detto alla coltura dei campi. Un paio d' anni prima di delin- quere diventa incerto, dubbioso, pauroso, comincia a trascu- rare il lavoro, fugge dalla casa e da un luogo in un altro ; in tutti vede nemici che insidiano alla sua vita, pure se vede muovere le messi nei campi vi crede nemici nascosti. Va armato di pistola per paura dei nemici. Vaga per le cam- pagne, e mancando dei mezzi di lavoro cade nella miseria. La buona moglie sapendolo vagante perchè esaltato di mente lo segue, lo assiste ed affronta le minacce del marito, che infine vede nella moglie una infedeltà ed un amante di lei in ognuno. Una volta la moglie cerca ricondurre il fuggitivo in casa , ma il marito la segue ed irritato dalle premure di lei che voleva trattenerlo le tirò un colpo di pistola alle spalle e fuggì nel monte dove fu preso senza che facesse resistenza dai soldati la mattina seguente. « La moglie stessa di lui Fortunata Petito prima di mo- rire racconta i precedenti atti di follia del marito ; e da tutti i testimoni per tale viene costui riconosciuto per circa due — 358 anni, cioè per pazzo, e fino il naisfatto preveduta conseguenza della sua follia. « Intanto Clausi agi' interrogatori o in risposte a persone ora nega 1' uccisione della moglie, ora dice che tirò il colpo per intimorirla perchè voleva farla ritornare in casa. L' apa- tia , ma non ira, non soddisfazione, non rimorso, avvolge 1' animo dell' uxoricida. « Esaminato nella prigione di Castelcapuano in Napoli , dove il Clausi dal carcere di Cosenza fu condotto, si è pre- sentato alla osservazione nello stato di balorda indifferenza ; il suo parlare non consiste che in risposte in monosillabe alle domande che gli si fanno ; su le interrogazioni che ri- guardano il suo misfatto e la morte della moglie, senza com- mozione alcuna si limita a negare , dicendo non sapere se dessa vive , e nell' udirne la morte o non crede o la sente con apatia, — Nella stanza dove solo dimora sta per lo più coricato in letto, presenta dubbio e sospetto nel ricevere l'a- limento che spesso non tocca che freddo e dopo qualche tempo, mentre ha molta fame per cui per lo più gli si dona doppia razione, e dice che il pranzo glielo manda la moglie. In tutto si mostra incerto pur nel mutarsi la camicia. (c Prima di venire a dare ragione degli atti e dei discorsi di questo imputato per poter giungere con deduzione logica al parere su lo stato di mente di Pasquale Clausi, bisogna che dica qualche cosa su le manifestazioni fisiologiche delle diverse facoltà mentali per poterne conoscere con facilità lo stato patologico. « È da ricordare che le facoltà della mente, indipendenti runa dall'altra, si distinguono in intellettive ed affettive',} cioè per mezzo delle prime si hanno idee , si giudica e si t ragiona, e per mezzo delle seconde che non producono né ] idee né giudizi né ragionamenti si hanno emozioni ed impul- sioni. Così che ammalandosi le prime, la incoerenza d'idee, j i falsi giudizi , gli sragionamenti sono i fenomeni caratteri- stici delle funzioni morbose delle parti del cervello per cui quelle si manifestano ed esercitano ; ma disordinandosi le seconde, cioè le facoltà affettive, le emozioni ed impulsioni — 359 — del pari manifestazioni fisiologiche di speciali parti del cer- vello, si mostrano esagerate, dolorose, in impeti irresistibili ed incorrigibili. « Or ammalandosi le facoltà affettive costituite dai senti- menti e dagl' istinti, e restando integre le facoltà intellettuali, è facile intendere come in siffatto stato vi è follia impulsiva congiunta ad emozioni esagerate e dolorose e ad allucina- zioni , mentre la coerenza d' idee ed i ragionamenti si mo- strano esatti. Anzi è da notare che quest' individui che for- mano esatti i loro giudizi per tutto quello che riguarda l'e- sercizio delle facoltà sane, del pari esatti li mostrano pure quando versano su le facoltà malate ; imperocché è da con- siderare che in questo secondo stato se i giudizi sono esat- tamente logici perchè la conseguenza è come la premessa, sono falsi in quanto che questa premessa è riposta in quella strana emozione ed impulsione ed allucinazione sensoriale che presenta la facoltà affettiva malata. E le facoltà affettive sono i motori delle azioni umane ; così che è legge della natura che le facoltà superiori dette intellettuali non possono esercitarsi che secondo lo stato di quel che presentano alle loro operazioni le facoltà afTettive. « Stato siffatto delle manifestazioni psichiche indica una speciale modificazione materiale del cervello, perchè sarebbe la più illogica induzione fisiologica ammettere pervertimento delle funzioni di un organo senza un mutamento materiale di esso. « Questo stato può essere generale e parziale, ed in vero si scorgono nello stesso individuo molte facoltà sane mentre le altre si mostrano nello stato infermo, ciò che costituisce la immensa serie delle follie parziali. E di queste quelle che comprendono le facoltà affettive con integrità delle facoltà intellettuali , sono appellate follie ragionanti; aggiungendo che le premesse dei giudizi di coloro che ne sono affetti stanno nelle loro srane allucinazioni, sicché tali alienati si dimostrano sempre nelle azioni strane e pericolose con ap- parenza dei più sani ragionamenti. « Le pazzie parziali e ragionanti adunque si palesano con le azioni più strane e non con gh sragionamenti. Per lo che — 360 — gli sventurati che ne sono invasi sovente avvertono il male, ma vi sono irresistibilmente trascinati. (( Esposte rapidamente tali massime induttive freniatriche è facile dar ragione degli atti criminosi di Pasquale CI ausi. » In prima trovasi in costui una disposizione fatale orga- nica alla pazzia cioè nell' asimetria del cranio che rappre- senta la massa e la forma in tutto e in parti del cervello che ivi si accoglie. I due emisferi di esso sono spostati cos che uno di essi sporge meno in corrispondenza della goba frontale. Le parti posteriori cerebrali sono molto predomi- nanti in volume ed in larghezza su la regione frontale, per cui quest' uomo considerato fisiologicamente è più 1' uomo degl' istinti e delle fantasticherie su cui fonda tutt' i suoi giu- dizi, che r uomo inteUigente e della ragione, nel quale i giu- dizi sintetici ed analitici operanti in energia possono tempe- rare e reprimere le soverchie facoUà affettive. In Clausi son quindi deboli le facoltà intellettuali e la ragione da soccom- bere all' impeto degli impulsi e dell' emozioni intemperanti. Sicché potrebbe egh considerarsi in un permanente vizio di mente per vizio di organizzazione dell' istrumento dello spi- rito e delle sue facoltà , cioè con stato manifesto e conse- guente di un certo grado d' imbecillità (1). « Clausi adunque presentando anomalia nella forma e nella massa del cervello da costituire un congenito vizio di mente permanente, ed atteso questo stato di forma e di massa ce- rebrale cioè di predominio delle parti posteriori e laterali del cerebro , sedi delle facoltà affettive , su le anteriori per le quali le facoltà superiori si svolgono e si esercitano , pre- senta una naturale disposizione alla esagerazione e disordini delle facoltà affettive ; cioè alle follie impulsive e di alluci- (1) Esquirol e tuui gli alienisti misurano teste di pazzi e ne formarono e n« l'ormano Gabinetti. Esquirol ne prestava al Fossati che servivaseue nei suoi corsi di Frenologia. Su di 80 per 100 folli io ho ritrovato difformità della testa av- vertite da Brierre de Boismont nel riassumere le mi? statistiche (Ann. med. Psyc. de Paris, Mars. 1869J: Il Dott. Belhomme in un suo lavoro pubblicato nel 1824, ricomparso con altre osservazioni nel 1845, notò 8G volte su 100 la difTormiik del cranio più o meno rimarchevole. E lo ha ripetuto in altro suo scritto nel 1875. — 361 — nazioni e tanto più speciali per quanto è manifesta la debo- lezza delle facoltà intellettuali. Ed egli è in questo caso. « In tutt' i fatti che il processo svolge intorno agli atti del- l'uxoricida si scorgono incertezza, dubbio, sospetto, paure, disperazione, allucinazioni fantastiche. Tutto ciò è il feno- meno di un disordine funesto di un sentimento morale per cui si costituisce la forma più pericolosa delle lipemanie ra- gionanti. « Bisogna spiegarlo perchè non può comprendersi lo stato morboso di una facoltà della mente se non se ne conbsce lo stato fisiologico nelle normali sue manifestazioni., « Tra le facoltà affettive uno dei più belli sentimenti è il senso della precauzione, cioè quel senso che ci porta alla previdenza. È questo senso più o meno energico negli uo- mini; così vedesi chi non prevede nulla né pensa al domani, altri previdenti fino a mostrarsi incerti e dubbiosi in tutto. Or quando questo sentimento si disordina, l'esagerata incer- tezza, il dubbio, il sospetto, la paura, la disperazione domi- nano fino ad accecare lo spirito. Se a questo senso turbato si uniscono le allucinazioni che sono eccitazioni sensifere cerebrali trasportate nel mondo esteriore, gli atti più strani e terribili ne sono la conseguenza. Secondo queste allucina- zioni r individuo in tutto vede nero e tristo , ora si crede disperato di dannarsi ed essere invaso dal demonio, ora perseguitato ed avvelenato fino a credere nemici i suoi più cari; teme la morte e se la dà, teme di essere ucciso ed uccide; e spesso fa l'uno e l'altro. « Questo stato di alienazione si appella lipemania con delirio di persecuzione, così che secondo le circostanze in- terne morbose, o di motivi esteriori i più lievi che per indole della malattia il lipemanìaco scambia ed esagera, questi viene spinto e trascinato ad atti strani e criminosi, anzi sovente cruciato come un incubo dalla trista emozione dominante pone la più grande astuzia a mettere in esecuzione i suoi impulsi a delinquere. « Siffatto stato lipemanìaco è sovente acuto che soprag- giunge ad accessi ricorrenti'; anzi raggiunto lo scopo del loro delirio si vedono costoro spesso tranquilli, indifferenti, sod- — 362 — disfatti, furbi e negano i loro crimini, percliè per lo più riavutisi avvertono di aver fatto male o perchè credono di non essere creduti di aver fatto bene, come la loro guasta mente pensa. Essi sono facili a ricadere in novelli atti si- mili ai primi ai più lievi motivi eccitatori del loro stato morboso. « Manifestandosi tali forme di pazzia, come ho detto, più coi fatti che con gli sragionamenti , e questi atti ricono- scendo il motivo in certe circostanze speciali della vita, av- viene che il lipemaniaco ritrovandosi lontano ■ dagli eccita- menti del mondo esterno, le sue cogitazioni malvage noti^f possono passare in atto. Ecco perchè Clausi attualmente in carcere non ritrovasi nelle circostanze di offendere, sebbene subisse nella sua mente concentriche emozioni. Inoltre è da sapersi che le follie delle facoltà affettive sono ordinariamente nello stato cronico, stato che inganna perchè la calma, l'in- certezza ed il dubbio non sono compresi come atti di pazzia che quando han prodotto conseguenze clamorose e funeste; ciò che costituisce il grado acuto della follia. Il delirio acuto insomma sorprende ad intervalli il lipemaniaco come avviene in questo uxoricida. « Dopo tutto questo che si è accennato , eh' è la espres- sione di quanto la scienza freniatrica e la esperienza inse- gnano, è da ritenersi Pasquale Clausi prima, nel tempo e dopo di delinquere nello stato di permanente vizio di mente per anormale confermazione del cervello, con conseguente manifestazione di un certo grado d' imbecilhtà, e con dispo- sizione agli accessi acuti ricorrenti di lipemania ragionante con delirio di persecuzione ed allucinazioni, ai quali giada due anni è andato egli più volte incontro, e che ora subisce nello stato cronico In uno di questi accessi acuti Clausi uccise la moglie. « Tal forma di alienazione mentale è incurabile, quantun- que potesse presentare delle lunghe tregue tra i parossismi acuti, che possono sempre manifestarsi con atti contro le persone e contro sé stesso. « Non è ozioso perciò di osservare che Pasquale Clausi abbandonato nella società, potrebbe in un accesso acuto lipe- »- 363 — maniaco incorrere in azioni atroci e funeste; come spesso in altri simili alienati è avvenuto. La Francia, la Germania, la Svizzera ed altre nazioni hanno per qust' infelici degli Ospizii appellati manicomii criminali^ ed alla fondazione dei quali l'Italia, malgrado i clamori di noi tutti alienisti, non pensa affatto. Come tutelare la vita dei cittadini dalle allu- cinazioni pericolose e funeste di tali specie di pazzi! ». In seguito di questo rapporto il Tribunale di Cosenza, in Camera di consiglio, il 10 aprile 1875, fece ordinanza di non esser luogo a procedimento perchè il Clausi affetto d'insania. Fstratto dal Resoconto della R. Accademia Medico-Chirurgica di Napoli, 187S — Tomo XXIX. — 364 — PARERE freniatrico legale su lo stato di mente di Arcangelo de Biase imputato di omicidio. Pronunzialo dal Prof. B. G. Miraglia e raccolto nel pubblico dibattimenio della Corte ordinaria di Assisie di Napoli a' 2S maggio 1877. Prima che emetta il parere che son chiamato a dare, è mestieri che faccia una dichiarazione. Io non sono qui venuto per spirito diparte, né per sostenere una opinione; magli studii e la lunga pratica mi danno la facoltà di dire la cosa come la sento. E poiché il primo quesito posto dalla difesa è la distin- zione tra la follia come é intesa dal volgo e come dagli alie- nisti, fa d' uopo che prima io dica in che consista la pazzia. Ora per far questo è indispensabile che cominci dallo espor- re come si svolgano le facoltà mentali, come si esercitino, come si presentino nello stato di vizio e come nello stato di morbo. Su tal riguardo per intenderci meglio é d' uopo con- siderare le facoltà mentali non come subbiettivamente psi- chiche, ma come manifestazioni psico-organiche. Allora voi vedrete come la facoltà può divenir viziosa; quando, le con- dizioni materiali malgrado normali, l'uomo ne abusa: e, le facoltà mentali essendo diverse, potrete altresì vedere come r una possa essere affetta e 1' altra no, nelle condizioni di parziali affezioni degli apparecchi per cui si manifestano. Anzi tutto mi si dovrà concedere che per poco l'aula della giustizia diventi un archiginnasio. La prima questione è fon- damentale. Le facoltà primitive della mente non sono la vo- lontà, né l'intelletto, né la percezione: poiché queste sono astratti e sublimi attributi o modi di essere delle sole fa- coltà intellettuali, e non delle facoltà affettive. La memoriaq — 36S — per es., non è una: ve ne sono tante per quante sono le facoltà percettive e riflessive che sole costituiscono le in- tellettuali. Le facoltà affettive non hanno memoria né al- cuna delle qualità che si spettano alle forze intellettive, per- chè non sono producenti né idee , né giudizi! , ma bensì emozioni ed impulsioni. Dividiamo adunque in classi tutte le facoltà cerebrali: 1° Istinti. Sono quelli che non producono se non se im- pulsioni. 2° Sentimenti. Producono soltanto emozioni. Queste due serie di facoltà si appellano affettive, e sono comuni con gU animali inferiori; ma non tutt'i sentimenti. a-vengono poi le facoltà percettive, per mezzo delle quali noi acquistiamo la conoscenza dei corpi, delle loro qualità e relazioni tra loro. Molte di queste appartengono agli animali. 4" Vi è ancora un'altra serie: le facoltà riflessive, pro- prie air umanità, le quali si possono suddistinguere in due categorie: — a) facoltà del paragone, b) facoltà delle causalità, che costituiscono la sintesi e l'analisi, onde i giudizi sintetici e i giudizii analitici. Queste due ultime serie costituiscono le facoltà intellettuali. È logico quindi dedurre: Quando si ammalano gli istinti, non si hanno che impul- sioni irresistibili. Quando si ammalano i sentimenti, si hanno emozioni do- lorose. Quando si ammalano le facoltà intellettive, si hanno in- coerenze di idee, falsi giudizii, falsi ragionamenti. Vi sono così due grandi classi di follia: 1° folha delle facoltà affettive; 2° follia delle facoltà intellettive. Come può pretendersi adunque che un individuo colpito nelle facoltà af- fettive assolutamente sragionasse? Egli ragiona, e ragiona logicamente, perchè le conseguenze sono come le premesse, sebbene queste ultime fossero false. Per venire a questo avrei dovuto dirvi alcun che sul cer- — 366 — vello. Ne dirò forse in appresso per quanto basti un rapi- do cenno. È un fatto anatomico che i nervi dei cinque sensi non sorgono o terminano in un punto comune, ma in diverse parti del cervello, con questa legge prendendo origine o at- traversando il midollo allungato in modo che dopo questo' termine nel loro corso le loro fibre diventano conduttori. Questo è fatto che accennerò meglio quando parlerò della balbuzie e della paralisia e delle allucinazioni. Ora posso venire ad un fatto su cui sono stato interro- \ gato: le allucinazioni. Che cosa esse sono? Prima osser- ; vo che per avere un' idea esatta della follia, bisogna avere un' idea giusta delle facoltà mentali e di ciascuna di esse se- condo si presentano in natura. Se le facoltà istintive ed i sentimenti o facoltà morali, sono soverchianti alle facoltà superiori o per mal diretta educa- zione, 0 per volume e quindi intemperante azione degli organi, allora avviene che se l' individuo, dietro l' impulso delle fa- coltà affettive, ha forza di reprimerle, è il virtuoso: Nulla virtus sine labore. Al contrario le facoltà intellettuali sover- chianti in azione au le affettive non dàn luogo a virtù, perchè non si aveva dentro di se una tentazione da combattere. Quindi se il primo erra ha minor demerito del secondo. Ma quando la facoltà affettiva è talmente soverchiante , da di- venire tenace e falsa premessa dei giudizii dell' individuo, questi allora non può che crederla vera e del pari crede- rà esatta la conseguenza che simile per legge di logica ne sorge. Ho detto che ciascun nervo sensorio finisce in una rela- tiva parte cerebrale , così che rispetto a quest' ultima che deve fecondare la impressione che vi produce non è che un conduttore; ma lo spirito non avendo coscienza del suo or- gano, poiché se r avesse su di esso percepirebbe e riterreb- be la sensazione, la riporta fuori di sé; cosi che per que- sta legge vede, sente l'oggetto nel luogo reale. Ecco un esempio: — Io veggo quel cappello. Il naio nervo ottico mediante una sua azione tramula la stimolazione ricevuta in una immagine — 367 — la quale divenuta così una stimolazione speciale e trasportata nel cervello non viene dallo spirito ivi avvertita e ritenuta, perchè come abbiam detto, non avendo coscienza del proprio organo non può che percepire l' immagine fuori di sé, cioè nel luogo reale. Questa condizione fa avvertire che il cervello e ciascuna delle sue parti non è mai passivo, perchè se agisce in seguito di stimolazione è sempre esso attivo; e quindi se percepisce la sensazione in sé ( la sensazione non percepita non è sensazione ) ne riporta fuori di sé l' imma- gine. Ciò pure stabilito, supponete, che per una modificazione avvenuta in quella parte del cervello in cui al movimento X legavasi la percezione dell' immagine del cappello, un og- getto esterno diverso vi produca lo) stesso movimento X, lo spirito non avverte l'impressione di questo oggetto, ma l'im- magine del cappello, perchè essendosi percepito nell'X il cap- pello , non può avvertirsi se questo X sia prodotto da questo oggetto 0 da ogni altro. Anzi se pure una stimolazione inte- riore producesse siffatto X, si vedrebbe fuori del cervello l'X malgrado 1' assenza di qualunque oggetto. Quest' ultima con- dizione spiega i sogni e le allucinazioni nella follia. Lo stes- so può dirsi per gU altri sensi. Ancora per la medesima legge si può considerare il cer- vello per mezzo dei sensi in contatto perenne e reagente col mondo esterno. Ma esso è pure in relazione anatomica e fisiologica con altro mondo fuori di sé che sono gli organi della vita fisica, per mezzo di comunicazioni nervee; per cui vi si avverano i fenomeni medesimi, cioè che le impres- sioni reagenti cerebrali si rappresentano in quelli organi della vita fisica coi quali è esso in relazione. Le allucinazioni che si avverano in queste seconde condi- zioni io le appello allucinazioni interne, ed allucinasionì esterne nelle prime condizioni del cervello in relazione col mondo esteriore per mezzo dei sensi. Le allucinazioni di qualunque natura sieno non possono essere che effetti di morbo, perchè non si svolgono che in manifestazioni deliranti specialmente delle facoltà affettive; e che naturalmente allora credute verità sensoriali dallo spi- ritò diventano logiche premesse ai lavori delle facoltà intel- — 368 — lettuali che corrono difllate a conseguenze che certo sono false come le premesse, ritenute pure vere dallo spirito. Ecco qualche esempio delle allucinazioni si interne che esterne. Un individuo ammalato in quelle parti cerebrali per cui si manifesta io istinto alimentizio, per la stessa legge dell' in- conscienza del cervello, tutto ciò che ivi avviene di abnorme si avverte nei visceri addominali, organo esecutivo di quelle funzioni, e quindi facendo di questa' sensazione morbosa premessa dei suoi giudizii dirà di non avere visceri, di es- sere avvelenato, ecc. ecc. Il famoso A. M. immaginando di venire avvelenato dal suo amico giudice 0. per le sofferenze viscerali, rappresentanze dei patimenti del suo cervello malato, diventa lipemaniaco, e con grande astuzia e premeditazione uccide il suo creduto avvelenatore; si difende maravigliosamente innanzi al tribu- nale in modo che per questo fa condannato del capo; ma poi rinchiuso in Aversa vi finì di vivere dopo molti anni : era affetto di lipemania omicida. Prima del 1860 un tal Del P. d'indole pacifica, e che amava la madre fino all' adorazione, fa voto di alcune messe ma- nifestandolo ad un prete del suo paese. Dopo qualche tempo il prete gli disse: avete portate le messe ì II Del P. rispòse di avere pensato meglio poiché di quel danaro avevane fat- to elemosina. L' imprudente prete gli scaraventò nel cer- vello un Jìglio mio sei dannato. Questa scintilla bastò a de- stare un incendio furioso nella mente del promettitore di messe. Va in casa sua e lacera e distrugge tutte le imma- gini dei santi che gremivano la sua stanza, e disse alla ma- dre che il suo confessore avevagli detto di essere dannato , e che già sentiva avere il diavolo preso possesso del suo corpo. Le persuasioni in contrario della madre ribadirono maggiormente nel suo cervello quella idea delirante. In una notte, mentre essa dormiva s'ebbe dal demonomaniaco spez- zato il cranio da un colpo di grossa mazza. Arrestato nella fuga, e da me e dal Professor Barbarisi esaminato, scor- gemmo piena coscienza dell'atto criminoso nel matricida, che diceva : so che merito di essere appiccato perchè appic- — 369 — cherete pure il diavolo : ma cosa io poteva fare quan do questo diavolo che sta nel mio cervello mi diceva : uccidi tua ma- dre perchè non cì'ede che io sto iti corpo a te. Sono adun- que stato io'ì — Mori dopo un paio di anni nel mani'comio di A versa. Vediamo ora quale idea abbia il volgo della pazzia. Ma non ci ha colpa il volgo solamente. Quel che mi meraviglia è che il Codice vuole il pazzo un automa. 11 Codice suppo- ne che è pazzo soltanto chi sragiona, chi non ha memoria ecc. , e che mangia uomini, perchè limita la pazzia solo alle facoltà intellettive o negl' impeti inconsci dei delirii acuti. Non calcola l'alienazione delle facoltà affettive, distinte da quelle delle facoltà intellettive e che possono essere pure /■,omplicate tra loro, perchè questa classificazione è venuta molto tardi. Non sappiamo che cosa farà il nuovo Codice sulle follie ragionanti , sebbene mi avessero interrogato in- sieme ad altri alienisti. Prima, il dire follia ragionante era un enunciato contraddittorio, e qui un invenzione del dottor Miraglia; ma ora pare che tale verità incominci a farsi ca- pire. Il volgo adunque non ha idea della pazzia che quella ch'era stata da esso consegnata al Codice ed alla maggior par- te dei medici; ma gli alienisti, che si fanno guidare da una buona filosofia, dicono che la pazzia è riposta nel disordine di una o di più facoltà; sicché se si hanno falsi giudizi!, in- coerenze d'idee, sragionamenti sono ammalate le facoltà in- tellettive', viceversa, se si ragiona, e si hanno impulsioni irresistibili od emozioni dolorose, sono allora ammalate le affettive. Le idee incarnate e ribadite nel cervello da una astratta metafìsica che fa dello spirito un personaggio dominatore degli organi in modo da escluderne fin l'influenza, non così facilmente ne possono essere sbarbicate, Dovrebbesi aver la virtù di cominciar da capo. Or come ottener ciò se non col- le nuove generazioni ? Ecco perchè ancora V idea volgare della follia continuerà a dominare le menti umane pure le più erudite. Dieci 0 dodici anni fa feci condurre molti pazzi a Napoli, ove rapprGPeninrnp.o ni Tea;"] de! Fondo e del Giardino d'in- ^ ' ■ 24 — 3?0 — verno il Bruto primo, il Saul, il Timoleone di Alfieri, comme- die, ecc. Alessandro Dumas seppe da me come si fa in tali casi. Mettete in azione le facoltà rimaste sane dei pazzi ed otterrete l' intento ; ma se uscite da esse ! . . . .:ìM Ora ritornando alle allucinazioni , queste , abbiam detto™ sono manifestazioni deliranti delie facoltà affettive più che delle intellettive , e potendo essere , come lo sono sempre , ; premesse dei giudizii dei folli, possono sospendersi, termi- nare quando il fatto avvenuto ha prodotto la soddisfazione del crucio delirante , ridestandosi però a novelli motivi ec- citatori. Per tutto questo ammesso che la follia sia un disordine delle facoltà mentali, e poiché ciascuna di queste non solo è diversa dall'altra, ma spesso qualcuna è all'altra contra- ria, se ne può ammalare una o più, restando intatte le al- tre. Così che, ripetiamo, se sono ammalate le facoltà affet- tive, allora la premessa deve essere falsa nei giudizii con- cepiti; anzi l'eccitazione di una facoltà qualunque può comu- nicarsi ad una o più delle altre, ciò che dà ragione delle varietà delle follie parziali sì nei diversi individui, che nel- la stessa persona in diverse epoche. Abbiamo il fatto del famoso De N. , condannato prima alla pena di morte, e poi ricoverato ad Aversa , perchè ricono- sciuto folle. Il zio prete ad 80 anni diceva la messa in ca- sa, quando una mattina ebbe dal nipote dopo avere consu- mata l'ostia tagliata la gola con un rasoio. Perchè dicevasi che ragionava e ripeteva di avere ucciso lo zio per mandar- lo in Paradiso, fu condannato del capo. Rimase moltissimi anni nel Manicomio di Aversa nella calma per incorrere alla demenza fatale. Un prete, dopo essere stato al manicomio, divenne tran- quillo e fu ricevuto in casa. Dopo qualche tempo ebbe qual- che malattia viscerale. Udito dalla sorella che quei patimen- ti erano forse effetti deWa, /attuila fattagU {ammaliamento) ^ immaginò di averla subita dal compare. Più volte si portò da costui per essere sbarazzato da questa iettatura. Ma una mattina credendosi che il compare non voleva fare siffatta operazione, lo mandò a chiamare e come lo vide gli spro- 1 fondò il cranio con un pomo del letto che teneva in mano e lo uccise. Fuggì, ma arrestato diceva di essere stato paz- zo, ma che ora era guarito, ed aspettava la pena. La giu- stizia ritenne di avere agito sotto l'impulso di allucinazione. Un lipemaniaco , figlio di un medico , uscito dal Manico- mio perchè creduto guarito, una mattina assisteva ad una operazione che un oculista faceva a suo padre. Pensa di ripetere egli 1' operazione , appostò il padre dietro la porta della stanza, e quando questo era per uscire gli tirò un col- po di coltello al ventre che lo rese cadavere. — Ritornò allo ospizio dei pazzi; uscitone dopo pochi mesi feri gravemen- te un fratello; ritornò al manicomio. Un italiano molti anni fa a Parigi credeva che una signo- rina che abitava rimpetto alla sua casa lo avesse ammalia- to e che questo tormento non sarebbe finito che con la mor- te dell' ammaliatrice. Attese quando la signorina si portava al Teatro italiano , sah sul palco di lei e la uccise a colpi di pugnale. Si arrese, e scrivendo di sua mano l' interroga- torio disse il fatto dell' ammaliamento che riconoscendo es- sere quella credenza pazzia ora n'era guarito, ed essere giu- sto che ora subisse ogni pena. Come uomo pericoloso da fare ripetere siffatte allucinazioni fu rinchiuso nel manicomio. Mi ricordo adesso di una proposizione di Aristotile , auto- re prediletto del Presidente. Nei libri di questo dotto della antichità trovo la frase « / grandi delinquenti sono demen- ti » — Dunque mi si dirà, non vi può essere tra, di essi lo assassino ? Sì: ma , quando le cause dei grandi reati sono talmente lievi da non trovare confronto con l'enormezza del- l' azione stessa, allora io entro in sospetto. Il Cantani par- lava di anelli che concatenano la ragione alla follia. Io non l'ammetto, perchè quando dalla ragione si incorre nella paz- zia , sia questa acuta o cronica , generale o parziale , si precipita in un abisso. Non è d'ammettere quindi le mezze pazzie e le mezze risponsabilità quando dalla ragione si sprofonda neirabisso della follia. Quando 1' individuo è affetto da alienazione delle facoltà affettive, questa non si può riconoscere che negli atti; non basta il solo interrogatorio, Ubo dimonstrato nelle mie opere. — 372 — Un folle credeva di essere presidente di Repubblica ; ma aveva 1' accortezza di manifestarlo solo quando entrava in confidenza con alcuno. Venne il Tribunale ad interrogarlo, e r interrogatorio riuscì da savio. Perchè ? perchè esamina- vano, per es. gli occhi e li trovavano sani, ma non pensa- rono ad esaminare l'udito eh' era sordo. Costui era invaso da una follia parziale per esagerazione morbosa di mio dei più belli sentimenti ch'è la stima di sè,j a cui nello stato normale si lega lo spirito d'indipendenza,: la dignità personale. Coloro che sono provvisti sufficiente- mente di questa facoltà morale non possono divenire lecca-^ zampe, né prostrano il capo al primo che gli pone il giogo! sul collo. Ma quando siffatto sentimento diventa ammalato,! l'esagerata brama di dominio, di potere senza meriti ed un| orgoglio indomabile ne sono il fenomeno ordinario. Intanto subito l'interrogatorio che fu esatto pei suoi ragio- namenti , nel sentire che io riveriva il presidente del tribu- nale appellandolo presidente ad alta voce, il pazzo se no offese, corre a sedere tra il presidente ed il giudice con al- terigia impetuosa, esclamando: che presidente e presidente, il presidente son io. I giudici del tribunale si allontanarono maravigliati. Un individuo che ha dimorato pii^i di 18 anni nel manico- mio di Aversa V. L. credeva che il suo spirito sopraffatto dallo spirito diavolo Asmodeo, e così sprofondato in un can- tuccio del cervello , esso diavolo aveva preso il dominio di quel corpo. Diceva di essere il primo pazzo dello stabilimen- to ; e quando voleva dissimulava la sua demonomania in modo da sembrare 1' uomo pii^i accorto del mondo. Usciva solo per la città; ritiravasi all'ora stabilita: gli feci salir la cattedra alla università per spiegare come egli era diavolo. Quando il delirio si acutizzava, ciò ch'era da tanto in tan- to, diveniva pericolosissimo. Una sua sorella morì matta nello stesso manicomio ; ed egli era incorso nella pazzia per grave caduta sul capo. Una volta si trovò nel manicomio appiccato e fu salvo a stento. Ora dicesi essere morto in sua casa. (Il dot, Miraglia accenna molti altri fatti). — 373 — Potrei presentarvi prose e poesie e lettere di pazzi che sembrano scritte dai pii^i savii del mondo. Anzi posseggo una quantità di sonetti di un lipemaniaco che firmavasi a piedi dì ciascuno di essi P. lipemaniaco: P. folle ragionan- te: P. monomaniaco suicida: P. allucinato ec. ec. Mi domanderete come chiamate coteste allucinazioni ì Le chiamo pervertimenti sensorii che sorgono dalle facoltà af- fettive disordinate , siavi o no stimolazione esterna , su le quali le facoltà intellettuali fanno le loro operazioni. Si chia- mano follie ragionanti tutte le pazzie parziali delle facoltà affettive per la esattezza dei giudizii che ne sorgono, perchè se la premessa è falsa, la conseguenza, sebbene pure falsa, è naturalmente logica. Qualcuno qui ha parlato di Gali, in modo da dar sentore di non averlo mai letto, quando dice che Gali parlasse del- l'organo del furto e di quello della ferocia , attribuendo così queste sue frottole al creatore della fisiologia del cerveho ; e diceva tutto questo per darsi l'aria di conoscerlo. Dicano tutto quello che vogliono gh oppositori della dottrina sulle funzioni del cervello ora tanto in progresso (1) ; ma non spiegheranno mai le follie parziali senza la conoscenza delle singole facoltà cerebrali 1' una indipendente dall' altra , m a tutte tendenti all'unità. Gali dice delle follie ragionanti: I folli ragionanti sono quel- li i quali ragionano non solo intorno al loro delirio e fuori di essi , ma agiscono in conseguenza. In quei paesi dove non intendono che sia la pazzia ragionante, li mandano ai ferri o al patibolo : nei paesi civili , dove la s' intende , si mandano al manicomio. Per me adunque si può esser paz- zo e si ragiona. Ma mi si obbietta: tutti gli assassini son dunque pazzi, secondo voi? No ; lo dite voi. Io qui parlo di pazzia e non di vizio. Sulla seconda questione della difesa, dico che una facoltà si può ammalare e distendere la sua lesione ad un'altra; e (l) 11 U. isUlulo Loiiibui-ilo di scienze e lellere ha già pubblicato tre temi (ii irenoloijia secondo la dollrina di Gali, pel 1877, 1878 e 1879, col premi» di L. 2000 Ciascuno. — 374 — cosi passandosi da una specie di pazzia ad un' altra non solo, ma correndo da un grado all'altro si finisce con la de- menza. Vi sono stati certi autori che accostano il genio al- la pazzia. Il genio è l'esercizio, è la manifestazione più alta delle facoltà intellettuali , esclusa ogni incoerenza d'idee e falsi giudizii, carattere precipuo del disordine di queste po- tenze superiori: ed inoltre se il genio non può essere la ma- nifestazione più energica delle facoltà affettive, perchè que- ste non svolgono né idee né giudizii, e quindi non può di- venire conseguenza di facoltà nelle quali non riconosce la origine, come si ardisce di dire che possono confondersi genio e follia ? Vi è stato Tasso: ma non credo che Tasso nel suo delirio lipemaniaco abbia scritto i divini suoi versi. La sua Gerusalemme fu creata prima di andare a scontare il suo infortunio nella cella dei delinquenti. Errore dei tempi! I caratteri dell'allucinazione sono secondo la natura delle facoltà affette riguardo ai sensi. Un tale è affetto nel sentimento religioso: l'elemento della facoltà di venerare sta in un senso interno ; sicché se que- sto sentimento non è guidato dalle facoltà superiori, si va all'adorazione sin d'idoli inetti. Si è detto che Dio creò l'uo- mo ad immagine e similitudine sua ; ma pare invece che l'uomo ad immagine e somiglianza sua si crea Dio: vera pro- va dell'esistenza di un Essere supremo. I Romani se lo crea- rono battagliero, i Greci ladro, i Beduini feroce. Ora se si perverte questo sentimento, abbiamo diverse manie rehgiose. Quando si ha falsa idea delle funzioni del cervello come organo dello spirito e delle facoltà, si credono molte cose essere sorte dal progresso della società, dall'educazione, ecc. L'educazione e l' istruzione non creano nulla , perchè non creano facoltà che non si hanno ; ma bensì perfezionano , svolgono, fecondano, reprimono le facoltà secondo che que- ste sono più o meno energiche. Ciò spiega che le disposizioni organiche alle facoltà sono innate. Che la società non crea nulla di nuovo nella mente uma- na, poiché essa n'è il risultato, voglio dimostrarlo con un latto che bene studiato correggerebbe molti errori delle leg- — 375 — gi civili e penali. Così a voi che siete legisti, a voi o lami- nari del foro, chi ha detto mai che il matrimonio vien crea- to dalla società ? Scorgendo 1' uomo che può abusare delle proprie facoltà , forma la legge e legalizza 1' esercizio degli istinti e dei sentimenti , nei diritti che han la sorgente nei primi, e nei doveri che l'hanno nei secondi. Ne do un esem- pio nel matrimonio. Che direte se io vi do fatti di mari- taggio nei bruti, senza l'intervento del sindaco e del parroco? Il maritaggio è determinato negli animali e pure nell' uo- mo dall'istinto della fìlogenisia (amor della prole); ove que- sto manca in uno dei due sessi non v' è maritaggio. Nel ca- ne maschio non è questo istinto; esso non alleva i figli, va quindi vagando e non si unisce ad una sola femmina. Al contrario il lupo maschio alleva i figli , e si unisce ad una sola femmina. Pel colombo, per la rondine è il maritag- gio, poiché il maschio alleva pure i figh; ciò che non è del gallo; ecc. Or vengo al quesito che più interessa da vicino: VerecUtò. nella pazzia. È un fatto che i figli rassomighano nella loro organizza- zione i genitori , e portano in essi la impronta della fami- glia e dei loro antenati. E poiché le nostre facoltà non si svolgono né si esercitano che mediante appositi organi ma- teriali , sicché esse seguono le condizioni di questi, è facile comprendere che dove questi mancano non v' è affatto fa- coltà, eh' è il potere passato in atto mediante indispensabili funzioni materiali. La disposizione ereditaria adunque non consiste in ciò che l'individuo eredita un buono o cattivo spirito, ma bensì una buona o cattiva organizzazione. La disposizione non é un germe : é 1' attitudine di un organa a funzionare a norma della sua destinazione e secondo certe circostanze interne ed esterne che agiscono su d'esso. Ciò può intendersi pure con la medesima legge, dell'attitudine speciale che aver pos- sono tutti gli organi ad incorrere in uno stato morboso. In questo senso é da ritenersi la disposizione ereditaria alla pazzia eh' è una malattia del cervello; lasciando fanta- sticare ai psicologi puri ed ai teologi che ammettono la paz- — 376 — zia in una malattia subbiettiva dello spirito, sfuggendo alle loro metafisicherie, clie essi così diventano materialisti più dei materialisti, perchè credendo potere T anima per sé mo- dificarsi ed ammalarsi, condizioni spettanti solo alla materia-, la condannano a morire, annullando per conseguenza para- diso, inferno e purgatorio, loro deliziosa creazione. Ed hanno ragione in questa conseguenza per essi inconscia. Se mi presentate una testa ben fatta e quella di un cretino della Valle di Aosta, sapete che vi dirò? A dati eguali, que- sta ha l'attitudine d'imparare in dieci anni neppure un h, e quella in poco tempo da alfa ad omega. Un figlio di padre tisico ha Pattitudine a divenir tale, e non lo diverrà che qualora si presentino le circostanze interne o esterne opportune. Il parlare dell'eredità psicologicamente è una inconcludenza che esclude l'organizzazione nello svolgimento e nell'eserci- zio delle forze mentah. È impossibile escludere nelle operazioni mentali le fun- zioni materiali a cui quelle si legano: così che non volen- dole considerare come atti psico-organici, confondono anima e spirilo, volontà con la fermezza, il libero arbitrio con la libertà morale; prendono la memoria come una facoltà unica fondamentale senza sapere che essa è un attributo dì cia- scuna delle forze intellettuali; ecco perchè v'è la memoria, per es., dei colori, quella dei toni, quella dei nomi, quella dei numeri, quella dei luoghi ec. e così delle altre facoltà astratte della mente; ed ecco perchè scorgesi essere in uno più fe- lice la memoria dei nomi, che quella dei numeri e vicever- sa ec: e nella pazzia perdersi la memoria di una facoltà in- tellettuale di cui essa è il modo di essere o attribuito, e ri- manere nella piena integrità le altre memorie. Il libero arbitrio sta nello scegliere ed accogliere come buona una impressione che così viene allo spirito rappreseu- lH(a dalle finizioni dei proprii organi, e rifiutarla come cat- tiva, se così la impressione gli viene prodotta. La libertà morale è il più elevato attributo del sentimento del giusto e dell'ingiusto, e che conduce al convincimento morale ; questo sentimento produce un senso di soddisfa- H — 377 — zione 0 di disgusto, pel quale sorge la coscienza. Chi giu- dica con questo senso solamente e senza che le potenze su- periori intellettuali lo rendessero ragionevole, allora giudica con una emozione. Questo senso nei folli può divenire (io/> pia coscienza, non perchè ammalasi la coscienza, ma per- chè si ammalano gli elementi onde essa risulta. Se un tale è aumentato da un istinto feroce, che coscienza volete avere in quello? Se le facoltà intellettuali non sono sufficientemente bene sviluppate, qual coscienza logica, qual convincimento morale, qual libertà morale potete scorgere intera ed incolume? La disposizione ereditaria alla pazzia non uscendo per nulla dalle leggi della natura degli organi, è confermata da lumi- nosi fatti statistici. Tutti gli autori di freniatria vi convengo- no ; ed io tra questi scelgo e vi porgo innanzi i seguenti ri- sultati numerici, che fanno a* proposito nel nostro caso per una detcrminata forma di pazzia, le lipemanie: — L'inglese Stewart {Oii' Hereditary Iiisanity, London 1864), diceche nelle varie forme di alienazioni sono le lipemanie piìi comu- nemerite ereditarie, di cui 57 per 100; e si notarono 447 con- giunti alienati dei quali erano: — 215 genitori 143 fratelli e sorelle 37 parenti remoti 34 cugini 18 zii. Il Tigges (Geschisch und statistik der Westphal betref- fend eie. 1868, Berlin) su 3115 alienati ritrova 880 ereditarli. 10 ho veduto fino a quattro e cinque folli in una famiglia nello stesso tempo (ed al presente ne ho veduto tre, due so- relle ed un fratello); e sebbene nei manicoraii non sempre le notizie su ciò possono aversi, perchè le famiglie le nascon- dono, pur tuttavia pure vi si scorge una cifra non lieve. Ed in moltissimi casi i figli nella pazzia han preceduto i geni- tori , così che se questi fossero prima morti, sarebbe ciò sfug- gito all' attenzione dell' osservatore. 11 dot. Berti distinto alienista di Venezia ha pubblicato un quadro genealogico di una famiglia per cinque o sei gene- ~ 378 — razioni da formare un gran numero d'individui, dei quali un terzo è stato pazzo. Mi piace presentarvelo. Intanto è da osservare che se l' eredità dispone alla pazzia come uno , se a questa condizione si unisce qualche altra causa fìsica e morale, e specialmente le gravi malattie ce- rebrali , le lesioni violenti al capo , lo spavento ecc. allora oltre a che tali cause fossero per loro sfesse efficienti a pro- durre la pazzia, rimanendo nello stato di disposizione, que- sta viene a moltiplicarsi in intensità come il quadrato delle distanze. Dopo sì rapida esposizione delle facoltà umane secondo si manifestano nello stato normale e nello stato di morbo, si rende facile a dar ragione degli atti dell' imputato De Biase. Ma per poterli confrontare con quello che ho detto per poi venir così difilato al mio parere su le cagioni per cui il De Biase si determinò a delinquere, è d' uopo porre innanzi un rapido cenno delle azioni di lui fino alla consumazione del delitto, riassunto dal processo e dal dibattimento. De Biase di S. Antimo, è dell' età di anni 44 , di tempe- ramento nervoso linfatico , di costituzione fìsica non robu- sta; il capo è proporzionato alla persona; però presenta una larghezza più tosto eccedente da un centro dell' osso parie- tale all' altro in modo che tutta la regione posteriore late- rale del capo predomina non lievemente su quella anteriore e superiore: ciò che vale essere in quest' uomo le facoltà af- fettive prevalenti su le intellettuali. Egli ha servito nell' esercito e giunse in poco tempo per la condotta sua non appuntabile a conquistarsi una meda- glia di onore ed il grado di sergente. Insomma lo stato di servizio militare non è che un elogio per costui. Un giorno 1865 fu proditoriamente aggredito da quattro persone e percosso a colpo di scure sul cranio, da riportare una grave ferita con sensibile avvallamento dell'os- so alla gobba parietale sinistro, e lieve ferite per arma ta- gliente su r arco cigliare. Cadde tramortito ed i periti mi- — 379 — litari "vi riconobbero la commozione grave cerebrale con semi- paralisia della lingua e del braccio sinistro atteso il contro- colpo subito nella regione destra ed inferiore del cerebro. Egli non sapeva che aveva un rivale in amore. Guarito della ferita e delle paralisie dopo un mese, fu dichiarato atto al servizio. Correva la fine del secondo mese dal giorno della ferita riportata. Il De Biase perlustrava con una pattuglia fuori del paese quando incontrò il suo feritore: gì' impose 1' arresto ; gli legò le mani dietro il dorso e lo disarmò di un coltello. Giunto in nn luogo boscoso , ordinò ai suoi di ligarlo coi piedi ad un albero, lo fece bendare, e col coltello lo castrò con arte chirurgica; poi ne lo mandò così mutilato dicendo- gli: ora non farai più il geloso. Ritornò alla caserma, come se nulla avesse fatto , fu messo in prigione e giudicato si ebbe sette anni di relegazione che espiò. Qui è da notare che il medico perito dell'evirazione, che fu lo stesso che aveva giudicata la grave e pericolosa ferita sul cranio del De Biase, richiamò l' attenzione del giudice su lo stato di mente dell' autore dell' evirazione a causa della lesione già da questi riportata. Savio e previdente avviso ! Di più nel corso del dibattimento nel tribunale di Salerno fu elevata la quistione di pazzia , poi con leggerezza inqualifi- cabile eliminata. Non si conosce nulla degli atti del De Biase nei 7 anni espiati nella relegazione. Ritornato in S. Antimo sua patria, si vide il suo carattere mutato, turbolento, interessato, avido di danaro. Un giorno che si accorse che un fabbricatore an- dava lento nel lavoro minacciollo di precipitarlo giù. — Un suo zio prete Giuseppe Papa avevagli procurato un impiego nelle officine dei dazii ; ma il De Biase intollerante dopo qualche mese lacerò i registri e si dimise dall' impiego. Mi- nacciò un altro suo zio di morte. Costui contava in famiglia quattro pazzi: — un pro-zio ma- terno monaco fattosi malinconico, finì suicida precipitandosi in un pozzo molti anni fa: — un fratello lipemaniaco credeva non avere visceri, morì imbecille : — una sorella nel 1863 dimorò nel manicomio di Aversa, perchè affetta di lipemania religiosa, e ne uscì non guarita. Un' ultima sorella divenuta — 380 — nel 1875 lìpemaniaca con accessi furenti di demonomania , si ebbe un affetto pietoso dal fratello De Biase^ sicché questi un dì voleva assolutamente dalla bocca della malata cono- scere la causa per cui essa era andata in pazzia. L' accu- sato disse e sostiene che la sorella avevagli detto averle lo zio prete susurrate seduttrici parole. Questa sorella fa rico- verata nel manicomio della Madonna dell'Arco, dove ora pure dimora. Intanto a questi detti o veri o creazione della pazza, o del De Biase stesso , costui divenne in preda a sospetti. Consigiiossi sul da fare su ciò ad un suo amico farmacista Verde, che gli suggerì di denunziare al Vescovo di Aversa 10 zio, sebbene nulla ne avesse creduto atteso la nota mo- rale del prete. De Biase corre dal Amicarlo del Vescovo in Aversa e gli racconta l'insulto del zio. Ritorna in paese e dice a qualcuno che avrebbe ucciso lo zio. Dopo tre o quattro giorni fu visto passeggiare con costui: attraversarono luoghi solitari!; rna entrando nell' abitato fu veduto da una ragazza che il De Biase dopo di averle fatto segno col dito al labbro di tacere, tolta una pistola la scaricò sul cranio dello zio che cadde morto: tre mezze palle erano penetrate formando una ferita triangolare per la parte posteriore del cranio ed avevano distrutta una gran parte cerebellare e del cervello. 11 De Biase fuggì, prese una vettura e corse a Napoli; e la mattina seguente si consegnò alla giustizia confessando il suo delitto. Ciò avvenne ai 1875. Intanto il de Biase nel suo interrogatorio dice che lo zio nel lottare con lui caduto a terra cercava di cacciar fuori dalla tasca sotto la veste pretile una pistola, che egli fu sol- lecito a strappargli, e per difendersi gliela scaricò sul capo. La perizia però dice che 1' arma fu scaricata a due o tre passi di distanza e da dietro. La ragazza che fu presente alla uc- cisione nota un fatto che dimostra la verità della sua pre- senza, scartando tutte le altre inconcludenze; cioè che il sa- cerdote Papa al colpo ricevuto girò attorno a sé stesso e cadde. Dunque fu ferito all' inpiedi ; né la testimone cono- sceva che le ferite al cervelletto producono il moto rolatufio dell'individuo; disse adunque ])cr questo la vei'ilà: essa lioii era allieva di fisiologia. — 381 — Questo riassunto di quello che già voi sapete, io ho diviso in due periodi, cioè fino al giorno della ferita che il De Biase ricevette al capo; e da quest' epoca fino al giorno dell' omi- cidio. Si vuol sapere se una ferita con avvallamento nell' osso parietale come quella del De Biase, può influire sui disordini mentali. Le lesioni violenti sul capo sono tra le cause dirette della follia e specialmente quando 1' individuo vi può essere atti- rato per disposizione ereditaria. La gravezza della ferita del De Biase vien dimostrata dai fenomeni che si manifestarono fin dal momento di averla ri- cevuta, comraozine cerebrale, paralisia della lingua con bal- buzie e del braccio sinistro, avvallamento della gobba parie- tale sinistra. Se r osso al colpo si fosse rotto, sebbene per questo sa- rebbesi considerato forse maggiore il pericolo di vita , non sarebbe forse avvenuta né commozione ne controcolpo; ma ciò verificatosi è avvenuto che superato il pericolo di vita per le lesioni vinte alla base del cervello , sono rimaste quelle conseguenze che accennano ad una grande disposi- zione ai disordini funzionali del cervello. Che le paralisie per le lesioni violenti sul capo sieno fatti di molta importanza lo dimostrano la natura di quelle parti offese che danno luogo a quelle. Il cervello in gran parte sorge dal midollo allungato, malgrado ancora molti anatomi- sti credessero il contrario perchè non seguono lo svolgimento cui dispone la natura nel formarlo ; e perchè non considera- no che. le fibre di questo midollo sorgono dalla loro interna matrice che è sostanza grigia, e che l'altra gran parte del cer- vello sorge dalla sostanza grigia delle circonvoluzioni e dei gangli interni purè di grigia sostanza: — ciò che concorda con le loro funzioni fisiologiche, perchè il midollo allungato non manda a formare nel cervello che quella massa di fibre che esclusivameote sono addette alla funzioni motrici ed alle funzioni senzienti , funzioni che non sono affatte le facoltà mentali. Se è logico considerare che a funzioni differenti fan duopo condizioni materiali differenti, le funzioni mentali, che - m^ - non sono, come ho detto, né le funzioni motrici né le se'h'S zienti, debbono essere certo svolte e manifestate da diverse condizioni materiali rappresentate da quell' ordine di fibre che dalla sostanza grigia delle circonvoluzioni cerebrali e ce- rebellari sorgono a formare insieme il totale dell' encefalo. Questo midollo allungato fa seguito a quattro grandi fasci fibrosi detti colonne o piramidi, delle quali due, continuandosi per la midolla spinale , sono pei movimenti volon tarli e due per le funzioni sensoriali; sicché i nervi che escono dalle prime sono per le funzioni motrici e si spandono nei muscoli, e quelli : che sorgono dalle seconde sono addette alle funzioni senzienti. Si dicono poi misti cioè di senso e di moto quei nervi che hanno ^ una radice nelle colonne pel moto e l'altra in quelle del sen- so, e presentano la loro terminazione una nei muscoli e 1' al- tra nelle papille che potrebbero dirsi sensifere. Così quando > una lesione violenta sul capo giunge a produrre fenomeni gra- vi come quelli delle paralisie, è segno che fin nella sorgente di questi nervi è avvenuta una non men lieve modificazione materiale morbosa. Ciò spiega le parahsie subite dal De Biase. Il nervo grande ipoglosso, che detto nono paio e che mal- grado con altro numero battezzassero, è nervo motore, per- chè ha origine tra la colonna motrice e 1' oliva e si estende ai muscoh della lingua, nel ioide, nelle glandolo sottoma- sceliari ec. — E la prima porzione linguale del nervo glos- so-faringeo, la quale proviene con una radice dalla piramide posteriore, così che é nervo misto cioè di moto e di senso, si divide poi nella lingua, estendendosi con le fibre motrici pei muscoli di essa, e con le sensitive per le papille sensi- fere ciò Che costituisce il senso del gusto. Fino a questa re- gione adunque nel De Biase propagossi non heve lesione. (Il prof. Cantani perito dell' accusa modificò il suo parer(> col dubbio ; ma disse dover notare degli errori anatomiri della struttura del cervello secondo il Miraglia, non ammet- tendo che il cervello in parte sorga dalla midolla allungata ma bensì questa essere il prolungamento di quello. Notò ancora che il nervo grande ipoglosso è nervo del senso del gusto e non di moto. Il prof. Miraglia rispose che non era luogo di lare qui- — 883 -. stioni di anatomia, la quale vi era entrata come incidente; e che a sua volta diceva che se il prof. Cantani, di cui egU fa molta stima , vuol ritenere il cervello come la sorgente del midollo allungato e del midollo spinale lo creda pure, tanto più che siffatta idea volgare è ritenuta ancora da molti anatomisti ; ma se dice poi che il nervo grande ipoglosso sia nervo pel gusto e non pel moto , lo invita a provargli che questo nervo non sorge presso la piramide addetta ai movimenti volontarii , ma dalle colonne del senso . Qui il prof. Miraglia espose fatti di lesioni violente al ca- po seguite da follia). Applicando tutto questo che ho detto al De Biase, io ritrovo che il suo carattere non fu più quello che presentava prima di essere stato percosso nel capo. Appena scorsi due mesi produce 1' evirazione al suo rivale e ritorna al quartiere mi- litare come se nulla avesse fatto. Io non mi acquieto alla sentenza del Tribunale di Salerno che lo ritenne sano di mente, tanto più che un delitto posteriore consumato in uno accesso lipemaniaco della durata di pochi giorni, come ac- cennerò, mi dà ragione di ritenere che quel!' atto dell' evira- zione fu la conseguenza di una mente guasta in un cervello ancora semi-malato. Insomma quello fu un primo atto di alienazione mentale che soddisfatta, e poi ritenuto esso lon- tano da novelle occasioni rimase nello stato di quiete pel tempo dell' espiazione della pena. So alcuni casi di pazzi che con tutta la freddezza possibile hanno operata la castrazione ad altri ed a loro stessi; e ricordo che nel manicomio di Aversa, forse più di venti anni fa, un alienato castrò con le unghia e coi denti un demente, il quale pacatamente guar- dava r operazione che il compagno gli faceva. Ritornato adunque il De Biase in patria fu ritenuto stra- vagante, incoerente; ora diceva bene di uno, ora ne diceva male. Impiegato alla Dogana, senza ragione straccia i regi- stri ed abbandona 1' ufficio : cerca di precipitare giù fabbri- catori perchè lavoravano lentamente. Vuole sapere assolu- tamente dalla sorella in delirio per qual causa era andata in pazzia. Sente dalla malata che il zio dicevale brutte pa- role. Ciò sia 0 non sia vero poco importa , perchè questi detti o creazione del suo cervello o usciti dal labbro della malata, bastarono ad incendiare la mente già disposta ren-_ dendo dolorosa e permanente una emozione che divenne idea fissa tormentosa da spingerlo ad atti pericolosi. Cruciato da-^ questa idea di onore pericolante della sorella, cerca consi- glio, ricorre al vicario onde richiamare lo zio al dovere, ma l'idea avvolta in allucinazioni sensorie sempre più crescenti, senza aspettare il risultato dei suoi ricorsi , alla più lieve spinta si trascina ad uccidere il povero zio. Sebbene avesse il de Biase poi conservato la coscienza di, avere consumato un delitto, non se ne pente, perchè nnanco adesso sembra che sia in quella indifferenza che suole se- guire la soddisfazione di un delirio. La precauzione presa di far segno ad una fanciulla, di non dir nulla di quello che andava a fare, cioè a scaricare la pistola sul cranio del zio, è precauzione dello stolto eh' è dominato da una idea fìssa che gli toglie la volontà di po- tere fare altrimenti, cioè di mandare quella feroce esecuzione ad altro tempo: l'impulso era irresistibile ed incorrigibile; r incubo dell'allucinazione sensoria dell'onore pericolato della sorella mandò in fumo ragione, volontà, libero arbitrio. Soddisfatto l'impulso irresistibile sottentra quella calma, che nei folli non è pentimento ma astuzia, con cui credono di potere dare ragione alle loro azioni criminose. In vero parla di lotta, di arma strappata a chi voleva ucciderlo; mentre non risulta dal dibattimento che 1' ucciso fosse uomo d' armi anzi era un uomo irreprensibile. E poi, supposto ciò vero, disarmato 1' avversario era cessato ogni dritto di difesa. Da tutto questo che ho detto può rilevarsi che il de Biase molto disposto a disordini della mente per 1' eredità quanto maggiormente per la ferita grave ricevuta al capo, commise l'omicidio in persona del zio sotto l'impero di un' alluci un- zione lipemaniaca impulsiva clie era divenuta infrenabile, idea fissa che cru.ciavalo da più giorni. Questo stato di lipc- mania impulsiva è una delle follie ragionanti ch'esclude ogni rlsponsabilità. Cittadini Giurati, gli stessi periti dell' accusa senza avve- dersene, tratti dalla foga di fare un novello atto di aoctisa, - 385 — dichiararono folle 11 de Biase. Lo vedrete ora che noto qual- che osservazione su la loro perizia scritta. Tutto l'esame dei medici periti che tennero l' imputato per sei mesi circa sotto la loro osservazione, che poi per qual- cuno di essi non si estese clie a due visite, e per l'altro a cinque o sei, non si riduce che su l' interrogatorio fatto alla loro presenza. Da questo interrogatorio essi deducono, che il de Biase é Vuomo il quale credendosi offeso nell'onore, sì vendica. Così che senza saperne trovare la ragione scorgono in siffatta credenza una cagione sufficiente al delinquere ; ma non sanno trovare dove ebbe origine siffatta credenza. Essi ripetono che il solo dato sicuro per giudicare sana la mente del de Biase in tempo dell'omicidio, si è che questi crede lo zio oltraggia- tore della sorella, poco importando come questa credenza fosse sorta tenace nel suo cervello ; anzi incalzano dicendo che il pensiero che il de Biase ha della colpa che lo zio ha verso di lui non è delirio né allucinazione; ma che è CONVINCIMENTO del fatto in vista del quale opera. Si aggirano sempre nello stesso circolo vizioso, senza po- tere trovare in altro la cagione percui il de Biase si spinse a delinquere, che in una credenza e quindi in un convinci- mento prodotto dallo stesso cervello del de Biase. Siffatta perizia esclude ancora il delirio transitorio, perchè credono essi medici che in questa ipotesi, eseguita la ven- detta si ha r ABBATTIMENTO, la SMEMORATAGGINE, iUSOOima iNCONSciENZA dell'operato, anzi si rimane sopra luogo quasi alieno di quel che si è fatto. Qui non rispondo, perchè apprendo veramente cose nuo- ve! ma chi dice che il pazzo dopo di avere consumato il de- litto rimane nello stato come credono che rimanesse gli alie- nisti della perizia? Essi non fanno conto né dei testimoni, né della forte di- sposizione ereditaria che non ammettono nella pazzia, né della premeditazione dei pazzi, che non conoscono; né della lesione violenta del capo. In somma dalla perizia non ap- prendo nulla. Essi non potendo esaminare alcuna facoltà in azione; e 25 — 386 — limitandosi al solo interrogatorio, han concliiuso che il de Biase perchè ha memoria, racconta il fatto, si difende, ra- giona non è pazzo come non è stato pazzo né nel tempo dell' omicidio né prima, tanto più che mia sentenza del tri- bunale lo avea dichiarato savio in un primo delitto. In questo modo bisognerebbe mandare tutt' i monomaniaci ai lavori forzati a vita! Io al contrario riconoscendo dal lungo esame fatto di quanto si é svolto in questo lungo dibattimento ritrovo la causa a delinquere del de Biase, come più sopra è detto, in un'allu- cinazione lipemaniaca produttrice d' idea fìssa, per cui viene esclusa ogni risponsabiUtà. Pare che mi si sia domandato in quale stato di mente ora trovasi il de Biase? Ora è nello stato d'indifferenza, che potrebbe sparire per ritornare negli accessi deliranti atteso la facilissima sua disposizione organica ad ogni più lieve motivo. Cosa dovrebbe farsi dunque di lui ? Nelle altre na- zioni per questi infelici facih per morbo a delinquere si cu- stodiscono in esperimento per lungo tempo in ospizii detti manicomi! criminah. In Italia non vi sono, ma sperasi che presto vi sorgano a garanzia della società e di siffatti infelici medesimi. Non bisogna esporre un barile di polvere che può esplodere ad ogni scintilla. Guardino adunque i Giurati e la Corte di garentire la società e nello stesso tempo a non tra- scurare le condizioni di un disgraziato. ~I Giurati con una sentenza di assoluzione mandarono a casa il de Biase, non per aver commesso il delitto nel disordine mentale, ma perchè, come egli solo diceva, mentre neanche cenno ne fosse stato fatto nel pubblico dibattimento, aveva ucciso par essere nel diritto di legittima difesa ! ! ! — 387 — SUL TALENTO DELLA MUSICA ( CoDlcienza pronunziala il 12 maggio 1878, nella Filarmonica Bellini ) Una facoltà mentale, che si rivela in tutt' i popoli ed in tutti i tempi, suscettibile di modificarsi e di perfezionarsi fino a dare elemento ad una scienza, ad un'arte, anzi spesso ad elevar questa a scienza, non può essere che la manife- stazione di una disposizione innata. Né le disposizioni innate sono sobbiettivamente psichiche, perchè non si nasce con un buono o cattivo spirito, ma bensì con una buona o cat- tiva organizzazione , sola condizione che spiega le varietà , e la più 0 meno energica potenza mentale fino a renderla del tutto o non svolta o annientata. È facile quindi compren- dere che ogni disposizione non essendo che l' attitudine di una condizione materiale a svolgere la propria funzione as- segnatale dalla natura, non vi può essere facoltà mentale, che è il potere passato in atto, senza un suo organo proprio; né questa facoltà, così divenuta manifestazione attiva della propria funzione, può mostrarsi più o meno potente senza una più o meno perfetta struttura dell' organo medesimo (1). Non so se questo generale rapidissimo cenno su le innate disposizioni organiche per la manifestazione delle differenti facoltà umane sia stato sufficiente a poter far sorgere nel- la vostra mente erudita il concetto , che non si nasce solo poeta, e si fa 1' oratore , ma si nasce con la disposizione a divenire quello di cui la facoltà è predominante ed energi- camente svolta fino alla passione; la quale ultima non è che r indizio della più potente attività continua della facoltà me- desima. Però son certo che questo concetto fisiologico reste- rà fermo nella vostra mente, per la spiegazione che vado a fare su le condizioni che sono indispensabili , nello svolgi- ci) Miraglia. Delle disposizioni innate, ecc. Prolusione al 5. corso di Fre- nologia, 1874. — 388 — mento del talento della musica; e delle ragioni perchè, seb- bene la musica sia divenuta un bisogno per le delìzie del no- stro spìrito, e sebbene il gusto per essa siasi tanto genera- lizzato, sì bene poi in pochi il genio musicale si rivela. Per ora non posso, o signori, discorrere, come frenologo, sul talento della musica con lo esporre i mezzi di coltivarlo e perfezionarlo, e così superare le difficoltà per ben riuscire nel porre in concordanza le felici organizzazioni col concorso delle esterne circostanze necessarie. Quando ciò udirete, sa- rete sorpresi del piccoHssimo numero di compositori ed ar- tisti di merito in mezzo a tanta massa di persone che si danno allo studio della musica: — e ciò sarà oggetto di un'al- tra conferenza molto interessante per le norme che possono stabihrsi rette nell'educazione preventiva e direzione da darsi al talento musicale. Ad intendere quella è indispensabile che ora io mi trattenga a dire come questo talento legato ad una disposizione innata, cioè ad una condizione organica, e che nello stato di natura non è che una semplice facoltà che si rivela in tutt' i popoli e tanto, divinizzata, la civilizzazione ne ha fatto un' arte ; e quest' arte seguendo il progresso della civiltà moderna è giunta al più alto grado di perfezione : dirò ancora quali sono queste condizioni organiche per le quali si svolgono, si manifestano e si esercitano le facoltà fonda- mentali di cui la potenza e l' energia costituiscono il talento della musica fino a divenir genio. Credesi generalmente che all' orecchio si deve il talento della musica, si che per indicare un buono o cattivo com- positore 0 cultore di musica dicesi un buono o cattivo orec- chio. Questa credenza fu diffusa dai metafisici puri, i quali credono spiegar tutto con le generalità che sono le loro idee immaginose e prestabilite, mentre non spiegano nulla, anzi producono un danno perché la maggior parte degli uomini sono più facili di adattare il loro spirito alle generalità senza faticar la mente, che alle idee di utilità pratica che vogliono studii e fatiche. L' orecchio non è che l' istrumento che tra- smette al cervello i suoni che raccoglie ; ma è il cervello che li percepisce e li giudica, e che crea gli accordi e le melodie che costituiscono la musica. Sicché per questo il talento della I musica non è mai in alcun rapporto colla finezza dell' orec- chio. Il celebre Beethoven divenuto estremamente sordo molto prima della vecchiezza continua a scrivere su di un porta- foglio le note musicali che si presentavano al suo spirito. . Quando egli ponevasi al piano, il suono che usciva da questo istrumento non poteva giungere al suo orecchio per la sua infermità, intanto percepiva quello che eseguiva col suo or- gano interno cerebrale ed i movimenti dei suoi occhi ani- mati indicavano V estasi e lo sviluppo delle idee melodiose. Negli uccelli cantanti, il maschio e la femmina hanno egual- mente il nervo acustico sviluppato e finissimo, ma non è che il maschio che ordinariamente canta, perchè nel cervello di questo v'ha una regione sviluppatissima, che non è per nulla nel cervello della femmina. Però mi riservo dire tra breve qualche cosa su la funzione del senso uditivo su cui la na- tura ha voluto diffondere la più mirabile arte sua misteriosa, enei quale si organizza l'elemento eccitatore esterno per la funzione della facoltà superiore costituente il senso musicale dell' armonia e della melodia. Or se nel cervello sta la condizione materiale per cui si svolgono quelle forze fondamentali che sono la base del ta- lento della musica, quali sono queste condizioni e facoltà primitive senza delle quali non v'ha grande genio musicale? e sono esse sole sufficienti senza la combinazione di altre facoltà energiche, e senza il concorso di condizioni esterne a formare un grande compositore di musica, un gran can- tante, un gran suonatore? É indubitato, ripeto accennando ad altre ragioni che le no- stre facoltà mentali, perchè diverse e spesso contrarie fra loro si svolgono e si manifestano per mezzo di diverse parti cerebrali, imperocché sarebbe assurdo dare ad uno stesso organo nel medesimo tempo funzioni differenti. Le leggi delle natura non sono create da certe metafisicherie: esse sono sempre costanti. Se per l'acquisto della cognizione delle pro- prietà della materia la natura ha dato apparecchi differenti e speciali che sono i cinque sensi; perchè poi rinnegando sé stessa, non avrebbe dovuto far lo stesso per le facoltà mentali e pel cervello che in vero è un composto di tanti — 390 — ammirabili apparecchi? Io ho sempre lasciato ai metafìsici e psicologi puri, che non conchiudono mai nulla pel" l'utilità pratica delle nostre facoltà mentah, di farsi dello spirito un personaggio che va passeggiando nel cervello, e che agisce indipendentemente da quesf organo ; mentre veggo, e tutti lo sanno, che una goccia di sangue esuberante nel cervello manda a monte ogni facoltà ed ogni attitudine; anzi quando veggo che mancando la condizione indispensabile o disposi- zione energica organica, la volontà più ferma è impotente non solo a creare il genio, ma anche a rendere viva ed attiva la facoltà; percui non vi è massima pii^i volgare e sciocca di quella che dice, volere è potere. In somma qual'è questa potenza fondamentale, questa con- dizione organica cerebrale elemento primitivo del talento della musica '? Un senso interno che non solo rende il nostro spirito sen- sibile alla melodia, ma che può giudicare ed apprezzare il rapporto trai suoni, e che può creare nel suo interno questi rapporti, è la prima qualità che forma la base del talento della musica, che verrebbe meglio detto come facoltà pri- maria senso dei l'apporre dei ioni. Questa facoltà di percepire i rapporti dei toni è indipen- dente dalle altre facoltà cerebrali, quando può manifestarsi energica e nei modi più variati malgrado la mancanza delle altre potenze mentali, e viceversa nella sua massima fievo- lezza o mancare affatto benché le forze più elevate della mente sieno sviluppate e predominanti. Ciò è prova che de- stinato en organo particolare nel cervello alla manifestazione ed esercizio di questa facoltà, essa segue naturalmente la energia della funzione del suo organo medesimo. E ciò spie- ga ancora che precocemente questo senso può svilupparsi e nel più alto grado nella fanciullezza prima che le altre po- tenze apparissero, perchè la condizione organica addetta alia sua funzione ha già raggiunto uno sviluppo preventivo. In fatti Piccini, Mozart padre e figlio, Hatjdn ed altri già noti mo- strarono fin dalla fanciullezza una grande passione per la musica, od in breve il loro genio fece le maraviglie del mondo. Non è qui opportuno di fare una descrizione anatomica e — 391 — fisiologica di quest' organo che con la sua funzione costitui- $ce il primo elemento di percepire e di creare i concetti mu- sicali; r ho fatta già più volte alla gioventù medica nelle mie lezioni alla Università, alle Accademie e nei Congressi; ma mi limito ad indicarne la sede nel cervello e nel cranio, che la scienza ha già stabilito , e che nei grandi genii ognuno può osservare molto sviluppato ed apparente. La sede a- duiique dell' organo del senso dei rapporti dei toni è la parte o circonvoluzione cerebrale che poggia su V angolo esterno del piano orbitario, elevandosi e mostrandosi ester- namente per più di un pollice in una prominenza a forma di cono troncato immediatamente al di sopra dell' angolo e- sterno di ciascuno occhio (n.'^ 32 della Jlg. (1)) ed allun- gandosi molto verso le tempie; o pure elevandosi a forma di piramide fino al mezzo di ciascun bordo esterno anteriore della fronte. Questa duplice apparenza dell' organo fa che la parte inferiore della fronte si presenta larga e quadrata. La prima conformazione si osserva in Mozart ; la seconda in Jomelli. Insomma questa prominenza in complesso è molto rilevante nelle belle ed armoniche teste di Rossini, di Bel- lini, di Donissetti, di Piccini, di Haydn, di Meyerbeer, di Mercadante, di Petrella, di Verdi, e dei grandi compositori. Gali non si è ingannato di ritrovare 1' organo più sviluppato negli italiani, nei boemi e negli alemanni, che nei francesi e negli spagnuoli. Ma questa facoltà dei toni che dà la percezione della gra- dazione e dei. rapporti dei suoni, sola in azione può costituire il talento della musica? Vi è mi' altra facoltà, che è un altro elemento fondamentale ausiliario a costituirlo, cioè quella dei rapporti del tempo che dà la percezione degli intervalli , delle misure, del ritmo. Queste due facoltà elementi primi- tivi del talento musicale, secondo che una predomina su l'al- tra, formano due generali varietà di genio; cosi che se la funzione dell' organo dei toni predomina su quello del tempo, la melodia forma il carattere delle note musicali, ma se pre- ( ) Nella indicazione d>ii numeri rappresentai! li gT indisi analomici degli organi cM-ebvaii sul cranio veggasi la fig. a pag. 294. — 392 — pondera il tempo vi si scorgono in preferenza le regole del| ritmo e 1' armonia. È tanto indispensabile per la musica un '\ energico e perfetto senso del ritmo e delle misure, che ognu- no si sarà accorto sovente, che malgrado un buon senso musicale, mancando quello del tempo si confondono tutte le misure nella esecuzione. E credo che di siffatti musicisti non vi è penuria. Al lato interno dell' organo dei toni si presenta nella fronte quello dei rapporti del tempo in una prominenza allungata in sopra (/^. 31 della Jig.) : e spesso questa si osserva in un solo rilievo unita a quella dei toni in ciascun lato. Oltre di questo carattere generale che informa il talento della musica , la sua combinazione con le altre faeoltà ne costituisce il gusto e 1' impronta propria particolare nella varietà immensa delle composizioni musicali e delle esecu- zioni istrumentali , come or ora verrò a notare. Però per questo, ricordo di aver detto di far prima qualche cenno su la destinazione dell' organo dell' udito , non come base del talento della musica, che non lo è, ma come mezzo nel quale si organizza 1' elemento eccitatore per la funzione delle fa- coltà superiori del tempo e del tono. Nel 1. voi. del mio Trattato di Frenologia, fo le seguenti osservazioni : « La struttura anatomica dell' organo dell' udito dà ragione delle sue funzioni di trasmettere al cervello le impressioni sonore ; così che 1' orecchio è pel senso della musica come r occhio è per la pittura ; cioè una delle condizioni per cui la facoltà superiore deve apprendere i rapporti dei suoni tra- smessi. Per lo che le funzioni dell' organo dell' orecchio deb- bono essere in armonia con le leggi fisiche delle vibrazioni sonore dei corpi, e quindi suscettibili di quelle immense va- riazioni che debbono formare l' elemento moltiplice all' eser- cizio della facoltà superiore, sul quale essa fonda le sue crea- zioni melodiose. « Le fibre nervose sensitive e motrici che concorrono alla azione del meccanismo dell' udito interno spiegano la ragione delle diverse qualità sonore che s' imprimono in ispeciali parti di un organo generale. Io per questo ritengo come sole - 393 — primarie qualità del suono il tempo ed il tono, che V appa- recchio acustico è destinato a trasmettere distinte agli or- gani del cervello, onde questi, ciascuno per sé, ne apprez- zino le relazioni ed i rapporti. Ma dove si magnificano, si modellano e si modificano siffatte qualità^ sonore, onde ven- gano così variate trasmesse agli organi delle facoltà che ne fanno elementi per le loro elevate funzioni ? L' eccitabilità dell' apparato nervoso uditivo può spiegare tutta la moltipli- cità dei fenomeni acustici. Ivi la seguen;:^a delle impressioni di cui incessantemente 1' una segue prima che la precedente si estingua , e le quali variano per gradi secondo la varietà graduale delle vibrazioni , costituisce 1' elemento tempo. Il tempo adunque si rappresenta nel nervo acustico per la forza compressoria che vi s' imprime nel variar dei suoi gradi in analogia di una speciale facoltà superiore che ne apprezza e ne feconda le relazioni. E questa stessa forza compresso- ria costituisce il tono, altra distinta qualità sonora, quando nel variar per gradi accennando insieme alla rapidità di suc- cessione dei suoi impulsi dà la distinzione della grossezza od altezza del suono , distinzione percepita ed apprezzata nei suoi rapporti da particolar facoltà della mente. Il tempo può considerarsi per lo udito, come lo spazio per la vista; ed il tono differisce dal suono come il colore dalla luce. « La durata delle vibrazioni sonore sì nei loro gradi che nelle loro successioni se può considerarsi come altra qua- lità primaria del suono, è per me ancora un attributo o qua- lità distinta del tempo. La intensità del pari che rappresenta la gradazione specifica dell' altezza o grossezza dei suoni è il peculiare attributo del tono. E per questo la concordanza del tempo e del tono nella sensazione acustica costituisce il ritmo musicale , che naturalmente vien fissato nella conso- nanza della ritmica eccitabilità dell'apparato uditivo » (1). Pare adunque dimostrato che per sentire l' emozione delle armonie e melodie musicali, e per essere cultore dì musica fino a renderne elevato il talento, è indispensabile che l'or- gano dei toni {n. 32) pel primo sia convenevolmente svi- ci) MiRAGLiA, Trattato di Frenologia, Voi. 1., pag. 539 e seg. — 394 — Juppato. Con disposizione contraria non solo si resta indif-j ferente ed insensibile alle note musicali, ma vi si mostri a\^'erso. Ma queste buone disposizioni non sono affatto suf- ficienti senza una retta istruzione ed un esercizio convene-1 vole. É vero che l'istruzione non crea le facoltà, e non fa nulla se queste sono deboli o mancano ; ma le svolge , U dirige e le rende feconde quando i loro organi sono bene sviluppati. Ciò è la ragione per cui nelle città dov' è l' istru- zione musicale sorgono dei buoni musici: nelle campagn( perchè questa manca, malgrado le più felici disposizioni na- turali , esse sono perdute per 1' arte : al più non può dive- nirsi che un buon cantante del villaggio. Eppure l' istruzione e r esercizio non rendono nulla se non sono messi in opera neir età convenevole, affinchè gli organi che debbono essere messi in azione possano fortificarsi e modificarsi per rag- giungere la perfezione della specie d' arte musicale a cui fan tendere le condizioni che la natura vi ha assegnato. Intanto le modificazioni più variate si vedono nel talento della musica pel concorso dell' azione di altre facoltà. Per questo concorso si fissano e rendono perfetti i diversi ge- neri di musica. Neil' esaminare quindi queste differenti modificazioni pel concorso dell' azione delle altre facoltà, può farsi una delle più semplici divisioni, cioè distinguersi i musici in compo- sitori ed in esecutori ; e questi in cantanti ed istrumentisti. Senza la conoscenza esatta delle facoltà speciali che concor- rono a dare la giusta direzione ad un eccellente senso mu- sicale e propriamunte a quel genere di musica a cui si è disposto , r istruzione fallisce, come abbiam detto di dimo- strare in altra conferenza. Incomincio dagli strumentisti. I suonatori d' istrumenli non solo debbono essere dotati degli organi della musica e del tempo, ma pure di una grande agilità dei muscoli sottomessi agli ordini della volontà ed insieme e più della facoltà della tattilità {n. 25). In vero a quest' ultimo senso , che dimostra la fina delicatezza nella sensazione del tatto, è che deve l' artista la distinzione delle differenze più impercettibili nelle vibrazioni dì ima corda o — 395 — Della resistenza di una molla d' istrumento ; e per questa fi- nezza di sensazione egli varia e modifica fino all'infinito il suono che tira dal suo istrumento. Doveva per questo essere grande la delicatezza del tatto nei celebri suonatori come in Ballìot, Paganini, Talberg, Lillo ed altri molti. Di un' altra condizione per far variare considerevolmente i suoni lian bisogno i suonatori di strumenti a vento ; cioè di un torace ben conformato. Con tutte queste buone condizioni si riesce a nulla se lo istrumentista non sta in continuazione di esercizio ; perchè i muscoli che si mantengono in quiete, perdono l' attitudine ad eseguire con precisione e con rapidità gh ordini della vo- lontà ', e la tattilità non esercitata si svolge torpida e grossa. Lo strumentista che manca della facoltà della musica è un semplice esecutore artificiale che esegue senza intenderlo quello che gli si presenta, formando sovente la disperazione dei maestri che battono la musica ; e di siffatti suonatori ve ne sono molti, e le Signorie loro lo sanno. La qualità principale di un capo d' orchestra sta principal- mente nel far buon uso della facoltà del tempo di cui deve essere fortemente dotato. Dev'essere ancora provvisto di quella dei toni per guidare insieme alle misure i gradi dei suoni. Osservate i compositori che battono l'orchestra, quanta mimica e potenza mettono in tutt' i movimenti del loro corpo e della loro fisonomia. Posso citare Mercadante e 1' esimio Lauro Rossi. io non sono né un compositore di musica, né un esecutore, ma come fisiologo , per quel che ho detto, sono guidato a fare un' osservazione , alla quale voi tutti di senso squisito e di logica induttiva certo converrete nel considerare 1' at- tuale metodo di molti di suonare il piano , elevando disgu- stosamente le mani e le braccia e battendo sui tasti impe- tuosamente. Come può andare di accordo questa violenta commozione muscolare con la delicatezza della tattilità per tirare dall' istrumento suoni melodiosi ed armoniosi ? Io non intendo questa materia ; ma non posso rinnegare il principio fisiologico tecnico ; anzi lo posso confortare con un detto che ricordo di avere udito da un maestro celebre che molti di — 396 — voi avrete certo conosciuto, lo sventurato maestro Lillo. Egli fu demente sotto la mia cura ; ed avendogli un giorno do- mandato , mentre divinamente toccava il piano malgrado la sua follia, perchè non muoveva quasi mai i pedali : mi fece la risposta più savia del mondo, cioè che il piano ed il forte veramente stavano nelle sue dita, perchè se quelli servivano a smorzare o elevare i toni, con le dita ne regolava i gradi e le misure. Ed in vero le sue dita correvano con la rapi- dità dell' elettrico su la tastiera svolgendo angehche melo- die, ma tenendo quasi immobili e fermi polsi e braccia. La i tattilità adunque con la celerità della forza muscolare con- centrandosi nelle dita si mostrano certo più squisite che quan- do si disperdono per tutt' i muscoli delle braccia. Nella danza che si esegue per mezzo della musica la con- dizione principale dev' essere una felice azione muscolare , e vi deve più di tutto prevalere 1' azione del tempo. I dan- zatori nella scena, se non sono dotati della facoltà della mi-, mica (n. 21), e dell' equilibrio {seg. ?J per dare ai loro mo- vimenti più energia, più agilità, più grazia, non saranno che mediocri artisti. Per questo talento si sanno delle danze dei greci e romani le meraviglie, tanto bene ora riprodotte dai francesi. Nei cantanti tutte le qualità sopracennate debbono insieme concorrere, ciò che difficilmente e raramente avverasi; e per questo sono in meno numero gli abili cantanti che gli stru- mentisti. In fatti il cantante deve possedere in più alto grado la facoltà dei rapporti dei toni e del tempo, ed insieme nei muscoii tutta l'agilità e forza degli strumenti a fiato. Essendo il laringe l'organo principale del cantante fa d'uopo che esso sia bene organizzato, e che non produca alcuno ostacolo ad una chiara e perfetta pronunzia. Il cantante che non pronun- zia bene la parola, o cerca di esprimersi in una lingua stra- niera, malgrado la sua bella voce, non solo dimostra di man- care di gusto e di sentimento, ma converte il canto in un solfeggio, perdendo inoltre il prestigio di far intendere il con- cetto musicale. La facoltà della mimica {n.° 21) dev'essere molto svilup- pala ed esercitata nei cantanti drammatici, già dotati delle — 397 — buone qualità indispensabili della musica, condizione sola per raggiungere un giusto merito. Tutte queste combinazioni rendono rare tali celebrità. In vero, dove rinvenire così spes- so delle belle espressioni del gusto più squisito musicale unito ad un timbro sì armonioso di voce, e ad un vasto torace, elle resero celebri Lablache, Fedor, Taccliinardi, Malibran, Crisi, Rubini, Tamburini, Fraschini, Patti? In questi l'organo della mimica è bene sviluppato, esso appare alla parte su- periore anteriore e un poco laterale della testa. I cantori e cantatrici dotati pure di bella voce e del talento della musi- ca con insufficienza della facoltà della mimica, vi lasciano ben freddi in un momento di ammirazione, sì che il loro canto, non ispirato, rassomiglia piuttosto ad un suono di strumento che agli accenti di un essere che sente e pensa. Quando gli organi della musica insieme a quello della mimica sono sviluppati come nella testa del Lablache, della Pasta, della Malibran, della Grisi e d' altri celebri, le loro voci s'im- possessano dei vostri sentimenti elevandoli fino all' estasi. Il riconoscere ed il guidare il genere di canto a cui natu- ralmente si è disposto, è ben difficile quando le norme della speciale istruzione non sono fondate sulla nozione delle varie qualità necessarie a poterle svolgere e convenevolmente eser- citare fino a portarle alla perfezione. Eccomi giunto a' compositori. Essi non han bisogno né di agilità muscolare, né di un forte torace, né di una buona voce ; ma bensì di una perfetta e speciale organizzazione ce- rebrale, per mezzo delle cui funzioni sorgono i loro lavori. Il senso della musica sebbene energico senza il concorso attivo di altre facoltà intellettuali, non può elevarsi al di là della composizione di un walzer, di una polka e di ben de- boli armonie; ma unito al predominio dell'azione di speciale facoltà superiori vi dà quel genere di composizioni musicali maravigli ose, per cui vien fissata la natura del proprio genio. I compositori di musica adunque oltre di un potente senso dei rapporti dei toni e del tempo, debbono essere primamente ed indispensabilmente dotati delle superiori forze mentali del calcolo (n.° 28) e dell' ordine {n.° 29), e di un forte senso deìV educabilità e perfettibilità {n. 22 e 30) per cui da essi — 398 — si crea e si apprende il contropunto. Queste forze speciali della mente, che come tutte le altre fondamentali sì svolgono per mezzo di singole partì cerebrali, si rappresentano nella regione inferiore e media della fronte, così clie quelli nei quali siffatte condizioni predominano, dimostrano facilità ad istruirsi e ad istruire, si eccitano a continui lavori, ed alcuni di questi si spingono a conoscere ed apprezzare quello che han fatto gli altri prima di essi; per cui la loro musica mostrando della scienza vi fa scorgere lo 'studio accanto al genio, come in Weber, Mercadante, Lauro Rossi. Questo senso dell' educabilità unito ad un precoce sviluppo del senso musicale si svolge non raramente nei fanciulli ; e quando non si sa profittare di questa felice manifestazione preventiva della natura guidandola con norme di farvi con- correre l'azione di altre facoltà, ma vi sì prodigano adula- zioni, queste sono fatali al loro genio. Il talento della musica nei compositori si presenta di ge- nere differente non solo pel predominio dei rapporti dei toni, 0 di quello dei rap)porti del tempo come di sopra ho accen- nato, ma veramente per la facoltà diversa superiore dalla quale è sestenuto. In vero se sì esaminano le teste dei celebri compositori che presentano molto sviluppato l' organo della musica, differente forma si vede nel resto del loro capo, cioè a ciascuno vi si rappresenta l' indizio organico d' un predominio di facoltà diversa; ed in fatti a quest'ultima cor- risponde il genere delle loro produzioni musicali. Questa legge della combinazione e concorrenza delle fa- coltà in azione, per cui in ogni genere di operazioni mentali la varietà è conseguenza necessaria nello svolgimento dei genii di qualunque speciC;, si osserva costantemente e facil- mente nel talento della musica: ecco perchè la varietà delle produzioni porta sempre l' impronta del proprio carattere. Così, per es., se al genio musicale concorre un energico senso della poesia Cn.° 19), o talento poetico pel quale la mente corre rapida al bello, al magnifico, al sublime, al- l'estetico, si hanno facili improvisazioni musicali specialmente liriche, e drammatiche. Chi non conosce la facihtà di Doni- zetti nelle sue cento musiche, di cui per molte egli scrisse — 399 — i versi ^^ Gii indizii anatomici manifesti nella sua bella e vasta fronte sono in armonia col genere sublime delle sue produ- zioni music a ìi. Coloro per cui l'organizzazione della testa presenta ancora il concorso di un forte senso religioso {n." 14), pel quale la mente corre al rispetto delle cose buone e grandi, si oc- cupano di preferenza di musiche di chiesa e di musiche antiche. Le facoltà affettive, per cui lo spirito può elevarsi dall' emo. zione all' estasi , unite in predominio al senso del talento musicale, danno musiche appassionate ed affettuose. E se alcune speciali di esse come l' istinto della propria difesa {n° 5), e l'elevato sentimento dello spirito d'indipendenza {n." 10) dominano la mente del compositore, le musiche guerriere che ne sorgono eccitano alla gloria, e dominano gli impeti delle battaglie. Se il compositore trascinato dal senso erotico {n° 1), non sa elevarlo a sentimento delizioso dell' animo, ma è spinto per natura ad abbassarlo fino a senso brutale, non può ti- rare dal suo genio che le vituperevoli Belle E lene e le oscene Figlie di madama Angot. L'organo del senso della costruzione o delle arti { n. 9), se è necessario pei buoni costruttori di strumenti musicah, pei compositori produce che le loro musiche abbiano una ricca istrumentazione; ciò che si osserva più neha organiz- zazione deha testa di Rossini che in quella di Bellini. Potrei citare molti esempii; ma mi limito a questi due grandi genti che ho nominati. Ecco il collega di Gali, amico mio e maestro, dott. Fossati, or ora tolto alla scienza dalla morte, come dice di Bellini e Rossini da lui personalmente conosciuti : « Bellini , r autore del Pirata, deUa Sonnambula, della Norma, che riunisce all'organo della musica {n.° 31 e 32) l'organo della benevolenza (n." 13) eccessivamente svilup- pato, fece sempre della musica espressiva, patetica, dram- matica, ove r affetto, la pietà, la disperazione han bisogno di un interpetre, e vi fece delle cose maravigliose. I suoni amentevoli o passionati avranno già rimbombato nella sua ^ 400 — anima prima eh' egli avesse potato pensare all' effetto che' essi dovevano necessariamente produrre su gli altri. Per le ragioni della sua organizzazione, io credo che le sue com- posizioni si portarono sempre piuttosto sul canto e la me- lodia che su la istrumentazione e 1' armonia. « Io non dico che un motto per Rossini. La sua enorme testa mostra che egli riunisce in sé tutti gli organi, tutte le qualità per fare un genio straordinario. Lo sviluppo laterale- anteriore della sua testa spiega la grande estensione ch'egli ha dato alla musica istrumentale pel teatro. La facoltà del linguaggio {n." 33) molto energica in lui, spiega coni' egU abbia potuto applicare il suo talento alla lingua francese senza mai mancare alla prosodia. Se la musica deve ancora subire qualche riforma, io non so ammettere che lui che sarebbe stato capace d'intraprenderla. Noi ritorneremo forse un giorno alla semplicità dell' antica musica, che non esclu- de i progressi che l' arte musicale ha fatto finora » . Noi aggiungiamo che venendo dopo Rossini qualunque do- tato di una pari felice organizzazione cerebrale, da questi la musica potrà subire grande riforma. Ma Dio non crea siffatti genii che in Italia; per cui a ragione esclamò degli italiani l'astigiano poeta: « Fervide, ardite itale menti « D' ogni alta cosa insegnatori altrui. » Prima di conchiudere sono portato a fare due gravi ec interessanti osservazioni. In prima ognuno può persuadersi^] che il talento della musica volendo molte condizioni di facoltà superiori bene sviluppate ed educate per elevarsi a genio, combinazioni ben diffìcili ad avverarsi spesso, la natura noi è molto prodiga a creare i genii musicali; i quali diventano! ancora più rari per la mancanza sovente delle condizionij esterne necessarie e per la maldiretta e falsa istruziono del senso musicale. E per questo ognuno da se può scorgerej che per chiunque dotato del talento della musica è fatua cre- denza di volere imitare per divenire un Bellini, un Rossini, (1) Fossati, Queslions philosofiques, etc. — 401 — un Meyerbeer, un Auber, ecc., perchè per divenirlo si do- vrebbe avere le medesime condizioni cerebrali , e la natura non forma mai identiche organizzazioni. E dove vi fosse pure la tendenza all'imitazione, questa spiega che il compositore è dotato di varie di quelle condizioni cerebrali che lo spin- gono à quel genere di musica che cerca imitare, perchè l'imi- tazione non solo istruisce ma eccita il proprio genio; per cui le sue composizioni se portano impronta di quel genere non cessano di mostrare — la propria specialità del ca- rattere. Però dove questa manca o è debole, il loro talento non può dar luogo che a mediocri imitazioni. Or poiché que- ste condizioni in natura sono diverse, il genio che ne sorge segue la felice organizzazione propria. Ecco perchè i genii che si succedono avendo la impronta del proprio carattere, ed avendo sempre riguardo alla condizione dei tempi, non sono da riguardarsi, né meno né più sublimi di quelli che li hanno preceduto, o che li succederanno. La musica ha progredito colla civiltà; ma ne ha seguito pure i vizii? Ne tratterò in altra conferenza. Spero che la seconda ed ultima osservazione che vado a fare avrà la vostra indulgenza, o gentili che avete avuto la pazienza di essermi stati cortesi di attenzione. Perchè del pubblico che sente musica specialmente nei teatri, spesso parte applaudisce fragorosamente, altra tace, ed altra senza misericordia fischia ed urla al minimo incidente, ad un'inezia? La critica e la censura delle composizioni ed esecuzioni musicali per essere giuste, bisogna che si sia, oltre del ta- lento della musica, dotato di energiche facoltà intellettuali, specialmente della causalità {n° 35) e del paragone (n." 34), elementi dell' analisi e della sintesi , vero spirito filosofico, con concorrenza dello spirito caustico {n.° 20). Or di questi ingegni si felicemente organizzati, che possono dare giusta sentenza delle rappresentazioni musicali, sono ben pochi, e le loro censure si leggono piuttosto scritte: dimostrandosi nei teatri molto circospetti ed indulgenti. Il resto del pub- blico, il quale certo non può avere la medesima sublime organizione, della quale pur troppo la natura si mostra avara, giudica solo con 1' emozione più o meno gradita prodottagli 26 — 402 — dall'esecuzione musicale; e poiché questa parte del pubblico per lo più alla ignoranza della diffìcile e divina arte unisce un certo vano orgoglietto, applaudisce, ma più fischia per imitazione, e cosi per darsi l' aria di conoscere quello che 0 mal sente o non intende. La moderata e ragionevole di- sapprovazione, e l'indulgente incoraggiamento, in tutte le produzioni dell' ingegno, dimostrano vivamente la serietà di un pubblico civile, intelligente e sensibile. É facile conchiudere adunque, che per divenire buon com- positore e buono esecutore di musica, bisogna che dalla natura siasi provvisto di una favorevole e speciale organiz- zazione, la quale però senza una opportuna istruzione non può produrre che povere mediocrità; mentre al contrario con istruzione ben diretta e preventiva il genio musicale si svolge in tutte le sue belle forme, e crea nella mente e nel cuore umano con le sue melodie, sempre nuove angeliche delizie di paradiso. ^K ^-vcit O ^ /a> y «^"^A C 7"^ l^L^*^^ ^^<^^^*^7 ii i^ — 40S L'ASIMETRIA DEL CRANIO E DEL CERVELLO ^^Ti^S^Jg--^- A pag. 356 e seguenti di questo volume fu riportato il rapporto freniatrico legale su V. Clausi, estratto dagli Atti di questa R. Accademia Medico-chirurgica (1) . A qualche os- servazione (2) fatta sulla proposizione che 1' asimetria del cranio e del cervello influisce sui disordini delle facoltà men- tali, risposi allora che non credo si possa opporre, che un organo qualunque e massimamente quello del sistema cere- brale, che presenta nella sua forma e nella sua massa ano- malie, S3 possa funzionare nello stato fisiologico non possa non ritenersi come facile più degli altri normali a cadere in uno stato di funzione pervertita; e si badi che io parlo di disposizione e non di causa. Ora desidero meglio spiegare il mio concetto. Dico nel rapporto, che nel delinquente dì cui si discorre, trovasi una disposizione ( non causa ) fatale alla pazzia , cioè nella asimetria del cranio che rappresenta la forma e la massa in tutto ed in ciascuna sua j^aiHe del cervello che ivi si accoglie. I due emisferi di esso sono spostati , sicché uno sporge meno in corrispondenza della gobba fron- tale. Ma oltre di tanta asimetria fra i due emisferi notai un'altra condizione materiale importantissima non solo di- sponente alle disordinate funzioni del cervello in generale , ma a certe date forme di alienazioni, e che tanto bene con- ferma quella del capo di questo sciagurato folle, e l'espe- rienza d' innumerevoli altri fatti^ per lo che io aggiungeva : — le piarti posteriori cerebrali sono inolio predominanti in volume ed in larghezza su la regione frontale ; sicché quesf uomo considerato fisiologicamente, è più V uomo degli (1) Resoconto delie adunanze e dei lavori della R. Accademia medico-chirur-» gica di Napoli, 1875, pag. 24. (2) Ivi pag 102, istinti e delle fantasticherie su cui fonda tutti i suoi giudizii che r uomo intelligente e della ragione, ecc. La maggior parte degli alienisti, per non dir tutti, pongono gran valore in queste condizioni predisponenti. In quella discussione si citò come tipo d' intelletto sublim e di genio la testa asimetrica di Bichat, tacendo d' innume revoli folli per asimetria del cranio. Ma non fu Bichat, copian do Haller, uno dei primi che ammise disporre l' asimetria dell; testa alla pazzia, ciò che fu combattuto da Spurzheim ? (Ij Però non so se Bichat che morì giovanissimo (di anni 33 avrebbe con quel capo asimetrico potuto resistere a grano sventure. E poiché torna molto a proposito piacemi qui ri portare quanto già dissi al riguardo dell' asimetria del crani in altra mia opera, e proprio sulla forma della testa com causa della follia. Suppongono gli antiorganologisti che i frenologi pretendon ravvisare nella sola forma della testa la predisposizione ali follia; e Pine! e Fodere (2) dal respingere siffatta supposi zione, che ad essi pure appartiene, han citato ancora osser vazioni di teste presso che simili di conformazione appai tenenti ad uomini alienati ed a sani d' intelletto. Intanto in sospetto della loro medesima opinione gli aliel nisti e massime Esquirol, misurano le teste dei folh, e fermano su la conformazione in generale del cranio. Quesl supposizione, contraria ai principii della fisiologia del celi vello, non si ritrova per niente negli scritti di tal dottrine' Solo alcuni autori, tra i quali Haller e Bichat, considerane come causa della pazzia l'ineguaglianza degli emisferi de cervello. Ma Gali e Spurzheim, prima della osservazione d Pinel e Fodere, già avevano ciò rifiutato, riferendo dei fati di deformità della testa d'individui che invece di presentaf' disposizione alla follia erano anzi dotati di talento straordi nario. E Spurzheim cita al proposito la testa del medesim Bichat. Io protrei notare varie osservazioni, ma mi limito far noto che posseggo un cranio di donna, molto deforrrii nei due lati, senza che costei avesse mai patito nell'intelletto (1) Spurzlteim. Observations sur la folie, p. 164. (2) Fodere. Dii delire, f. II § 345. — 405 — Noi consideriamo il cervello come una parte organica, e quindi soggetto a tutte le condizioni degli altri organi. Or se gli altri organi possono cadere ammalati qualunque sia la loro conformazione , lo stesso può avvenire del cervello. Intanto vi sono certe parti della macchina in taluni individui che possono incorrere in speciali malattie : così certi polmoni possono essere disposti alla tisi, e certi individui all' apoples- I sia, ecc. ; del pari può dirsi che se certi cervelli sono più disposti a cadere ammalati , certe conformazioni possono disporre a particolari alienazioni. Né però per questo può dirsi che quelli che hanno tale disposizione incorrano asso- lutamente nella malattia, come quelli che non 1' hanno non , vi possono inciampare. ' Intanto taluni pretendono di presentare fatti contrarli senza avvedersi che questi loro fatti poco numerosi e che insieme inon spiegano le loro supposizioni, sono per precipitata in- i dazione male osservati, e che se sono stati notati con preci- pitazione per nulla contraddicono i prìncipii della fisiologia del cervello. Ecco come parla Spurzheim dei fatti da Esquirol i raccolti col fine di essere opposti alle osservazioni dei fre- nologi. « Pretendesi d'insinuare che la collezione dei busti e « dei cranh che Esquirol ha fatto alla Salpetrière è in oppo- M sisione colle nostre osservazioni. Il dott. Gali ed io ab- « biamo veduto questa eccellente collezione; Esquirol ce l' ha «mostrata colla sua compiacenza abituale. E giusto dire « che tale collezione sorpassa tutto quello che in simile ge- « nere siasi fatto finora, ed è da desiderare che facciasi altret- « tanto in tutte le case dei folli. I dettagli sono preziosi, e « meritano di essere comunicati al pubblico dal medesimo « Esquirol. Dichiaro solamente che non abbiamo veduto né « appreso niente che sia contrario ai principii della fisiologia « e patologia del cervello. I busti degh individui che erano :( stati affetti da alienazioni parziali presentano evidentemente ;< i segni che noi in tutti gli altri abbiamo rinvenuto. Così la :( natura non fa eccezione alla Salpetrière, e chiunque desi- dera contraddire le nostre osservazioni non deve inventare supposizioni per poterle rifiutare. Se vuoisi osservare senza prevenzione, ed imparare a conoscere le condizioni organi- — 406 — « che delle manifestazioni dell' anima e dello spirito e com « parare il vero senso delle nostre asserzioni colla natura « non si dirà più che le osservazioni fatte alla Salpetrièr( « e le nostre sono esenzialmente differenti e contraddittorit « le une colle altre » (1). E Sparzheim aveva ragione. Esquirol antifrenologo misu rava le teste dei folli e ne conservava i cranii, e li presen tava ai frenologi per le loro lezioni. Così scrivevami il dott Fossati allievo e collega di Gali a 27 ottobre 1866: — « Co « nobbi Esquirol nel 1820: egli era medico alla Salpetrière « ospizio per le donne ahenate; ma egli aveva inoltre um « stabilimento suo particolare nella rtie de Buffon dove stav; « di casa, che visitai con lui in questo tempo. Dopo la morti « di Gali (1828), non potendo io più servirmi della sua col « lezione, Esquirol m' imprestò alcuni cranii coi quali potè « seguitare a fare i miei corsi di frenologia (2). Or valutando l'applicazione della fisiologia del cervello alk studio delle alienazioni mentali, non sarà negletta la confor mazione della testa in generale ed in particolare nel rintrac ciare la causa prima della follia. Su di ogni 100 menoma niaci io ho rilevato 80 che offrivano grandi prominenze era niche nella regione degli organi di cui le funzioni erano per vertite. Ed ecco ora come il Nestore degli alienisti francesi, Briern de Boismont si esprime sulle mie ricerche statistiche del ma nicomio di Aversa per 1' anno 1867. « L' autore diviene natii « ralmente a ricercare i rapporti dello stato delle lesion « delle facoltà col grado apparente degli organi cerebi*ali « egli constata che in 109 hanno offerto il predominio di un; « sola parte delle quattro regioni cerebrali, su 846 alienati « e 737 quelle delle regioni combinate. In ambo i casi 1( « regioni degli istinti e dei sentimenti, hanno grandementf « prevalso. Questo predominio è stato principalmente rimar (( cato negU istinti, ed al contrario molto meno nelle facolli « riflessive » (3). (1) Spurzheim. Observations sur la folie, p. 170. (2) Bollettino] del manicomio .e CapodichiiioJ, 1875. Appendice' , Lettera de doli. L, A Fossati al doli. Miraglia. Lettera n. XVL p, 85. (3) Aunales mèdico-psjchologiques de Paris, mars 186». - 407 — Il dott. Belhomme in un suo lavoro pubblicato nel 1824 ricomparso con altre osservazioni nel 1845, nota 83 volte su 100 folli la deformità del cranio più o meno rimarchevole: e lo ha ripetuto in altro suo scritto nel 1875. Ora io doman- derei, su 100 cranii di forma asimetrica quante volte si è trovato il normale esercizio delle facoltà cerebrali *? Invito gli oppositori d' indicarmene una cifra se non rimarchevole, almeno minima. Infine tutti gli ahenisti, ritenendo influire la forma della testa su la pazzia, ne misurano i diametri e le curve, e non v' è manicomio che non abbia un gabinetto di cranii di folli. Perchè conservarli se non vi si scorgesse una certa singola- rità nella forma e nel volume, oltre delle lesioni che vi rin- vengono ? Mi piace conchiudere presentando le figure tratte dalle fotografie di tre idioti e di otto teste di monomaniaci orgo- ghosi: il sincipite posteriore del cranio di questi ultimi è di una elevazione e larghezz^a straordinaria, per quanto è pic- cola la regione frontale, e specialmente dei primi. Posseggo il cranio di un suicida i cui centri delle ossa parietali sono così sporgenti da sembrare due semiuova, con un diametro fra essi di 16 centimetri, mentre la fronte bassissima non è larga che di 9 centimetri. Sotto questa regione ( n. 12 della figura ) corrispondono le circonvoluzioni cerebrali , per le quali si manifesta, secondo i frenologi, il senso della precau- zione, che pervertendosi diventa dubbio, sospetto , paura , incertezza, disperazione, ciò che costituisce la Hpemania sui cida per causa di organizzazione viziosa e predisponente. Mi servo di questo cranio nelle mie lezioni. Eccone la figura tratta dalla fotografia. — 408 — Cranio di un suicida Fi£. 1." '^'/i.luj k_ Idiozia. Fiff. 2.* e 3.' Francesco Paolo Mesci dì Cliieti dì anni 14 fu accolto nel Manicomio di Avei- sa ai 9 giugno 184!), e vi morì ai 14 marzo 1846. — La testa imbalsamata fa parte di quel museo patologico al n." XI. La circonferenza del cranio è di poli. 15, e poli. 2 l' altezza dell' osso frontale . Michele Errico di Oria in Otranto, fu accclto nel manicomio di Aversa ai 29 ottobre 1844, e vi morì ai 18 dicembre 1845, La testa imbalsamata conser vasi in quel Museo patologico al n.« XLL La circonferenza del cranio è di cilici 13, e di pelici 2 1' altezza dell* osso frontale- La testa d'un fratello di costui del pari idiota, di anni 20, fa parte del medesimo museo a n.» XLU. La cavità sinistra del cranio e molto più granda della destra ( Annali Fren. Mal., Voi. II pag. 147 ). — 409 - Fis. 4. QuesL* duplice figtua rappresenta la mancanza totale della fronte. Questo idiota a nome Salvatore d' Angelo di Montefalcione fu accolto nel manicomio di Aversa ai 19 agosto 1864. Eia alto piedi 3 e poli. H, con circonferenza di poli. IS alla base del cranio, e dell' età di anni 20. Morì dì cangrena a 2 dic- embre 1863, ( Ann fren Mal., Voi. VI, pag. 86 ) Mano-mania orgogliosa con delirio di grandezza e di superiorità. Fis. 5. -l'C^NJ. Luigi Pellegrino, nato uel settembre del 1772, dimorò per dieci anni nel grande Ospedale degV Icurabili di Napoli ; ed aperto il manicomio di Aversa nel maggio del 1813 , fu uno dei 400 folli che vi passarono e vi restò fino al — 410 — 7 luglio 186S in cui morì di apoplessia, di età dì 93 anni. L' unico che nel raanicomii del mondo a^bia dimorato negli Ospìzìi per 63 anni '. Egli era prete: immaginava di essere imperatore del mondo, padre del padre eterno, e credeva sempre di far leggi umane e divine: delirio di superiorità e di orgoglio che in lui nianifestossi sino alla morte. — La curva dal foro acustico al sincipite po- steriore largo ed elevato presentavasi di poli, 6, 8. Dove si auderebbe a pescare la causa prima di questa singolare follia e di quelle che in continuazione io noto, se non nella viziosa organizzazione del cranio e del cervello, quando si visse vita sì lunga? Il cadavere imbalsamato ha fatto parte di quel museo patologico Ano al 1871, essendo stato poi mandato vandalicamente al cimitero. Sicché ora non è stalo più quel museo accresciuto di un cranio, non rimanendovi che le 118 leste quasi tutte da me preparate, e che io vi lasciai nel 1869, comprese quelle due o tre teste, di cui i preti ora si servono a farne mostra nella chiesa per ricordare ai fedeli la morte e l' inferno. Fig. 6. Padre Andrea di Montesano, sacerdote cappuccino, fu accolto nel manicomio di Aversa , dell'eia di anni 34, ai 2S febbraio 1818. In corso di tanti anni della sua dimora nel manicomio , ha sempre mostrato il delirio ambizioso di credersi papa non solo, ma che Dio nella creazione dei cieli siasi servito della sua opera. Egli robustoe sano di corpo mostra volere durare lunga vita. — La curva dal foro acnslico al sincipite posteriore cjel cranio molto largo è dì poli. 6, 3. — 411 — Fig. 7. 0 i,0 Ruggiero Petrella fu accolto nel manicomio di Afersa ai 18 ottobre 1837 neir età di anni 31. Dominato da un ostinato spirito d' indipendenza crede tutti inferiori a sé. Ora (1869) una certa debolezza nella facoltà e lieve incoerenza d'idee lo accosta alla demenza. Tuttala regione sincipitale è straordinariamente elevata, essendone la curva presa dal foro acustico di poli. 6. Fig. 8. Raffaele Stellato pervenne nel manicomio di Aversa ai 25 norembre 1845 , — 412 — neir età di 41 anno. La sua festa presenta una di quelle organizzazioni viziose per cui le facoltà cerebrali non possono svolgersi e manifestarsi che nel disor- dine e nella esagerazione. La curva dal foro acustico al sincipite posteriore è dell' enorme estensione di pollici 7 e mezzo. — Immagina di essere principe reale e parla a tutti con alterezza ed insulto. Egli si firma: — « Raffaele Stel- lato, Cavaliere di nascita, Duca di « Brindisi, Principe Borbone, Principe del « Regno delle due Sicilie, figlio del fu Antonio Stellato e della fu Luigia Bor- « bone Principessa Duchessa di Brindisi e Regina del Regno delle due Sicilie, « consorte del fu Ferdinando 1 Borbone ; Arciduca di Spagna, di Castro, della « Gran Toscana ecc. ecc. » {Annali fren. Hai. Voi. Ili, pag. 66). Fig. 9. Gennaro De Dominicis fu sorpreso da follia nel 1827 nell' età di anni 22; fu accolto nel manicomio aversano ai 17 maggio 1839. Portava la testa alla ; immaginava di essere ora Pietro Metastasio od altro scienziato e letterato, ora generale e potente. Morì di antrace cangrenoso ai 31 maggio 1864. Il sincipite posteriore del cranio è di una estensione rimarchevole essendone la curva, dal foro acustico di poli. 6, 4. La testa imbalsamata fa parte di quel museo pato- logico a n° Lll. — 413 — Fig. 10. 3C 4^ AO 4i Gaetano Caracciolo del Sole nato in Napoli da nobili genitori fu accolto Del- l'Ospizio Fleurent ai 13 agosto 1831, dell'età di 38 anni, evi morì di bronco- polmonite cruposa, dopo di avervi dimorato 42 anni, agli 11 agosto 1873. Vi pervenne affetto di monomania orgogliosa immaginando di essere Napoleone Cristo o persona grande; e con incoerenza d'idee, sicché i suoi discorsi erano in- comprensibili, malgrado che tutto intendesse e che fosse atto ad eseguire crua- lunque servìzio. La fronte era stretta, deprossa e fuggente in dietro ; e la curva dal foro acustico al sincipite posteriore estremamente alfa e larga è di 17S mill. ( Bollettino del Manicomio Fleurent^ anno 1876, pag. 118; Modulo n." 1 ). Fiff. 11. ao Giuseppe Stigliano di Tolve in Basilicata, fin dalla fanciullezza presentò di- sordini mentali , sicché sì fu costretto di recluderlo dell' età di 13 anni nel Manicomio Fleurent a 10 dicembre 1867. presentando lipemania eoa frequent — 414 — accessi maniaci. Poiché migliorato alquanto fu dai parenti ritirato ai 28 marzo del seguente anno 1863, Ma vi fu ricondotto agli il settembre 1873 con delirio clamoroso che alternavasi con accessi lipemaniaoi. Morì di tabe cerebrale a l.« novembre 1874. Tutta la regione superiore posteriose del capo predominava su la regione anteriore. = ( Bollettino, ecc. anno 1877. pag. 107 ; Modulo. n.° HI) Fig. 12. La testa di cui presento le linee oltre quelle anomalie cbe possono ben valu- tarsi di avere avuto molta influenza sul carattere dell' individuo, e quindi su la specie della follia Giovanni Aversa Spinelli fu di carattere irritabile e temperamento nervoso ; celibe e militare, e senza potei'e assegnare la causa che diede origine alla sua pazzìa, divenne risosso e didito ai ilguori ed alla venere; ed in quest' epoca ebbe un duello per cui riportò ferita al capo, Intanto nello Stabilimento Fleu- rcnt a 25 dicembre 1873, dell' età di 41 anno, presentò loquacità con allu- cinazioni ed accessi furenti e tendenze offensive. Morì di bronco-polmonite agli Il di febbraio del seguente anno 1876. La larghezza e sporgenza della parte superiore posteriore, e trai temporali, dan ragione in questo cranio, delle tendenze ad abusi istintivi, per cui poi della mania con impeti infrenabili ( Bollettino, eco. anno 1878, pag. 152; Modulo, n.» IV). Con tali forme di testa in fine se non si è disposto ad alie- nazioni speciali ed alle idozie, io non saprei dove potrebbe andare a ritrovarsi una disposizione manifesta più facile di questa alla pazzia. E per questo negli studii e nelle indagini di si terribile malattia del cervello non bisogna trascurare, come non mai si è negletta, la conformazione della testa in totalità e quella delle sue parti. — 415 ^ IVOTA. del dottor Biagio G. Miraglia, intorno allaprio- rità di alcune sue osservazioni di anatomia, Jìsiologia e patologia del cervello. I. Nel Pìirenological Journal di Edimburgo, n. 35, 1846, il celebre dottor Webster dice di aver rinvenuto in un gran nu- mero di cervelli di folli gli esiti dell' infiltramento sieroso bella pia meninge, sebbene non avesse indicato in quali spe- cie di alienazioni mentali. Però prima di Webster io nel 1843 nel Giornale medico-storico-statistico del manicomio di Aver- sa che io scriveva, giornale freniatrico che ha preceduto tut- ti gli altri di simil natura che uscirono ed esistono in Eu- ropa, specialmente in Italia aveva già pubblicato quando se- gue . « Noi non sappiamo comprendere come malgrado tut- « te le condizioni morbose , nelle quali ordinariamente il « cervello dei dementi si trova , non siasi posta attenzione « su r infiltramento sieroso della pia madre: infiltramento « che talune volte mentisce il rammollimento della sostanza « cerebrale, e quasi dovrebbe sempre riguardarsi qual posi- « ti va cagione delle lesioni suddette. Benché malagevole sia « il riconoscere 1' infiltramento sieroso della pia madre, al- « quanta attenzione nella disecazione del cervello dei dementi « agevola tale discoprimento. Intieramente tolta 1' aracnoi- « de , si osserva la piameringe di colorito non normale e « molto lucida ; ed in varie parti l' infìltrameno occupando « la sostanza cerebrale a cui tale membrana si attacca , la- « scia delle caverne generate da infiammazioni locali con per- « dita della sostanza medesima ». ( Giornale-medico-st ori- co-statistico, Voi. 1, pag. 193. Aversa 1843 ). Intanto sono nel grado di riconfermare, che le posteriori mie osservazioni per circa 30 anni su molte e molte centi- naia di autopsie di cervelli di folli riferite nelle mie opere mi han fatto determinare maggiormente di ritenere l' infiltra- mento sieroso della pia meninge un esito fatale della demen- za assai più che nelle forme di pazzia ; così io prima di We- bster aveva posto attenzione su questo fatto importante di patologia cerebrale, e pubbliaato fin dal 1843. — 416 — Osservazioni si numerose , elemento positivo ad induzioni di analogia con le molteplici manifestazioni dei disordini delle facoltà della mente, mi han fatto stabilire non essere la na- tura delle lezioni che sj ritrovano nel cervello dei folli che dà luogo e determina la forma e specie di alienazione men- tale, ma bensì è la natura e la specie della facoltà lesa. La natura ed il grado dell' alterazione materiale del cervello in tutto ho in parte, che dà ragione dello stato delle funzioni di quest' organo, non determina che solo lo stato ed il grado di disordine di quelle facoltà , nella natura delle quali e ri- posta la specie di follia, come ho detto. Cercherò di dimo- strare in appositi lavori in continuazione di altri miei già pubblicati, che 1' anatomia e patologia del cervello come or- gano delle facoltà mentali, senza nozioni precise e profonde di una buona filosofìa delle nostre facoltà, di cui la manife- stazione e r esercizio han luogo nelle funzioni di un organo che anatomicamente considerato in armonia della sua desti- nazione non è organo unico ed omogeneo ma un complesso ammirabile di apparecchi, che sfugge solo a chi si ha formato una idea strana dell'anima, dello spirito e della mente, cioè r idea d'un personaggio che passeggia a sua volontà nel ce- rebro, in fatto di anatomia, fìsologia e patologia costui spac- cherà il cervello a dritta ed a manca come una forma di cacio, darà un valore bastardo alle lesioni che ritrova, dirà di non averne rinvenuta alcuna, per poi conchiudere ad una subiet- tiva alterazione dell' anima e dello spirito nella pazzia; con- chiusione certo tanto antilogica quanto quella del miope che pretende vedere con la lente del presbite : insomma si for- merà una idea incomprensibile delle facoltà della mente e del- la follia. Dopo aver detto, ciò di passaggio, vengo a notare un altro fatto di cui r osservaziQne prima è pure a me dovuta, anzi in senso più esteso e preciso. II. I signori Frizsch e Hitzg credono di avere stabilito che la convessità anteriore del cervello è motrice e la postieriore no: — 417 — e ciò han verificato con esperimenti di eccitazioni elettriche, e vivisezioni. {Archio.f. Atiat. Phtjs. ond Wissens med. 1870). Le osservazioni di questi autori non potevano che condurli a ravvisare in generale ed in grosso nei lobi anteriori l'o- rigine o sorgente delle funzioni motrici. Essi qui si sono arrestati; ed han perduto di vista la fisiologia cerebrale in una unicità di azione delle diverse forze mentali, senzienti e motrici; ciò che io fino da molti anni or sono svolsi nel seno dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli, e che cosi riassumo: — Essendo noto che tutte le fibre componenti in gran parte il cervello addetto alle funzioni motrici e senzienti sono né mobìli né sensibili fino all' incrociamento di esse nel midollo allungato, ma bensì semplici conduttori, è natu- rale che la volontà qual più elevato attributo delle facoltà intellettuali, specialmente delle riflessive, che risiedono in un ordine di fibre speciali nei lobi anteriori e quindi nella sostanza grigia di questa regione , non può che da questi e per questi spingere i suoi ordini; sicché essa volontà al- lora agisce come lo stimolo più energico. Ecco perchè le fibre motrici che formano ancora parte di ciascuna di tutte le circonvoluzioni cerebrali e cerebellari non possono essere che semplici conduttori di qualunque stimolo che partir puote dai lobi anteriori. Intanto essi nelle loro osservazioni han trascurato specialmente i corpi striati, o megho gangli su- periori del cervello, ed il cervelletto nelle loro condizioni, cioè i primi come apparecchi o nuclei raccoglitori ce/i^r^pe^t dei movimenti volontarii , ed il secondo come regolatore esecutivo di questi movimenti ad esso consegnati e cosi divenuti centrifughi (1): e del pari non han posto mente ai talami ottici, o meglio gangli inferiori del cervello o ap- parecchi sensiferi. Limitandomi per ora a questa generalis- sima osservazione, per riservarmi di trattare in p^i^uito (2) sulla fallacia ed inconcludenza delle vivisezioni e dello ap- (1) iMraglia, Tratiato di frenologia applicala ecc. voi. 1, pag. 68 — Na- poli 18S3. (2) Si vegga la mia conferenza falla poi a 5 seliembre 1882, coatro la vivi- seiione, nella Società Zoofila napoletana. 27 — 418 — plicazioni elettriche per riconoscere le speciali funzioni del cervello come organo delle facoltà mentali, senzienti e motrici, e che con beh altre osservazioni che ci offre la natura in ar- monia di logiche induzioni possono queste facoltà riconoscersi e determinarsi nelle loro origini e manifestazioni primitive, torno alla esposizione della seconda parte di questa Nota. Diciotto anni prima degli esperimenti di Frisch e Hitzg , cioè nel 1852 in una mia lunga memoria letta nell'adunanza dei 27 settembre di quell'anno nell Accademia medico-chirurgi- ca di Napoli, aveva già dimostrato con prove di ogni natura partire dalle circonvoluzioni cerebrali la impulsione motrice, e ne trascrivo qui alcune righe della suddetta mia memoria- premiata e stampata negli Atti Accademici, non che del Rap- porto della Commissione composta dai professori Vulpes, Sal- vatore de Renzi e Barbarisi. Levo dalla memoria: — ■« Da quan- to ho esposto posso conchiudere che nelle fibre encefaliche che sono in connessione colle fibre motrici del sistema periferico si opera la impulsione volitiva dei movimenti, e nelle fibre che sono in comunicazione colle sensitive si compiono gli atti operativi della sensazione ; e che per eseguirsi queste fun- zioni non è indispensabile la totalità delV encefalo , essendo esse già qualità generali di ciascuna sua parte. » {Rendi- conto delV Accademia medico-chirurgica di Napoli, Voi. VI, pag. 127; 1852), Nel su citato rapporto della Commissione, dopo largo rias- sunto della memoria, è da notarsi il seguente dettato: — « Il « Gali considera le fibre che hanno origine nella sostanza « grigia dell' encefalo come rafforzamenti alle fibre prove- « nienti dalla midolla allungata, limitandosi ad assegnarle « il medesimo carattere fisiologico. Il Miraglia ha spinto oltre « le sue ricerche, offrendo un vasto campo al progresso della « dottrina psicologica e fisiologica, quando distingue il ca* « rattere fisiologico delle fibre che sorgono dalla sostanza « grigia encefalica da quello delle fibre che si partono dalla « midolla allungata , in quanto che le prime sono isolate « e non oltrepassano il perimetro del cervello , mentre le « seconde, sono in connessione di continuità colle fibre pe- « riferiche, e quindi in relazione col mondo esteriore. Per lo - 419 — « che assegnando alle prime un carattere fisiologico specia- « le, ed alle altre attribuendo le qualità generali, ogni cir- « convoluzione viene ad essere un aggregato di siffatti tre « ordini di fibre e dotata di una facoltà primitiva, non che « degli attributi generali di sentire e di trasmettere le im- « pulsioni motrici. » « E più appresso nel rapporto si legge : — Di più avendo « r autore osservato che le lesioni dei movimenti volontarii « possono essere conseguenze di lesioni di ciascuna parte « encefalica, e che sono più profonde in ragione che le al- « terazioni si approssimano alla midolla allungata, stabilisce « contro Fleurens, Magendìe ed altri moderni, che la facoltà « dei movimenti non appartiene solo al cervelletto, ma è un « attributo generale ed intrinseco di ciascuna parte di tutto « r encefalo. » E più oltre : — « Da tutto r esposto 1' autore conchiude , « che in ogni circonvoluzione per mezzo delle fibre conver- « genti della sostanza grigia si svolge una facoltà speciale « e primitiva della mente, e che per mezzo delle fibre che « sono in connessione colle fibre motrici e senzienti del si- « stema periferico si compiono gli atti operativi della sen- « sazione e dei movimenti volontari. » {Rendiconto dell'Ae- di, cademia medico-chirurgica di Napoli. Volume IV, fase. « IV, 1852.) E conchiudo che tutto questo è ampiamente svolto nel 1. libro del mio Trattato di Frenologia applicata, ecc., pub- bUcato nel 1853, ed in altri miei lavori. Napoli, settembre 1873. {Giornale della R. Accademia di medicina di Torino, Serie 3. Voi. 14 pag. 353 e seg. ) DELLE Disposmom mun o coivoizionii FREmoioGicHE INDISPENSABILI PER GLI STUDII DELLA FISIOLOGIA DEL CERVELLO come di ogni altra scienza, letteratura ed arte PROLUSIONE al te^-zo corso di frenologia pronunciata ai2i dicembre 1873 C'est dans ma nature de prendre le bien ou je le trouve, et d' attaquer toujours de front le prèjugé et l'erreur. Gall, Sur les fonctions de cerveau^ etc T. V. p. 49. L'attività ed il moTimento che in questa seconda metà del secolo XIX si operano nello spirito umano sono la espressione di quella impulsione novella che il soffio della natura infonde nell'intelletto degli uomini onde questo slanciandosi in tutte le direzioni, abbracci quanto gli è dato comprendere, e si elevi alla dignità che lo distingue e gli appartiene , e corra così prodigiosamente la via del progresso. L'agitazione incessante dei popoli e l' inquietudine delle menti distinte indicano un malessere generale che avrà termine quando una buona orga- nizzazione sociale sarà compresa nella sollecita soddisfazione dei bisogni morali dei popoli : febbre morale e politica che non è che un bisogno di giustizia. Ma verrà questo tempo nel quale non si avrà nella terra che un solo popolo ed una sola legge? Era novella e sospi- rata per l'umanità in cui il talento, il genio , l'intelletto , la sapienza avran parte della direzione suprema dei pubblici affa- ri ? Vedendo pur troppo come le forme di governo, di legisla- zione, di religione, di commercio, di educazione e d'istruzio- ne , d' industria ecc. cangiano sovente , e si trasformano e cercano di stabilirsi su basi novelle, è da predirsi un per- fezionamento finale dell' umanità per quanto il consentono le condizioni della sua natura. Ma raggiunto questo dopo tante ^ 421 — lotte, vi si manterrà stabile e perenne ? E come raggiungere ciò, se l'organizzazione dell'uomo non può sottrarsi alle in- numerevoli condizioni fìsiche e morali che la modificano ? Tra gU ostacoli che si oppongono all' andamento del pro- gresso ed alla riforma delle istituzioni sociali sono principal- mente l'interesse materiale o personale dei diversi membri della società, interesse che il mal governo dei nostri giorni cerca sventuratamente di eccitare e far prevalere sui senti- menti morali : sono ancora l'ignoranza e la falsa o mal diretta educazione , sorgente di malvage passioni , di egoismo , di pregiudizi , e di dispotismo che crea la schiavitù e spinge una parte di uomini ad opprimere l'altra : e l'altro , e forse più potente ostacolo , perchè sostenuto dai precedenti , è la forza dell' abitudine che cangia, modifica ed altera l'uso delle mi- gliori nostre facoltà naturali, il giudizio e la ragione. L^intelligenza adunque più vasta per le migliori disposizio» ni naturali di una perfetta organizzazione del cervello, intral- ciata e mal diretta in mezzo a sì funesti ostacoli , invece di tendere allo scopo della natura diviene ingombra di pregiudizii e cade in una semiidiozia o follia artificiale. Ed al contrario è da intendersi che le più perfette istituzioni d' istruzione ed educazione se correggono, modificano, perfezionano le facoltà nostre, non creeranno mai un talento od un genio, né mora- lizzeranno lo spirito umano dove le disposizioni naturali man- cano o sono deboli. Intanto per la tendenza dello spirito umano a migliorare e progredire, uomini ben costituiti ed intelligenti si sono sem- pre posti all' opera, e più ora vi si mettono per ricostituire 1' edificio del novello ordine sociale; però tutti quelli che pos- sono trovarsi e per talento e per posizione di esercitare qual- che influenza su gli uomini come legislatori, uomini di stato, moralisti, istitutori, propongono il proprio piano e mezzi diffe- renti. E per questo qualunque sia la capacità, di ciascuno in- dividuo , neir applicazione delle sue idee o esita , o cangia dì opinione, e niente o male intraprende. E ciò avviene, perchè taluni servendosi delle antiche istituzioni , ed insieme delle nuove senza comprenderne e considerarne l' andamento pro- gressivo subito, e scorgendo per questo che le parti che pre- tendono unire non si corrispondono, si arrestano, anzi ritro- cedono a fronte di ostacoli sì insormantabili. Altri riformatori non scorgendo a loro innanzi che precipizio e disordine, cer- cano evitarli volendo, non importando come, che si ritornasse alle antiche forme, senza riflettere, che il genere umano non ritrocede mai essendo impossibile che riesista ciò eh' è stato. Altri, al contrario, e questi sono i più e le maggiori pastoie al cammino del progresso, non gettando neanche uno sguardo al passato, anzi rifiutandolo , credono rifar tutto in fondo e da capo , come se la natura umana fosse stata cangiata di un colpo, ed avesse l' uomo perduto delle facoltà acquistandone delle novelle, e senza avvertire che l'uomo ha avuto , ha ed avrà, come ha avuto ed avrà sempre, due occhi, un naso, ed una bocca, le stesse facoltà, se può modificarle, perfezio- narle ed ampliarne i nuovi prodotti , cioè farle tendere allo scopo a cui sono state dalla natura destinate. La perturbazione e la confusione adunque di opinioni e di principii è il risultato di tanta diversità di tendenze. E cosi da per tutto si deviano i mezzi di stabilire le idee di giusto e di libertà e di fecondarle nel cuore dell' uomo ; ed ecco perchè, per es., in un paese si fa una legge per ogni minimo avvenimento , ed in un altro si paralizza lo spirito umano tra le balorde, paurose o furbe censure e la prigione ; quasi da per tutto l'uomo uccide il suo simile senza motivo e senza ragione: e nelle guerre gli uomini divenuti al di sotto di belve e pecore sono condotti al macello come un vile gregge; ed essi air ombra di una legge che hanno creato per legalizzare il più mostruoso assassinio , dandogli il crudo nome di pena di morte , che né emenda né corregge ; ad i quali indarno cercano sotto la maschera di una toga soffogare la coscienza umana, diventano giudici e carnefici. Ed a che dire delle lotte sempre rinascenti e spesso feroci e sanguinose tra le stesse forme di una religione , nella quale 1' uomo a suo modo si crea Dio o almeno mandato da lui ì Ecco come da per tutto confusione d' idee, agitazione ed incertezza degli spiriti non solamente nella parte politica e rehgiosa , ma ora e più di tutto nelle opinioni puramente scientifiche. In vero le vecchie e le nuove dottrine si fanno scambievolmente la guerra. Così, — 423 — per es. , ia medicina si è veduto e si vede battere in breccia contro una dottrina fisiologica sorta gigante da osservazioni induttive, per dar luogo ad una vuota fisiologia delle funzioni in massa degli organi, facile via per vagare nei vuoti ed oscu- ri campi dell' astratto , e così all'omiopatia , all'idroterapia ed a mille stravaganze. Una pratica ed esperienza sottratta al lavoro dell' induzione, ma in connubio di precedenti metafi- sicherie, creazioni d'immaginazione guasta, fa sbucciare certi sistemi di medicina , per cader tosto e dar luogo ad altri ^simili. In filosofia non si contempla, come pel passato, che lotte alterne trai diversi sistemi, per ristabilire poi quelli di Aristotile e Platone, ed in fine novellamente riflut-arli e farsi dai settari un amalgama dei diversi sistemi alemanni per far sorgere la più vacua confusione a cui si è dato il nome di eccletismo. E la frenologia o fisiologia del cervello, al dir del Tommaseo, feconda di scienze assai, anzi base della scienza dello spirito dagli indizi dei corpi, sta ancora a fronte agli attacchi di avversarli , formidabili non per la potenza del loro genio o perchè essi fossero della parte ael vero , ma perchè occupano cariche pubbliche, e non capaci della virtù di cominciar da capo, coltivano vecchie idee volgari comuni agi' inscienti eh' è il più gran numero, e tanto più son mo- lesti, che non potendo usare la ragione, si servono dell'in- trigo per nuocere a coloro che li smascherano col propagare la luce della verità. A ciò devesi che non pochi perchè ar- rampicatisi a certe posizioni sociali credono già di essere divenuti scienziati, letterati, artisti e quel che vogliono : pa- rassito veramente funesto alla sapienza , alla morale ed al progresso. ^ Ognuno è persuaso che ad evitare tanta confusione ed a ricostituire 1' edifizio novello morale e politico della società fa d' uopo ricercare i principii proprii ad ottenerne lo scopo in quella filosofia che fa conoscere la natura vera e la sor- gente delle tendenze e delle facoltà umane, e che indicando le cause diverse che esercitano un' influenza più o meno po- tente su le medesime facoltà, mette su la buona via gli studi pei quali veramente sorge lo scienziato, il letterato e 1' ar- ^ Cl'^/ ' -^ v^K^^ /CJ>. <^^^^ i ' '^^^ J ù/" *•' Jt^^ — 424 — tista, e quindi il moralista, il legislatore, il medico, il ma- gistrato ecc. Da questo breve preliminare è facile intendere che buona filosofia è solo quella sui cui principii si fondano le norme per fecondare, guidare, perfezionare le tendenze e le facoltà nostre secondo lo scopo della natura ; diritta e sola via per raggiungere il perfezionamento sociale pel quale 1' uomo é- nato ed al quale sempre tende. Ora la istruzione e 1' edu- cazione fecondate sui principii di questa filosofìa per la quale le facoltà sono intese essenzialmente dipendenti dalla orga- nizzazione, sarebbero infruttuose e produttrici di effetti con- trarli e funesti allo scopo, se esse non riconoscessero nelle condizioni materiali organiche le disposizioni innate delle fa- coltà, cioè le condizioni materiali indispensabili del loro svol- gimento, esercizio e potenza, per potere veramente dirigerle e perfezionarle. Ordinariamente si crede che il cervello sia un istrumento più o meno acconcio alla manifestazione delle facoltà dell' anima, e nulla più; e che questa anima indipendente secondo essi dal- l' organizzazione ha insiti sempre in sé l' intelletto, la volontà, la memoria, la immaginazione, ecc., come se essa fosse un personaggio libero dominatore dell' istrumento materiale e quelle fossero sue subbiettive qualità fondamentali. Questi parti di fantasia origini di tanti bizzarri sistemi metafisici cadenti sempre per dar luogo ad altri più strani , ingarbugliano ed ar(P.e,stano sempre più le tendenze al progresso dello spirito up[;ian9,^,j:^I;9],,yplentieri lasceremmo alla immaginazione guasta e,.CQj:ro,t^,^r[f9fì?i? naaliziosa dei metafisici puri e dei teologi i concetti che essi si han fatto di anima, di facoltà , d' intellet- tp,,,,di, \;p,(9||f^,vf^Vì^?fc^^Pi^;?l^À^'^'Pi'i ^® ^^^^^ fosse che tali loro (?Qi|9g^iirnj^jL]ijt,i ;(r^^fwes^i ,9f^4PC^rn{a%J9^lle menti umane le al- ^P^(WW%^i^f^M^ WMhi''\^rrpdi\^^^'^}m\ ^a loro asse- — 425 — tendenze , le facoltà morali ed intellettuali non potendosi cer- tamente svolgere ed esercitare che per mezzo di condizioni materiali indispensabili che sono il cervello ed il sistema ner- voso che ne dipende e vi è in relazione, ne sorge la conse- guenza logica, che la indispensabile organizzazione cerebrale si in tutto quest'organo che in ciascuna delle sue parti co- stituisce la disjjosi^ione innata alla speciale manifestazione di ciascuna sua potenza, disposizione che naturalmente è ine- rente alla più o meno normale, e più o meno energica fun- zione dell' organo. La disposizione innata adunque è l'attitu- dine di un organo alla sua speciale funzione che si svolge e passa in atto^al compimento normale dello sviluppo di siffatto apparecchio. Passata in atto la tendenza dell'organo a funzionare, la ma- nifestazione che ne sorge segue le leggi non solo della na- tura e dei gradi di attività dell'organo medesimo, ma insie- me degli analoghi agenti esterni che lo eccitano all'azione e lo modificano. Così che un organo che modifica la sua unzione all'azione d' interne od esterne condizioni speciaU sopra di es- so , a quest' azione non risponderebbe se inerente a sé non slv esse quella innata disposizione o tendenza a manifestarsi in tutt"" ì proprii atti funzionali pei quali lo ha costituito la natura. Essendo adunque negli organi innate le disposizioni perchè inerenti a speciali strutture di essi, una dottrina che accoglie questo principio ineluttabile di legge della organizzazione, può formare la solida base di una filosofìa vera la quale ricono- scendo la origine e la manifestazione dellle facoltà nelle con- dizioni materiali che le fanno esistere e correre alla loro sod- disfazione, raggiunge lo scopo della natura che è il perfezio- namento e progresso della umanità. Ecco su quali basi è fondata la frenologia di cui in Napoli andiamo a fare un terzo corso, non essendo stati mai noi pre- ceduti da alcuno ; dottrina che si gU orbi che non possono vederla , che i vanitosi che credono avversarla , non poten- dola combattere, la deturpano per darsi Y apparenza di co- noscerla; dottrina, dicevamo, che ha fatto in 50 anni progressi itali che non han fatto le altre scienze in più secoli. Essa ha — 426 — influito immensamente sul perfezionamento delle istituzioni so- ciali sebbene i molti che se ne sono serviti, ma spesso gua- standola, lo nascondessero per darsi 1' aria d'innovatori. Le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte come or- gano dell' anima, dello spirito e delle facoltà mentali formano r oggetto della frenologia, e ciò sarà svolto ampiamente nelle nostre lezioni ed in applicazione ai diversi rami dello scibile. Ci si permetta ora di limitarci a qualche massima per rende- re chiare le idee di questo nostro preliminare. Per la freno- logia conosciuto che le facoltà della mente sono varie, diffe- renti e talune contrarie tra loro, e l'una indipendente dall'al- ra, pos-sono esse dividersi, secondo la loro manifestazione - in fondamentali ed in astratte; le quali ultime non sarebbero da considerarsi veramente come facoltà ma che sono modi di essere o attributi comuni a più facoltà primarie e fondamenta- li, o risultamenti dell'azione complessiva di più di questi. E questa fisiologia del cervello lega alla funzione di questi or, gani r origine e la manifestazione della qualità fondamentale di ogni potenza della mente , escludendo la localizzazione delle facoltà astratte , come i metafìsici mascherati da fisio- logi , e questi gonfi di metafisicherie , hanno fin qui fatto. Ed a confermare principii cotanto splendidamente stabiliti dalla induzione sorta dalle osservazioni che la natura presenta sui fatti che si svolgono dalle operazioni della mente umana , con- corre la struttura anatomica del cervello e del sistema nervo- so. Il cervello non è organo unico ed omogeneo agente in massa nelle funzioni mentali, come ancora si ha da molti contro il fatto la cocciutaggine di credere, ma un complesso di più apparecchi ammirabili in ciascuno dei quali corrisponde una disposizione particolare a funzione propria; cosi la mas- sima che a funzioni e facoltà differenti debbono corrispon- dere apparecchi materiali differenti, e che un istrumento non può avere insieme manifestazioni funzionali moltiplici e spes- so contrarie e differenti, spiega la natura e la varietà delle potenze facoltative secondo le condizioni dei propri apparec- chi. E ciò costituisce la varietà delle disposizioni alla ma- nifestazione più o meno energica ed all' esercizio più o me- no attivo di ciascuna di tutte le facoltà e loro risultati. Per — 427 — questo si spiega come si può essere disposto più all' eserci- zio di una facoltà clie dell' altra qualora 1' indizio organico corrispondente della prima sia meglio sviluppato e più attivo dell' altro. Ecco, o signori , come per una via corta ma retta siamo giunti alla spiegazione del nostro assunto. Intanto le dispo- sizioni di cui abbiam parlato non debbono sottrarsi né essere rascurate nel dirigerle e perfezionarle, scopo precipuo dell' i- struzione e dell' educazione. Non sapendo riconoscere né va- lutare le felici disposizioni dei talenti e dei geni rivelate an- ticipatamente in certi indizi particolari organici, oh, quante menti sono avvolte nelle idiozie o spinte in intemperanti esa- gerazioni ; sebbene sovente si vedesse che malgrado la re- pressione 0 deviamento in cui si é tenuta la innata tenden- za, questa sbarazzandosi di tutte le pastoie , e seguendo il suo impulso irresistibile per le felici condizioni della orga- nizzazione , si é visto il talento ed il genio per sé svolgersi ed elevarsi. Ora avvertite queste disposizioni o condizioni frenologiche, possono le istituzioni della educazione e della istruzione, mes- se nella novella via, anticipatamente menare la mente del- l'individuo pel sentiero che largo la natura avevagli assegna- to. Così che la conoscenza di queste norme é indispensabile per gli studi di ogni natura per quanto vi sono indispensa- bili le disposizioni naturali. Intanto deviato lo spirito umano per la mancanza della valutazione della propria tendenza, che non è quella eh' esso vorrebbe che avesse, si arroga sovente, per raggiungere certi fini, l'aspetto d' un sapiente, falsa luce ad ingannare le mol- titudini insipienti. Ecco come spesso si vede sbucciar come funghi scienziati, letterati, artisti, senza che vi fossero nati ad esserlo, ma perchè solo atti a saper fare; crittogame della società ! .Per questi principii adunque tanto uniformi alla natura non si nasce solo poeta, ma si nasce pure e si diviene oratore, matematico , astronomo , pittore , filosofo , medico , frenolo- go ecc., quando le speciali ed opportune disposizioni organi- che non sono né deboli né mancano. — 428 — Essendo infine queste disposizioni indispensabili per poter r uomo avviarsi in quegli studii pei quali la natura lo ha se- gnato, sarà discorso nelle lezioni che anderemo ad impren- dere di ciascuna di queste disposizioni, e come si riconosco- no per esercitarle e guidarle allo svolgimento ed alla mani- festazione energica del proprio talento. Intanto non possiamo mai fare a meno di delinearne qualcuno , limitandoci a se- gnare le condizioni che vi vogliono per divenire frenologo. e per sorgere filosofo. Bisogna premettere che quando le condizioni materiali so- no molto deboli o mancano per lo sviluppo e 1' energica ma- nifestazione della facoltà, ne succede allora la qualità nega- tiva, che si rappresenta non solo nella mancanza di essa fa- coltà ma tìqW avversione. Così, la mancanza dell' istinto della propria difesa, origine del coraggio, ha per qualità negativa \3. paura', la mancanza della stima di sé su cui si fonda la dignità personale e io spirito d' indipendenza, ha per qualità- negativa una abbietta umiltà per cui si prostra il collo al pri- mo audace che vi pone sopra il piede, e si fa idoli degli uo- mini inetti e feroci : ed alla deficienza di una o più facoltà intellettuali, come di quelle della matematica , dello spirito filosofico, della musica, della poesia, della pittura, è naturale conseguenza l'avversione per un esercizio di tali facoltà che non si hanno. Il primo segno adunque per riconoscere ia mancanza delle disposizioni naturali si è la manifestazione della qualità ne- gativa in una costante avversione in mezzo a tutte le circo- stanze opportune di eccitamenti. Ordinariamente ciascuna delle diverse scienze , lettere ed arti è il risultato della combinazione di più facoltà energiche in azione, perchè le condizioni di potenti funzioni organiche a cui esse sono legate sono in armonia con opportune condi- zioni esteriori che le fanno agire. Ecco perchè siffatte fa- vorevoli combinazioni non sono comuni né sempre le stesse in tutti gli uomini. Laonde per divenire frenologo, cioè conoscitore della ori- gine delle facoltà umane, della loro azione individuale ed in combinazione delle altre, e dei loro immensi risultati, vi fa — 429 — d'uopo di nozioni speciali complesse di varie dottrine, e di un grande spirito osservatore e d' induzione : ciò che non si ottiene senza disposizioni naturali particolari ed analoghe con- dizioni per isvol gerle, esercitarle ed elevarle a produttori di utili risultati. Chi non è stato adunque dotato dalla natura di un forte spirito filosofico pel quale si valutano le potenze ed il grado di ciascuna delle facoltà mentali nel concorrere secondo la loro naturale destinazione allo scopo per cui l'uomo raggiun- ge il fine della creazione e della società, ed insieme non può trarre dalle osservazioni induzioni feconde, non sarà mai fre- nologo. Ecco perchè la fisiologia del cervello come organo delle facoltà mentali vuole forti studi di diverse branche dello scibile, come fisiologia comparata, anatomia umana e com- parata, conoscenza delle tendenze ed attitudini industriali del- l' uomo e degli animali, sorrette e fecondate da quella filo- sofia induttiva di cui abbiamo, accennato la essenza. Ecco co- me una ÌFavorevole organizzazione cerebrale per questi studi produce il frenologo che riconosce la sorgente delle forze del- lo spirito nelle condizioni materiali indispensabili, ne svolge lo sviluppo, e le dirige nelle loro applicazioni, ne calcola il va- lore, i loro diversi modi di essere o attributi, in maniera da stabilire in quali di esse forze sta la sorgente dei diritti, in quali quella dei doveri, ed in quali l' origine della percezio- ne e valutazione delle realità , e del giudizio e della ra- gione ; e valuta ancora di queste forze la corrigibilità secon- do lo stato degli organi per le funzioni dei quali esse han luogo, per lo che le sa ponderare nello stato di uso normale, nello stato di abuso o vizio , e nello stato di morbo ; e de- termina i gradi di colpabilità più da' motivi interni che trasci- nano a delinquere che dagli esterni che vi spingono; e nella incorrigibilità di esse riconosce la irresponsabihtà. Da ciò sorge chiara ed ineluttabile la induzione che aven- dosi idea esatta delle nostre facoltà in tutte le condizioni na- turali, si possono esse riconoscere senza deviazione , nello stato di vizio e nello stato di morbo. Eppure senza aversi sovente alcuna idea di siffatte nozioni , sì perchè vi manca- ~ 430 — rono le disposizioni naturali, sì perchè non vi è stata l' oc- casione di esercitarle, perfezionarle e fecondarle, si è voluto percorrere una via per questo senza luce per la conoscenza i delle malattie mentali. Come ravvisare e studiare la facoltà malata se non si conosce nello stato normale? In breve, senza gli studii della fisiologia del cervello, perchè non vi si è na- turalmente disposto, non vi è studio di alienazione mentale. Eppure sbucciano qua e là alienisti siffatti , che per dar ra- gione della loro falsa e tardiva esistenza, credono combatte- re la fisiologia del cervello senza conoscerla, o dicono saperla per averne inteso dire, insomma la respuigono per quella qualità negativa produttrice l' avversione, di cui è stata loro prodiga la natura. È logico che il cieco nato neghi la luce, ed il sordo i suoni. Su disposizioni naturali ancora sorge il filosofo, perchè le facoltà intellettuali non potrebbero dar luogo agli atti più emi- nenti dello spirito se a funzioni di organi speciali non fossero inerenti per la loro manifestazione ed esercizio. Su le facoltà intellettuali, ma precipuamente su le superiori che sono le riflessive e che costituiscono la ragione , cioè che sono la sorgente della sintesi e dell' analisi, riconoscono la prima origine le scienze filosofiche. Queste due ultime facoltà producendo le idee dei rapporti astratti dirigono le altre po- tenze della mente fino alla determinazione della soddisfazio- ne dei sensi interni. Per una di esse, elemento dello spirito sintetico, la mente va al positivo ed all'esattezza dei giudizi, ciò che forma la sagacità comparativa. Per l'altra facoltà ri- flessiva, sorgente dell' analisi, si produce lo spirito d' inda- gine della dipendenza dei fenomeni e delle relazioni delle cau- se ed effetti ; ciò che dà luogo alla penetrazione metafisica, e per cui la mente corre all' astratto. Quando queste due facoltà agiscono insieme in modo che r analisi si comprende nella sintesi e la sintesi nell' analisi, com' è naturalmente , si ottiene il vero spirito filosofico che comprende insieme la penetrazione metafisica e la sagacità comparativa , sorgente di scienze con utilità pratica. Ma se una di esse due facoltà predomina su 1' altra si hanno diffe- — 481 — renti risultati, elementi ai due opposti sistemi filosofici, ai quali si riducono tutte le varietà possibili di essi. In vero i sistemi filosofici sorti dal predominio dello spirito sintetico fan capo delle osservazioni ; e gli altri, che, dominati da un esclusivo spirito di causalità, rifiutano il mondo materiale e le condizioni corporee delle funzioni dello spirito, si eleva- no a principii vaghi e generali per far sorgere da un mondo ideale tutto ciò che esiste. Per lo che è chiaro intendere, come generalità siffatte di sistemi metafisici che determinano le leggi del mondo corporeo, come fanno i seguaci di Kant e dei settatori trascendentali , da quelle di un preteso mondo spirituale non possono trovare applicazione ad alcuna scien- za e ad alcun' arte ; come al contrario pare che l' hanno gli altri sistemi che per giungere alle astrazioni metafisiche , fan base dei loro ragionamenti le osservazioni, determinando le leggi delle funzioni corporee senza uscire dai limiti del mondo sensibile Ecco come adunque secondo speciali disposizioni naturali si è filosofo. Del pari disposizioni speciali organiche a facoltà energiche bisognano per divenire un legislatorCj un giudice, un archi- tetto, un educatore, un compositore di musica, un pittore, uno scultore, ecc. Di tutto questo nel corso delle lezioni , che già anderemo ad imprendere, estesamente discorreremo, quando di ciascu- na delle facoltà cerebrali diremo intorno alla sua origine, alla sua qualità primitiva ed ai suoi modi di essere o attributi , e tutte svolgeremo nello stato di uso normale, di abuso o di vizio, ed in quello di morbo. Questo sistema renderà facile l'u- tile applicazione della fisiologia del cervello ai diversi rami dello scibile; così oggetto principale di tale applicazione fa- remo la medicina e specialmente gli studi delle malattie del- la mente e del sistema nervoso , la giurisprudenza , la le- gislazione, la istruzione ed educazione , e la scultura e la pittura. L' argomento adunque è importantissimo; e noi, malgrado la nostra limiatata intelligenza, ci sforzeremo ;di svolgerlo — 439 — alla meglio; e cominciate fin da ora, o Signori, a volere es- serci indulgenti, come sempre verso noi siete stati, ritenen- do le aride e disadorne idee che in questo discorso abbiamo accennate, come un semplice annunzio delle jinteressanti ma- terie che vanno ad essere oggetto delle nostre esposizioni. L'ISTRUZIONE E L'EDUCAZIONE E L'ARTE MALVAGIA DI FARE IDIOTI E PAZZI XVIll LEZIOKE DEL SECQND 0 CORSO DI KEDICIM MENTALE Detta ai 24 Maggio 1873. Nell'epoca in cai viviamo il mondo ritornando nel circolo di quelle idee che lanciate dai grandi uomini di tutt'i secoli, non comprese nei tempi di transazione e soffogate dal dispotismo forte del connubio suo con la malizia sacerdotale, ora si di- batte in mezzo alle pastoie per isbarazzarsi degli abusi delle istituzioni che lo governano istupidendolo. Cosi le idee, i con- cetti dei filosofi , riguardati un tempo come chimere, diven- tano ora realità, cioè si trasformano in atti passando dall'a- stratto al positivo. E tutto questo è quello che agita il mondo. Da tanto lavoro progressivo dell'umanità, e che non è in potere di chicchessia di arrestare, sono sorti dei nuovi inte- ressi che domandano di essere soddisfatti, e ciò in presenza dei rappresentanti degli interessi passati di una lurida casta la quale si vede scappare dalle mani gl'immensi vantagi di cui a spese della più degradante schiavitù intellettuale e mo- rale abbrutita dei popoli, han fin'ora goduto. 1 nuovi interessi adunque si trovano a fronte degli interessi antichi, i quali sebbene franti e rovesciati, si presentano loro come ostacoli rovinosi. Già voi, o signori, sapete perchè i sostenitori accaniti di questi ultimi, il clero cattolico, attacca con furore che non perdona i primi che il progresso ha fatto sorgere; e potete quindi comprendere perchè tutta la società partecipa all'agitazione del prete tanto delle cose mondane in- fatuito, ed ostinato a non volere apprendere, eh' è inipossi- bile di far rivivere ciò che è stato, 28 Esso indarno si dibatte in disperati sforzi per far ritornare un passato che lo lia fatto vivere di oscene pinguedini, per- chè dovrebbe alfln capire, che indipendente dalla nostra vo- lontà v'è una potenza occulta che regola la vita dei popoli, delia umanità e dell'individuo, e ne fìssa i risultati. Chi non sa che per questo così è nell' ordine morale ed intellettuale come neir ordine fisico ? Servendosi il clero cattolico dello spirituale e della religione come turpe mezzo di dominio delle cose mondane, dovrebbe alfìn persuadersi che il temporale a cui esso si oscenamente rimase per tanti secoli abbarbicato, doveva naturalmente su- bire le fasi ed in fine perire come tutte le cose materiali di questo mondo. Esso così rovesciato tenta l'ultima lotta impugnando un'ar- ma insidiosa che tanto pel passato lo ha ben servito, l'arma della propagazione dell' ingnoranza; così che si sforza di af- ferrare r impero di una eunuca aducazione per le classi della società. Ma il progresso in cui l'umanità nel nostro secolo sì ma- ravigliosamente cammina gh contrasta pretensione sì funesta. E noi che siamo certi del m.igliore avvenire dell'uomo perchè noi lo crediamo migliore di quello che certi moralisti e teo- logi ce lo dipingono , e con noi tutti gti uomini veggenti e virtuosi vedono troppo che dopo le scoverte della fìsica, della chimica, della stampa, della telegrafia elettrica, del vapore, ecc., r umanità esige nel nostro secolo un nutrimento intel- lettuale e morale più confacente allo stato di civiUzzazione e d'istruzione in cui siamo giunti. La questione, se l'istruzione e l'educazione debbono essere in mano al prete o al secolare, può essere risoluta solo dalla scienza. Per lo che fa d' uopo esporre ciò brevemente e per quanto è possibile con chiarezza , affinchè per noi si renda più facile l'esposizione dei mali in cui le classi della società vengono gettate da una malvagia istruzione ed educazione della mente e del cuore dell' uomo. Per stabilire con certezza e ponderazione a chi deve affi- darsi la direzione della istruzione e della educazione dell'uo- mo, bisogna in prima clie si esca dal vago e dail'indefìnito — 435 — d elle idee alle quali attaccano i vocaboli isiruzione ed edu- castone^ confondendoli insieme. Ad ottener ciò è indispensa- bile riconoscere la natura ed il valore delle nostre diverse facoltà che insieme costituiscono l'essere umano; e cosi de- terminare quali facoltà sono atte ad essere fecondate e nu- trite dalla istruzione, e quali dall'educazione corrette e tem- perate. La conseguenza logica è la risoluzione della questione nel determinare a chi si spetta il governo e la direzione di ciascuna delle facoltà umane. Ha l'uomo facoltà d'ordine inferiore, istinti o tendenze che ha comuni con gh animali ; ha facoltà che si appellano ai sentimenti elevati o sentimenti morali ; ed ha le facoltà intel- lettuali che sono quelle di percezione e di riflessione. E tutte queste potenze della mente si nel loro insieme che ciascuna in particolare, domandano di essere fecondate e dirette affin- chè possano soddisfare lo scopo della loro creazione. E bi- sogna conoscere che di tutte le facoltà nostre tendenti per natura ad un fine utile , nessuna è cattiva o malvagia. Per lo che erano i molti fatui o moralisti , i quali credendo es- sere alcune nostre facoltà di lor natura viziose per V abuso che può farsene, le condannano all'inazione e 1' annientano, invece di frenarne l'intemperanza governandole e guidandole ali' utile scopo a cui sono state destinate. Intanto il clero cattolico si crede chiamato esso solo a que- sta importante occupazione e fonda pretensione siffatta su la corruzione ed immoralità spase nelle masse della società e che esso attribuisce all' abbandono della credenza della fede religiosa. Gli uomini di tutte le epoche, si gli antichi che quelli del progresso han riconosciuto che i rapporti tra l'uomo e Dio, che è ciò che costituisce il punto capitale delle credenze re- ligiose, debbono essere liberi: libertà in fine divenuta patto fondamendale della civiUà moderna. Un culto esclusivo tac- cerebbe Dio d'impotenza quando non potrebbe impedire tanti differenti culti religiosi. Ma se ve ne sono tante forme , chi ardirebbe negare che Dio lo vuole ? Chi può imporre che la Divinità debba venerarsi ed adorarsi in un solo modo arre- stando così i passi dell'umanità verso 11 perfezionamento ed — 436 — il bene sociale cui tende incessantemente lo spirito umano? È un fatto della storia della umanità che le religioni seguono i progressi e le trasformazioni della società, e che quelle che ne arrestano i passi afferrando un dispotismo che fa onta a Dio stesso ed alla natura, han fatto il loro tempo. Quel Dio che credette ottimo essere 1' oggetto del culto degl'Israeliti, fa sorgere in mezzo ad essi un altro culto che si stabilisce su le rovine del primo. Il Dio della carità e della fratellanza e del. perdono sottentra al Dio feroce delle vendette e del ta- glione. E se ora questo culto cioè il cristianesimo, non é più quello come sorse e come nei primi secoh, pare che dopo le tante tentate sue riforme si avvii ad essere sostituito da un altro più confacente ai bisogni della società, la quale certo ora tanto progredita non può essere soddisfatta da un culto che deviato dalle massime sante di porre V uomo in rapporto con Dio, ne vuol fare un docile e stupido istrumento dei suoi in- teressi mondani. Per vedere se il clero cattolico può essere esclusivamente scelto , come pretende,, a guidare l'istruzione e l'educazione della gioventù , bisogna indagare quali sono i suoi titoli e qualità che vanta per ben compiere questa importante funzione sociale. Noi in brevi termini ne dimostreremo l'incompetenza ed i pericoli che ne verrebbero alla società. È vero che il ministro del culto nella sua qualità d' uomo che ha tutte le facoltà può essere buono istitutore , ma qui non è questione d'individuo, è questione del clero pretendente di una missione ed occupazione speciale. In quanto a ciò un secolo fa già Voltaire spiegava perfettamente nel dire:— « Un « prete non dev'essere istruttore non perchè è prete, essendo « sempre membro della società in mezzo a cui vive; ma per- « che non può avere il tempo e la conoscenza pratica del- « l'istruttore se egli deve compiere le funzioni ecclesiastiche. « Un architetto, un astronomo, un meccanico sono nello stes- « so caso ». Ma noi vediamo da un altro punto di vista l'incompetenza del clero a dirigere l'istituzione. Imperocché noi crediamo che r istruzione e l'educazione debbono guidarsi a fare una società che possa rendere feconde produttive ed utili le facoltà urna- — 437 — ne e quindi così fare una grande e potente nazione , e non a fare una vasta cappucciniera gesuitica intollerante e semi- idiota. Ritornando su le nostre idee, osserviamo che le facoltà u- mane possono ricevere quella coltura che si appropria alle funzioni che la natura ha loro assegnate. Così che per le fa- coltà intellettuali, per mezzo delle quaU si svolgono idee, si giudica e si ragiona, e si acquistano le conoscenze delle reah- tà e delle astrazioni, il vocabolo istrusione deve assolutamente applicarsi. Per questo l'istruzione consiste nella trasmessione , delle conoscenze da uomo ad uomo, da generazione a gene- razione, e di perpetuare le scoverte, le invezioni utili, e di disporre e spingere le facoltà a nuove creazioni. Le facoltà affettive che sono ben differenti delle facoltà in- tellettuali, quantunque alle operazioni di queste ultime dive- nissero elementi, non sono produttrici né d' idee né di giu- dizi, ma si manifestano per certi speciali loro modi di esse- re cioè d'impulsioni e di emozioni; e che sono veramente i primi motori delle azioni, per cui non sono per nulla atte al- l'acquisto delle cognizioni umane. Essendo soggette esse al- l' impero delle facoltà intellettuali , queste sole possono di- rigerle e temperarne la soverchiante energia, privilegio esclu- sivo deirintelletto umano. Così che questa guida che consiste nell'esercizio abituale di alcuni atti e nella repressione di certi altri, ha lìyocoihoìo. educazione, di cui lo scopo, ognun ve- de, é tutt'altro di quello della istruzione. E poiché le facoltà intellettuali e le facoltà affettive possono agire di concerto non solo, ma le une possono essere eccitatrici delle altre in azio- ne, bisogna che la istruzione e la educazione sieno insieme dirette ed applicate. Ecco come l' istrusione e l' educazione che hanno per og* getto r esercizio regolare ed il perfezionamento delle facoltà secondo la natura delle loro particolari destinazioni, mal fatte fanno eunuche le dociU intelligenze dei giovani riempiendole di errori e di pregiudizi. Gli uonr.ini così fatti ignoranti e storti di mente con facilità si fanatizzano e si prestano a divenire istrumenti pericolosi in mano ai furbi che li fanno agire. Svolgiamo adunque la questione: è il clero competente per — 438 — V istruzione delle facoltà intellettuali? è competente per la e- ducazione delle facoltà affettive? Qui è il nodo principale della questione. Esaminiamola brevemente. Non possono i ministri del culto essere incaricati dell'istru- zione delle facoltà intellettuali, perché certamente non appar- tiene ad essi, ma bensì ad istitutori speciali di formare degli artisti, dei poliglotti, degli architetti, dei calcolatori, degli a- stronomi, dei naturalisti, dei geografi, dei navigatori, dei me- dici, degli avvocati. Han forse la missione dì fare dei filosofi? Oh, in quanto a questo poi il loro ministero ha prodotto dei filosofi a loro modo; poiché chi non sa le persecuzioni che essi han fatto ai filosofi di tutti i tempi? Non fu, per dire un esempio, il Concilio tenutosi a Parigi nel 1210 che condannò al fuoco i libri di metafìsica di Aristotile , con proibizione di trascriverli , leggerli o tenerli , pena la scomunica ? Come possono essi pretendere di fare dei filosofi quando ora come sempre han con furore discreditato il dono più prezioso che la natura ha dato all'uomo, là ragione? Essi predicano che la ragione ci perde , ci spalanca l'inferno ; che non bisogna ragionare ed esaminare , quando la fede e la credenza che fanno V uomo docile e tranquillo gli acquistano il più gran merito innanzi a Dio. Essendo l'esame la base della filosofia, rifiutandola essi non fanno invece che dei sofisti, dèi casi- sti, dei teologi energumeni, e delle specie di folli artificiali, tutti incomprensibiU. La fede vuole i' ignoranza per esistere; ma l'uomo che non ripudia il più gran dono della provviden- za, la ragione, che dal progresso è ora tanto sviluppata, non si acquieta ad una credenza senza esame. Ecco perché il cle- ro cattolico ha paura del progresso d-ella ragione, e preten- de propagare l'ignoranza e la cecità dello spirito per domi- nare cosi con la fede che tanto esso adatta all'utile dei suoi interessi. Così del pari è il clero incompetente per l'educazione dei sentimenti o facotà morali, e degli istinti o tendenze. Così per esempio, nessuno può pensare che al ministro del culto pos- sa appartenere la direziono o educazione dell'istinto della ge- nerazione. I cattolici, dico un gran filosofo, han fatto della castità una virtù sì sublime , sì essenziale alla salute de He — 439 — anime, che se si potesse mettere in pratica questa pretesa vir- ili, la specie umana sarebbe estinta nel corso di una gene- razione. Ma quel che a noi importa si è, che se la natura ci ha dato degli istinti e dei sentimenti, e se ci ha dato della ra- gione per guidarli al buon fine della società, eh' è lo scopo del concorso della regolare azione di tutte le facoltà umane; ed esistendo per ciò le facoltà affettive e quindi le passioni che ne sono la manifestazione più energica, ciò ch'e nell'ordine della creazione , bisogna che l'istitutore sappia moderarle e dirigerle al fine retto. In tutto questo consiste la morale. Non potendo essere il clero incaricato per l'istruzione delle facoltà intelletive, molto più noi può essere per l'educazione delle facoltà affettive, perchè invertendone così lo scopo le rende viziose e funeste per la società , e per 1b natura stessa. Limitiamoci a qualche altro esempio; L'ecclesiastico cattolico non può essere incaricato dell'edu- cazione del sentimento sublime oell'amore paterno e di ma- dre, perchè non può del primo aver la pratica e comprender- ne l'alta missione. Così del pari il sacerdote che si vota a Dio e cessa di essere figlio di suo padre e di sua madre , fratello di sua sorella, cittadino del suo paese, e rinunzia al sentimento dell'attaccamento amichevole a benefìcio della ca- sta a cui obbedisce^comepuò sì bello sentimento educare ? — Molto meno può guidare il sentimento della stima di sé a cui Si lega la dignità personale e della propria indipendenza, sen- so a cui dobbiamo il progresso della libertà, quando il prete insinua essere la virtù più accetta a Dio la ubbidienza, la pazienza, l'umiltà, l'offerta della guancia destra alla mano che ha percosso la sinistra, e la preghiera a Dio per quelli che ci han fatto giustamente o ingiustamente del male. Queste massime ottime per stabilire e perpetuare il dispotismo e la tirannia, non sono più applicabili nei nostri giorni in cui l'u- manità fatta nei popoU civilizzati fiera della propria indipen- denza, cerca raggiungere la giustizia chiedendo sapere perchè deve obbedire e rispettare l'autorità che ci governa.Il clero per questo ed il monachismo, specialmente la umile Compagia di Ge'^ù ed i Governi loro protettori sono i più fieri nemici della libertà. Che diremo del senso della proprietà? Confidato questo alla guida dell'ecclesiastico, si sa come è stato rivolto a suo vantagio: e mentre questi predicala povertà e condanna le ricchezze di questo basso mondo , ha finito col costruirsi sontuosi palagi , farsi strascinare in magnifici cocchi , fare arrossire fino Epicuro gavazzando in tutte le delizie mondane, ed appropriandosi l'altrui e creando tariffe di promesse d'in- dulgenZe dei beni del cielo, col pretesto di piacere a Dio, che ognun sa di non averne bisogno. Ed ha spinto tanto oltre 1' ù- mìltà , che si ha cinto il capo di tre corone, non di una d i spine come il suo maestro, ma di oro e di gemme. E la facoltà che una certa setta religiosa coltiva a mara- viglia per proprio conto è quella che ci spinge ad essere ac- corti ed a celare tutto quello che passa dentro di noi e che è uno degli elementi della previdenza. Per questo istinto , malauguratamente mal diretto per tirarne il miglior partito, i gesuiti mettono in pratica massime e principi di cui lo sco- po è di fare arrivare gli uomini che li adottano, a secondare i loro furbeschi fini. Educando questo istinto nei loro allievi in un modo speciale, cioè deviandolo dal fine sociale a cui lo ha la natura destinato, essi li istruiscono nella maniera di potere apprendere ciascuno nel mondo una parte che lo conduce a secondare i loro interessi. Ecco perchè questo istinto coltivato malvagiamente in comune dall' Associazione gesuitica, produce che la astuzia, la malizia, la fraudulenza, la doppiezza, la menzogna, la falsità, l'ipocrisia, il tradimento, l'intrigo, la calunia s'infiltrano raffinati ed inconsci nel cuore e nella mente dei loro affiliati ed allievi , mascherati della rassegnazione, dell'ubbidienza, della morale, della dottrina: mezzo stupendo per l'associazione loiolesca di rendere in sua mano ut cadaver il mondo. Sventurato chi caduto in sì trista pania abbandona i propri figliuoli a siffatta educazio- ne! Ci duole che questo schifoso sistema di saper fare e talmente bene messo in pratica da certi affaristi da fare sbarrare gli occhi al gesuita stesso ! Ma in somma, si dirà, qual'è la missione del clero su questa terra? — Vi è una facoltà umana, un nobile sentimento base ondamentale di tutte le religioni, che potrebbe esso educare — 441 — e dirigere fino ad un certo punto. È il sentimento di venerazione che ben applicato dall'intelletto istruito alla libertà di coscienza può divenire la più bella e sublime missione del sacerdote. Per ciò egli si occupi di teologia, spieghi i rapporti che deb- bono esistere tra l'anima e Dio, dettando un culto non esclu- sivo, ma secondo la natura umana, e prepari le anime pel bene eterno in una vita futura; ma rispetti e lasci ad altri l'istruzione e l'educazione di formare gli uomini per la vita di questo mondo. Non sarebbe questa santa missione pel sa- cerdote troppo onerosa tra le sue pratiche ecclesiastiche, per potersi per un momento rivolgere agli affari terrestri , egli per questo resosi isolato, intollerante, e misantropo in mez- zo alla società in cui vive ? Ma al contrario trovando utile per gli altri il regno del cielo, e per sé il regno della terra, ha fatto del sentimento di venerazione un abile istrumento di educazione interessata in sua mano , della quale si pro- ducono i frutti più funesti, come vedremo. Intanto facciamo la più importante osservazione che risol- ve per un altro lato la quistione. — Il sentimento di venera- zione non può elevarsi a guida di tutte le altre facoltà , né può essere adoperato come mezzo d'istruzione e d'educazio- ne, perchè essendo un sentimento come tutte le facoltà mo- rali, non produttore né d'idee, né di giudizli, né dì ragione, ma bensì d'emozioni e d'impulsi per la determinazione di certi atti umani, bisogna che invece esso sia diretto ed ap- plicato dalle facoltà intellettuali alle quali la natura questo potere ha assegnato. Chi non sa che i nostri sentimenti e le nostre tendenze a loro stesse abbandonate o mal dirette corrono al vizio ed alla follia? E se il prete, il frate, il ge- suita pretendono d'istruire e d'educare per mezzo di un sen- timento al quale non sì legano né i doveri sociali , né la virtù , né la morale di uomo e di cittadino in questa terra , violentano la natura umana strozzando l'anima nelle spire dell'ignoranza, del fanatismo e del terrore rehgioso, e ren- dendo così deliziose le catene della schiavitù , della povertà di spirito e della semi-idiozia, puntello a tirannide. L' istruzione e l' educazione adunque che apportar debbono la riforma ed il progresso in tutte le istituzioni sociali si ri — 442- servino ad istitutori laici, i quali per la loro speciale occu- pazione, ciascuno marciando coi progressi della libertà, gui- dano, fecondano e diriggono la mente e il cuore della gio- ventù per divenire sapienti e virtuosi cittadini di una gran- de nazione : scopo unico e subblime dell' istruzione e del l' educazione su questa terra. Ma in fine, può dirsi, come far cessare l'immoralità e la corruzione che rodono tutte le classi della società? Ma forse r educazione in mano al prete le ha fatte cessare? La rifor- ma dei costumi è necessaria ; ma per iniziarle bisogna in prima non confondere gli atti di virtù con la pratica di un culto e di divozione che sono cose distinte: cioè i primi ri- guardano i doveri ed i rapporti da uomo ad uomo; e le pra- tiche fondate su le credenze religiose riguardano i doveri ed i rapporti tra l'anima e Dio. La morale è sempre la stessa per tutt'i popoli e le pratiche del culto cambiano sino al r infinito nei popoli diversi , e fin nello stesso paese da un tempo all'allro: ecco un'altra ragione dell'incompetenza del prete e del monaco a guidarla. Se il male e la corruzione esistono, lo sono pel cattivo uso che si fa delle nostre ten- denze per viziata educazione che allontanandole sempre dallo scopo della natura , le rende abitualmente soverchianti ed incorrigibili. Per la qual cosa come si vogliono popoli mo- rali quando si vede l'ingiustizia , l'ipocrisia e la codarda calunnia di una moltitudine di faccendieri , sanguisughe ve- lenose della società, perseguitare i virtuosi e le indipendenti intelligenze, e premiare i cattivi, ed anzi divenire esse stes- se servili e difensori di tutte le pretensioni sacerdotali, e di malvagi di altra natura? Non vediamo forse ora più che mai protetto in Italia il monachismo e specialmente il gesuita e l'educazione loiolesca? Guidi l'educatore le tendenze ed i sentimenti al retto scopo a cui sono stati dalla natura desti- nati , ne temperi l'energia soverchiante sottoponendoli al- l'impero dell'intelletto istruito; svogli i doveri da uomo come membro della famiglia e della società, persuadendo che l'a- buso delle tendenze nostre è il vizio, ed il buono e rotto uso n' è la virtù ; e che si deve abborrire. ed evitare il primo non per paura di bruciare nel fuoco eterno , ma per non ~ 443 — offendere sé stesso , la società e Dio. E pur sappia 1' edu- catore dedicato a questa esclusiva occupazione, che se nel- r allievo le disposizioni naturali sono deboli o nulle, gli sforzi diverranno difficili per ottener qualche buon risultato, anzi spesso si avrà a deplorare 1' incorrigibilità della ingrata natura. ,, Le norme adunque d'istruire ed educare gli uomini per la società in mezzo a cui vivono sono speciali ; e qui non è nostro scopo di trattarle. Però eleviamo la voce e non ci la- sciamo intimidire dai clamori del clero e dei suoi fanatizzati adetti, perchè 1' avvenire appartiene alla umanità che senza arrestarsi marcia verso il miglioramento ed il progresso. Intanto incalcolabili sono i mali che una cattiva e malvagia educazione produce in mano del furbo clero e dei suoi sa- telliti. Per essi si è fatta un' arte di fare idioti e pazzi a vo- lontà. Dopo quello che abbiamo detto , s' intende bene che ciò scaturisce come la più logica conseguenza. Certo inor- ridirete e vi indignerete , o signori , alle ultime parole che ci restano a dire ; e siamo certi che noi calunniati per questo dagl'ipocriti e dai tristi come ateo e peggio, resteremo come sempre invulnerati ai loro dardi, perchè noi costoro, chiunque essi si fossero, appena li abbiamo creduti degni del nostro disprezzo. Tiriamo innanzi continuando il nostro sistema di attaccare di fronte l' ignoranza e la codarda e sozza malizia dovunque si trova. Da quello che abbiamo sommariamente detto, intenderete certo , o signori , che vi è un' arte maligna di fare idioti e pazzi, tanto bene istituita dai furbi con una deviata istruzione ed educazione facili a rendere prave fin le più utili e nobili tendenze della natura umana. Tutti sanno, e lo ripetiamo, che V istruzione e l'educazione non creano le facoltà , ma che con la buona direzione le perfezionano > le rendono produttrici, le intemperanti raffre- nano ; ma pure chi vorrà negare che queste facoltà si ma- nifestano e si esercitano secondo lo stato di funzioni di que- gli organi che la natura ha voluto che sieno la condizione indispensabile pel loro svolgimento ? Or noi sappiamo che cagioni 0 motivi si morali che fisici nell'agire su di esse ne — 444 — modificano materialmente gli organi ; cosi clie non agendo r istruzione e 1' educazione che su le facoltà per modellare sempre più gli apparecchi materiali di esse manifestazioni psichiche, è naturale che al contrario condannando le facoltà ad una inazione forzata, queste deperiscono e muoiono, in- dizio incontrastabile d' impossibilità di funzioni degli organi ridotti atrofici e peggio. Se la idiozia sta nella deviata atrofica modificazione primi- tiva degli apparecchi cerebrali che ha potuto essere prodotta da innumerevoli cagioni, bisogna tra queste porre la forzata inazione delle facoltà condannandole all' isolamento ed alle tenebre. Ne sono esempio la barbarie e l'ignoranza dei tempi passati , e quelle di alcuni popoli che ancora vi giacciono immersi. I popoli barbari e selvaggi non sono che semi-idioti, nei quali la debole e non istruita ragione schiava dell'istinto, ne seconda l' intemperanza. Chiudete un tenero fanciullo, pure bene organizzato, iso- landolo completamente da tutto ciò che accade fuori di lui; a 20 anni naturalmente ne avrete fatto un idiota artificiale, perchè il suo cervello reso inetto dal forzato isolamento ha subito, come avviene a tutti gli organi della macchina messi nell' inazione, una trasformazione anomala, non pii^i suscet- tibile di riparazione. Nella nostra pratica abbiamo osservato che in certe famiglie le quali credono di non potere esistere che sotto la guida di un padre spirituale, per tema che qual- che istinto nei loro figli potesse deviare nel vizio , invece di educarlo e temperarlo, lo hanno annientato, facendo così dei semi-idioti, degl'imbecilli pericolosi, specialmente quando la natura ha reagito contro la cagione che voleva schiac- ciarla. Mi basta riferire qualche caso delle idiozie artefatte, non parlando di quello che già tutti sanno cioè che i gesuiti sanno rendere i loro allievi ed affiliati cadaveri in loro mani, ciò eh' è qualche cosa di più dell' idiota. Un defitto di simil fatta fu consumato a Nuremberg in Baviera. Gaspare Hauser era rimasto chiuso in una segreta dall' età di quattro sino a 16 anni. Ritrovatosi nel 1828 per la città questo giovine di sguardo gradevole ma in attitudine immobile , attirò la sollecitudine del magistrato. Di statura — 445 — al di sotto della mezzana non parlava; aveva sofferto la fame la sete ed il freddo, perchè non gli era stato concesso che poco pane , acqua e poca paglia; ma era stato battez» zato e bastava; né aveva alcuna noziona di tempo, perchè ignorava quanto era durata la sua cattività in quel canile oscuro, lungo sei piedi e largo quattro. Entrando nel mondo le sensazioni tutte gli producevano male immenso. La sola musica gli fu la prima impressione gradevole ; ma non fu possibile educarlo : era un vero idiota artefatto. Un simii caso fu scoverto a Parigi nel 1838. Annunziarono i giornali di queir epoca che un giovane nominato Willand era rimasto rigorosamente sequestrato dal genitore sino al- l' età di 20 anni. Essendo stato 1' isolamento però meno as- soluto di quello di Hauser , la Società frenologica di Parigi vi ritrovò neir esame la stessa analogia dei fenomeni del primo caso, ma l' idiozia meno completa. Luigi della regia famiglia Consaga consegnato alla Compagnia di Gesù per farne un idiota ebbe insinuata la virtù umile di lavar piatti, unica sapienza ; e certo di piacere ciò a Dio come agli uo- mini , scherzò con la tisi oscena e con la morte; e senza che lo avesse saputo l'idiota fanciullo s' ebbe gli altari ed il paradiso. Ecco adunque l'arte di fare idioti a volontà: ciò che può ottenersi pure senza le segrete cioè col condannare nell' i- nazione le facoltà mentali impedendone con mezzi di educa- zione inversa lo svolgimento e l'esercizio come nel fatto del Consaga. Nello stesso modo esiste l'arte di fare pazzi vo- lontariamente e premeditatamente. La foUia consiste nel pervertimento delle facoltà cerebrali, che qualunque cagione può produrre. Ora ogni volta che fassi entrare nello spirito idee false fino a renderne abituale la ripetizione per modificazione avvenuta naturalmente nel cer- vello, allora si è prodotto un folle artificiale. Or bene, insinuate, infiltrate nelle deboli e vergini intelli- genze dei fanciulli tutte le idee storte che volete , e date spiegazione strana ed inversa a quanto passa sotto i loro sensi : create loro un Dio ed esseri invisibili che bisogna servire e soddisfare in tutto negli ordini del prete sotto il — 446 — terrore di bruciare iiell' irìferno, anatema minacciato da un santo Concilio d' infallibili (1), e cosi produrrete degli sven- turati alienati, veri monomanlaci ragionanti, che pel fanatismo si conducono a sangue freddo all' assassinio , all' incendio, al martirio che è il più raffinato suicidio. Tutti costoro agi- scono e ragionano bene e specialmente con logica ratinata pure quando si tratta delie loro idee predominanti. A coloro che credono impossibile il potere invertire arti- ficialmente la ragione umana, rispondiamo col riflettere su gli argomenti che abbiamo di sopra accennato; e vorremmo porre innanzi agli occhi tutti gli orrori commessi da tali folli artificiali, e tutte le iniquità dei facitori di pazzi, che lianno esistito in tutt' i tempi e che ancora esistono. Ma non pos- siamo per brevità che accennare qualche esempio , limitan- doci per più a' fatali prodotti deli' educazione clericale-reli- giosa. Le guerre religiose dei turchi, dei tartari, dei cinesi, dei cristiani sono state le più feroci a nome dì Dio. Le carnefi- cine degl'iconoclasti e delle crociate sono pur troppo le ma- nifestazioni di deliri provocati da colui che si dice vicario del Dio di pace, ed i quali invasero nazioni intere. E quando r uomo crede di servire Dio massacrando senza pure cono- scerli tutti coloro che non sono delle sue credenze , s' im- merge nella memoranda notte di S. Bartolomeo. Non furono folli furiosi coloro dei Concili che condannarono alle sferze una profetessa Teota (2), ed al fuoco Arnaldo da Brescia e Pietro di Biruys (3); ed al carcere perpetuo un tale Eon ed a bruciar vivi alcuni suoi seguaci (4); e 14 discepoli di Amaury (5) ; e Giovanni Hus e Girolamo di Praga (6) ? E • non lo furono ancora Giacomo Clemente frate domenicano che si confessa e si comunica , per prepararsi santamente all' assassinio di Errico III, e Ravaillac 1' assassino di Erri- (1) Coucilio di Toi;irs ed Augers nel 1583. (2) Concilio di M^gonza 847. (3) Coucilio Lat<3raueu.se 1139: (20 aprilo). (4) Concilio di'Uaims: 1148. (5; Concilio di Parigi: 1210. hj) Concilio di Costanza: 1411 (5 novembre), co IV, e tanti altri resi furenti dai loro direttori spirituali f Ma la più spaventevole delle follie artefatte fu quella di Maria d' Inghilterra figlia di Errico Vili che fece bruciare più di 300 protestanti perchè non credevano alla presenza reale; e queila di Luigi re di Francia santo conduttore dei furenti fa- natici di due crociate, che faceva tagliare la lingua e poscia cucire la bocca ai fanciulli che bestemmiavano, e ciò a somma glt^ria di Dio ; e quei popoli divoti erano tanto proclivi ai de- litti che il codice del santo e pazzo re per punirli non inflig- geva altra pena che quella di morte. Insinuando la credenza della soddisfazione di Dio, dei tor- menti e dei sacrifizi della vita, il suicidio, la più spavente- vole delle follie, si santifica come martirio. E gli spettacoli sanguinosi che il S. Ufficio , sorto dalla santa e pazza ira di Domenico di Gusman, dava ripetutamente ad un pubbhco fanatizzato, non rivelano i più nefandi atti di una furiosa follia ascetica , infiltrata nelle menti rese con tanta arte . semi-idiote e barbare ? Ed il nostro animo rifugge dal ricordare come neh' ultimo atto di fede che fu eseguito nei secolo passato in Sicilia su due individui incolpati di eresia, i sacerdoti nella dolorosa pompa che durò 12 ore di martiri per quei due infelici e di terrore religioso pei nume- roso popolo che divoto e festante vi assisteva, si rifocillarono di stuzzicanti cibi per due volte il debole stomaco, mentre la pece ardente sul cranio dei tormentati tentava di richia- marli alla fede. E credevano quelle miserabili iene stolate ed incappucciate fare con questa orribile carneficina cosa gra- dita a Dio ! Oh quanto è vero che 1' uomo si crea Dio ad im- magine e somighanza dell' anima sua !— Crediamo, o signori, almeno per 1' onore della umanità, che tutta questa gente era nel vero stato di follia prodotta da una infausta educazione sacerdotale. Una massa cosi fanatizzata di superstizione di ogni genere commossa alla più opportuna occasione diventa veramente furiosa quando un furbo o un pazzo analogo si lancia a gui- darla nella più miseranda catastrofe. Diventano allora pazzie epidemiche preparate dalla, invertita educazione, e che si ri- petono nei Nichihsti di Russia, nei Mormoni e nei Metodisti di America, negli incendiari di Normandia del 1830 ; ed ora — 448 — in quelli della Comune di Parigi e dei Santa Cruz di Spagna, e nella protezione ostinata dei governi pei pellegrinaggi o- sceni e di voti. Ma questi folli artefatti capitando sotto l' impulso di un pazzo qualunque, monomaniaco furioso, ne vengono fatalmente guidati alle più orrende catastrofi in mezzo a tanto lume di civiltà. N' è esempio come abbiam detto, la Comune di Pa- rigi, poiché otto pazzi n' ebbero tra gli altri la guida, pazzi, per lo più usciti da manicomi e che vengono enumerati da Laborle {Les hommes de IHnsurrection de Paris devant la Psycologie, 1872). Ma il prodotto dèlia nefasta educazione clericale si osserva nei manicomi. Le follie ascetiche e religiose vi sono in gran; numero ; e fin dal 1813 anche un monaco P. Linguiti primo Direttore del manicomio di Aversa riferisce in una sua opera su le malattie della mente che il gran numero di pazzi nel sentimento di venerazione che tanto predomina nel mondo cattolico si deve alla malvagia educazione del clero guidata dal terrore rohgioso. E nói suo ultimo successore in quel- r Ospizio ve lo abbiamo miseramente verificato. II 30 al 40 per 100 di tutte le forme di pazzie nel senso religioso che dominano dove educa il cattolicismo, è una cifra troppo spa- ventevole per non respingere ad ogni costo 1' istruzione e l'educazione clericale-gesuitica comunque insinuata e protetta. E guai per la società e per le libere istituzioni, quando degli uomini della compagnia clericale, cioè arrabiati folli artificiali afferrano il potere per rivolgere l' istruzione e 1' educazione a vantaggio degl' interessi pravi del clero. Ma i loro sforzi, la Dio mercè, non potranno più far ritrocedere nella barbarie il mondo , se lo tormentano con agitazione e ne arrestano momentaneamente il progresso. Un mezzo solo adunque vi è per preservare la gioventù dalle idozie e folUe artefatte, ed è quello dell'istruzione ed educazione ben dirette ed applicate da speciali istitutori che vogliono gli uomini fatti per la società, e non per gli inte- ressi di una casta furba propagatrice dell' ignoranza e della barbarie per esistere e dominare più che sulle cose del cielo, su quelle di questa terra. PROLUSIONE CORSO ri MElJICiNA MENTALE Pronunziata in Napoli il 13 gennaio 1873, Gli studil e r insegnaijiento deJla medicina mentale, la legge egli allenati, e l'organizzazione dei manicomii in Italia. Grave e difficile tema è questo che come preliminare ge- nerale è indispensabile porre innanzi al corso delle malattie della mente che andremo, per quanto le nostre forze lo per- metteranno, trattando. Il più terribile flagello della umanità è la pazzia, un tempo castigata come colpa colle battiture e fin colla scure ed i roghi, ed oggi entrata nelle cure pietose del medico, soccorsa dalla pubblica beneficenza, e tutelata e di- scolpata dalla legge. Ma ohimè! dobbiamo dirlo, che la cari- tatevole beneficenza e la legge tutrice, inconscie, poco curan- dosi del concetto che il medico si ha fatto della pazzia, anzi arrogandosi esse di concepirne un'idea volgare e bastarda, la sottopone la prima ad uno scopo finanziere, e la legge la soffoga nelle spire del vacuo convincimento morale im- posto al magistrato La scienza malgrado si ribellasse contro la malìzia e l'ar- bitrio, tanto bene puntellati e sorretti dall'ignoranza, per lo più soccomberebbe ove la voce dei suoi pochi e veri cultori non respingesse lo stridolo gracidare di avversarli che, per darsi l' aria di conoscerla, la deturpano con le loro false cre- denze, maggiore appicco di conculcarla per la malizia e per r ingnoranza. Ma pure dobbiamo dire che la scienza questa ultima distenebrando, verrà tempo in cui progredendo per natura delie sue forze, mercerà gigante, fiaccola illuminatrice della beneficenza e della legge. Infatti già gli studii di sì importante ramo della medicina in Europa ed in America vanno tuttodì distendendosi, e di pari passo progredendo con la fisiologia e l'anatomia del cer- 29 -^ 450 — vello e del sistema nervoso. E secondo che una sana filo- sofia sostenuta dai principii dell' origine e modiflcazioni delle facoltà della mente in prestabilite e speciali organizzazioni, è base a tali studii; la medicina mentale è divenuta indispen- sabile nei suoi rapporti con gli altri rami della medicina e specialmente nelle sue applicazioni rispetto alla legge, alla sicurezza dell' individuo ed alla garanzia della libertà indi- viduale e della società. Per potere svolgere ampiamente il tema di questa prolu= sione dovremmo far precedere con molta estensione la storia dei concetti varii avutisi finora della pazzia. Ma consideran- do che nelle prime lezioni sarà il soggetto trattato con la maggiore ampiezza possibile, non possiamo ora che limitarci ad esporre quale sia l' idea che deve aversi dell' alienazione mentale più uniforme alla natura, onde poter con chiarezza discorrere come progrediscono in Italia gli studii della me- dicina mentale, e quale via se n' è data allo insegnamento, non che qual utile vero ne han fruito la legislazione e la in- stituzione ed organizzazione dei manicomii come il più inte- ressante ed indispensabile istrumento di cura;, di guarigione e di sicurezza. Nel cominciare adunque a dir qualche cosa su l'idea che si ha della follia, mi si affaccia in prima alla mente il con- cetto che se ne han fatto tutti gli alienisti. Essi tutti in vero ammettono essere la pazzia una malattia materiale del cer- vello , della quale i fenomeni si mostrano in disordini psi- chici ; però ammettendo varii di essi che lo spirito in siffatto modo modificato può considerarsi ancora subbiettivamente infermo, in maniera che qualcuno qui in Napoli è giunto fino a crederlo potere per questo stranamente organizzarsi, come se fosse un personaggio passeggiante dominatore nel cere- bro ; e confondendo anima e spirito ( 4-"%^ e 9P'i^ (1) ) per (1) Pei greci 4"*%^ era anima, ente ragionevole estra-materiale , superstite alla vita corporea: — (^{)-r\v qyq, anima senziente, azione psico- organica, cessante con la vita dell' uomo. Intanto uon eoui- preridiamo dove taluni fossero andati a pescare che dei filosofi greci avessero riposto veramente la sede dell' anima 4"%^ nel diafi-amma. 11 diaframma in greco non si è detto mai eS^OO^^ (1) Archiv. ital. per le malattie nervose ec. Anno T, fase. 3. (2) esquirol, Des maladies mentales, T. 2°, Paris 1836. (3) Pinel, Traité compiei du regime sanitaire des aliénés, Paris. 1856, p. 41 e 42. — 480 — IVOTA. ALLA PROLUSIONE PRECEDENTE I corsi di medicina mentale da noi dettati erano svolti sui seguenti Temi cLelBe lezioni (1). Prolusionr (2) — Delle disposizioni innate o condizioni organiche in- dispensabili per lo svolgimento e progresso dello spinto umano. Nozioni preliminari. 1» Lezione — Origine d'elle facoltà della mente : loro qualità fondamen- tali e loro attributi: loro divisione e classificazione. — Diritti e do- veri, realità e ragione , coscienza , libertà morale. 2* Lezione — Struttura anatomica del cervello e del sistema nervososo. Norma per lo spiegamento del cervello. Le vivisezioni degli ani- mali e gli esperimenti dell'elettricità sonò le peggiori prove per|la fisiologia del cervello e del sistema nervoso. 3* Lezione — Influenza della forma e del volume del cervello e di ciascuna delle sue parti su la manifestazione delle facoltà della mente, riguardo al sesso, all'età e ad altre molte condizioni nello stato sano e nello stalo morboso. Criterio sulloj impulso irresisti- bile. Vizio, delitto, morbo. 4a Lezione — Malattie del cervello e del cervelletto e del midollo spi- nale: affezione dei cinque sensi; pervertimento dei movimenti vo- lontari e della sensibilità. — In che consiste la follia. Sintomi del disordine di ciascuna delle facoltà fondamentali. 5* Lezione — Pervertimento sino all' abolizione di ciascuno degli istinti. 6* Lezione — » ( Continuazione della precedente lezione ). 7* Lezione — » dei sentimenti che l'uomo ha comune con gli animali. 8* Lezione — » dei sentimenti o facoltà morali peculiari all'uomo. 9"^ Lezione — » delle facoltà percettive che sono la sor- gente delle realità. (1] Alcuni di questi temi possono occupare più di una lezione. (2) Ogni corso era proceduto da opportuna prolusione. — 481 — IO'' Lezione — Per^'ertimeato delle facoltà percettive che sono la sor- gente dei rapporti delle realità. 11* Lezione — » delle facoltà riflessive, sorgente dell'a- nalisi e della sintesi , dei giudizii e della ragione. Come debbono riguardarsi le lesioni della percezione, della me- moria, della immaginazione, della volontà , del giudizio, dell' at- tenzione , della sensibilità, ecc. Cagioni. 12"^ Lezione — Modificazioni materiali generali e parziali del cervello; motivi esterni, ecc. Divisione e classijìcasione della follia.— Trattamento. 13* Lezione — Generi e specie della follia secondo l'ordine e le classi delle facoltà, e secondo la natura e lo stato delle lesioni materiali macroscopiche e microscopiche, generali e parziali dell'encefalo. 14* Lezione -— Mania , Melancoiiia , Follia, Demenza, Idiozia; e cia- scuna delie loro manifestazioni parziali. ( Questo tema sarà trat- tato in più lezioni ) 15* Lezione — Complicazioni; allucinazioni, paralisia, epilessia, ca- talessia, ecc. 16'' Lezione — Mania suicida, omicida, incendiaria: cleptomania, de- monomania: - i folli ragionanti; loro coscienza, loro premedi- tazione. 17* Lezione — Norme speciali per la necroscopia dei folli, onde rico- noscere e valutare le lesioni generali e parziali nel cranio e nel cer- vello, e negli altri organi. 18* Lezione ~ Cura e trattamento della follia. La statistica dei folli. 19* Lezione — l inanicomii provinciali, e le sezioni dei folli perico- losi e delinquenti: loro struttura ed orgauizzazione speciale. — Norme per una legge sui pazzi ed i manicomii. Applicazione degli studii della medicina mentale. 20=^ Lezione — La legge e la pazzia. Valore degli interrogatorii fatti dal magislraio; norme per riconoscere l'alienazione mentale nei giudizii penali e civili. Le perizie mediche. 21* Lezione — Simulazione e dissimulazione della follia. La pretesa ri- sponsabilità parziale degli alienati. L'aumento dei delitti e dei folli. 22^^ Lezione ~ L' arte di fare i pazzi. L'educazione e T istruzione mal- fatte e malvage producono le idiozie e le follie artificiali nei popoli. 31 ITSTDIGE Preambolo P^g- ^U Preliminare ..,...,....•••••••••* *-^ Impulso irresistibile a delinquere. Libertà morale, coscienza .... » l La follia ragionante, il medico ed il magistrato « 11 Le perizie medico-legali degli alienati « 19 Della direzione a darsi agli studi! della medicina legale « 56 Snl cranio di Alessandro Volta. .........;...« 48 Osservazioni su gli art. 12, soppresso, e 61, 62 e 64 dal Progetto del Codice del Regno d'Italia.. — 1876 » 65 Osservazioni so alcuni articoli del Secondo Libro del Progetto del Codice penale ..-......-,•. , . . . » 77 Sulla procedura dei gindizii criminali e civili per riconoscere l'aliena- zione mentale , . . » 84 Mahicidio per lipemania ascetica » 104 I pazzi condannati ai lavori forzati ; » 113 La legge e ì manicomiì criminali » 116 Le cfiniche per le malattie della mente. ........... 125 Un raro caso di demonomauia subbiettiva » 129 Le iiicoucUideuze dei detrattori della frenologia ......... 140 Su le cellule sensitive e motorie del cervello . -. » 144 Fisiologia e patologia del cervello » 148 Osservazioni sul progetto di regolamento pel servizio dei manicomii e dei mentecatti, ecc . . . , ..,.;...» 151 Un altro progetto di legge intorno ai pazzi ed ai manicomii in Italia . » 155 La legge degli alienati. ..,....,.. e » 160 I manicomii della Provincia di Napoli ..,-........» 162 Preambolo » ivi f. Il nuovo manicomio provinciale di Napoli nella Madonna dell'Arco. » 16 II. 11 nuovo manicomio provinciale di Napoli in S. Francesco Sales ( dal giornale Boma ) , » 186 III. Un manicomio in Napoli ('da?r Omnibus ) , . . » 190 IV. {Idem, dal giornale il Pungolo di NapoUJ - » 192 V. Sul S. Francesco Sales. — Tornata ordinaria del 3,6 luglio 1814 delia B. Accademia medico-chirurgica di Napoli » 194 Idem del 30 Agosto 18^4 » 196 Idem, Discorso del Socio Miraglia : Il nuovo manicomio di Napoli — 483 — nell'edificio di S. Francesco Sales, ed i principii fondamentali per la costruzione ed organizzazione degli Ospizii dei folli. .... » 198 I. Isolamento. — Sitnazione e scelta del luogo » 199 II, — Forma e divisione delle stabilimento in piante quartieri. » 206 ITT. — Spese di fondazione pel manicomii » 214 IV. — Applicazione negativa dei principii suindicati alla ridu- zione dell'edificio di S. Francesco Sales a. manicomio della Provincia dì T>Japoli , • » 218 » Tornata ordinaria del 20 Settembre 1874 . , » 229 Conclusione, . . , » 234 Ulteriori considerazioni frenologiche sul cranio di A. Volta. ...» 241 Parere frenologico su Vincenzo Bellini » 259 Parere frenologico sul cranio di Giuditta Guastamacchia giustiziata ecc. » 277 » Appendice » 309 Parere su lo stato mentale di P. d' Antonio accusato di omicidio . . » 31S Giudizio intorno allo stato presente delle facoltà mentali del cav. dot. Salvatore Ferilli » 321 Parere su lo sfato di mente di Luigi De Maria, imputato di omicidio. » 326 I pazzi condannati ai lavori forzataj a vita » 330 Su lo stato di mente di Sebastiano Aresco uxoricida » 331 Rapporto freniatri co-legale su lo sfato di mente di Pasquale Clausi uxori- cida, letto nella R. Accademia med. chirurgica di Napoli. . . » 3S6 Parere freniatrìco-legale su lo stato di mente di Arcangelo de Biase im- putato di omicidio. » 364 Sul talento della musica » 387 L'asimetria del cranio e del cervello » 403 Nota, intorno alla priorità dì alcune osservazioni di anatomia fisiologia e patologia del cervello » 415 Delle disposizioni innate o condizioni frenologiche indispensabili per gli studii della fisiologìa del cervello come di ogni altra scienza, lette- ratura ed arte. Prolusione al o" corso di frenologia » 420 L'istruzione d'educazione e l'arte malvagia di fare idioti e pazzi, XVIII lezione del secondo corso di medicina mentale. . . .... » 433 Prolusione al corso di medicina mentale » 449 Nota, Temi pel corso 480 ERRORI CORREZIONI Pag. V. vili 8 automarica automatica 16 30 posilli pusilli 26 14 promosse pz'emesse 27 15 gridarla guidarla 29 10 fesse fosse 62 11 caratte carattere ivi 22 detati dotati 63 35 surrogando surrogando 107 3 giustizii giudizii ivi 23 hano hanno 115 22 che che la 142 18 attribuito attributo 170 26 strombattare strombettare 192 26 permettano permettono 256 13 Concresso Congresso 470 4 nono sino K-:;/" ■i. v i k Accession no. ^- cent